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Autore: Miriamimiam    17/10/2011    0 recensioni
-Cosa stai facendo?-, domandai.
-Ascolta-, disse lui, ignorando la mia domanda e guardando il soffitto a occhi chiusi.
-Nate, è il bagno degli uomini e, guarda!, io non lo sono! Cosa cavolo ti salta in mente...?-.
-Ascolta, Olivia. Ascolta la canzone-, continuò lui.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo circa una settimana, durante l'ora di geografia, a scuola, Willow mi passò un foglietto piegato in quattro parti. Lo aprii e lessi.

 

Olivia, io e Alec abbiamo organizzato una pizza con Josh, Mandy e Brianna.

Vieni? E' sabato questo, alle otto da Maire's...

 

Chi è Brianna?

 

E' la ragazza di Kyle...

 

E chi è Kyle?

 

E' un amico di un amico di Alec...

 

Cioè?

 

...ok, viene anche Nate e Kyle è quel ragazzo che gli ha messo in testa che mollarti prima di partire sarebbe stata una buona cosa....

 

Come scusa??? E tu vuoi che io venga??

 

Willow mi lanciò uno sguardo implorante dall'altro lato dell'aula. Io scossi la testa. La vidi prendere il cellulare e maneggiarlo sotto al banco per non farsi vedere dal professore. Dopo circa cinque minuti ricevetti un messaggio da Alec: “Per favore Ollie, vieni. Fallo per Willow e me, almeno per noi. Saranno solo due ore, te lo prometto. Cosa vuoi che siano due ore in confronto a una vita?”. Rimisi il telefono nella tasca dei jeans. Due ore erano tanto, in una vita, se le passavi con le persone sbagliate. Sbuffai. Mi voltai verso Will, che continuava a fissarmi con sguardo implorante. Annuii e subito lei s'illuminò. Riprese il foglio di carta, vi scrisse qualcosa e me lo lanciò.

 

Grazie Ollie! Sei la migliore amica che una persona possa avere!!!

 

Io non ci avrei scommesso, ma se a Willow andava bene così, non mi sarei di certo lamentata.


Ovviamente sabato ero agitata. Per quale dannato motivo avevo accettato? Non sapevo di essere diventata tanto masochista. Venerdì, a scuola, non riuscivo a seguire neppure dieci minuti di nessuna lezione, a casa, quella mattina, ero sveglia un'ora prima del solito, non toccavo cibo e parlavo a sproposito.
-Ollie, stai bene?-, mi chiese Will tra la terza e la quarta ora.
-No, per niente-, risposi io correndo verso la classe di matematica al suono della campanella.
In mensa, durante il pranzo, sedetti vicino a Willow, Alec, Josh e Mandy, che parlavano felici della serata imminente. No, non ce l'avrei fatta. Non volevo, non potevo vederlo ancora.
-Ragazzi, non credo che 'sta sera io riesca a venire. Mi hanno dato il doppio turno al negozio-, dissi, mentendo.
-Ma Olivia! Tu devi venire!-, si lamentò Willow.
-Abbiamo già prenotato e devi conoscere Kyle e Brianna-, sorrise Josh.
Non morivo di certo dalla voglia di conoscerli. Avrei vissuto felice anche senza sapere di loro.
-Olivia, tu devi venire!-, insistette Mandy. Li guardai. -Mmm... Okay, vengo-, mi rassegnai.
Alec era l'unico che non aveva detto niente e mi guardava con occhi seri.
Nel parcheggio della scuola, alla fine delle lezioni, vidi Alec venirmi incontro. -Olivia, dobbiamo parlare-.
-Non devi accompagnare a casa Willow?-.
-No, va a fare shopping con Mandy-.
Avevo parcheggiato la macchina a un estremità del parcheggio, quella che dava su un piccolo boschetto, così Alec mi prese per mano e mi condusse sotto a un albero e si sedette. Sospirai sedendomi vicino a lui.
-Perché non vuoi vedere Nate?-. Dritto al sodo. Strinsi un po' d'erba nella mano.
-Al, lui mi ha fatto soffrire. Non sono mai stata così male per qualcuno in tutta la mia vita-.
-Neppure per Miles?-.
Rimasi in silenzio per un attimo. -E' diverso. Miles non ha deciso di lasciarmi, Nate sì, e l'ha fatto sotto consiglio di quel Kyle-. Strappai i ciuffi d'erba che tenevo in mano. Alec guardava quello che stavo facendo senza dire nulla. Poi mi prese la mano fra le sue. -Ollie, in quel momento lui aveva paura. Paura di lasciarti qui e andarsene in Europa. Lui avrebbe voluto portarti con sé, ma sia io che quel Kyle gli abbiamo fatto notare che tu avevi ancora tre anni di liceo e non potevi lasciare tutto per partire in un viaggio romantico con lui-.
-Tu gli hai detto di mollarmi per andare in Europa?-, chiesi incredula.
-Non gli ho detto di mollarti, gli ho solamente detto che sarebbe stata una pazzia che anche tu andassi in Europa. Pensaci: c'era ancora Miles qui, avevi Kate, Josh, Mandy, me e soprattutto Willow. La scuola, i tuoi genitori, il lavoro... Non sarebbe stata una cosa sensata...-, spiegò con tono calmo.
Seguii il profilo di un filo d'erba col la punta di un dito. Rimanemmo in silenzio per un po', poi Alec riprese: -Nate mi ha raccontato cos'è successo dopo la festa di Kate...-.
-Ah, sì?-, mormorai.
-... E anche quello che è successo il giorno dopo al negozio dove lavori-.
Alzai la testa di scatto a guardarlo. -Tutto?-.
-Tutto... Perché gli hai detto di no, Olivia? So che provi ancora qualcosa per lui, perché non vuoi ammetterlo?-.
-Non lo so, orgoglio probabilmente-, sussurrai.
-Brutta bestia-, disse Alec.
-Cosa?-.
-L'orgoglio. Che ne dici di metterlo da parte e incontrare Nate?-.
-Per fare cosa? A che scopo?-.
Sospirò. -Ollie, Ollie mia. Lui ti ama, non ha mai smesso; e nemmeno tu. Capisco che tu possa provare del rimorso per quello che ti ha fatto soffrire, ma tu e Nate siete unici insieme. Sono
quasi geloso di quello che c'era tra voi... Quello che son sicuro ci sia ancora-. Mi guardò e sorrise. Sorrisi anche io.

-Magari potrei provare...-
-Questa è la mia Ollie!-, disse Alec ridendo. Si alzò e mi prese una mano, aiutandomi a venire in piedi.
 

Sabato, verso le quattro, staccai dal lavoro. Willow aveva fatto shopping pure per me e aveva deciso che avrebbe scelto lei cosa mi sarei messa la sera. Alec mi aveva giurato che sarebbe stato accanto a me tutta la serata, assicurandosi che le cose non degenerassero. Pensavo che mi parlasse ancora per via di Willow, perché loro due stavano assieme e io ero la migliore amica di Will, ma mi sbagliavo. Lui, pian piano, aveva iniziato a considerarmi una vera amica, e io ne ero contenta. Era davvero un buon amico.
Alle otto, Willow e Alec mi vennero a prendere. Li feci entrare in casa. Mio padre era chissà dove.
Willow mi squadrò dalla testa ai piedi. -Mmm... Sì, ho scelto proprio bene-, sorrise tra sé.
Alec, invece, fischiò. -Ollie, sei un vero schianto questa sera!-.
Mi guardai. Will aveva scelto una maglia a maniche corte, bianca, una gonna sopra al ginocchio al ginocchio in jeans, nera, un copri-spalle alla militare, anch'esso nero, e un paio di scarpe con taco da dieci centimetri. Sorrisi; non ero mai stata così elegante.
Quando arrivammo da Maire's, trovammo subito posto per parcheggiare, entrammo e il capo sala ci accompagnò al nostro tavolo.
-Deve arrivare qualcun altro?-, chiese.
-Sì, aspettiamo ancora un po' prima di ordinare-, rispose Alec.
Dopo circa cinque minuti arrivarono Josh e Mandy. Si sedettero, rispettivamente, d fronte ad Alec e Willow.
-Kyle e Brianna non verranno. Lei ha un esame domani e lui le dà una mano a studiare-, ci informò Mandy.
"Bene”, pensai, “perfetto. Così ora avrò seduto giusto davanti a me Nate. Magari non viene pure lui. Oh, ma chi me l'ha fatto fare?”. Stavo pensando ad alzarmi ed andarmene, quando il capo sala tornò, seguito da Nate, che salutò sorridendo e si sedette di fronte a me, senza guardarmi.
-Vi mando subito il cameriere-, disse il capo sala dandoci i menu.
Venne a servirci un ragazzo che doveva avere la nostra età. Era alto circa un metro e ottanta, capelli biondi, appena mossi, come i miei. Mi sorrise e io arrossii e abbassai lo sguardo, sorridendo a mia volta. Nate doveva averlo notato, perché lanciò un occhiataccia al ragazzo.
-Io sono Tristan. Allora, siete pronti a ordinare?-. Mi sorrise di nuovo. Iniziò col fare il giro delle bibite e poi quello delle pizze. Mi lasciò per ultima e, quando fu il mio turno, fece un sorriso ancora più grande. -E a lei cosa porto?-.
Diedi un ultima scorsa al menu per nascondere le guance, andate in fiamme. -Prendo una pizza con patatine e panna-. Il ragazzo scrisse tutto sul palmare, lo mise in una tasca del piccolo grembiule nero, prese i menù e mi sorrise, di nuovo. -Torno subito con le bibite-. Altro sorriso. Si girò e andò verso la cucina.
Nate lo guardò finché non fu possibile, poi si girò a fissarmi. Alec, per cercare di sbloccare la situazione, si schiarì la voce. -Allora, Nate. Che hai fatto in questi ultimi giorni?-.
Lui, dopo avermi lanciato un'ultima occhiata, si girò verso di lui. -Non molto, a dir la verità. Sono andato a trovare i miei, poi ho dato una sistemata al mio appartamento, perché in questi due anni non c'è stato nessuno. Sono andato da Mark, il mio vecchio datore di lavoro, per chiedergli se aveva ancora bisogno di me, ma non è così. Ed eccomi qui-, spiegò.
-Ehi, Olivia, ma non cercano un commesso lì, dove lavori tu?-, domandò Josh, -ce l'hai accennato a pranzo a scuola una settimana fa, mi pare-.
Tutti mi guardarono. -Davvero?-, chiese Nate.
-Umh, sì. Eizel, la mia capo, sta facendo i colloqui-, risposi senza guardarlo.
-Nate, potresti provare lì! Non ti pare un'ottima idea, Olivia?-, disse Willow.
-Splendido-, mormorai sarcastica, ma venni coperta dalla voce del cameriere, Tristan, che portava da bere. Nate continuava a guardarmi sempre più intensamente. Forse lui mi aveva sentito.
Tristan appoggiò la mia Coca-Cola davanti a me e, sorridendo, disse: -Ecco a lei. Desiderate qualcos'altro?-. La domanda era rivolta a tutti, ma lui guardava me.
-No, non ci serve nient'altro-, rispose Nate scontroso.
-Bene-. Tristan mi sorrise un ultima volta prima di andarsene.
Nate mi fissava. Mi ero stufata. -Che hai da guardare?-, chiesi burbera.
-Vedo che fai amicizia in fretta-, ribatté.
Alzai gli occhi al cielo. -Posso capire che non ti vada a genio che io abbia una vita, dopo di te, ma ce l'ho, e non ne farò mai a meno solo perché tu vorresti essere il centro del mio mondo!-
Nate appoggiò non molto delicatamente la mano aperta sul tavolo e si sporse in avanti, verso di me. -Se tu non fossi così cocciuta io... io...-, non finì la frase.
-Tu cosa, Nathan? Tu cosa?-, domandai in tono di sfida.
Il suo sguardo si indurì.-Io ti...-. Ma fu interrotto dalla suoneria del mio cellulare.
-Pronto?-.
-Salve. Sono l'agente Donovan Reece. Lei è la signorina Olivia Miller?-, chiese l'uomo all'altro capo del telefono.
-Sì, sono io. E' successo qualcosa?-, chiesi preoccupata.-Suo padre ha avuto un incidente. Ora è ricoverato in ospedale-. Smisi di respirare. 

   
 
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