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Autore: Jaded_Mars    18/10/2011    2 recensioni
"I may have built for you a dreamhouse but never thought you were alone.I filled the party up with company but never made our house a home. All I got is my guitar these chords and the truth. All I got is my guitar ... but all I want is you" Izzy per un attimo trattenne il fiato. Era lì! Era lei, finalmente. La speranza gli scoppiò dentro al cuore assieme alla gioia. Dopo tre anni, lunghi come una vita intera, era tornata, era lì per lui e questa volta no, non avrebbe permesso che andasse via.
Genere: Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Sei romantica quando sei malinconica …” disse Izzy porgendo ad Eleanor una tazza fumante di tè alla rosa bollente.

“Ti rendi conto dell’idiozia che hai appena detto? Sai almeno di cosa stai parlando Mr. Poeta Maledetto?” la ragazza sorridendo gli fece un po’ di spazio sulla piccola poltrona di velluto bordeaux mezza rotta su cui era seduta, di fronte alla finestra.

“Ma è vero, sembri l’eroina di uno di quei grandi romanzi dell’ottocento, con quello sguardo perso ad osservare la pioggia battente, tormentata da chissà quali pensieri…”

“Con questo mi stai dicendo che sembro una che sta per tagliarsi le vene?”

“No. Solevo semplicemente di dirti che sei il libro che in assoluto preferisco leggere.” Il ragazzo le accarezzò la testa dolcemente e l’attirò a sé per stringerla in un abbraccio. Quel pomeriggio passò lentamente nel modesto appartamento di Izzy,  scandito dal ticchettio del vecchio orologio a muro che faceva eco all’acqua che fuori cadeva dal cielo plumbeo creando pozzanghere fangose nelle strade deserte.

***

Izzy era sulla terrazza della sua bellissima villa, proprio di fronte al mare. Il profumo dell’oceano arrivava prepotente alle sue narici, salato, autentico. Era una giornata limpida, come di quelle che si trovano in California, la nebbia mattutina si era appena diradata lasciando spazio al sole caldo e a una lieve brezza.

Il ragazzo era seduto su una comoda sedia da giardino in legno azzurro, che si intonava alla nuance in cui era dipinta la casa, in mano teneva un libro. Era sempre stato un lettore accanito e ultimamente aveva ripreso in mano tanti libri che aveva lasciato a metà in passato, riuscendo finalmente a finirli. Alcuni li aveva riletti, riuscendo perfino a capirli nel loro messaggio profondo. Aveva anche letto tanti libri che prima nemmeno avrebbe mai considerato, soprattutto quelli che a Ellie piacevano tanto e che lui ignorava perché li credeva noiosi. Si ricordava di quante volte lei gli avesse suggerito dei titoli che l’avevano entusiasmata e lui l’avesse snobbata in modo poco galante per nessun motivo in particolare, facendola restare male. Era stato anche per quella serie di piccole cose che era finita tra loro due. Ed ora si ritrovava a leggere cose che per lei erano state importanti quasi come per trovare un modo per renderla felice, o per espiare le sue colpe, ad anni di distanza.

Sapeva che oramai era inutile un gesto del genere, tanto lei non l'avrebbe mai saputo, anzi forse nemmeno gliene sarebbe importato ora come ora. Però lui si sentiva in dovere di farlo, sentiva di doverle qualcosa, anche a distanza, anche ora che era tutto finito, e leggendo le sue letture preferite pensava che fosse il modo giusto per riuscirci.
Non aveva fatto tante cose di quelle che a Eleanor sarebbero piaciute, eppure lei non se ne era mai lamentata, perché tutto sommato quello che aveva sempre voluto era solo stare con lui. Non ricordava di avere mai litigato con lei, se non per questioni serie e gravose, e quelle poche volte che era successo, era stato verso la fine del loro rapporto, quando già tutto era compromesso ed irrimediabilmente sgretolato.
Izzy si rigirò tra le mani il volume di Jane Eyre che si era portato dietro. Era particolare, lo aveva visto così tante volte che l'avrebbe potuto riconoscere tra un milione di copie, perché quello era stato di Ellie, ed era inconfondibilmente suo, dalla prima all'ultima pagina. L'aveva trovato per caso qualche giorno prima in un vecchio banchetto di libri di un ambulante a Venice Beach. Per distrarsi, era andato a fare un paio d'ore di skate allo skate park sulla spiaggia, e tornando indietro si era fermato a guardare la merce in esposizione, quasi tutti libri sgualciti o in edizione ridotta con le pagine ingiallite che si staccavano l'una dall'altra. E poi, sommerso in quel caos, ecco sbucare una familiare copertina di velluto blu con incisioni in filo d'argento. Incredulo, lo liberò dagli altri volumi e quando lo tenne in mano ne ebbe la certezza, era il Jane Eyre di Ellie.

"É un bell'esemplare quello, sai,é uno dei migliori che ho. Hai buon gusto ragazzo."

Izzy fece un sorriso sghembo, "Non sono io ad avere buon gusto, é chi l'ha ricoperto che ne ha. Mi sai dire da chi l'hai     avuto?"

"Ragazzo, da me i libri vanno e vengono, ma quello me lo ricordo bene, é passato da me un paio di volte in questi anni..."

Il moro divenne speranzoso, di cosa esattamente nemmeno lui era cosciente, forse era il semplice fatto di parlare di lei, cosa che gliela faceva sentire vicina di nuovo, come un tempo.

"E...per caso ti ricordi la persona che te l'ha venduto la prima volta?" azzardò, non riponendo troppa fiducia nella memoria dell’interlocutore.

"Oh certo, era una di quelle ragazze che non ti scordi facilmente. Era venuta qui qualche anno fa, forse tre o quattro. Era deliziosa, dei
modi così gentili che non se ne trovano più, ma con un'aria costì triste sul viso che la rendeva … non so come dire..."                          

"Romantica?"

L'uomo lo guardò sbigottito, come stupito della precisione di quella parola "Sì…sì esatto, romantica è la definizione perfetta. Ma tu, come lo sai?”

Izzy non lo stava più seguendo, "Lo prendo" disse semplicemente, tirando fuori dalla tasca le banconote stropicciate e porgendole all’uomo sbadatamente. Si girò e fece due passi quando venne richiamato dall’anziano,

“Hey! Hey ragazzo! Ma mi hai dato 50 dollari! Quel libro ne costa 15!”

“Mh? Oh…tenga pure il resto!” il moro era completamente preso ad osservare quel libro, toccarne la copertina morbida, era come vivere un tuffo nel passato che non si aspettava.

“Ma son tanti soldi…” obiettò perplesso l’uomo.

“Non esistono soldi sufficienti per comprare l’amore…” rispose Izzy, più a se stesso che all’altro, andandosene via sul suo skate, stingendo in mano e un nuovo pezzo della sua vecchia vita.

Da quando lo aveva comprato, non lo aveva ancora aperto, lo aveva nascosto nel cassetto delle cose di Ellie, quasi per proteggerlo da occhi indiscreti, come quelli di Anja. Non voleva che vedesse niente che era appartenuto ad Eleanor, come per non contaminare il ricordo che aveva di lei e di quello che avevano vissuto. Izzy lo sapeva, ne era più che cosciente, che Eleanor era stato il suo grande amore, e che come lei non ce ne sarebbero più stati. Era stata una storia rara, la loro, di quelle che sarebbero state destinate a durare, su cui tutti avrebbero scommesso. Quando stavano insieme, si immaginava nella loro casa ideale circondati dai loro cani e da due bellissimi bambini, un maschio e una femmina, che sarebbero assomigliati a lei, con i suoi capelli castani e gli occhi verdi e un sorriso solare e gentile. Di lui… di lui non voleva che prendessero niente, se non la passione per la musica. Poi era successo quello che era successo, lui aveva fatto il cretino e puf! tutti i suoi sogni si dissolsero nel nulla, semplici fantasticherie scomparse in un istante.

Aveva ripreso in mano il libro solo quella mattina perché non c’era nessuno in casa e si sentiva al sicuro. Anche se, dopo più di mezz’ora che ce l’aveva in mano, Izzy ancora non riusciva ad aprire quella copertina. Il perché non lo sapeva, era come quando prendeva una chitarra particolarmente rara ed aveva un timore reverenziale nel maneggiarla, quasi potesse romperla. ‘Ma questo è solo un libro, cosa può farmi un libro?’ si disse tra sé.  

Velluto blu e argento. Ricordava quando Eleanor l'aveva fatto ricoprire, era una vecchia copia che le aveva regalato sua madre a cui era molto affezionata. A furia di leggerlo aveva spezzato la copertina, così quando aveva deciso di cambiarla l'aveva fatta fare su misura per lei. Un giorno si era presentata in salotto con aria dubbiosa e il libro appresso che poggiò sul tavolo. Gli aveva chiesto un parere sugli abbinamenti da scegliere, per lei anche certi dettagli contavano moltissimo. Lui le aveva risposto quasi scherzando:

"Blu, come il tuo colore preferito, di velluto, come la tua pelle, con le scritte del titolo e dell'autore ricamate d'argento perché per te é un libro prezioso."

Izzy aveva sparato alto, tanto sapeva che sarebbe costato una mezza fortuna farsi rilegare un libro in quel modo, e in quel momento non navigavano propriamente nell'oro.
E invece lei se l'era fatto rilegare proprio così. Aveva speso parecchi soldi,  e lui all'epoca non aveva capito veramente il perché, pensava fosse stato più un capriccio che altro, però non le aveva detto niente al riguardo, solo un "Sì" alla domanda "Ti piace?"
Adesso però comprendeva il motivo per cui Eleanor aveva speso così tanto per abbellire quel libro, anche lui avrebbe speso cifre folli per rendere più belle le sue chitarre.  Ma, come sempre, a certe conclusioni così banali arrivava troppo tardi.
Ora però si chiedeva perché quel libro l'avesse lui. Sapeva che quando avevano rotto lei aveva venduto tutto per partire, ma non capiva il motivo che l'avesse spinta a disfarsi anche di qualcosa che per lei aveva così tanto valore. 'Ah Ellie, per quanto ti possa conoscere bene, resterai sempre un enigma per me.'.A domande come quella, però, sapeva che non avrebbe mai dato una risposta. Accarezzò il velluto, come se stesse accarezzando Eleanor. Finalmente l’aprì, non dall’inizio, ma su una pagina qualsiasi, e lesse una frase a caso:

“L'amavo molto, più di quello che avessi il coraggio di dire, più di quello che le parole potessero esprimere.”*

Sì, era vero. Quasi come se la sua coscienza avesse parlato dopo tanto tempo. Sì, non aveva mai avuto il coraggio di dirle quanto fosse davvero importante per lui, sperava che i piccoli gesti d’affetto che le riservava potessero bastare, ma presto si rese conto che così non era. Ma non fece nulla per cambiare. Le aveva scritto una canzone, una canzone d’amore, tutta per lei, perché in musica Izzy riusciva a far parlare la parte di sé che normalmente taceva, era una canzone dolce, ma era arrivata troppo tardi, quando oramai non poteva più riparare nulla.

Provò a cambiare pagina.

“Qualche volta ho nei suoi confronti una sensazione curiosa, specialmente quando mi è vicina, come ora. Mi sembra di avere una corda nella parte sinistra nel mio petto strettamente legata a una corda analoga nella parte corrispondente della sua personcina. E se mare e terra si frapporranno tra noi, temo che quella congiunzione andrà spezzata, e ho la convinzione che comincerò a sanguinare dentro.. quanto a lei.. mi dimenticherà!”*

In quel momento Izzy sentì un grande vuoto dentro di sé. Il suo cuore sanguinava ancora, nonostante i suoi tentativi di nascondere la cosa. Si era illuso di essere guarito fino a quando non aveva rivisto Eleanor alla festa. Lì si era reso conto di non avere mai smesso di soffrire, di non essere lui quello forte tra loro due. Uno sguardo, era bastato uno sguardo a fargli capire che l’amava ancora, in un modo viscerale. Era stato un sollievo vedere che in qualche modo lei l’aveva riconosciuto, non l’aveva dimenticato come lui temeva, ma allo stesso tempo aveva capito che non poteva pretendere nulla da lei. Era Eleanor che lo aveva lasciato ed ora che si era rifatta una vita, lui non avrebbe interferito, l’aveva già fatta soffrire troppo, non voleva più farle del male.

Chiuse il libro per riaprirlo sulla prima pagina. Sotto il titolo stampato, c’erano dei versi scritti a mano, era la calligrafia di Eleanor, arrotondata e ordinata.


“I love it when you read to me
And you
You can read me anything.
The book of love has music in it
In fact that's where music comes from.
Some of it is just transcendental
Some of it is just really dumb
But I
I love it when you sing to me
And you
You can sing me anything.”**

“Amo quando canti per me e mi puoi cantare qualsiasi cosa.” Ellie glielo ripeteva spesso, e lui le cantava con piacere soprattutto le canzoni dei Rolling Stones. In realtà cantava davvero qualsiasi cosa per la sua bambina, anche se la sua preferita era Lady Jane.
Considerava Eleanor la sua Lady Jane, le aveva giurato fedeltà e lealtà, la voleva sposare. ‘In un certo senso l’ho fatto’ sorrise all’orizzonte Izzy, a pensare al modo bizzarro in cui l’aveva sposata. Ma era un sorriso agrodolce il suo. Il sorriso di un ragazzo consapevole che certi momenti non sarebbero più tornati e che avrebbe dovuto vivere di ricordi. Un sorriso pieno di lacrime.

Sentì l’impulso di rivederla. Doveva rivederla, voleva rivederla, almeno una volta, sentire la sua voce, vedere i suoi occhi, il suo sorriso, sentire il suo profumo.
Eleanor era vicina ora, eppure allo stesso tempo così lontana. Ma lui non poteva non tentare, non poteva lasciare che nemmeno uno spiraglio di possibilità venisse sprecato, sempre che ce ne fosse fosse ancora una. Aveva la sensazione di essersela giocata tempo fa. Si slacciò la catenina che portava al collo e guardò l’anello che vi era infilato dentro. Era una piccola fede d’argento. Una sottile incisione all’interno diceva “Eleanor”.


“The book of love is long and boring
And written very long ago
It's full of flowers and heart-shaped boxes
And things we're all too young to know
But I
I love it when you give me things
And you
You ought to give me wedding rings”**

Forse aveva perso tutto, ma la speranza … no quella no, anzi ora era più viva che mai. Era la speranza di un ragazzo che non aveva più niente da perdere, tutto ciò che gli era rimasto di importante stava andando a rotoli, la band non era più la stessa, c’erano problemi con quei ragazzi. Erano i suoi fratelli certo, ma se andava avanti così, non sapeva quanto ancora sarebbe durata con loro. No, era deciso. Doveva provare con Eleanor, un ultimo disperato tentativo. E se fosse andata male, almeno non avrebbe avuto un altro rimorso sulla coscienza. Ne aveva già tanti, non ne voleva più aggiungere altri.


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*Citazioni da Jane Eyre di Charlotte Bronte.

** la canzone menzionata è The book of Love di Peter Gabriel. 
   
 
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