Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: Vis    16/10/2011    4 recensioni
Avanzò nella notte e solo quando si ritrovò davanti l’enorme nave capì di essere arrivata.
Sorrise: un sorriso furbo, soddisfatto. Con un salto agile salì sul ponte della nave e si guardò in giro: non c’era nessuno; avanzò verso la cabina del capitano.
Sentì uno spostamento d’aria dietro di sé e si voltò all’istante. La mano sinistra scattò alla pistola che teneva al fianco. Scrutò gli angoli bui, ma non sentì i passi felpati che si spostavano alla sue spalle. Solo quando si ritrovò puntato al collo un pugnale si rese conto che era caduta nella trappola del suo nemico. Si concentrò per cercare di capire chi stava affrontando: sentiva la lama fredda del pugnale sfiorarle la pelle del collo, e una mano grande, di certo di un uomo, le teneva la testa all’indietro prendendola per i capelli biondi. Sentì il respiro caldo sulla fronte e constatò che l’uomo era molto più alto di lei. Capì anche che il corpo del ragazzo era ben allenato, lo sentiva, pigiato contro il suo, e solo i suoi vestiti la dividevano da degli addominali e dei muscoli allenati. Fece per prendere la pistola, ma il suo nemico
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Emerald... Obsidian





I giorni passarono, e così anche i mesi. Oramai era quasi un anno che Pugno Di Fuoco e il Piccolo Drago Rosso, così fu soprannominata Hanabi dalla Marina, stavano insieme. Satch e Marco avevano imparato a non impicciarsi troppo, e a lasciare ai due il minimo di intimità che si può avere su una nave.
Oramai Hanabi aveva imparato a combattere, e sulla sua testa pendeva una taglia di novanta milioni di berry. Più volte Ace l’aveva salvata, si, ma ora era pienamente padrona del suo frutto e Satch le aveva insegnato anche le basi dell’arte della spada. Erano diventati grandi amici e spesso andavano a farsi un giro insieme. Come quel giorno, solo che…
-Satch sei un cretino!- urlò Hanabi senza smettere di correre.
-Non è colpa mia! Quello lì ha osato derubarmi!-
-Derubarti?! Ma non dire certe stupidaggini!-
-Ah, allora stai dalla sua parte!- esclamò Satch voltandosi verso Hanabi.
-Zitto e corri!- Hanabi aumentò la velocità e seguita da Satch si perse nei vicoletti. Sentì ancora i marine urlare dietro di loro e urlò a Satch:-E se lottiamo?-
-Ma sei impazzita? Sono troppi!-
Per loro fortuna capitano in una via particolarmente affollata e senza aspettare altro, sempre senza dividersi, si mimetizzarono, seminando così i marine.
Quando arrivano alla Moby Dick i due andarono a riferire a Barbabianca l’accaduto.
-Satch- disse il nome del figlio con tono severo e il moro abbassò lo sguardo.
-Scusami Padre, ma aspettavo da tanto quella birra! Quando se l’è presa quell’uomo non ci ho visto più dall’irritazione!- si scusò Satch.
-E quindi ti sei messo a urlare e i marine vi hanno visti- concluse Barbabianca.
Satch annuì. L’Imperatore sospirò e accennando ad un sorriso disse:-Cosa devo fare con dei figli così incoscienti?-
Satch sorrise, poi tornando serio disse:-Padre, ma ora sarà meglio salpare…-
Barbabianca annuì e in quel momento arrivò Marco.
-Marco, vai a dare ordine di far partire la nave-
La fenice annuì, poi fulminò con lo sguardo Satch e Hanabi: sempre a combinare guai quei due.
Hanabi e Satch uscirono dalla cabina del vecchio pirata e Hanabi andò nella propria.
Si buttò sul letto e si ricordò improvvisamente di una cosa: esattamente trecentosessantacinque giorni prima aveva conosciuto Ace e, dovette ammetterlo, un anno prima si era innamorata di lui. Era da un anno che era un pirata. Maledì Satch. Se non si fosse messo a urlare nella locanda poteva fare un regalo ad Ace, invece no! Non poteva attendere altri cinque secondi per una birra.
Digrignò i denti. Si alzò e andò a cercare l’amico. Lo trovò in cucina che beveva del rum.
-Ma sei un ubriacone!- esclamò, sedendosi accanto al ragazzo.
-Non ho avuto la mia birra, quindi mi rifaccio con del rum- spiegò Satch.
Hanabi gli afferrò le guancie con entrambe le mani ed esclamò:-E non potevi aspettare per quella birra, no!?-
-Hanabi, ma quella birra è da cinque minuti che l’aspettavo, cinque!-
-E che cambiava se aspettavi altri due secondi!?-
-Cinque minuti e due secondi! Ancora peggio!-
Hanabi si stava arrabbiando davvero:-Idiota! Non vedi che con le tue grida hai aspettato ancora di più?!-
Satch fece per parlare, ma arrivò Marco:-Satch, la tua intelligenza mi delude sempre di più-
-Marco, stai insinuando che io sia un demente?!- esclamò Satch, fulminando la Fenice.
-Io non lo sto insinuando. Lo sto dichiarando. E’ un dato di fatto-
Satch fece per alzarsi, ma Hanabi lo bloccò e gli disse:-Satch, dai, Marco dice solo quello che pensa, ma devo dire che a volte lo sembri, un demente- Satch ci rimase malissimo: si erano coalizzati contro di lui?
Il discorso fu troncato lì dall’arrivo di Ace. Hanabi si dimenticò di Satch e Marco e corse da lui, per schioccargli un sonoro bacio sulle labbra.
-Ciao anche a te, Hana- disse, lui abbassandosi verso di lei, ma la tosse palesemente finta di Marco lo fece bloccare. Guardò la Fenice, che alzò un sopracciglio. Hanabi fulminò Marco, e non curandosi del suo disappunto, baciò lo stesso il ragazzo. I due furono interrotti da Izou, che entrando nella cucina, disse ad Ace, un po’ imbarazzato, vedendolo occupato:-Ehm ehm… Ace, nostro Padre ti vuole…-
Ace si allontanò da Hanabi e salutando la biondina seguì Izou. Hanabi si lasciò cadere sullo sgabello e sospirò, felice, lo sguardo perso. Satch le sventolò davanti al viso una mano, ma la ragazza non se ne accorse, troppo persa nei suoi pensieri per dare retta a Satch. Anche se era passato un anno, era ancora strainnamorata di Ace.
 
Uscì dalla cucina poco dopo, e andò nella cabina. Lì ci trovò Ace, che infilava nel solito zaino verde dei vestiti di cambio.
-Ehi, cosa ti ha chiesto nostro Padre?-
-Mi ha affidato un incarico che devo portare a termine sull’ isola da cui siamo partiti da poco-
-E quanto starai via?- chiese, corrugando le sopracciglia. Non voleva stare senza Ace per troppo tempo.
-Al massimo un paio di giorni- le rispose, sorridendo dolcemente. Anche lei fece un sorriso tirato e chiese, ancora:-E quando parti?-
-Subito- Ace chiuse lo zaino e si avvicinò alla porta. Hanabi lo seguì e quando arrivarono sul ponte guardò Satch e Izou calare una barchetta in mare. Il ragazzo lasciò Hanabi dandole un dolce bacio, e quando salì sulla barchetta le rivolse l’ennesimo sorriso. Poi partì, per tornare al più presto da lei e da tutti.
Quando oramai Ace scomparve all’orizzonte, Hanabi fissava ancora il mare. Era triste, ma aveva un brutto presentimento, qualcosa che le opprimeva il petto.
Forse Barbabianca le avrebbe dato il permesso, e lei sarebbe potuta…
Non terminò la riflessione che corse subito dal Padre.
-Padre, io voglio…- fu interrotta dall’Imperatore.
-Vuoi raggiungere Ace? Se ritieni quest’azione la più giusta, vai-
Hanabi sorrise e corse a prendere la borsa e dei vestiti. Poi volò via, sotto forma di drago, per ritrovarsi con Ace.
Non seppe per quanto volò, ma finalmente vide la barchetta su cui Ace viaggiava. Hanabi si abbassò di quota, fino a sfiorare con le zampe la superficie fredda dell’acqua. Ace si voltò e osservò gli occhi Smeraldo del drago rosso che lo fissava. Sorrise. Poi, facendo il suo solito sorriso di scherno disse:-Non riesci proprio a starmi lontano, eh?-
Il drago emise dalle narici del fumo come risposta e ridusse gli occhi a due fessure. Chiaramente, non era d’accordo. Ace rise e anche Hanabi tornò di buon umore, volando vicino al ragazzo. Quando avvistarono terra, Hanabi tornò subito umana e quando anche Ace fu sulla terra ferma, lo abbracciò.
-Sai, ti preferisco quando sei sotto forma di drago…- scherzò lui. Hanabi lo fulminò con lo sguardo e disse:-Ah ah, divertente…- ma sorrise anche lei. Mano nella mano cercarono una locanda e lì pranzarono. Dopo l’abbondante pasto, Hanabi si addormentò su un letto della stanza che avevano affittato. Ace non se la sentiva di svegliarla e le lasciò un messaggio. Poi uscì dalla stanza, facendo meno rumore possibile.
 
Aprì gli occhi, disturbata dalla luce che entrava dalle finestre. Si mise a sedere e chiamò più volte il ragazzo. Non ricevette risposta. Si alzò e sistemandosi uscì dalla camera, scendendo al piano inferiore. Lì, il locandiere quando la vide arrancò verso di lei e le disse:-Signorina, il ragazzo con cui viaggia mi ha detto di dirle che è uscito e che tornerà il più presto possibile-
-Grazie- Hanabi si avviò verso la porta, con lo stesso presentimento di quella mattina. Prima che varcasse la soglia, l’uomo le si avvicinò di nuovo e le disse:
-Dimenticavo… ha detto anche di dirle che l’ama-
Hanabi arrossì e ringraziò ancora. Sorrise quando il sole le riscaldò la pelle. Si mise a cercare Ace, lo cercò e lo cercò ancora. Dovette di nuovo chiedere in giro. Una donna le indicò una via parallela a quella dove di trovava in quel momento. La ragazza iniziò a correre, e vagò con lo sguardo fra la folla. Poi vide qualcosa con la coda dell’occhio che le mozzò il fiato in gola: una massa di capelli ricci e sporchi che scompariva dietro l’angolo. Il presentimento divenne una certezza. Voleva scoprire se la sua sensazione era fondata, ma le sue gambe non le rispondevano. Dopo un tempo indefinito imboccò la via in cui era sgusciata via la massa nera di capelli, anche se quella era già scomparsa dalla circolazione. Si ritrovò a vagare ancora, ma non poteva cedere. Seguì l’istinto, che la spinse fuori città. Continuò a correre, e finì in una landa desolata, fuori dal mondo. Anche i rumori della città lì non arrivavano, e anche se avesse urlato nessuno avrebbe udito il suo grido.
Continuò a correre, e poco più in là vide qualcosa cadere a terra. Quello era Ace. Deglutì a fatica. Poi, da dietro un masso enorme uscì Barbanera. Hanabi si acquattò dietro un’altra roccia e osservò la scena. Doveva restare calma e pensare ad un piano. Vide una macchia rossa allargarsi sotto Ace. Sbiancò. Barbanera era pronto a metterlo K.O o addirittura, ad ucciderlo. L’uomo fu ad un passò da Ace e Hanabi non pensò più: agì e basta. Scattò verso i due e trasformandosi in drago si buttò addosso a Teach. Iniziò a graffiare, mordere a frustare con la coda l’uomo, senza però vedere se i colpi andavano a segno.
Ace, con la guancia appoggiata al terreno vide un drago rosso sopra Barbanera. Si rialzò e si pulì le ferite. Teach lo aveva colpito alla testa.
Cercando di rimanere in equilibrio, si schiarì la mente e cercò di calmarsi, ma appena vide Barbanera prendere per la coda il drago e lanciarlo contro un masso, frantumandolo, tutti gli sforzi per avere il sangue freddo sciamarono via. Scagliò un “Pugno Di Fuoco” contro l’uomo, che fu travolto dal fuoco. Inizialmente, colto di sorpresa, fu in balia delle fiamme, ma poi riacquistando il controllo assorbì il fuoco con il Frutto Dark-Dark. Ma non ebbe tregua: il drago si rialzò e si gettò di nuovo addosso a lui. Barbanera lo sbalzò a terra di nuovo, ma gli artigli e i denti affilati non gli erano indifferenti: la faccia era ricoperta di sangue, lividi e tagli, e così anche il busto e la gambe. Ma niente di troppo preoccupante. Piuttosto, Portuguese era messo molto peggio: aveva perso molto sangue. Teach sputò a terra. Iniziava ad avere dei dubbi: ora che era arrivata la ragazza forse non sarebbe riuscito a portare Pugno Di Fuoco ad Impel Down. No, non doveva dire sciocchezze, doveva riuscirci.
Ace tornò all’attacco. Barbanera si occupò di lui, oramai il drago era sistemato. Ma si sbagliava. Hanabi tornò alla sua forma originale e mantenne solo le zampe da drago. Le ricoprì di fuoco e si avvicinò a Teach. Con entrambe le zampe lo trapassò e subito dopo le ritrasse. Barbanera cadde in ginocchio boccheggiante, il sangue che macchiava la pancia pelosa. Hanabi non si fermò: era stanca di ritrovarsi quell’odioso pirata sempre fra i piedi, sempre pronto a uccidere qualcuno dei suoi amici.
Trasformò anche i piedi in artigli, e con quelli iniziò a prendere a calci Barbanera. Non aveva pietà di lui. Fu Ace ad allontanarla dall’uomo, prendendola per le spalle e tirandola verso di sé, trattenendola per calmarla, ma Hanabi si era stufata. Con uno strattone si liberò dalla presa di Ace e ricoprendo di fuoco la zampa destra si gettò addosso all’uomo. In quel momento Barbanera si voltò verso la loro direzione e l’ultima cosa che vide fu Hanabi che si gettava addosso a lui. Poi, buio.
Hanabi rimase sopra il corpo di Teach per qualche altro secondo, per riprendere fiato, poi si alzò e con i vestiti dell’uomo si pulì gli artigli sporchi di sangue: Barbanera aveva finito di vivere.
Ace la guardava, le braccia ancora sollevate. Hanabi si voltò verso di lui, seria. Non era quello il programma della giornata che si era aspettata. No di certo.
-Ace… io- cosa gli avrebbe detto ora?
Lui la raggiunse, e l’abbracciò azzittendola. Era finita. Finalmente era finita.
-Sssh. Non c’è niente da dire- le bisbigliò all’orecchio.
-Ed ora cosa ne facciamo?- chiese dopo qualche secondo Hanabi, fissando il cadavere di Teach.
Ace fissò Barbanera. In fondo anche quella feccia della terra meritava una sepoltura decente, no?
Ma come avrebbero fatto?
Hanabi propose si sotterrarlo lì, ma Ace non volle. Alla fine decisero di mettere il cadavere su una barchetta, avvolto in un lenzuolo e dopo averlo mandato un po’ a largo, Ace scagliò contro la barchetta un “Pugno Di Fuoco”, appiccando così fuoco al cadavere, cremandolo.
Hanabi fissò i resti affondare, poi disse:-Forse non abbiamo esagerato?- senza attendere risposta, si disse -nhaaa…-
 
Più tardi, quando i due tornarono alla locanda, l’oste andò nel panico alla vista di tutto quel sangue, e Hanabi cercò di tranquillizzarlo, chiedendogli anche una cassetta per il pronto soccorso.
Finalmente, dopo aver calmato l’uomo riuscì ad ottenere l’occorrente per curare le ferite.
Ace fece per disinfettare le sue ferite, ma Hanabi fu irremovibile: lui era messo molto peggio.
Così, Ace seduto su uno sgabello si faceva medicare le ferite da Hanabi, che faceva del suo meglio.
Dopo toccò a lui, e Hanabi tentò:-Ace… sai che giorno è oggi?-
-Mmm… a dir la verità no. Che giorno è?-
Hanabi si sentì delusa. Non si ricordava che proprio quella stessa data si erano conosciuti?
-Aspetta… forse… è il compleanno di qualcuno?- chiese Ace, disinvolto.
-Non esattamente- rispose Hanabi.
-Allora… allora… per caso fa un anno che ci siamo conosciuti?- Ace si abbassò al livello di Hanabi e le sorrise, furbamente.
Hanabi rimase a bocca aperta. Poi rise. L’aveva presa in giro.
-Stupido…-
-Anche io ti amo- le disse lui, dandole un bacio sulle labbra.
 
La mattina seguente, Ace e Hanabi ripartirono e puntarono verso l’isola successiva, dove, di sicuro, Barbabianca e gli altri li stavano già aspettando. Arrivarono a notte fonda, quasi l’alba e senza disturbare gli altri, andarono a festeggiare per il giorno prima a modo loro. La mattina seguente, quando Satch venne a sapere che erano arrivati, irruppe nella cabina dei due, e lì trovò che dormivano nel letto della ragazza. Non se ne preoccupò. Si avvicinò al letto ed esclamò:-Hanabi! Ace!-
I due si svegliarono, e ancora assonnati fissarono il ragazzo ai piedi del letto. Quando si resero conto della situazione, Hanabi si nascose sotto le coperte, avendo ancora sonno, mentre Ace si portò il lenzuolo al viso, come se dovesse nascondere i pettorali agli occhi di Satch.
-Che vuoi?!- sbottò Hanabi da sotto le coperte, oramai sveglia.
-Perché non siete venuti a salutarmi?!-
-Era notte fonda, cavolo! Eravamo stanchi e tu dormivi!- gli rispose a tono la ragazza.
-A quanto pare però eravate troppo stanchi solo per venire a salutare me!- esclamò Satch, testardo come un bambino, alludendo a qualcosa.
Ace arrossì e gli lanciò il cuscino, esclamando:-Vai via, Satch!-
-Se no?! Mi butti tu fuori?-
Ace annuì con vigore, poi ricordandosi che i suoi boxer erano arrivati dall’altra parte della stanza e che i suoi pantaloni era dispersi, arrossendo rimase coricato accanto alla ragazza.
Hanabi invece, gli lanciò una scarpa trovata là per terra e beccò il ragazzo in pieno viso:-Fuori!-
Satch a quel punto se ne andò, borbottando, ancora arrabbiato e ancora convinto di avere ragione.
Hanabi, a quel punto diede il buon giorno ad Ace e poi si prepararono. Dopo di che cercarono i loro vestiti abbandonati in giro per la stanza.
Finalmente poterono andare a fare colazione. Satch teneva il broncio ai due. Quando Hanabi ed Ace si sederono ai suoi lati, il moro non resistette e riprese a parlare con i due come se la scena di poco prima non fosse successa, anche se spesso gli altri membri della ciurma rivolgevano delle occhiate ad Ace e Hanabi, per poi distogliere subito lo sguardo. Non poche volte i due beccarono gli altri a fissarli, anche Barbabianca quella mattina li trovava stranamente interessanti. Un dubbio nacque in Ace e Hanabi…
Si voltarono entrambi verso Satch e quello iniziò a sudare freddo.
-R-ragazzi… perché mi fissate in questo modo truce?- chiese lui, fingendosi disinvolto, però, senza riuscirci.
-Satch… per caso hai raccontato la scena di prima…?- provò Hanabi.
-Raccontato? IO? Nooo… magari accennato, ma non raccontato…-
Sentì Ace scroccarsi le dita. Lo fece anche Hanabi.
-Mi spiace…?- tentò Satch.
I due stavano per picchiare a sangue l’amico, quando Ace si ricordò di una cosa:-Ah, Padre, Satch, io e Hanabi abbiamo ucciso Barbanera-
Satch disse, di nuovo pieno di energia:-Così si fa, amico!-
-Zitto tu- sibilò Hanabi.
Barbabianca li fissò, poi disse:-E’ quello che si meritava dopo le sue malefatte-
Satch volle sapere tutti particolari del combattimento, poi esclamò:-Anche io ne sarei stato capace!-
Marco, stranamente, scoppiò a ridere, e tutti lo fissarono. Il biondo provò a calmarsi, ma non ci riuscì: continuò a ridere, le lacrime agli occhi e batté più volte una mano sul tavolo. Quando finalmente si calmò, asciugandosi una lacrima ad un occhio disse:-Satch sei davvero divertente. Ma non dire molto spesso queste idiozie, okay?-
Satch finse di non sentirlo, iniziando a parlare con Hanabi della presunta battaglia in cui avrebbe ucciso Teach.
Hanabi all’inizio ascoltò con poco interesse il racconto dell’amico, poi, sentendo quello che si inventava, iniziò a ridere.
La giornata passò cazzeggiando insieme agli altri della ciurma. Ormai Hanabi faceva difficoltà a pensare alla sua vita di prima, senza di loro. La sua famiglia. Unica e meravigliosa.

 
   
 
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