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Autore: rui    16/10/2011    4 recensioni
"Le grida sovrastavano la musica. Ansimavo leggermente e sulla mi fronte vi era un velo di sudore: quel tipo si era rivelato piuttosto duro da battere. Diedi una rapida occhiata in giro... e lo vidi. Appoggiato al muro, un tavoletta di cioccolato fondente in mano e gli occhi di ghiaccio che mi trapassavano. Per un attimo fui catapultata indietro di alcuni anni: un passato che avrei voluto dimenticare per il troppo dolore patito. Perché 'lui' era qui?"
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi, Mello, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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_La martire in croce.




Presi un profondo respiro e strinsi la sua mano: -Meglio cominciare dal principio, ovvero dal 6 novembre di due anni fa.-
-Così presto?-
-Ti ho detto che è il principio!- lo squadrai e Mello sorrise innocentemente -Dicevo... Il 6 novembre, Joe mandò me e i ragazzi in una città vicina a Winchester per prendere una scatola a lui indirizzata. Sulla strada del ritorno, incontrammo un giovane che voleva l'oggetto in nostro possesso: ha sparato alla moto di Peter per farci fermare, così io e lui abbiamo incominciato a combattere e alla fine ho vinto io. Se solo penso che un mese dopo... Va beh. Così tornammo a casa, ma, visto che era tardi, concordammo che la scatola l'avremmo aperta tutti insieme l'indomani. Purtroppo, però, il giorno dopo Roger pensò bene di bloccata alla Wammy's house. Così il nostro programma slittò a settimane più tardi, perché Joe aveva un viaggio programmato, dapprima per quindici giorni che poi divennero quasi un mese. Il contenuto della scatola fu spostato da mio padre in una cassetta di sicurezza pressocchè indistruttibile, senza che lui lo osservasse con particolare attenzione.-
-È quella scatola di cui parlavate qualche sera fa?-
-Sì.-
-E... questa scatola dov'è?-
-Se mi lasci finire. Joe voleva mostrare quel materiale in particolare a me, in quanto risiedevo alla Wammy's house ed ero a contatto con gli eredi di L: sperava che potessimo dare una mano al caso. E così passarono i giorni, fino al fatidico 5 dicembre, quando sarebbe tornato Joe... Ti ricordi?-
-Sì. Roger ci aveva chiamati per comunicarci la morte di L, ma prima tu hai ricevuto una telefonata e sei scappata via.-
-Già...- chiusi gli occhi, tornando indietro nel tempo.

-Sean?-
-Rui! È-è successo un casino! Sono arrivati i Baroni nascosti, cazzo! Sono venuti per la cassetta di ...- prese fiato -sicurezza, quella che dovevamo guardare oggi. Ci hanno massacrati... Siamo tutti vivi, tranquilla, solo che non riusciamo a muoverci: già è tanto che sono riuscito a chiamarti. Però, ascolta...-
-Arrivo- mormorai, troncando la comucazione.
Mello mi guardava, inarcando un sopracciglio, e mi disse qualcosa che non sentii: tutto era come scomparso, i suoni erano ovattati. Ansimavo, ma al coltempo non riuscivo bene a respirare.
-Rui. Andiamo.- disse gravemente Roger, poggiandomi una mano sulla spalla.
Lo guardai, mettendolo a fuoco. Feci un passo indietro, poi mi girai e mi misi a correre.
-RUI!-
Non riuscivo a capacitarmi che qualcuno avesse fatto del male alla mia famiglia solo per una cassetta.
-Dannazione.- imprecai per il dolore alla gamba, che non era ancora del tutto a posto.
Quando arrivai al Phantom, stavo per urlare: tutto distrutto, armi sparse sul pavimento e i miei cari a terra, fra molto, troppo sangue. Mi avvicinai tremando: non sapevo cosa fare. La mia famiglia, la mia famiglia... Non riuscivo a pensare ad altro.
-Rui!- urlò Sean -Perché sei venuta! Vattene, potrebbero tornare.-
Lo guardai: era appoggiato ad un divanetto, il braccio sinistro segnato di rosso abbandonato contro il corpo. Mi voltai verso sinistra e vidi Peter e Simon a terra, svenuti. Così come Jack, dietro il bancone. E Joe, che aveva ferite piuttosto serie, causate da un'arma da fuoco. Al di sotto del suo corpo, c'era Boris: probabilmente mio padre gli aveva fatto da scudo. Mancava qualcuno, però.
-Ma come..-
-Quel bastardo! Quello che abbiamo incontrato quando abbiamo preso la scatola!-
Ci misi un po' a collegare, poi mi ricordai di quel ragazzo.
-Che c'entra?!-
-È uno dei Baroni, uno dei capi cazzo!-
Lui, uno dei Tre?!
- È lui che ha ordito tutto, lurido figlio di puttana!- scalciò contro un mitra a terra.
-O mio dio.- gemetti, coprendomi gli occhi con le mani e cadendo in ginocchio.
-Rui, lui vuole te.- lo guardai senza capire -Vuole la rivincita...-
-Al diavolo! Io devo occuparmi di voi!-
-Vattene!-
-Ma...-
-VA VIA!-
Spalancai gli occhi, spaventata da quell'improvvisa reazione. Mi alzai in piedi e mossi qualche passo traballante verso l'uscita, ma inciampai e caddi a terra. Quando alzai gli occhi, vidi il cellulare di Meg.
-Ma che cazz..- lo presi in mano, come per convincermi che era davvero il telefono della mia amica. Dunque lei era stata qui!
-Sean! Perché questo è qui?-
Il ragazzo guardò l'oggetto, poi distolse lo sguardo.
-Sean?-
-Vai, ti prego.- si mordeva furiosamente le labbra, forse per non rivelarmi quello che già supponevo. Mi chinai accanto a lui e gli presi il viso fra le mani.
-Sean?- dissi dolcemente -Perché questo è qui?
Sentii qualcosa di bagnato sulle sue guance e mi accorsi che stava piangendo: -Hanno... hanno preso Meg.-
Mi bloccai: -Che cazzo hai detto?-
-Quel figlio di puttana! L'ha rapita e ha detto di andare a Holy Meadow, la chiesa abbandonata fuori città, se vuoi vederla viva.-
Mi alzai di scatto.
-È una trappola cazzo! Non andare!-
-E abbandonare Meg?? Se fossi al suo posto vorresti che rinunciassi?-
Abbassò lo sguardo.
-C'è una possibilità di salvare Meg, e io non posso ignorarla. E poi, ho già battuto una volta quel tipo. Che ci vuole? Tu chiama l'ambulanza, presto!-
Corsi nel garage e esitai per un momento, poi saltai in sella ad una moto e partii. Non importava se avessi paura di guidarle: Meg aveva bisogno di me!

Non fu difficile trovare la chiesa. Avrei potuto chiamare la polizia, ma sarebbe stato come consegnare Meg a morte certa.
Parcheggiai e mi diressi all'ingresso: il portone era aperto, un invito implicito a farsi uccidere.
Sgattaiolai dentro, la pistola alla mano: restai nell'ombra, osservando l'ambiente circostante. Parti del tetto erano crollate e i mattoni giacevano scomposti sul pavimento freddo; panche di antico legno erano voltate nell'eterna preghiera verso l'umile altare. Sopra di esso, un'enorme croce, come a voler consacrare quel luogo dimenticato persino da Dio. Legata ad essa, una ragazza dai capelli rossi era svenuta.
-Meg...- mormorai. I vestiti erano strappati e quelle poche parti intrise di sangue.
-Sei arrivata finalmente.- mi voltai e mi trovai davanti quel giovane moro di un mese prima. Mai mi sarei immaginata di incontrarlo in queste circostanze.
-Che le avete fatto?-
-Tu cosa pensi?- sogghignò malizioso.
-Dannato!- sparai, ma schivò i miei colpi facilmente.
-Ah, ragazzina... Non sai quanti guai mi hai causato...- disse sospirando, come se la cattiva in questione fossi io -Prima, mi prendi quella cazzo di scatola, poi mi batti e osi pure distruggere la mia moto. E, come se non bastasse, ti immischi nei miei giri di droga.-
Feci due più due: -Eri tu! Quello al magazzino con lo spacciatore del Pendolum! Sei stato tu ad ucciderlo!-
-Già... vedi potevo farlo anche con la tua amica, d'altronde non aveva una maschera, però... Vi ho visto: come eravate legate l'una all'altra e allora ho realizzato! La vendetta perfetta, per avermi umiliato!-
-Umiliato?-
-Certo. Io sono uno dei Tre, coloro che comandano i Baroni e.. sono stato sconfitto da un'insulsa ragazzina. Ti farò un'offerta che non potrai mai rifiutare: combatti contro di me. Se vinci, liberi la tua amica, altrimenti...-
-Moriamo sia io che lei.-
-Allora ci stai?-
Feci finta di pensarci, poi, con un gesto fulmineo iniziai a sparare. Più il ragazzo schivava più la mia frustrazione aumentava. Ben presto, mi ritrovai senza proiettili.
-E ora?- mi sbeffeggiò quello, per poi scattare verso di me. Lanciai da parte la pistola e mi preparai all'offensiva. Fece per darmi un pugno, ma lo parai: solo dopo mi resi conto che era un'esca. Di fatti il vero colpo arrivò al mio fianco. Ritirò la gamba e io non feci in tempo ad indietreggiare che mi colpì il mento e la pancia in successione. Caddi all'indietro, ma mi allontanai quasi subito, restando sempre accovacciata.
-Che c'è? Non ti interessa salvare la tua amica?- la indicò, poi, notando che non reagivo, continuò -Sai, sbatterla è stata una goduria!-
A questo punto non ressi più: scattai in piedi e mi lanciai su di lui, menando colpi a non finire, di cui solo pochi andarono a segno. D'un tratto gli diedi un colpo all'attaccatura del collo con il gomito, gli saltai sulle spalle e, tenendogli la testa con i piedi, feci una capriola su me stessa, facendolo finire per terra. Mi alzai, ma la mia gamba sinistra non resse a causa dell'eccessivo sforzo.
-No cazzo!- mi ero dimenticata che ero ancora malferma.
Il ragazzo sembrò accorgersene perché sorrise malignamente.
-Direi che è finita!- si mosse a rapidità fulminea e in pochi attimi fu su di me. Provai a spostarmi ma fu inutile: mi pestò la gamba e repressi a stento un gemito. Sempre premendo il piede, mi afferrò i capelli e mi piegò la testa all'indietro.
-Dicono che sei imbattibile. Da tempo mi chiedevo se non fosse il caso di segnalarti al dio Kira. A quanto vedo, però, non vali nulla, tanto meno con una gamba in quello stato.- mi avvicinò le labbra all'orecchio -Kurz: ricordati il mio nome perché è il nome della persona che ti batterà. Peccato, hai segnato la vita di quella bella ragazza.-
Si allontanò di qualche passo, per poi iniziare a tirarmi calci e pugni che io, inerme per la gamba, non potevo evitare. Ad un certo punto mi tirò su e si posizionò alle mie spalle, mi prese il braccio e me lo torse. Anche in questo caso repressi un gemito.
-Urla.- disse.
Scossi la testa e mi morsi le labbra fino a farmi venire le lacrime agli occhi dal dolore.
-Urla!-
Il braccio mi assunse una posa innaturale e allora sì che urlai. Un grido che riecheggiò nella chiesa e che, mio malgrado, fece aprire gli occhi ad una persona addormentata.
-Ma cosa?- mormorò Meg, riprendendo conoscenza, poi mi vide e sbaincò -RUI! VATTENE! SCAPPA!!!-
-Ahahahah! Inutile ormai!- tenendo sempre il mio braccio ormai rotto, Kurz fece presa sulla mia schiena e mi sollevò, per poi sbattermi su una panca: il legno vecchio cedette sotto il mio peso. Mi doleva ogni parte del corpo e, ironicamente, mi ritrovai a fissare la croce, su cui Meg piangeva disperatamente. Allungai una mano verso la caviglia.
La sagoma di Kurz era sopra di me e mi afferrò per il collo, sollevandomi in modo che i miei piedi non toccassero terra. Lo guardai con odio e gli sputai in un occhio, per poi calciargli lo sterno, in modo da farlo mollare la presa e allontanare. Fortunatamente funzionò e, richiamando le ultime forze del mio corpo, lanciai il coltello che avevo nascosto nella caviglia verso un braccio della croce. Non lo avevo tirato fuori perché non ero sicura al cento per cento di riuscire a colpire Kurz e, nel caso avessi fallito, lui stesso avrebbe potuto usare il pugnale. L'arma si andò a conficcare nel legno della croce, lacerando una delle corde che legavano i polsi di Meg.
Lei per un attimo sorrise, ma io non feci in tempo ad esultare perché uno sparo echeggiò nella chiesa. Gli occhi della mia amica si aprirono dalla sorpresa e il sorriso si trasformò in una smorfia di dolore mentre una pallottola le trapassava il petto e così un'altra e un'altra ancora. Alla fine il corpo inerme di Meg, prima sbalzato contro il muro dalla potenza dei colpi, si accasciò su se stesso e la corda restante non riuscì più a reggerne il peso, si spezzò e così lei cadde pesantemente sull'altare. Senza più rialzarsi.
Mi lasciai scivolare a terra, le lacrime che scorrevano a fiumi: rivedevo la mia amica, le cose che avevamo fatto insieme, la mia complice. Lei che voleva essere per me protezione e io che l'avevo ripagata facendola uccidere.
Mi afferrai la testa fra le mani e urlai, con tutto il fiato che avevo in gola.
Kurz mi si avvicinò e mi puntò la pistola alla tempia, ma a me non importava. Avevo ucciso Meg, era colpa mia se era morta.
-Sai, tra voi due c'era davvero un bel legame.- commentò spietatamente quel bastardo -Credo che non ti ucciderò: vivi la disperazione e fatti consumare dal senso di colpa. Tanto la morte arriverà comunque, solo molto più dolorosamente.-
Rise malignamente poi si allontanò, mentre io restavo immobile ad osservare il cadavere della mia migliore amica.

-...Non so dire quanto tempo passai in quella chiesa. Me ne andai poco prima che arrivassero le volanti della polizia, avvertite da chissà chi. Presi la moto e guidai senza meta: non vedevo nemmeno la strada. Nei miei occhi c'era solo Meg, il suo sorriso, la sua vitalità...- mormorai, mentre le lacrime scorrevano sulle mie guance -Tutto finito a causa mia. Piangevo e piangeva il cielo: aveva iniziato a piovere intensamente. E girare in moto con la testa altrove, agli ottanta all'ora e con la pioggia a dirotto non è stato molto saggio. Di fatti le gomme scivolarono e andai a finire contro un albero. Poi, mi alzai e, con molta fatica, raggiunsi la Wammy's house, dove trovai te a dirmi addio, senza che lo capissi.- fissai Mello negli occhi, incrociando il suo sguardo triste. Mi strinse la mano, mentre io sospiravo tremante.
-Sai qual'è stata la ciliegina sulla torta? Quando sono tornata al Phantom, dopo un po', venni incolpata da Simon per la morte di Meg: mi chiamava assassina, non più Rui. Ma sai che c'è? Lui ha ragione! È stata solo colpa mia se lei è morta! Se fossi stata più forte, se avessi agito in modo diverso... Lei sarebbe ancora qui!-
Avvenne in un secondo: Mello mi tirò uno schiaffo per poi trafiggermi con lo sguardo.
-Avevi una gamba ferita o sbaglio? Quel tipo, Kurz o come si chiama, è uno dei Tre, alias capo di gruppo di mafiosi particolarmente temibile o sbaglio? Sinceramente non hai nulla da biasimarti: è una fortuna che tu sia viva.-
-Preferirei essere morta, se almeno fosse servito a salvare Meg...-
Mi afferrò per le spalle: -Non dire stronzate! Tu non devi morire, per nulla al mondo!!-
C'era una furia nei suoi occhi, la rabbia di chi sa di avere ragione e non teme di battersi per far valere ciò in cui crede. Sorrisi, e mi strinsi a lui.
-Grazie.- mormorai.
Si staccò quasi subito, per tornare a fissarmi, serio: -Finisci la storia, sono sicuro che non è tutto qui.-
Scossi la testa: -Quella scatola, che è stata la causa di tutto, è ancora in mano loro e io e Joe la stiamo cercando. Io so dove e quando sarà e da quanti uomini può essere protetta. So che ce l'ha uno dei Tre, ma non so quale.-
-Perché dici "io"? Joe non lo sa?-
Scossi la testa.
-E perché?- mi trafisse con uno sguardo tanto severo quanto magnetico.
Abbassai lo sguardo.
Nel giro di un millesimo di secondo capì: -Ti sei rincretinita in questi due anni?! Vuoi andare da loro? È come gettarsi nelle fauci del lupo! E tutto per uccidere Kurz, vero?-
-Le lo devo, almeno questo.-
-Smettila! Sono cazzate! Dimmi che non è vero.-
-Invece sì! È stata una delle ragioni per cui ho tirato avanti in questi anni!-
-E quali sarebbero le altre? Suicidarsi una volta aver ucciso il tipo perché è colpa tua la morte di Meg?! Illuminami!- disse in un soffio. Era davvero furioso.
-Che ti frega! Non sono affari tuoi! Ti procurerò le informazioni per fermare Kira e...- non feci in tempo a finire la frase, che Mello mi aveva inchiodata al suolo, il suo corpo sul mio e la mano sulla mia bocca.
-Certo che sono affari miei.- il suo sguardo si raddolcì -Era per questo che eri restia a dirmi ciò che sapevi? Perché non volevi che uccidessi Kurz?- tolse la mano.
-Potevi finire ucciso anche tu.-
-Dimmi il dove e il quando, al resto ci penso io.- decretò alzandosi.
-'Sti cazzi! Non ci penso minimamente!-
-Allora vengo con te. Prendere o lasciare!-
Lo guardai da terra e sbuffai: era meglio di niente. In un certo senso, ero contenta che venisse anche lui, mi confortava, dall'altro ero terrorizzata dall'idea che gli potesse succedere qualcosa proprio adesso che lo avevo incontrato.
Mi aiutò ad alzarmi: -Potrei organizzarmi con la mafia.-
-NO.- replicai lapidaria.
Alzò le spalle e fece per andare a recuperare i nostri occhiali da sole, abbandonati sul cubo.
-Mello.-
-Sì?-
-È successo tutto molto in fretta, vero? Intendo la nostra riappacificazione.-
Mi guardò: -Te ne dispiaci?-
-No, assolutamente!-
-Perché sei tornata sull'argomento?-
Feci spallucce: -Così.-
Non potevo dirgli che ero dubbiosa: un parte di me nutriva infatti il sospetto che volesse venire solo e soltanto per le informazioni.
Appunto: non abbassare la guardia.



****spazio autrice****

Saaalve! Mi scuso per il ritardo, ma ho fatto il passaggio di operatore e Internet non ha funzionato per un po'. -_-" servizi di merda...

Passiamo al capitolo: finalmente si scopre cos'è successo quel giorno. Che ne pensate? Troppo, troppo poco, scontato, orribile? Fatemi sentire la vostra voce miei cari fantasmini!!!

Grazie mille ai recensori, che hanno avuto la pazienza enorme di seguirmi fin qui e spero che ne avranno ancora per vedere le svolte successive!

Baci, rui

  
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