«-(¯`v´¯)--« RICORDATI DI ME «-(¯`v´¯)--«
Me
troppo felice, davvero! ^_^
Sono
contenta che mano a mano si aggiungano nuovi lettori a questa mia ficcy.
All’inizio,
quando pubblicavo i primi capitoli ero piuttosto perplessa sul risultato della
storia in per se; credevo fosse un tema troppo
ambiguo, per essere apprezzato nella categoria romantico, e troppo sdolcinato
per rappresentare un’altra qualsiasi categoria.
Invece,
con mio sommo piacere, riscontro parecchi pareri positivi; grazie, grazie di
cuore a tutti!
A
te Michelle,
che sei da sempre la mia portavoce personale ^_- non posso che dirti che non ti
devi preoccupare se non hai tempo da perdere con le recensioni! Sono contenta
già che
ti ci dedichi ^_-
E
a te Zia Esmy,
per le parole usate nel descrivere la storia. Grazie di cuore!
kiss
aawaa
QUANDO
L’AMORE RIPAGA aawaa
Chap n.7
Sono
fuori in strada, cammino a rilento, affaticata e stremata; fuori c’è
un inaspettata calura, nonostante sia ancora troppo presto per parlare di
primavera.
E
mi lascio portare dalle strade ormai familiari, centimetro per centimetro di
una vita passata a percorrerle, con tutti gli stati d’animo addosso.
Oggi
sto male, sono triste, delusa.
Eppure
il mio cuore è così imbottito da non sentire più alcun
dolore.
Sono
ancora viva?!
Io,
proprio io, che ho fatto di una commedia la mia intera vita?!
Io
proprio io, che se sommassi le lacrime che ho versato, potrei contenere
l’intero oceano?!
E
allora mi do un pizzico; la mia pelle diafana s’arrossa in un secondo,
formando delle macchioline rosacee per tutta la superficie.
Sì,
sono viva.
Anche
perché, prima di morire devo assolutamente consegnare un qualcosa di
molto speciale, al mio caro amico speciale.
E
ce l’ho qui, proprio fra le mani! Che tengono
strette, un pezzo di carta scarabocchiato da alcuni appunti, note,
e riferimenti; prima d’uscire di casa, mi sono collegata su
internet per delle ricerche importanti.
Ho
cercato di trovare Betty.
E’
stato difficile, le indicazioni e i ricordi di Victor sono piuttosto sbiaditi e
lontani, ma alla fine ce l’ho fatta.
Questa
è la chiave della memoria. E’ la chiave dei ricordi.
Ora
sono più felice.
Il
pensiero del suo sorriso e della faccia da ebete che metterà in volto quando gli racconterò tutto, mi rende gioiosa.
-“Oh,
mi scusi!”-. Qualcosa, o meglio dire qualcuno, mi urta
mentre cerco d’attraversare un ingombrante marciapiede affollato.
Mi giro per guardarlo meglio, sorrido.
-“Victor!”-.
-“Oh,
Sibilla!”-. Rallenta la sua corsa, mettendosi al paro con il mio passo.
-“Stavo
venendo giusto da te.”-.
-“Ed
io stavo giusto tornando al parco per farmi trovare, da te! Scusami, ma non ho
saputo resistere a quei fantastici biscotti dell’altro giorno!”-.
E’ buffo, è divertente.
Tutto
sporco di cacao e il viso contento come quello di un bambino con un lecca-lecca
in mano.
-“Figurati,
anzi già che ci sei…”-. Allungo invadente una mano nel suo
sacchetto –“non ho nemmeno fatto colazione!”-. E addento
così una delle meraviglie al cioccolato che Victor stringe fra le mani.
-“Senti,
ho preso un po’ di giorni liberi, ho deciso che voglio darti una
mano.”-.
-“Dici
sul serio?!”-. D’improvviso i biscotti e
il sacchetto none esistono più, mi guarda estasiato, felice.
Annuisco
porgendogli fra le mani un foglietto ripiegato in quattro, che avevo tanta
premura di consegnargli.
-“Ci
sono un po’ d’informazioni sulla tua Betty.”-.
Gli indico d’aprire il foglietto, ma lui rimane
impalato a fissarlo. Stenta a credere che finalmente avrebbe
saputo qualcosa, qualsiasi cosa sulla sua amata.
-“Ti
prego, dimmi tu a voce. Non ho il coraggio d’aprirlo.”-. Me lo riconsegna, sembra teso e nervoso.
-“Va
bene, ma troviamo un posto dove sederci.”-.
Ci
accomodiamo sotto agli alberi, mi sfilo la giacca e l’appoggio sul prato
curato di una piazzola a poca distanza da noi.
Fa
caldo, immensamente caldo.
Mi
guarda impaziente, puntando i suoi piccoli occhi neri incerti.
-“Sai,
da quello che sono riuscita a scoprire, sembra viva in Austria. E’
lì che è stata adottata dalla famiglia che la vennero a prendere quando era ragazza e sempre lì ha deciso di
continuare a vivere poi. La sua famiglia è una famiglia di medici sai?! Probabilmente avrà coronato il suo sogno.”-. Gli sorrido, vedo aprirne uno grande e disteso sulle sue
labbra. –“ha una famiglia molto numerosa e influente nel suo paese,
della ricca borghesia se non ho capito male.”-.
-“Sicuramente
sarà un’elegante donna borghese. Dovevi vederla quanto era fine
già da ragazzina.”-.
-“Non
vedo l’ora di conoscerla.”-.
-“Co- conoscerla?!”-. Mi fissa
serio, incerto se ha capito o meno cosa intendo dire.
-“Sì,
conoscerla. Di persona! Ho fatto già i biglietti, sono lì,
proprio nelle tue mani.”-.
Apre
il foglio, dentro ci sono ripiegati due biglietti andata/ritorno
per L’Austria.
Li
stringe fra le mani, comincia a fissare il vuoto, mugolando qualcosa di
incomprensibile.
Non
sembra sia un lamento. Ma forse lo è.
Credo
sia maledettamente insopportabile al cuore la sensazione di poter rifar tua una
persona che credevi ormai persa. Dolce sensazione ma
straziante.
Straziante
come il ricordo che ti ha tenuto in vita fino ad allora.
Ed infatti non mi sbagliavo.
Victor
si scioglie in un pianto silenzioso, che cresce e irrompe nel pieno canto di
una coppia di fringuelli, che dal ramo d’un albero sopra le nostre teste,
cantano la loro gioia e attesa per una primavera imminente.
E
presto Victor avrà la sua, di primavera.
Sono
felice. Ho fatto felice un uomo, che adesso mi abbraccia, si rifugia fra le mie
braccia. Braccia che più volte hanno cercato riparo nelle sue, e che
beate adesso ricambiano la cortesia.
-“Ma
io non posso chiederti di fare anche questo per me.”-.
Mi dice, alzando il volto dalla mia spalla.
-“E
perché mai?! Per me è un piacere, la tua
vita mi appartiene, ricordi?!-.”-. Rido, imitando la sua voce.
-“Ma
tu hai tuoi problemi, che ti tengono legata qui.”-.
-“Non
c’è più alcun problema che mi tiene legata qui. Non ho
più niente Victor, solo tu puoi darmi veramente qualcosa.”-.
-“Simone
è andato via?!”-.
Mi
spara a bruciapelo, colpisce là dritto nel cuore.
Non
so che rispondere, rimango basita, pietrificata.
Sento
il corpo irrigidirsi, le mie labbra contrarsi in un ghigno.
Allora
mi allunga una mano, sulla mia, prendendola a sé e stringendola forte.
La
bacia e l’accarezza. Asciuga ancora qualche lacrima dalla sua guancia,
per poi rompere il silenzio fatto solo di sguardi; il mio incuriosito e
intenerito, il suo colpevole e dispiaciuto.
Sento
i brividi corrermi lungo la schiena, come quando succede qualcosa di irreale e
il solo fermarti a pensare, o riflettere, ti fa venire la pelle d’oca.
Victor
è per me qualcosa di inspiegabile.
Come
le lacrime che adesso solcano le guance, le mie guance rosa, al naturale.
Odio
dover ammettere che ancora una volta sto piangendo per lui, sto piangendo per i
guai della mia vita, senza fare nulla per impedire che avvengano.
Mi
sento un mostro. O qualcuno forse direbbe, che sono solo umana.
-“Tornerà,
stai tranquilla lui tornerà.”-.
-“Tu
dici?!”-. Non ho molte forze per controbattere,
mi dimetto soltanto al volere del cielo e alle sue parole che suonano
così perfette e imperiose.
-“Nei
suoi occhi ho visto il fuoco, e ardeva per te. Una persona che non ti ama, non
brucia così.”-.
-“E
tutto questo ardore lo ha fatto scappare via da me?!”-.
-“E’
imperfetto l’amore, quasi quanto colui che lo comanda; lui è
scappato solo perché l’amore che prova adesso non riesce a
comandarlo e a farlo riflettere; un po’ come stai facendo tu con lui.”-.
Sembra
un po’ la favoletta che ci raccontiamo noi donne quando un uomo ci lascia sole; ma sì infondo
è innamorato, se ha avuto ancora una reazione nei nostri confronti,
è perché ci ama.
L’ho
sempre trovata un po’ ridicola. Ma in bocca a
lui sta bene.
Andiamo!
Un uomo scappa e basta, e reagisce solo quando viene
toccato nel profondo;
OH CIELO!!
Questo
vuol dire che ho toccato Simone nel profondo?!
-“Sono
stanca di farmi comandare dall’amore, Victor. Anche perché, lui
non ti ripaga mai!”-.
Lo
sento ridere di gusto, una risatina fresca, zampillante. E mette il buonumore.
-“Capirai
cara Sibilla, un giorno tu capirai che non è proprio così.”-. Mi tende una mano, per farmi sollevare da terra.
–“andiamo?! C’è un viaggio che ci aspetta.”-.
E mi sorrise, ed allora io non seppi far altro che
seguirlo.
L’amore gli aveva fatto ritrovare Betty ed io allora capii che non era proprio vero, che
l’amore non ripagava i suoi torti.
Quella risata, i suoi gesti, le sue parole. Piano-
piano cominciai ad avere più chiare le cose dentro me; la sua venuta, la sua storia, lui non
era capitato nella mia vita per caso, lui era finito nella mia vita, nella mia
storia, per farmi capire quel qualcosa sepolto nella memoria del cuore,
invecchiato oppure distratto.