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Autore: Pwhore    17/10/2011    1 recensioni
Ho ambientato la fic ai tempi di Three Cheers, quando Gerard era ancora un alcolizzato e Lyn-z non era ancora sua moglie.
E' una Frerard, dal punto di vista di Frank, che si renderà conto che il moro non è più solo un amico per lui.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Certe volte mi ritrovavo a pensare ai miei sentimenti per il moro e mi dicevo che non c'era nulla di sbagliato in loro. Dopo tanti anni di amicizia, quella era solo una nuova svolta, qualcosa che poteva accadere facilmente e che probabilmente sarebbe accaduta anche senza il bacio. Pensare in questo modo mi tranquillizzava, perché era come se qualcuno al di fuori della situazione mi dicesse che tutto andava bene, che era normale e che non dovevo vergognarmi di me stesso per il modo in cui mi sentivo. Era bello, sapere che non ero solo un pazzo rovina-amicizie. Perché non lo ero, giusto?
La settimana dopo passò veloce. Gee era fuori città e io mi sentivo molto più calmo e rilassato, nel sapere che non avrei potuto incontrarlo nelle strade. Il giorno del suo ritorno, comunque, era ormai arrivato. Ci saremmo incontrati in studio, circa un'ora dopo il suo arrivo in città, e avremmo provato tutti insieme la cover di cui mi aveva parlato. Non avevo idea di quale fosse la cover, ma mi fidai di Gee e mi presentai agli studi di registrazione con la mia chitarra in spalla, pronto a scatenarmi. Una volta lì scoprii che sarebbe stata una cosa calma, e che quindi non avrei avuto occasione di fare urla e versacci nella canzone, ma la cosa non mi infastidì molto. Come musicista, mi adattavo facilmente. La prima volta che provammo la canzone eravamo su un palco tutti insieme, con solo uno o due spettatori - che in realtà erano membri della casa discografica passati di lì a controllare che non sfasciassimo niente. Sugli spartiti non c'era scritto il nome del pezzo, e sembrava che fossimo tutti all'oscuro di tutto, a parte Bob e Mikey, che dopo le prime note avevano intuito quale brano avremmo eseguito. Io, invece, brancolavo nel buio e continuavo a lanciare occhiate disperate a Gee, che mi sorrideva e mi faceva segno di rilassarmi. Quando il moro cominciò a cantare il ritornello, capii che pezzo stavamo suonando e mi si riempirono gli occhi di lacrime. Le ricacciai indietro, abbassando lo sguardo, e continuai a suonare, come se non fosse successo niente. Che m'importava se avremmo registrato All I Want For Christmas Is You? Era solo una canzone come le altre, anche se rappresentava quello che davvero volevo ricevere a Natale. Solo una stupida canzone, nient'altro. Mi voltai a guardare Gee, che cantava e si spostava da una parte all'altra del palco con gesti teatrali. Sorrisi, mio malgrado, e tornai a osservare lo spartito, facendo scivolare le dita sulle corde. Quando rialzai gli occhi, Gerard era a pochi passi da me e mi si avvicinava sempre di più. Pochi secondi dopo, mi scivolò accanto e mi respirò sul collo, sorridendo. Alzai lo sguardo giusto in tempo per sentirlo cantare "All I want for Christmas... is you" e vederlo fare l'occhiolino nella mia direzione con aria scherzosa. Accadde tutto in un istante. Gli occhi mi si appannarono di lacrime e saltai giù dal palco, correndo via dalla sala ormai piangendo. Gli altri rimasero immobili e in silenzio, presi alla sprovvista, e solo Gerard venne a cercarmi, con gli occhi sgranati e il cuore che batteva a mille. Mi trovò chiuso in uno sgabuzzino a singhiozzare, abbracciato alle mie ginocchia e con la chitarra appoggiata al muro. Aprì la porta lentamente e si sedette accanto a me, posandomi una mano sulla coscia.
- Frankie - sussurrò. - Frankie, va tutto bene? - Tutto bene? Tutto bene? Cosa dovrebbe andare bene, Gee? Va tutto di merda, non vedi?
- Frank... - mi chiamò di nuovo, scuotendo la mano. Gli voltai la schiena, singhiozzando. Il moro si morse il labbro, ritirando la mano. - Vuoi parlarne? - chiese con voce soffice. Scossi la testa, affondando il volto nelle mie ginocchia e cercando di trattenere le lacrime.
- No... - sussurrai con un filo di voce.
- Frankie... - mormorò nuovamente il moro, fermandosi prima di terminare la frase. Rimase in silenzio qualche secondo, poi mi abbracciò e mi strinse a se il più forte possibile, accarezzandomi la schiena. - Va tutto bene... Ci sono io, qui. Non lascerò che ti accada niente, va bene? - cominciò. - Va tutto bene - ripeté, baciandomi la testa. - Tutto bene -. Mi morsi il labbro, arrossendo, e sorrisi leggermente. Gerard mi alzò il volto e mi guardò con aria comprensiva, poi mi asciugò le lacrime e mi strinse nuovamente a se.
- Oh, Frank... - sussurrò. - Vederti triste fa male, sai? Vorrei vederti sorridere, ancora una volta. Non so cosa ti faccia piangere così, ma ti assicuro che non vale le tue lacrime. Sei una persona fantastica, e non dovresti sentirti così. Chiunque ti stia facendo soffrire in questo modo è un coglione e meriterebbe una scarica di pugni in faccia - e qui tacque per un po'. - Quello che sto cercando di dirti, Frankie, è che anche se non ti va di parlarmene, la persona che ti tira così giù di morale non si rende conto del tuo valore e di quello che si perde - mormorò, baciandomi la testa. - Sei una persona fantastica, Frank, e non meriti di soffrire così - concluse, accarezzandomi i capelli e stringendomi forte. Affondai la faccia nel suo petto, inspirandone l'odore e sfiorandone la morbidezza, e lo inzuppai con le mie lacrime. Rimanemmo in silenzio, avvinghiati l'uno all'altro, per un paio di minuti, poi mi calmai e recuperai un po' di autocontrollo.
- Gee... - lo chiamai.
- Mh? -
- Ti voglio bene - dissi semplicemente, mentre lui mi levava i capelli dal volto.
- Ti voglio bene anch'io - sorrise lui, liberandomi dall'abbraccio. - Te la senti di tornare di là? - mi domandò poi, qualche secondo dopo. Scossi la testa, deglutendo.
- Voglio andare a casa - mormorai con un filo di voce. Gerard annuì e mi aiutò ad alzarmi, mettendosi sulle spalle la mia chitarra.
- Ti ci accompagno io - sorrise, stringendomi la mano. Gli lanciai un'occhiata piena di gratitudine e lui sorrise, facendomi cenno di avviarmi. - Avviso gli altri e arrivo - spiegò correndo via. Raggiunsi l'uscita e mi sedetti sui gradini dell'ingresso, prendendomi la testa tra le mani. Mi sentivo così stupido e impotente, ma allo stesso felice e rilassato. L'odore di Gee aleggiava dentro la mia testa, e mi mandava decisamente su di giri. Allo stesso tempo, però, mi faceva chiudere lo stomaco e mi faceva desiderare di scappare lontano, da lui e da tutti quanti. Scappare. In fondo era quello che stavo facendo. Scappavo da Gerard e dai miei sentimenti, senza neanche mai pensare di tornare indietro e affrontare il moro. A che pro, poi? Il ragazzo non mi amava, non più di quanto si ami il proprio migliore amico. Quindi a che sarebbe servito, se non ad allontanarci ancora di più l'uno dall'altro? No, le cose sarebbero dovute rimanere così, non importa quanto ci stavo male. La nostra amicizia era troppo importante perché io la rovinassi così, innamorandomi di lui. No no, la cosa sarebbe rimasta nel mio cuore, a meno che non fossi stato sicuro che anche il moro si sentisse in quel modo, e che quindi non mi avrebbe ripudiato.
Stavo giusto tormentandomi le mani con quei pensieri, quando Gee tornò e mi allungò una mano con un sorriso. Io la presi, accennando un grazie, e mi alzai, avviandomi quindi verso casa mia. Probabilmente scattai più velocemente di quanto volessi, perché Gerard fu costretto ad aumentare il passo per raggiungermi. Sorridendo, mi diede una pacca sulla schiena e si ficcò le mani in tasca, trotterellando al mio fianco. Rimanemmo in silenzio, sprofondati nelle nostre giacche pesanti e nelle sciarpe di lana, a camminare verso il mio appartamento, ognuno perso nei suoi pensieri. Ogni tanto - molto spesso - vedevo il moro girarsi verso di me, lanciarmi un'occhiata preoccupata e poi rigirarsi dalla sua parte, a guardare la strada. Ignorai la sua espressione triste e, con lo stomaco chiuso, abbassai lo sguardo fino a non vedere più nulla che non fosse vicina ai miei piedi, poi mi lasciai sfuggire un sospiro silenziosissimo. Alzai gli occhi dopo un po', giusto per vedere se stavo andando a sbattere contro qualcosa, ma l'unica cosa su cui potevo posare lo sguardo era il petto di Gerard, che si era messo davanti a me.
- Uh? Che fai? - domandai cadendo dalle nuvole.
- Cerco di capire che c'è che non va. - rispose lui squadrandomi.
- Come ti pare - ribattei scrollando le spalle. Gee mi lanciò uno sguardo severo e mi scosse leggermente il braccio, senza staccare gli occhi dal mio viso.
- Sul serio, Frank, credo che mi dovresti parlare - continuò. - Hai visto anche tu che stai male, quindi perché no? Posso aiutarti, se me ne dai l'occasione. Sai che voglio solo il meglio per te, Frankie - sussurrò dolcemente, addolcendo il suo sguardo. Deglutii, abbassando il mio, e mi presi a torturare le mani, in silenzio. Lui esitò e si morse il labbro inferiore, poi mi abbracciò.
- Stanotte resto con te - annunciò. - Voglio starti vicino il più possibile, oggi. Non sia mai che Gerard Way non aiuti le persone più importanti della sua vita quando ne hanno bisogno! - scherzò con fare orgoglioso. Sorrisi e ripresi a camminare, il suo braccio che circondava la mia spalla. In quel momento, ero improvvisamente contento come non ero mai stato negli ultimi tempi. Felice. Ero veramente, decisamente felice. E tutto perché Gee era accanto a me e non se ne sarebbe andato per nessun motivo.
   
 
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