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Autore: Luna_R    25/06/2006    2 recensioni
Sono le sette e trenta di mattina, il suono di una sveglia, irrompe nel silenzio di un appartamento assopito.
Una ragazza si sveglia, poggia rumorosamente la sua mano sulla sveglia, e maledicendo il giorno già alle porte, si dirige in bagno.
E intanto non sa, che non sarà, un giorno come tutti gli altri..
*********
-“E tu, chi sei?!”-
-“Nel mio paese, colui che salva una vita ad un uomo, fa sua quella vita. Ecco, ora la mia vita ti appartiene.”-
Non so chi fosse, non so perché evadeva sempre dalle mie domande, ma provai un tale senso di protezione nei suoi confronti, che non potei far altro che portarlo via con me.
“Ricordati di me”, solo una storia d’amore, dimenticata o nascosta, nei meandri della mente invecchiata o distratta.
Ma pur sempre una storia d’amore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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«-(¯`v´¯)--« RICORDATI DI ME «-(¯`v´¯)--«

«-(¯`v´¯)--« RICORDATI DI ME «-(¯`v´¯)--«

 

 

 

Me troppo felice, davvero! ^_^

Sono contenta che mano a mano si aggiungano nuovi lettori a questa mia ficcy.

All’inizio, quando pubblicavo i primi capitoli ero piuttosto perplessa sul risultato della storia in per se; credevo fosse un tema troppo ambiguo, per essere apprezzato nella categoria romantico, e troppo sdolcinato per rappresentare un’altra qualsiasi categoria.

Invece, con mio sommo piacere, riscontro parecchi pareri positivi; grazie, grazie di cuore a tutti!

A te Michelle, che sei da sempre la mia portavoce personale ^_- non posso che dirti che non ti devi preoccupare se non hai tempo da perdere con le recensioni! Sono contenta già  che ti ci dedichi ^_-

E a te Zia Esmy, per le parole usate nel descrivere la storia. Grazie di cuore!

kiss

 

 

 

aawaa QUANDO L’AMORE RIPAGA aawaa

 

Chap n.7

 

 

Sono fuori in strada, cammino a rilento, affaticata e stremata; fuori  c’è un inaspettata calura, nonostante sia ancora troppo presto per parlare di primavera.

E mi lascio portare dalle strade ormai familiari, centimetro per centimetro di una vita passata a percorrerle, con tutti gli stati d’animo addosso.

Oggi sto male, sono triste, delusa.

Eppure il mio cuore è così imbottito da non sentire più alcun dolore.

Sono ancora viva?!

Io, proprio io, che ho fatto di una commedia la mia intera vita?!

Io proprio io, che se sommassi le lacrime che ho versato, potrei contenere l’intero oceano?!

E allora mi do un pizzico; la mia pelle diafana s’arrossa in un secondo, formando delle macchioline rosacee per tutta la superficie.

Sì, sono viva.

Anche perché, prima di morire devo assolutamente consegnare un qualcosa di molto speciale, al mio caro amico speciale.

E ce l’ho qui, proprio fra le mani! Che tengono strette, un pezzo di carta scarabocchiato da alcuni appunti, note, e riferimenti; prima d’uscire di casa, mi sono collegata su internet per delle ricerche importanti.

Ho cercato di trovare Betty.

E’ stato difficile, le indicazioni e i ricordi di Victor sono piuttosto sbiaditi e lontani, ma alla fine ce l’ho fatta.

Questa è la chiave della memoria. E’ la chiave dei ricordi.

Ora sono più felice.

Il pensiero del suo sorriso e della faccia da ebete che metterà in volto quando gli racconterò tutto, mi rende gioiosa.

 

-“Oh, mi scusi!”-. Qualcosa, o meglio dire qualcuno, mi urta mentre cerco d’attraversare un ingombrante marciapiede affollato. Mi giro per guardarlo meglio, sorrido.

-“Victor!”-.

-“Oh, Sibilla!”-. Rallenta la sua corsa, mettendosi al paro con il mio passo.

-“Stavo venendo giusto da te.”-.

-“Ed io stavo giusto tornando al parco per farmi trovare, da te! Scusami, ma non ho saputo resistere a quei fantastici biscotti dell’altro giorno!”-. E’ buffo, è divertente.

Tutto sporco di cacao e il viso contento come quello di un bambino con un lecca-lecca in mano.

-“Figurati, anzi già che ci sei…”-. Allungo invadente una mano nel suo sacchetto –“non ho nemmeno fatto colazione!”-. E addento così una delle meraviglie al cioccolato che Victor stringe fra le mani.

-“Senti, ho preso un po’ di giorni liberi, ho deciso che voglio darti una mano.”-.

-“Dici sul serio?!”-. D’improvviso i biscotti e il sacchetto none esistono più, mi guarda estasiato, felice.

Annuisco porgendogli fra le mani un foglietto ripiegato in quattro, che avevo tanta premura di consegnargli.

 

-“Ci sono un po’ d’informazioni sulla tua Betty.”-. Gli indico d’aprire il foglietto, ma lui rimane impalato a fissarlo. Stenta a credere che finalmente avrebbe saputo qualcosa, qualsiasi cosa sulla sua amata.

-“Ti prego, dimmi tu a voce. Non ho il coraggio d’aprirlo.”-. Me lo riconsegna, sembra teso e nervoso.

-“Va bene, ma troviamo un posto dove sederci.”-.

 

Ci accomodiamo sotto agli alberi, mi sfilo la giacca e l’appoggio sul prato curato di una piazzola a poca distanza da noi.

Fa caldo, immensamente caldo.

Mi guarda impaziente, puntando i suoi piccoli occhi neri incerti.

 

-“Sai, da quello che sono riuscita a scoprire, sembra viva in Austria. E’ lì che è stata adottata dalla famiglia che la vennero a prendere quando era ragazza e sempre lì ha deciso di continuare a vivere poi. La sua famiglia è una famiglia di medici sai?! Probabilmente avrà coronato il suo sogno.”-. Gli sorrido, vedo aprirne uno grande e disteso sulle sue labbra. –“ha una famiglia molto numerosa e influente nel suo paese, della ricca borghesia se non ho capito male.”-.

-“Sicuramente sarà un’elegante donna borghese. Dovevi vederla quanto era fine già da ragazzina.”-.

-“Non vedo l’ora di conoscerla.”-.

-“Co- conoscerla?!”-. Mi fissa serio, incerto se ha capito o meno cosa intendo dire.

-“Sì, conoscerla. Di persona! Ho fatto già i biglietti, sono lì, proprio nelle tue mani.”-.

Apre il foglio, dentro ci sono ripiegati due biglietti andata/ritorno per L’Austria.

Li stringe fra le mani, comincia a fissare il vuoto, mugolando qualcosa di incomprensibile.

Non sembra sia un lamento. Ma forse lo è.

Credo sia maledettamente insopportabile al cuore la sensazione di poter rifar tua una persona che credevi ormai persa. Dolce sensazione ma straziante.

Straziante come il ricordo che ti ha tenuto in vita fino ad allora.

Ed infatti non mi sbagliavo.

Victor si scioglie in un pianto silenzioso, che cresce e irrompe nel pieno canto di una coppia di fringuelli, che dal ramo d’un albero sopra le nostre teste, cantano la loro gioia e attesa per una primavera imminente.

E presto Victor avrà la sua, di primavera.

Sono felice. Ho fatto felice un uomo, che adesso mi abbraccia, si rifugia fra le mie braccia. Braccia che più volte hanno cercato riparo nelle sue, e che beate adesso ricambiano la cortesia.

 

-“Ma io non posso chiederti di fare anche questo per me.”-. Mi dice, alzando il volto dalla mia spalla.

-“E perché mai?! Per me è un piacere, la tua vita mi appartiene, ricordi?!-.”-. Rido, imitando la sua voce.

-“Ma tu hai tuoi problemi, che ti tengono legata qui.”-.

-“Non c’è più alcun problema che mi tiene legata qui. Non ho più niente Victor, solo tu puoi darmi veramente qualcosa.”-.

-“Simone è andato via?!”-.

 

Mi spara a bruciapelo, colpisce là dritto nel cuore.

Non so che rispondere, rimango basita, pietrificata.

Sento il corpo irrigidirsi, le mie labbra contrarsi in un ghigno.

Allora mi allunga una mano, sulla mia, prendendola a sé e stringendola forte.

La bacia e l’accarezza. Asciuga ancora qualche lacrima dalla sua guancia, per poi rompere il silenzio fatto solo di sguardi; il mio incuriosito e intenerito, il suo colpevole e dispiaciuto.

Sento i brividi corrermi lungo la schiena, come quando succede qualcosa di irreale e il solo fermarti a pensare, o riflettere, ti fa venire la pelle d’oca.

Victor è per me qualcosa di inspiegabile.

Come le lacrime che adesso solcano le guance, le mie guance rosa, al naturale.

Odio dover ammettere che ancora una volta sto piangendo per lui, sto piangendo per i guai della mia vita, senza fare nulla per impedire che avvengano.

Mi sento un mostro. O qualcuno forse direbbe, che sono solo umana.

 

-“Tornerà, stai tranquilla lui tornerà.”-.

-“Tu dici?!”-. Non ho molte forze per controbattere, mi dimetto soltanto al volere del cielo e alle sue parole che suonano così perfette e imperiose.

-“Nei suoi occhi ho visto il fuoco, e ardeva per te. Una persona che non ti ama, non brucia così.”-.

-“E tutto questo ardore lo ha fatto scappare via da me?!”-.

-“E’ imperfetto l’amore, quasi quanto colui che lo comanda; lui è scappato solo perché l’amore  che prova adesso non riesce a comandarlo e a farlo riflettere; un po’ come stai facendo tu con lui.”-.

 

Sembra un po’ la favoletta che ci raccontiamo noi donne quando un uomo ci lascia sole; ma sì infondo è innamorato, se ha avuto ancora una reazione nei nostri confronti, è perché ci ama.

L’ho sempre trovata un po’ ridicola. Ma in bocca a lui sta bene.

Andiamo! Un uomo scappa e basta, e reagisce solo quando viene toccato nel profondo;

 OH CIELO!!

Questo vuol dire che ho toccato Simone nel profondo?!

 

-“Sono stanca di farmi comandare dall’amore, Victor. Anche perché, lui non ti ripaga mai!”-.

Lo sento ridere di gusto, una risatina fresca, zampillante. E mette il buonumore.

-“Capirai cara Sibilla, un giorno tu capirai che non è proprio così.”-. Mi tende una mano, per farmi sollevare da terra. –“andiamo?! C’è un viaggio che ci aspetta.”-.

 

E mi sorrise, ed allora io non seppi far altro che seguirlo.

L’amore gli aveva fatto ritrovare Betty ed io allora capii che non era proprio vero, che l’amore non ripagava i suoi torti.

Quella risata, i suoi gesti, le sue parole. Piano- piano cominciai ad avere più chiare le cose dentro me;  la sua venuta, la sua storia, lui non era capitato nella mia vita per caso, lui era finito nella mia vita, nella mia storia, per farmi capire quel qualcosa sepolto nella memoria del cuore, invecchiato oppure distratto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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