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Autore: Heven Elphas    19/10/2011    1 recensioni
La morale è rimasta sempre quella, salda ed inalterata durante tutti questi anni: Tutti avrebbero voluto essere come Gabe Saporta.
-…è fantastico.- Mormorò quest’ultimo, con gli occhi che brillavano stregati. –Non penso ci sia nulla di così bello al mondo.-
Saporta lo osservò perso, esaminando come le luci del luna park gli illuminavano il volto.
-Ah no? Forse qualcosa di più bello c’è…-
Mormorò, bevendo ancora e sorridendo alla costa cosparsa di puntini luminosi che si riflettevano anche nelle onde.
-E cosa? La vodka? Il Cobra?-
La domanda di Bill era intrisa di un allegro cinismo che fece ridacchiare Saporta.
-…essere in un posto fantastico con una persona splendida.-
Avrebbe voluto che Bill capisse, ma quest’ultimo sembrò improvvisamente rattristirsi.
-Un giorno magari te la ritroverai a fianco.-
_____
2006
Gabe Saporta è arrivato a Los Angeles per dar forma al suo nuovo progetto musicale: i Cobra starship. Uscito da una storia d'amore di sei aanni con Bianca Duenas, si ritrova a cercare una via d'uscita... William Beckett è a Los Angeles da mesi con i The Academy Is e si è ritrovato a stare a casa di Travis McCoy con cui ha avviato una relazione. Ad entrambi viene proposto di lavorare al singolo "Bring It" di Gabe Saporta. William è attratto da Gabe da quando era ancora nei Midtown, mentre quest'ultimo pian piano sembra prendersi una cotta per il più giovane. Brendon Urie e Ryan Ross sono nel pieno del successo con i Panic! At The Disco. Il chitarrista, tuttavia, è innamorato perso del cantante che non pare accorgersene preso dall'innocente euforia dell'improvviso successo.
Pete e Patrick seguono le band come dei genitori e da bravi migliori amici, mentre la situazione tra di loro pare ancora sconosciuta.
2011
I legami sono tutti spezzati. Nessuno è più a contatto con chi amava un tempo... Manhattan diventa un punto di ritrovo per il quindicesimo anniversario della FBR. Ma nessuno vorrebbe essere lì. Tutte storie che girano attorno alla vita di Gabe ed un solo luogo in cui lui vorrebbe tornare: il molo di Santa Monica.
//Gabilliam (principalmente, ma non solo, si accennano anche Ryden, Treckett, Brallon,PetexPat)//
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Cobra Starship, Fall Out Boy, Panic at the Disco, The Academy Is
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I WON’T BELIEVE IN LOVE: IT’S JUST A LIE

I won’t believe in Love: It’s just a lie.

*Prostitution*is*revolution*

 

 

*I album: While the City Sleeps
we Rule the Beaches*

 

 

Tenth track * Who knew that love was a dangerous drug? *

 

 

*2oo6*August

 

Brendon Urie era –come detto in precedenza- il peggior esemplare con cui si potesse mai convivere.

A volte parlava troppo, si agitava, si metteva a saltellare, rideva nei momenti meno opportuni, non diceva mai nulla di serio ed addirittura aveva orari della giornata in cui doveva per forza mettersi a cantare cover assurde. Se vogliamo pure parlare del suo problema di iper-attività convulsa ed incurabile, allora non si puo’ far altro che giustificare il povero Ross.

In quel momento, lo sventurato chitarrista dei Panic si trovava seduto su un divanetto nel backstage di un concerto e stava cercando di non distruggere i cuscini per la rabbia. In verità aveva già fatto a pezzi una rivista che gli avevano dato pochi minuti prima, su cui i Panic! At The Disco erano ritratti in copertina. Le loro facce erano ormai dei coriandoli sparsi ai suoi piedi, quasi che si fosse organizzato un felice carnevale in piena estate. Il fatto era che non riusciva più a trattenere il nervosismo che lo stava pian piano facendo bruciare dall’interno e mandando in completa escandescenza. Pochi istanti e sarebbe esploso, gettando budella, pezzi di carne e di cervella per tutta la stanzetta… Pensò Ryan stringendo i denti, tanto che ormai la mascella gli doleva in modo assurdo. Lo avrebbero raccolto con il cucchiaino.

Certo, sarebbe stato meglio così piuttosto che sopportare ancora un secondo quella situazione. Ormai erano a Los Angeles da mesi e la cosa si faceva sempre più difficile. Considerando il fatto che il caro Urie aveva appena fatto la sua apparizione in camerino con indosso solamente -e Ryan ci teneva a specificare quel “solamente”- un dannato cappello. Era uscito dal bagno con quel cappello da gangsta in testa…

-Un cappello, per l’amore del cielo!-

Sussurrò, strappando un’altra pagina della rivista e lanciando altri pezzi di carta sul pavimento. Non riusciva ancora a credere che quell’idiota avesse davvero avuto il coraggio di girare completamente nudo se non per il cappello. Non era possibile essere così ottusi. E poi, cazzo, mettersi a urlare come un pazzo che “il cappello gli donava come a nessun altro ed era tanto fantastico da poter tornare in hotel con solo quello e una goccia di Chanel n.5 addosso”… No, non poteva essere vero.

-Esibizionista.-

Dicendolo si alzò di scatto per scaricare la rabbia ma, proprio mentre stava per dare un calcio al bidoncino, la porta si aprì ed entrò di nuovo il cantante. Per un attimo Ross credette che fosse ancora senza vestiti, ma per fortuna si era messo qualcosa indosso. Fortuna, poi… Riflettè guardando il cavallo dei jeans di Brendon. Andava benissimo anche nudo, se solo avesse potuto toccarlo o baciarlo o scoparselo.

-Stavi parlando con me?-

Domandò il moro sbattendo le ciglia manco fosse il gemello perduto di Bambi. Cadeva come al solito dalle nuvole, senza rendersi conto di quello che destava nella mente del suo amico.

-No.- Fece secco Ryan, infilandosi la giacca beige con rabbia e sentendo un inquietante “strap”. –Stavo parlando con gli alieni. Ho le visioni. Vedo fiori gialli che ballano il tango sul soffitto, scuotendo le corolle.-

-Ma che carini! Perché non li mettiamo in un video?-

Alla risposta del cantante, l’altro afferrò anche il suo zaino ed uscì da quell’infernale backstage. Voleva andare a dormire. Non chiedeva altro. Solo un letto in cui sdraiarsi e morire lentamente, cercando di non pensare al corpo nudo di Brendon.

Fuori, accanto all’auto che li avrebbe portati al loro albergo, c’erano Spencer e Brent che li attendevano. Entrambi sembravano esausti dopo quel live… Forse anche loro non sopportavano più Brendon. Era probabile che volessero lasciare la band e scappare in Messico a vendere tacos. O almeno a Ross pareva che i loro pensieri fossero questi…

-Ho un sonno tremendo.-

Disse il chitarrista passandosi una mano suglle palpebre, iniziando a massaggiarle lentamente. Spence lo guardò con un sopracciglio inarcato, prima di sospirare. Aveva capito il problema… Non che ci volesse un genio. Brendon stava ancora saltellando dicendo che il suo nuovo cappello era la cosa più bella del mondo, se non si contava il suo viso. Scherzava, ovviamente. O almeno il batterista ci sperava, dato che altrimenti sarebbe stato un caso preoccupante di narcisismo. Lo conosceva da anni e l’unica cosa di cui era certo che la causa di tutta quell’eccitazione e della mancanza di modestia, fossero dettate dalla sua ingenuità. Era sempre solito dire tutto quello che gli passava per la testa senza mai pensarci… Anche il fatto che in quell’istante si stesse vantando del cappello era dovuto al suo carattere irrecuperabilmente fanciullesco.

La faccia di Ross diceva che non riusciva più a resistere con Urie al suo fianco. Era più che comprensibile… Erano sempre stati uno l’opposto dell’altro. Se Brendon era solare ed agitato, Ryan era timido e calmo. Se uno scalpitava e straparlava, l’altro era indolente e conciso. Si erano trovati sempre bene insieme proprio per questo, Spencer lo sapeva. Li aveva osservati… Ed aveva capito un sacco di cose, anche se il chitarrista se ne stava chiuso nel suo guscio di silenzio.

Se Smith conosceva Brendon, Ryan per lui era come un libro aperto. Non aveva bisogno di sentirgli dire a parole quanto teneva al suo cantante, l’aveva visto negli anni. Ryan Ross non era certo quello che si diceva un “ragazzo premuroso ed amorevole”, almeno non finchè Brendon non era magicamente apparso nella sua vita. Da quel momento si era come aperta una breccia nel menefreghismo di Ryan ed ogni volta che i suoi occhi si posavano sul cantante si riempivano di sentimenti pronti ad allargare quella piccola crepa e distruggere ogni muro.

Nonostante pensasse tutto questo, Spence non aveva mai detto nulla a Ryan. E sarebbe rimasto zitto ad aspettare sviluppi che –ne era certo- sarebbero arrivati presto. Anche quando si salutarono nel corridoio per andare in stanza, era ben evidente che il chitarrista non vedeva l’ora di rimanere da solo con Bden. Quindi, semplicemente, Brent e lui si chiusero in stanza a guardare un film western mandato in tv sperando di aver buone notizie al mattino.

Ryan, dal canto suo, era ancora abbastanza disperato e debilitato dalla visione di Brendon nudo. Quando arrivò in camera non si prese nemmeno la briga di togliersi le scarpe e si lanciò prono sul letto. Sperava che un meteorite cadesse sopra la sua testa e lo spedisse diretto all’Aldilà, dove avrebbe bevuto il thè con Lennon su una morbida nuvola e parlato di musica. Sospirò ed abbracciò il cuscino, voltandosi appena verso destra e scattando impaurito quando si ritrovò il viso di Urie a distanza troppo ravvicinata.

-Che diavolo fai?!-

-Ryro, mi sembra che tu stia male!!- Squittì allarmato il moro, sgranando gli occhi. –Ti comporti in modo strano! Prima sul palco quando mi sono avvicinato per abbracciarti sembrava che stessi per svenire! Poi vedi fiori che non esistono… Magari sei un po’ esausto per i live!-

La preoccupazione era ben visibile sul suo volto, le iridi nere e profonde guizzavano frenetiche per cercare una risposta. Ryan si perse a fissare quel ragazzo fin troppo perfetto e non riuscì a dire nulla, così da esser scambiato per il solito indifferente senza speranza. La verità era che aveva troppe cose da dire… Ma Brend questo non lo sapeva, quindi prese quel silenzio per un ammonimento e si allontanò.

Era così abituato ai cambiamenti di umore del leader che ormai ci rinunciava direttamente. Sapeva bene che, per quanto potesse impegnarsi, non avrebbe risolto nulla. A volte pensava di essere la causa del suo nervosismo cronico… Forse era troppo attivo e logorroico e dava fastidio. D’altronde Ryan gli aveva chiesto di cantare per la sua band, non certo di diventare migliori amici. Certo, stavano bene insieme e lui considerava il castano molto più di un membro della band. Lo adorava alla follia e gli voleva un bene dell’anima. Qualche volta aveva una voglia atroce di abbracciarlo forte per snodare tutti quei pensieri nefasti che gli occupavano il cervello. Pensava seriamente che Ryro avesse bisogno di affetto più di quel che dava a mostrare, solo che continuava a respingere ogni approccio in malomodo.

Cosa poteva fare? Rimuginò il cantante, slacciandosi le Converse e sospirando. Non aveva alcuna speranza di poter abbracciare Ryan e baciarlo e… Cazzo!!! Stava fantasticando un’altra volta di potersi mettere con lui!!! Come se fosse possibile, poi! Sapeva che l’amico si era fatto qualsiasi cosa bionda che gli capitasse a tiro e che, di conseguenza, non poteva ricambiare i suoi sentimenti.

-Non sto male.-

All’improvviso la voce di Ross riempì il silenzio ed il cantante alzò lo sguardo per guardarlo. Si era alzato e si stava togliendo l’elegante giacca color sabbia, per gettarla sulla poltrona. La maglia bianca che indossava si adagiava delicatamente agli spigoli del suo corpo magro ed il moro non poteva far altro che fissarlo rapito.

-Allora cos’hai?- Domandò provando a distrarsi, ma era sicuro di avere uno sguardo da maniaco sessuale. Se lo sentiva. –Non fai altro che scazzarti! Se non stai male allora ce l’hai con me? C’è qualcosa che non va in me, Ryan?!-

Si portò le mani al petto, sicuro che presto sarebbero arrivati gli insulti. Non era una domanda da porre, quella. Dalo sguardo del chitarrista si leggevano infatti stupore e sbigottimento.

-Non ce l’ho con nessuno… Tantomeno con te.- Disse secco, scuotendo la testa e borbottando un’aggiunta. -…ce l’ho con il tuo cappello.-

-Con il mio cappello? Se non ti piace potevi dirmelo anche subito e non l’avrei messo!!-

Dicendolo il cantante si tolse il copricapo e lo gettò a terra, poi si morse le labbra rattristendosi. Non voleva di certo far arrabbiare Ryro indossando cose che non gli andavano a genio. Avrebbe messo indosso anche un sacco di juta se solo gli avesse detto che con quello stava bene.

-Quel cappello è bello, Brend. Seriamente… Ma non puoi entrare in camerino con solo quello addosso!!! Ti pare?!- Sbottò improvvisamente il castano, allargando le braccia in preda all’isteria. –Non so se ti rendi minimamente conto di cosa siano il senso del pudore e della decenza! Non è normale girare nudo ovunque! La gente potrebbe interpretare male il tuo comportamento!-

Lui stesso aveva aveva rischiato di interpretarlo male. D’altronde cosa poteva pensare di una persona che gli si presentava davanti senza niente addosso?! A Ryan era parso quasi come un corteggiamento troppo schietto! Se solo non avesse conosciuto Urie, avrebbe pensato che fosse comparso nudo nel camerino solo per farsi stuprare sul momento.

-Non lo farò più! Mi dispiace, non pensavo che ti infastidisse… Di solito tra uomini non è un problema stare svestiti. Però se-

-Io non ho problemi con gli uomini nudi!!! Ho problemi con te nudo. Solo con te!-

Il castano non riusciva più a controllarsi, ma d’altronde quando ti ritrovi davanti l’oggetto dei tuoi desideri come mamma l’ha fatto, non puoi più restare sereno. Non ce la faceva più… Aveva bisogno di un psicologo, ma la DecayDance non era disposta a pagarglielo nonostante il suo fosse un disagio causato dal lavoro. Non poteva scrivere canzoni in santa pace se il proprio cantante era altamente attraente ma non si lasciava portare a letto.

-Sono deforme?!- Chiese Brendon alzandosi la maglietta per guardarsi la pancia in cerca di un’anomalia fisica. –Ho qualche cosa che non va?!-

A Ryan sarebbe caduta a terra la mascella se solo fosse stato in un cartone animato. Quel ragazzo era troppo stupido ed ottuso per essere vero! Si portò le mani fra i capelli e li spettinò, perdendo del tutto l’aria tranquilla ed affascinante da gentleman che aveva di solito. Il Ryan George Ross III che tutti conoscevano ormai era stato sepolto vivo da un Ryro completamente  stravolto dall’isteria

-Non sei deforme, Cristo santo!!! Sei perfetto! Sei bellissimo! Non c’è niente che non vada in te e tutta questa perfezione mi manda in tilt ormonale tanto che non capisco più nulla quando ti guardo se non che ti voglio saltare addosso!-

-E allora perché non lo fai?- Chiese Brendon, anche lui preso dalla foga del compagno di stanza. –Saltami addosso, adesso!-

Da uno come Urie ci si  poteva aspettare una risposta così immediata ed irrazionale. Lui non aveva problema con quello che aveva appena sentito e, da parte sua, aspettava da tempo il momento in cui il chitarrista si sarebbe dichiarato. Quindi si fece trasportare dalla completa follia istantanea, senza pensare troppo a tutto quello che sarebbe potuto succedere. Non era il tipo da fermarsi a discutere: adesso che sapeva che Ross voleva farlo suo, era ben disposto ad accettarlo.

Da Ryan, tuttavia, ci si aspettava qualcosa di più razionale. Purtroppo era da così tanto che attendeva di essere ricambiato, che si gettò letteralmente addosso al cantante. Gli afferrò i capelli e gli strattonò appena il capo per poi impossessarsi di quelle labbra carnose. Aveva sognato quella scena per mesi e mesi… Ed ora si stava avverando. Brendon rispondeva al bacio, infilandoci prepotentemente la lingua ed attaccandosi alle sue spalle con presa ferrea. Entrambi stavano asspettando di scambiarsi questo bacio decisamente da troppo tempo.

Il castano spinse Brendon sul materasso per sovrastarlo, fermandosi un attimo ad osservare quel volto particolare. Passò la mano fra i suoi capelli neri e folti, prima di abbassarsi ancora a divorargli le labbra. Era una cosa che si sarebbe protratta a lungo… C’erano troppi baci di arretrato per potersi fermare anche solo un istante. E la notte era ancora lunga…

 

*  *  *

 

Lo studio di registrazione quel giorno era completamente vuoto, dato che quasi tutti avevano deciso di andare in tour o prendersi una vacanza. Una sola stanza era occupata da ore da una sola persona che si dilettava a scribacchiare testi e trafficare con i synth e la chitarra. L’unica cosa che lo teneva lì era la speranza di riuscire a registrare quella canzone che aveva in mente da ormai una settimana. Erano ormai tre giorni che stava tentando di scrivere. Più ci provava, meno riusciva ad avvicinarsi al suo scopo. Da solo non poteva fare tutto quello che aveva in mente… Dannazione, era Gabe Saporta, non certo Dio!

Rinunciò all’impresa quando si accorse che non riusciva ad esprimere quello che provava. Quello che aveva in mente era qualcosa di dolce e quasi etereo. Qualcosa come William. Più suonava quel giro di accordi, più si rendeva conto che erano lontani anni luce dal ragazzo. Ci voleva qualcosa di diverso…

-Bisognerebbe essere almeno un po’ romantici, Gabe.-

Si disse, grattandosi la testa ormai rassegnato. Se avesse avuto almeno un minimo di romanticismo, forse sarebbe riuscito a buttare lì qualcosa. Ma no, lui non era tipo da canzoni d’amore. Non avrebbe mai scritto la nuova “Don’t Wanna Miss a Thing” così su due piedi. La cosa lo demoralizzò tanto che decise di tirare fuori la bottiglia di vodka e prendersi almeno mezz’ora di relax e riflessione.

Chiuse gli occhi e si lasciò andare sul divanetto rosso, guardando la spugna che isolava le pareti. Ci voleva Bill. Concluse prendendo un sorso dalla bottiglia. Se fosse stato lì con lui di certo gli sarebbe venuta un’idea geniale. Lo avrebbe baciato, l’avrebbe spinto sul divanetto e spogliato… Avrebbe fatto scivolare le dita lungo il suo ventre e…

-G.A.B.E. stai decisamente degenerando…-

Si ammonì e riprese a bere, cercando di non pensare ad una scopata con Beckett. Cosa difficile… Non lo vedeva da giovedì pomeriggio, quando era uscito da casa sua dopo una merenda/colazione consumata a letto. Non che fosse scomparso nel nulla… Era semplicemente andato a casa con tutta la band, perché avrebbero improvvisato un live nei pressi di Chicago. Avrebbero fatto ritorno solo la mattina dopo, per rinchiudersi in studio fino all’inizio del tour di Ottobre. A quanto pare anche i The Academy Is dovevano mettersi sotto con il nuovo album, prima di attirare le ire funeste di Wentz.

Cosa che Saporta stava rischiando, dato che la sua carriera musicale era minacciata dal suo blocco momentaneo. Si sdraiò per lungo sul divano e chiuse gli occhi, provando a concentrarsi. Cos’era William? Una melodia di campanellini suonata da angioletti felici? Una schitarrata potente di un metallaro arrabbiato? Una ballata d’amore con violini e pianoforte? No. Era… Qualcosa di dannatamente sexy. Ma no! Quello che aveva in mente era molto più tenero.

Si lasciò sfuggire un verso prolungato e roco, simile al lamento di un uomo lasciato a morire dissanguato in una cantina. Poi, a tentoni, cercò di prendere la chitarra e trovò il manico, trascinandosela addosso. Fece qualche giro di accordi a caso, giusto per non darsi al totale cazzeggio.

-…how could they know? Why would you care? I’m losing control. Are you getting scared?-

La sua voce riempì la saletta vuota, rendendolo abbastanza soddisfatto da provare a continuare su quella melodia. Il Cobra volle però che qualcuno lo interrompesse, perché la porta si spalancò violentemente e qualcuno urlò il suo nome. Spaventato, Gabe si alzò di scatto picchiando il mento nel manico della chitarra e versando vodka sul divanetto.

-Madre de Dios… Soy un idiota.- Bofonchiò guardando la macchia sui cuscini. –Che danno.-

-No hay que preoucuparse…-

Si voltò di scatto verso la porta quando sentì qualcuno rispondergli in spagnolo e vide due tizi sconosciuti che lo guardavano e facevano “ciao-ciao” con la mano. Entrambi erano davvero alti, soprattutto il castano che lo fissava con dei grandi ed inquietantissimi occhi. Gabe cercò di alzarsi in piedi e li guardò di traverso, non capendo da dove saltassero fuori questi.

-…cercate qualcuno?-

Domandò giusto per sapere, mentre era già pronto ad usare la chitarra acustica come arma di difesa. Non era un gran combattente, però all’occorrenza poteva diventarlo. Il Cobra lo avrebbe assistito nel combattimento, ne era sicuro. Il moro sorrise e si sistemò gli occhiali, mentre l’altro si fece avanti.

-Gabriel Eduardo Saporta! …stiamo cercando lui. E dovresti essere tu… O perlomeno quello nei video dei Midtown ti assomiglia in maniera esagerata.-

Il cantante alzò un sopracciglio vagamente spaesato, prima di avvicinarsi un po’ diffidente. Guardò entrambi gli strambi individui e decise di posare a terra la sua arma.

-Sì… Sono io.- Mormorò, allungando la mano che venne immediatamente stretta dal più alto. –Perché mi cercate?-

Questo tizio iniziò a scuotergli la mano, afferrandola con entrambe le sue. La agitava così tanto che per poco a Saporta parve quasi che gli si stessero distruggendo i legamenti della spalla.

-Pete Wentz ci ha detto che ti occorreva una mano per un nuovo progetto musicale… Io sono Ryland Blackinton!-

-Ed io Alex Suarez…-

Aggiunse l’altro continuando a sorridere gentilmente ed annuire come un idiota. Gabe sgranò gli occhi e schiuse appena la bocca, non capendo bene perché Pete fosse andato a raccontare gli affari suoi a questi due.

-E….?-

-…E quindi eccoci qui! Vorremmo proporci per un’audizione…- Fece Ryland, lasciando la mano di Gabe. –Così se ti andiamo bene possiamo iniziare a fare qualcosa! Wentz ci ha detto di parlarne direttamente con te, dato che lui è occupato con i concerti!-

Saporta non potè far altro che annuire ed indicare la saletta ai due avventurieri, prima di inventarsi una scusa qualsiasi per poter andare a telefonare a Pete. Scappò in bagno lasciandoli con l’ordine di preparare una canzone, così che riuscì a chiamare il produttore. Il telefono suonò a vuoto per istanti interminabili e, quando ormai stava per rinunciarci, finalmente rispose.

-GabeyBaby… che bello che-

-Perché mi mandi due sconosciuti per un’audizione di cui non sono a conoscenza?-

Chiese curioso, avvicinandosi allo specchio e controllandosi i denti. Si alzò il labbro superiore e spalancò la bocca per vedere se ci fosse qualche rimasuglio di cibo, per poi dedicarsi al controllo delle sopracciglia e dei capelli. Il suo aspetto non era dei migliori… Contando la barbetta e le occhiaie, ma di certo quei due non erano conciati peggio. E, insomma, non era un appuntamento. Doveva solo sentire come suonavano e poi cacciarli via… Lui era Gabe Saporta, non aveva bisogno di una band.

Oddio, ne aveva bisogno eccome… Realizzò mentre Pete parlava praticamente da solo. Aveva constatato che non era in grado di farcela con le sue sole forze. Eppure dopo l’esperienza con i Midtown non era molto sicuro di avere a che fare con altre persone. Era affabile, sì… Ma dannatamente egocentrico ed egoista. Se doveva fare un album, doveva per forza essere come lo desiderava lui. Ed in quel momento desiderava plasmare William in una melodia. Come poteva spiegarlo agli altri??

-…così alla fine al quinto giro di tequila ho visto che erano tanto simpatici e ho pensato “con Gabe andrebbero d’accordo!”. E poi conoscono i Midtown, quindi sapevano a cosa andavano incontro. Volevano conoscerti e te li ho spediti. Se ti piacciono puoi collaborare con loro! Ti giuro che sono delle bellissime persone! E sai che io ho occhio per certe cose!-

Il sudamericano riuscì a sentire solo l’ultima parte del monologo, dato che aveva finito di concentrarsi sul suo riflesso. Nonostante si fosse perso il momento dell’incontro tra Pete ed il duo di pagliacci, perlomeno aveva capito che li aveva scelti appositamente per lui. Si fidava ciecamente di Wentz… D’altronde sotto la sua ala aveva preso solamente persone degne di simpatia e stima. Tranne McCoy. Ma quello era un caso a parte… Non gli stava simpatico solo perché aveva Bill. Alla fine aveva anche lui i suoi pregi.

-Okay. Allora adesso vado da loro e ci mettiamo sotto con l’album!-

-Ecco! Così ti voglio GabeyBaby!!! Ricordati che quando torno devi avere almeno tre canzoni pronte!-

Con questo ammonimento, il bassista riattaccò e lasciò Gabe con il terrore. Doveva sbrigarsi! Il giorno seguente avrebbe avuto la premiere di Snakes on a Plane e non aveva poi così tanto tempo. Si lanciò di corsa nella saletta, dove Alex e Ryland stavano suonando e cantando chissà quale canzone. Si fermarono quando videro che Saporta era entrato e gli sorrisero tutti e due contenti.

-Siamo pronti! Ti facciamo sentire-

-No, non ce n’è bisogno.- Dicendolo andò al piccolo frigorifero nell’angolo ed estrasse due redbull e una vodka. Versò entrambe in tre diversi bicchieri e poi si voltò a porgerne due ai nuovi membri della band. - Siete nei Cobra Starship… benvenuti!-

Alex spalancò le palpebre nella totale incredulità, ma afferrò lo stesso il cocktail. Ne prese un sorso, mentre Ryland iniziava a gonfiarsi di contentezza.

-Delizioso! Siamo dentro!!!- Disse con un sorriso a trentaseimila denti che lasciò Gabe di stucco. –Bene! Viva i cobra Starship! …che genere facciamo?-

Alla domanda del castano Gabe rimase un attimo perplesso e piegò la testa. Che genere facevano i Cobra Starhip? Aveva già pronta qualche canzone, oltre quella che doveva scrivere per William. Il problema era che non sapeva quale fosse il genere che stava suonando. Soprattutto erano solo degli abbozzi alla chitarra con un testo cantato sopra… Così, senza impegno. Non aveva pronta una canzone con tutti i componenti al loro posto!

-…lo decidiamo quando finiamo qual è il genere. Adesso… Sbronziamoci!-

Dicendolo alzò il bicchiere per brindare e gli altri lo imitarono senza fare domande. Certo, si dovevano darsi una mossa o Pete avrebbe preso a calci nel didietro tutti quanti. E a Gabe quest’idea non piaceva così tanto. No, non gli piaceva per nulla…

*  *  *

L’aria di Barrington era decisamente meno calda di quella di L.A., ma nonostante tutto il clima era afoso. Sisky stava sventolando una rivista per farsi aria, sulla copertina c’erano i P!ATD ed aveva già letto tutto l’articolo in precedenza. Gli stavano simpatici quei ragazzi… Aveva un debole per Brendon, ma non era riuscito a stringerci una grande amicizia dato che i loro impegni li tenevano lontani ed i loro orari in Decayance erano totalmente differenti. Peccato. A dir la verità aveva stretto amicizia solo con i Fall Out Boy e con Travie da quando erano stati presi nell’etichetta di Wentz. Voleva pure frequentare meglio Gabe, ma finora non ne aveva avuto la possibilità. Non vedeva l’ora di passare un po’ più di tempo in studio, senza tour ed altri impegni. Almeno sarebbero stati a lavorare tranquilli… E i Cobra Starship –ovvero solo Saporta da quanto ne sapeva- sarebbero stati nella saletta accanto alla loro, così che potevano passare tempo insieme.

A differenza di lui, William era riuscito ad avvicinarsi a Gabe più di quanto pensava all’inizio. E dire che era passato solo un mese e mezzo da quando si erano incontrati. Ma uno come William Eugene Beckett Jr faceva in fretta ad entrare nelle grazie di qualcuno. Con questo Adam non intendeva di certo dire che il suo leader fosse più affabile di lui, dato che non c’era paragone. Sapeva bene che tra i due lui era il migliore a stringere amicizia con qualcuno. Era molto più attivo e solare di Bill, che invece si comportava in modo freddo e distante. Semplicemente aveva la straordinaria capacità di sorridere appena, in quella maniera tanto dolce, che la gente ne rimaneva rapita.

E questo era successo anche a lui al liceo, quando l’aveva incontrato per la prima volta nei corridoi della Barrington High School.  Aveva visto William nel corridoio e lui gli aveva sorriso gentilmente, mostrandogli la classe in cui doveva recarsi. Se lo ricordava bene, quel bellissimo sorriso… Probabilmente a Gabe aveva fatto lo stesso effetto ed era inevitabilmente rimasto incastrato in un incantesimo.

Per non parlare di Bill. Da quando Saporta gli si era avvicinato molto più intimamente, era diventato un’altra persona. I suoi silenzi ed i suoi pensieri tristi sembravano essere diminuiti… Il suo viso era sempre più spesso illuminato di una luce propria. Esattamente come in quel momento…

Gli occhi di SiskyBusiness si posarono sul leader della band, che stava seduto in su sul prato. Teneva un quadernino appoggiato alle gambe incrociate e mordicchiava il tappo della biro. Era perso nella contemplazione delle proprie parole e ogni tanto sorrideva candidamente. Fu così che il biondo decise di avvicinarsi e sedersi al suo fianco, mentre gli altri della band continuavano a stare attorno a quel barbecue improvvisato in casa Siska insieme ad altri amici.

-Che scrivi di bello?-

Spiò il quadernino vedendo ben poco, dato che il sole era tramontato da un pezzo. Fu William ad avvicinarglielo tranquillamente, anche se con un po’ di timidezza. Adam sapeva bene che non avrebbe permesso a chiunque di leggere quello che c’era scritto… Lui aveva questo privilegio soltanto perché erano migliori amici da qualche anno.

-…il testo per una nuova canzone che ho in mente.-

Mormorò il cantante, scostandosi i capelli dal viso con uno scatto nervoso. Il bassista lesse qualche parola ed alzò un sopracciglio poco convinto… Una canzone d’amore? Beckett non era tipo da scriverne una, dato i precedenti.

Like a cold day in August I was not prepared for this… - Canticchiò il castano, spostando lo sguardo verso il cielo e sospirando. -…We’re the same blood…all of us. We are… We are.-

-Come va con Gabe..?-

Domandò ingenuamente Sisky non appena ebbe finito di cantare quel pezzo della canzone. Beckett inarcò un sopracciglio, prima di appoggiare le mani sull’erba e scivolare appena indietro, con lo sguardo sempre rivolto al cielo stellato.

-Vorrei non aver mai conosciuto uno come lui…-

Disse lasciando il biondo vagamente sconvolto. Ma, conoscendo William c’era moto di più dietro quella frase che sembrava una cattiveria…

-Perché? Non ti piace più?-

-No, al contrario… Mi piace così tanto che mi sono reso conto di voler diventare una parte di lui… Di voler essere come lui.- Sospirò un’altra volta, poi chiuse gli occhi. –Ed ho così paura del mio essere imperfetto che vorrei quasi non averlo mai incontrato così da non doverlo mai ferire o rovinare. So che se per caso inizierà ad amarmi, sarà la nostra fine.-

Calò il silenzio tra loro ed Adam non ebbe più il coraggio di domandargli nulla. Sapeva che cosa intendeva dire il suo cantante, ma era anche certo che non sarebbe mai potuta accadere una cosa del genere. Gabe Saporta era troppo perfetto per essere rovinato da qualcuno e William, a sua volta, era molto più vicino alla perfezione di quello che credeva. Forse un giorno sarebbe riuscito a capire da sé che non era pessimo come pensava…

 

 

  * * *

 

*2o11*September

 

Il ragazzo castano continua a camminare per le vie di New York in totale solitudine. Sa che nella stanza d’albergo non c’è nessuno ad aspettarlo, quindi ha tutto il tempo che vuole per deprimersi per quelle strade trafficate. Avrebbe voluto camminare al fianco di una persona in particolare, ma questa avrebbe di certo rifiutato. Ha visto bene cosa sta combinando in questo tour… Non gli sarebbe di certo sfuggito. Quei baci, gli sguardi, le mani che scivolano sul suo corpo. Oh, sì. Ha visto bene lo sguardo di Brendon puntato in quello del suo nuovo bassista. È questo che l’ha bloccato e tuttora continua ad impedirgli di tornare da lui. Sa bene che, anche se lo chiamasse o se si presentasse ad un concerto, Urie non lo guarderebbe. Il suo cuore è ormai stato rapito da qualcun altro… Ed al ragazzo dispiace non essere lui quello che puo’ abbracciare Brendon la notte.

-Non puoi far altro che accusarti di tutto, Ryan.-

Mormora da solo, sospirando e passandosi una mano fra i capelli ricci. D’altronde è solo colpa sua se ha perso il sorriso del suo cantante, se non puo’ più baciarlo e consolarlo. È stato lui ad andarsene dalla band e lasciare Spence e Brendon da soli. Sì, lui stesso ha lasciato Brendon in balia del successo senza nemmeno un consiglio od una dritta. Aveva solo chiesto di continuare a cantare, perché ancora oggi la voce di bden è l’unica cosa che puo’ dare un senso alla sua esistenza, anche se non puo’ più comporre musica per accompagnarla.

Eppure vorresti ancora stare sul palco con lui… O su un tourbus. Su un letto... O su un prato qualsiasi. Vorresti suonare al suo fianco per sentirlo cantare solo per te. Pensavi che andandotene e lasciandolo ce l’avresti fatta. Ma non sei stato tu quello tra i due che è andato avanti a testa alta. Ma come potevi sapere che la sua mancanza ti avrebbe distrutto da dentro? Come potevi sapere che l’Amore che provavi –e ancora provi- fosse una droga così pericolosa e nociva?

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

 

_____________

 

 

Ed anche questo capitolo è andato!!!!

Yeeeeh!!!

 

Come avete visto finalmente Ryan e Brendon si sono baciati!!!! Hum Hallelujaaaaaah!!!!!!!!

Anche bden era attratto dal chitarrista, ma gli pareva di essere respinto sempre! Povero! Ross è un cretino XD

E alla fine nel presente si capisce anche che è solo ed abbandonato.

 

E poi…. Ci sono Ryland ed Alex che sono spuntati dal nulla e non si sa nemmeno perché e come!!! Ahahahah XD

Almeno adesso i Cobra si moltiplicano e piano invaderanno il mondo. U__U

 

In più il tutto finisce con una scena dolce con William e Sisky e Beckett ovviamente rovina tutto con un pessimismo cosmico davvero deprimente. -.-

Hai Gabey e ti lamenti?!?!?

Sei fuori??

 

Comunque, alla prossima!!!!

 

Grazie a chi legge, fatemi sapere se la storia continua a piacervi :D

 

 

Fangs up, Cobras!

 

Xoxo

Miky

   
 
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