I won’t believe in Love: It’s just a lie.
*Prostitution*is*revolution*
*I album: While the City Sleeps
we Rule the Beaches*
Tenth track * Who knew that
love was a dangerous drug? *
*2oo6*August
Brendon
Urie era –come detto in precedenza- il peggior esemplare con cui si potesse mai
convivere.
A
volte parlava troppo, si agitava, si metteva a saltellare, rideva nei momenti
meno opportuni, non diceva mai nulla di serio ed addirittura aveva orari della
giornata in cui doveva per
forza mettersi a cantare cover assurde. Se vogliamo pure parlare del suo
problema di iper-attività convulsa ed incurabile, allora non si puo’ far altro
che giustificare il povero Ross.
In quel momento, lo sventurato
chitarrista dei Panic si trovava seduto su un divanetto nel backstage di un
concerto e stava cercando di non distruggere i cuscini per la rabbia. In verità
aveva già fatto a pezzi una rivista che gli avevano dato pochi minuti prima, su
cui i Panic! At The Disco erano ritratti in copertina. Le loro facce erano
ormai dei coriandoli sparsi ai suoi piedi, quasi che si fosse organizzato un
felice carnevale in piena estate. Il fatto era che non riusciva più a
trattenere il nervosismo che lo stava pian piano facendo bruciare dall’interno
e mandando in completa escandescenza. Pochi istanti e sarebbe esploso, gettando
budella, pezzi di carne e di cervella per tutta la stanzetta… Pensò Ryan stringendo i denti,
tanto che ormai la mascella gli doleva in modo assurdo. Lo avrebbero raccolto
con il cucchiaino.
Certo, sarebbe stato meglio così
piuttosto che sopportare ancora un secondo quella situazione. Ormai erano a Los
Angeles da mesi e la cosa si faceva sempre più difficile. Considerando il fatto
che il caro Urie aveva appena fatto la sua apparizione in camerino con indosso solamente -e Ryan ci teneva a specificare
quel “solamente”- un dannato cappello. Era uscito dal bagno con quel cappello
da gangsta in testa…
-Un cappello, per l’amore del
cielo!-
Sussurrò, strappando un’altra
pagina della rivista e lanciando altri pezzi di carta sul pavimento. Non
riusciva ancora a credere che quell’idiota avesse davvero avuto il coraggio di
girare completamente
nudo se non per il cappello. Non era possibile essere così ottusi. E poi, cazzo, mettersi a urlare
come un pazzo che “il cappello gli donava come a nessun altro ed era tanto
fantastico da poter tornare in hotel con solo quello e una goccia di Chanel n.5 addosso”… No, non poteva
essere vero.
-Esibizionista.-
Dicendolo si alzò di scatto per
scaricare la rabbia ma, proprio mentre stava per dare un calcio al bidoncino,
la porta si aprì ed entrò di nuovo il cantante. Per un attimo Ross credette che
fosse ancora senza vestiti, ma per fortuna si era messo qualcosa indosso. Fortuna, poi… Riflettè guardando il cavallo
dei jeans di Brendon. Andava benissimo anche nudo, se solo avesse potuto toccarlo o baciarlo
o scoparselo.
-Stavi parlando con me?-
Domandò il moro sbattendo le
ciglia manco fosse il gemello perduto di Bambi. Cadeva come al solito dalle
nuvole, senza rendersi conto di quello che destava nella mente del suo amico.
-No.- Fece secco Ryan,
infilandosi la giacca beige con rabbia e sentendo un inquietante “strap”.
–Stavo parlando con gli alieni. Ho le visioni. Vedo fiori gialli che ballano il
tango sul soffitto, scuotendo le corolle.-
-Ma che carini! Perché non li
mettiamo in un video?-
Alla risposta del cantante,
l’altro afferrò anche il suo zaino ed uscì da quell’infernale backstage. Voleva
andare a dormire. Non chiedeva altro. Solo un letto in cui sdraiarsi e morire
lentamente, cercando di non pensare al corpo nudo di Brendon.
Fuori, accanto all’auto che li
avrebbe portati al loro albergo, c’erano Spencer e Brent che li attendevano.
Entrambi sembravano esausti dopo quel live… Forse anche loro non sopportavano
più Brendon. Era probabile che volessero lasciare la band e scappare in Messico
a vendere tacos. O almeno a Ross pareva che i loro pensieri fossero questi…
-Ho un sonno tremendo.-
Disse il chitarrista passandosi
una mano suglle palpebre, iniziando a massaggiarle lentamente. Spence lo guardò
con un sopracciglio inarcato, prima di sospirare. Aveva capito il problema… Non
che ci volesse un genio. Brendon stava ancora saltellando dicendo che il suo
nuovo cappello era la cosa più bella del mondo, se non si contava il suo viso.
Scherzava, ovviamente. O almeno il batterista ci sperava, dato che altrimenti
sarebbe stato un caso preoccupante di narcisismo. Lo conosceva da anni e
l’unica cosa di cui era certo che la causa di tutta quell’eccitazione e della
mancanza di modestia, fossero dettate dalla sua ingenuità. Era sempre solito
dire tutto quello che gli passava per la testa senza mai pensarci… Anche il
fatto che in quell’istante si stesse vantando del cappello era dovuto al suo
carattere irrecuperabilmente fanciullesco.
La faccia di Ross diceva che non
riusciva più a resistere con Urie al suo fianco. Era più che comprensibile…
Erano sempre stati uno l’opposto dell’altro. Se Brendon era solare ed agitato,
Ryan era timido e calmo. Se uno scalpitava e straparlava, l’altro era indolente
e conciso. Si erano trovati sempre bene insieme proprio per questo, Spencer lo
sapeva. Li aveva osservati… Ed aveva capito un sacco di cose, anche se il
chitarrista se ne stava chiuso nel suo guscio di silenzio.
Se Smith conosceva Brendon, Ryan
per lui era come un libro aperto. Non aveva bisogno di sentirgli dire a parole
quanto teneva al suo cantante, l’aveva visto negli anni. Ryan Ross non era
certo quello che si diceva un “ragazzo premuroso ed amorevole”, almeno non
finchè Brendon non era magicamente apparso nella sua vita. Da quel momento si
era come aperta una breccia nel menefreghismo di Ryan ed ogni volta che i suoi
occhi si posavano sul cantante si riempivano di sentimenti pronti ad allargare
quella piccola crepa e distruggere ogni muro.
Nonostante pensasse tutto
questo, Spence non aveva mai detto nulla a Ryan. E sarebbe rimasto zitto ad
aspettare sviluppi che –ne era certo- sarebbero arrivati presto. Anche quando
si salutarono nel corridoio per andare in stanza, era ben evidente che il
chitarrista non vedeva l’ora di rimanere da solo con Bden. Quindi,
semplicemente, Brent e lui si chiusero in stanza a guardare un film western
mandato in tv sperando di aver buone notizie al mattino.
Ryan, dal canto suo, era ancora
abbastanza disperato e debilitato dalla visione di Brendon nudo. Quando arrivò
in camera non si prese nemmeno la briga di togliersi le scarpe e si lanciò
prono sul letto. Sperava che un meteorite cadesse sopra la sua testa e lo
spedisse diretto all’Aldilà, dove avrebbe bevuto il thè con Lennon su una
morbida nuvola e parlato di musica. Sospirò ed abbracciò il cuscino, voltandosi
appena verso destra e scattando impaurito quando si ritrovò il viso di Urie a
distanza troppo ravvicinata.
-Che diavolo fai?!-
-Ryro, mi sembra che tu stia
male!!- Squittì allarmato il moro, sgranando gli occhi. –Ti comporti in modo
strano! Prima sul palco quando mi sono avvicinato per abbracciarti sembrava che
stessi per svenire! Poi vedi fiori che non esistono… Magari sei un po’ esausto
per i live!-
La preoccupazione era ben
visibile sul suo volto, le iridi nere e profonde guizzavano frenetiche per
cercare una risposta. Ryan si perse a fissare quel ragazzo fin troppo perfetto
e non riuscì a dire nulla, così da esser scambiato per il solito indifferente
senza speranza. La verità era che aveva troppe cose da dire… Ma Brend questo
non lo sapeva, quindi prese quel silenzio per un ammonimento e si allontanò.
Era così abituato ai cambiamenti
di umore del leader che ormai ci rinunciava direttamente. Sapeva bene che, per
quanto potesse impegnarsi, non avrebbe risolto nulla. A volte pensava di essere
la causa del suo nervosismo cronico… Forse era troppo attivo e logorroico e
dava fastidio. D’altronde Ryan gli aveva chiesto di cantare per la sua band,
non certo di diventare migliori amici. Certo, stavano bene insieme e lui
considerava il castano molto più di un membro della band. Lo adorava alla
follia e gli voleva un bene dell’anima. Qualche volta aveva una voglia atroce
di abbracciarlo forte per snodare tutti quei pensieri nefasti che gli
occupavano il cervello. Pensava seriamente che Ryro avesse bisogno di affetto
più di quel che dava a mostrare, solo che continuava a respingere ogni
approccio in malomodo.
Cosa poteva fare? Rimuginò il cantante,
slacciandosi le Converse e sospirando. Non aveva alcuna speranza di poter abbracciare
Ryan e baciarlo e… Cazzo!!! Stava fantasticando un’altra volta di potersi
mettere con lui!!!
Come se fosse possibile, poi! Sapeva che l’amico si era fatto qualsiasi cosa
bionda che gli capitasse a tiro e che, di conseguenza, non poteva ricambiare i
suoi sentimenti.
-Non sto male.-
All’improvviso la voce di Ross
riempì il silenzio ed il cantante alzò lo sguardo per guardarlo. Si era alzato
e si stava togliendo l’elegante giacca color sabbia, per gettarla sulla
poltrona. La maglia bianca che indossava si adagiava delicatamente agli spigoli
del suo corpo magro ed il moro non poteva far altro che fissarlo rapito.
-Allora cos’hai?- Domandò provando
a distrarsi, ma era sicuro di avere uno sguardo da maniaco sessuale. Se lo
sentiva. –Non fai altro che scazzarti! Se non stai male allora ce l’hai con me?
C’è qualcosa che non va in me, Ryan?!-
Si portò le mani al petto,
sicuro che presto sarebbero arrivati gli insulti. Non era una domanda da porre,
quella. Dalo sguardo del chitarrista si leggevano infatti stupore e
sbigottimento.
-Non ce l’ho con nessuno…
Tantomeno con te.- Disse secco, scuotendo la testa e borbottando un’aggiunta.
-…ce l’ho con il tuo cappello.-
-Con il mio cappello? Se non ti
piace potevi dirmelo anche subito e non l’avrei messo!!-
Dicendolo il cantante si tolse
il copricapo e lo gettò a terra, poi si morse le labbra rattristendosi. Non
voleva di certo far arrabbiare Ryro indossando cose che non gli andavano a
genio. Avrebbe messo indosso anche un sacco di juta se solo gli avesse detto
che con quello stava bene.
-Quel cappello è bello, Brend.
Seriamente… Ma non puoi entrare in camerino con solo quello addosso!!! Ti
pare?!- Sbottò improvvisamente il castano, allargando le braccia in preda
all’isteria. –Non so se ti rendi minimamente conto di cosa siano il senso del
pudore e della decenza! Non è normale girare nudo ovunque! La gente potrebbe
interpretare male il tuo comportamento!-
Lui stesso aveva aveva rischiato di
interpretarlo male. D’altronde cosa poteva pensare di una persona che gli si
presentava davanti senza niente addosso?! A Ryan era parso quasi come un
corteggiamento troppo schietto! Se solo non avesse conosciuto Urie, avrebbe
pensato che fosse comparso nudo nel camerino solo per farsi stuprare sul
momento.
-Non lo farò più! Mi dispiace,
non pensavo che ti infastidisse… Di solito tra uomini non è un problema stare
svestiti. Però se-
-Io non ho problemi con gli
uomini nudi!!! Ho problemi con te nudo. Solo con te!-
Il castano non riusciva più a
controllarsi, ma d’altronde quando ti ritrovi davanti l’oggetto dei tuoi
desideri come mamma l’ha fatto, non puoi più restare sereno. Non ce la faceva
più… Aveva bisogno di un psicologo, ma la DecayDance non era disposta a
pagarglielo nonostante il suo fosse un disagio causato dal lavoro. Non poteva
scrivere canzoni in santa pace se il proprio cantante era altamente attraente
ma non si lasciava portare a letto.
-Sono deforme?!- Chiese Brendon
alzandosi la maglietta per guardarsi la pancia in cerca di un’anomalia fisica.
–Ho qualche cosa che non va?!-
A Ryan sarebbe caduta a terra la
mascella se solo fosse stato in un cartone animato. Quel ragazzo era troppo
stupido ed ottuso per essere vero! Si portò le mani fra i capelli e li spettinò, perdendo del
tutto l’aria tranquilla ed affascinante da gentleman che aveva di solito. Il Ryan George Ross III che tutti
conoscevano ormai era stato sepolto vivo da un Ryro completamente stravolto dall’isteria
-Non sei deforme, Cristo
santo!!! Sei perfetto! Sei bellissimo! Non c’è niente che non vada in te e
tutta questa perfezione mi manda in tilt ormonale tanto che non capisco più
nulla quando ti guardo se non che ti voglio saltare addosso!-
-E allora perché non lo fai?-
Chiese Brendon, anche lui preso dalla foga del compagno di stanza. –Saltami
addosso, adesso!-
Da uno come Urie ci si poteva aspettare una risposta così immediata
ed irrazionale. Lui non aveva problema con quello che aveva appena sentito e,
da parte sua, aspettava da tempo il momento in cui il chitarrista si sarebbe
dichiarato. Quindi si fece trasportare dalla completa follia istantanea, senza
pensare troppo a tutto quello che sarebbe potuto succedere. Non era il tipo da
fermarsi a discutere: adesso che sapeva che Ross voleva farlo suo, era ben
disposto ad accettarlo.
Da Ryan, tuttavia, ci si
aspettava qualcosa di più razionale. Purtroppo era da così tanto che attendeva
di essere ricambiato, che si gettò letteralmente addosso al cantante. Gli
afferrò i capelli e gli strattonò appena il capo per poi impossessarsi di
quelle labbra carnose. Aveva sognato quella scena per mesi e mesi… Ed ora si
stava avverando. Brendon rispondeva al bacio, infilandoci prepotentemente la
lingua ed attaccandosi alle sue spalle con presa ferrea. Entrambi stavano
asspettando di scambiarsi questo bacio decisamente da troppo tempo.
Il castano spinse Brendon sul
materasso per sovrastarlo, fermandosi un attimo ad osservare quel volto
particolare. Passò la mano fra i suoi capelli neri e folti, prima di abbassarsi
ancora a divorargli le labbra. Era una cosa che si sarebbe protratta a lungo…
C’erano troppi baci di arretrato per potersi fermare anche solo un istante. E
la notte era ancora lunga…
* * *
Lo studio di registrazione quel
giorno era completamente vuoto, dato che quasi tutti avevano deciso di andare
in tour o prendersi una vacanza. Una sola stanza era occupata da ore da una
sola persona che si dilettava a scribacchiare testi e trafficare con i synth e
la chitarra. L’unica cosa che lo teneva lì era la speranza di riuscire a
registrare quella canzone che aveva in mente da ormai una settimana. Erano
ormai tre giorni che stava tentando di scrivere. Più ci provava, meno riusciva
ad avvicinarsi al suo scopo. Da solo non poteva fare tutto quello che aveva in
mente… Dannazione, era Gabe Saporta, non certo Dio!
Rinunciò all’impresa quando si
accorse che non riusciva ad esprimere quello che provava. Quello che aveva in
mente era qualcosa di dolce e
quasi etereo. Qualcosa come William. Più
suonava quel giro di accordi, più si rendeva conto che erano lontani anni luce
dal ragazzo. Ci voleva qualcosa di diverso…
-Bisognerebbe essere almeno un
po’ romantici, Gabe.-
Si disse, grattandosi la testa
ormai rassegnato. Se avesse avuto almeno un minimo di romanticismo, forse
sarebbe riuscito a buttare lì qualcosa. Ma no, lui non era tipo da canzoni
d’amore. Non avrebbe mai scritto la nuova “Don’t Wanna Miss a Thing” così su
due piedi. La cosa lo demoralizzò tanto che decise di tirare fuori la bottiglia
di vodka e prendersi almeno mezz’ora di relax e riflessione.
Chiuse gli occhi e si lasciò
andare sul divanetto rosso, guardando la spugna che isolava le pareti. Ci voleva Bill. Concluse prendendo un sorso
dalla bottiglia. Se fosse stato lì con lui di certo gli sarebbe venuta un’idea geniale. Lo avrebbe baciato, l’avrebbe
spinto sul divanetto e spogliato… Avrebbe fatto scivolare le dita lungo il suo
ventre e…
-G.A.B.E. stai decisamente
degenerando…-
Si ammonì e riprese a bere, cercando
di non pensare ad una scopata con Beckett. Cosa difficile… Non lo vedeva da
giovedì pomeriggio, quando era uscito da casa sua dopo una merenda/colazione
consumata a letto. Non che fosse scomparso nel nulla… Era semplicemente andato
a casa con tutta la band, perché avrebbero improvvisato un live nei pressi di
Chicago. Avrebbero fatto ritorno solo la mattina dopo, per rinchiudersi in
studio fino all’inizio del tour di Ottobre. A quanto pare anche i The Academy
Is dovevano mettersi sotto con il nuovo album, prima di attirare le ire funeste
di Wentz.
Cosa che Saporta stava
rischiando, dato che la sua carriera musicale era minacciata dal suo blocco
momentaneo. Si sdraiò per lungo sul divano e chiuse gli occhi, provando a
concentrarsi. Cos’era William? Una melodia di campanellini suonata da
angioletti felici? Una schitarrata potente di un metallaro arrabbiato? Una
ballata d’amore con violini e pianoforte? No. Era… Qualcosa di
dannatamente sexy.
Ma no! Quello che aveva in mente era molto più tenero.
Si lasciò sfuggire un verso
prolungato e roco, simile al lamento di un uomo lasciato a morire dissanguato
in una cantina. Poi, a tentoni, cercò di prendere la chitarra e trovò il
manico, trascinandosela addosso. Fece qualche giro di accordi a caso, giusto
per non darsi al totale cazzeggio.
-…how could they know? Why would you care? I’m losing control. Are you
getting scared?-
La sua voce riempì la saletta
vuota, rendendolo abbastanza soddisfatto da provare a continuare su quella
melodia. Il Cobra volle però che qualcuno lo interrompesse, perché la porta si
spalancò violentemente e qualcuno urlò il suo nome. Spaventato, Gabe si alzò di
scatto picchiando il mento nel manico della chitarra e versando vodka sul
divanetto.
-Madre de Dios… Soy un idiota.- Bofonchiò guardando la macchia
sui cuscini. –Che danno.-
-No hay que preoucuparse…-
Si voltò di scatto verso la
porta quando sentì qualcuno rispondergli in spagnolo e vide due tizi
sconosciuti che lo guardavano e facevano “ciao-ciao” con la mano. Entrambi
erano davvero alti, soprattutto il castano che lo fissava con dei grandi ed
inquietantissimi occhi. Gabe cercò di alzarsi in piedi e li guardò di traverso,
non capendo da dove saltassero fuori questi.
-…cercate qualcuno?-
Domandò giusto per sapere,
mentre era già pronto ad usare la chitarra acustica come arma di difesa. Non
era un gran combattente, però all’occorrenza poteva diventarlo. Il Cobra lo
avrebbe assistito nel combattimento, ne era sicuro. Il moro sorrise e si
sistemò gli occhiali, mentre l’altro si fece avanti.
-Gabriel Eduardo Saporta!
…stiamo cercando lui. E dovresti essere tu… O perlomeno quello nei video dei
Midtown ti assomiglia in maniera esagerata.-
Il cantante alzò un sopracciglio
vagamente spaesato, prima di avvicinarsi un po’ diffidente. Guardò entrambi gli
strambi individui e decise di posare a terra la sua arma.
-Sì… Sono io.- Mormorò,
allungando la mano che venne immediatamente stretta dal più alto. –Perché mi
cercate?-
Questo tizio iniziò a scuotergli
la mano, afferrandola con entrambe le sue. La agitava così tanto che per poco a
Saporta parve quasi che gli si stessero distruggendo i legamenti della spalla.
-Pete Wentz ci ha detto che ti
occorreva una mano per un nuovo progetto musicale… Io sono Ryland Blackinton!-
-Ed io Alex Suarez…-
Aggiunse l’altro continuando a
sorridere gentilmente ed annuire come un idiota. Gabe sgranò gli occhi e
schiuse appena la bocca, non capendo bene perché Pete fosse andato a raccontare
gli affari suoi a questi due.
-E….?-
-…E quindi eccoci qui! Vorremmo
proporci per un’audizione…- Fece Ryland, lasciando la mano di Gabe. –Così se ti
andiamo bene possiamo iniziare a fare qualcosa! Wentz ci ha detto di parlarne
direttamente con te, dato che lui è occupato con i concerti!-
Saporta non potè far altro che
annuire ed indicare la saletta ai due avventurieri, prima di inventarsi una
scusa qualsiasi per poter andare a telefonare a Pete. Scappò in bagno
lasciandoli con l’ordine di preparare una canzone, così che riuscì a chiamare
il produttore. Il telefono suonò a vuoto per istanti interminabili e, quando
ormai stava per rinunciarci, finalmente rispose.
-GabeyBaby… che bello che-
-Perché mi mandi due sconosciuti
per un’audizione di cui non sono a conoscenza?-
Chiese curioso, avvicinandosi
allo specchio e controllandosi i denti. Si alzò il labbro superiore e spalancò
la bocca per vedere se ci fosse qualche rimasuglio di cibo, per poi dedicarsi
al controllo delle sopracciglia e dei capelli. Il suo aspetto non era dei
migliori… Contando la barbetta e le occhiaie, ma di certo quei due non erano
conciati peggio. E, insomma, non era un appuntamento. Doveva solo sentire come
suonavano e poi cacciarli via… Lui era Gabe Saporta, non aveva bisogno di una
band.
Oddio, ne aveva bisogno
eccome… Realizzò
mentre Pete parlava praticamente da solo. Aveva constatato che non era in grado di farcela
con le sue sole forze.
Eppure dopo l’esperienza con i Midtown non era molto sicuro di avere a che fare
con altre persone. Era affabile, sì… Ma dannatamente egocentrico ed egoista. Se
doveva fare un album, doveva per forza essere come lo desiderava lui. Ed in
quel momento desiderava plasmare William in una melodia. Come poteva spiegarlo
agli altri??
-…così alla fine al quinto giro
di tequila ho visto che erano tanto simpatici e ho pensato “con Gabe andrebbero
d’accordo!”. E poi conoscono i Midtown, quindi sapevano a cosa andavano
incontro. Volevano conoscerti e te li ho spediti. Se ti piacciono puoi
collaborare con loro! Ti giuro che sono delle bellissime persone! E sai che io
ho occhio per certe cose!-
Il sudamericano riuscì a sentire
solo l’ultima parte del monologo, dato che aveva finito di concentrarsi sul suo
riflesso. Nonostante si fosse perso il momento dell’incontro tra Pete ed il duo
di pagliacci, perlomeno aveva capito che li aveva scelti appositamente per lui.
Si fidava ciecamente di Wentz… D’altronde sotto la sua ala aveva preso
solamente persone degne di simpatia e stima. Tranne McCoy. Ma quello era un caso a parte… Non gli stava simpatico
solo perché aveva Bill. Alla fine aveva anche lui i suoi pregi.
-Okay. Allora adesso vado da
loro e ci mettiamo sotto con l’album!-
-Ecco! Così ti voglio
GabeyBaby!!! Ricordati che quando torno devi avere almeno tre canzoni pronte!-
Con questo ammonimento, il
bassista riattaccò e lasciò Gabe con il terrore. Doveva sbrigarsi! Il giorno
seguente avrebbe avuto la premiere di Snakes on a Plane e non aveva poi così
tanto tempo. Si lanciò di corsa nella saletta, dove Alex e Ryland stavano
suonando e cantando chissà quale canzone. Si fermarono quando videro che Saporta
era entrato e gli sorrisero tutti e due contenti.
-Siamo pronti! Ti facciamo
sentire-
-No, non ce n’è bisogno.-
Dicendolo andò al piccolo frigorifero nell’angolo ed estrasse due redbull e una
vodka. Versò entrambe in tre diversi bicchieri e poi si voltò a porgerne due ai
nuovi membri della band. - Siete nei Cobra Starship… benvenuti!-
Alex spalancò le palpebre nella
totale incredulità, ma afferrò lo stesso il cocktail. Ne prese un sorso, mentre
Ryland iniziava a gonfiarsi di contentezza.
-Delizioso! Siamo dentro!!!-
Disse con un sorriso a trentaseimila denti che lasciò Gabe di stucco. –Bene!
Viva i cobra Starship! …che genere facciamo?-
Alla domanda del castano Gabe
rimase un attimo perplesso e piegò la testa. Che genere facevano i Cobra
Starhip? Aveva già pronta qualche canzone, oltre quella che doveva scrivere per
William. Il problema era che non sapeva quale fosse il genere che stava
suonando. Soprattutto erano solo degli abbozzi alla chitarra con un testo
cantato sopra… Così, senza impegno. Non aveva pronta una canzone con tutti i
componenti al loro posto!
-…lo decidiamo quando finiamo
qual è il genere. Adesso… Sbronziamoci!-
Dicendolo alzò il bicchiere per
brindare e gli altri lo imitarono senza fare domande. Certo, si dovevano darsi
una mossa o Pete avrebbe preso a calci nel didietro tutti quanti. E a Gabe
quest’idea non piaceva così tanto. No, non gli piaceva per nulla…
* * *
L’aria di Barrington era
decisamente meno calda di quella di L.A., ma nonostante tutto il clima era
afoso. Sisky stava sventolando una rivista per farsi aria, sulla copertina
c’erano i P!ATD ed aveva già letto tutto l’articolo in precedenza. Gli stavano
simpatici quei ragazzi… Aveva un debole per Brendon, ma non era riuscito a
stringerci una grande amicizia dato che i loro impegni li tenevano lontani ed i
loro orari in Decayance erano totalmente differenti. Peccato. A dir la verità
aveva stretto amicizia solo con i Fall Out Boy e con Travie da quando erano
stati presi nell’etichetta di Wentz. Voleva pure frequentare meglio Gabe, ma
finora non ne aveva avuto la possibilità. Non vedeva l’ora di passare un po’
più di tempo in studio, senza tour ed altri impegni. Almeno sarebbero stati a
lavorare tranquilli… E i Cobra Starship –ovvero solo Saporta da quanto ne
sapeva- sarebbero stati nella saletta accanto alla loro, così che potevano
passare tempo insieme.
A differenza di lui, William era
riuscito ad avvicinarsi a Gabe più di quanto pensava all’inizio. E dire che era
passato solo un mese e mezzo da quando si erano incontrati. Ma uno come William
Eugene Beckett Jr faceva in fretta ad entrare nelle grazie di qualcuno. Con
questo Adam non intendeva di certo dire che il suo leader fosse più affabile di
lui, dato che non c’era paragone. Sapeva bene che tra i due lui era il migliore
a stringere amicizia con qualcuno. Era molto più attivo e solare di Bill, che
invece si comportava in modo freddo e distante. Semplicemente aveva la
straordinaria capacità di sorridere appena, in quella maniera tanto dolce, che
la gente ne rimaneva rapita.
E questo era successo anche a
lui al liceo, quando l’aveva incontrato per la prima volta nei corridoi della
Barrington High School. Aveva visto
William nel corridoio e lui gli aveva sorriso gentilmente, mostrandogli la
classe in cui doveva recarsi. Se lo ricordava bene, quel bellissimo sorriso…
Probabilmente a Gabe aveva fatto lo stesso effetto ed era inevitabilmente
rimasto incastrato in un incantesimo.
Per non parlare di Bill. Da
quando Saporta gli si era avvicinato molto più intimamente, era diventato un’altra
persona. I suoi silenzi ed i suoi pensieri tristi sembravano essere diminuiti…
Il suo viso era sempre più spesso illuminato di una luce propria. Esattamente
come in quel momento…
Gli occhi di SiskyBusiness si
posarono sul leader della band, che stava seduto in su sul prato. Teneva un
quadernino appoggiato alle gambe incrociate e mordicchiava il tappo della biro.
Era perso nella contemplazione delle proprie parole e ogni tanto sorrideva
candidamente. Fu così che il biondo decise di avvicinarsi e sedersi al suo
fianco, mentre gli altri della band continuavano a stare attorno a quel
barbecue improvvisato in casa Siska insieme ad altri amici.
-Che scrivi di bello?-
Spiò il quadernino vedendo ben
poco, dato che il sole era tramontato da un pezzo. Fu William ad
avvicinarglielo tranquillamente, anche se con un po’ di timidezza. Adam sapeva
bene che non avrebbe permesso a chiunque di leggere quello che c’era scritto…
Lui aveva questo privilegio soltanto perché erano migliori amici da qualche
anno.
-…il testo per una nuova canzone
che ho in mente.-
Mormorò il cantante, scostandosi
i capelli dal viso con uno scatto nervoso. Il bassista lesse qualche parola ed
alzò un sopracciglio poco convinto… Una canzone d’amore? Beckett non era tipo
da scriverne una, dato i precedenti.
–Like a cold day in August I was not prepared for this… - Canticchiò il castano, spostando lo
sguardo verso il cielo e sospirando. -…We’re the same blood…all of us. We are… We
are.-
-Come va con Gabe..?-
Domandò ingenuamente Sisky non
appena ebbe finito di cantare quel pezzo della canzone. Beckett inarcò un
sopracciglio, prima di appoggiare le mani sull’erba e scivolare appena
indietro, con lo sguardo sempre rivolto al cielo stellato.
-Vorrei non aver mai conosciuto
uno come lui…-
Disse lasciando il biondo
vagamente sconvolto. Ma, conoscendo William c’era moto di più dietro quella
frase che sembrava una cattiveria…
-Perché? Non ti piace più?-
-No, al contrario… Mi piace così
tanto che mi sono reso conto di voler diventare una parte di lui… Di voler
essere come lui.- Sospirò un’altra volta, poi chiuse gli occhi. –Ed ho così
paura del mio essere imperfetto che vorrei quasi non averlo mai incontrato così
da non doverlo mai ferire o rovinare. So che se per caso inizierà ad amarmi,
sarà la nostra fine.-
Calò il silenzio tra loro ed
Adam non ebbe più il coraggio di domandargli nulla. Sapeva che cosa intendeva
dire il suo cantante, ma era anche certo che non sarebbe mai potuta accadere
una cosa del genere. Gabe Saporta era troppo perfetto per essere rovinato da
qualcuno e William, a sua volta, era molto più vicino alla perfezione di quello
che credeva. Forse un giorno sarebbe riuscito a capire da sé che non era
pessimo come pensava…
* * *
*2o11*September
Il ragazzo castano continua a
camminare per le vie di New York in totale solitudine. Sa che nella stanza
d’albergo non c’è nessuno ad aspettarlo, quindi ha tutto il tempo che vuole per
deprimersi per quelle strade trafficate. Avrebbe voluto camminare al fianco di
una persona in particolare, ma questa avrebbe di certo rifiutato. Ha visto bene
cosa sta combinando in questo tour… Non gli sarebbe di certo sfuggito. Quei
baci, gli sguardi, le mani che scivolano sul suo corpo. Oh, sì. Ha visto bene
lo sguardo di Brendon puntato in quello del suo nuovo bassista. È questo che
l’ha bloccato e tuttora continua ad impedirgli di tornare da lui. Sa bene che,
anche se lo chiamasse o se si presentasse ad un concerto, Urie non lo
guarderebbe. Il suo cuore è ormai stato rapito da qualcun altro… Ed al ragazzo
dispiace non essere lui quello che puo’ abbracciare Brendon la notte.
-Non puoi far altro che
accusarti di tutto, Ryan.-
Mormora da solo, sospirando e
passandosi una mano fra i capelli ricci. D’altronde è solo colpa sua se ha perso
il sorriso del suo cantante, se non puo’ più baciarlo e consolarlo. È stato lui
ad andarsene dalla band e lasciare Spence e Brendon da soli. Sì, lui stesso ha
lasciato Brendon in balia del successo senza nemmeno un consiglio od una
dritta. Aveva solo chiesto di continuare a cantare, perché ancora oggi la voce
di bden è l’unica cosa che puo’ dare un senso alla sua esistenza, anche se non
puo’ più comporre musica per accompagnarla.
Eppure vorresti ancora stare sul
palco con lui… O su un tourbus. Su un letto... O su un prato qualsiasi. Vorresti suonare al
suo fianco per sentirlo cantare solo per te. Pensavi che andandotene e
lasciandolo ce l’avresti fatta. Ma non sei stato tu quello tra i due che è
andato avanti a testa alta. Ma come potevi sapere che la sua mancanza ti
avrebbe distrutto da dentro? Come potevi sapere che l’Amore che provavi –e
ancora provi- fosse una droga così pericolosa e nociva?
Continua…
_____________
Ed anche questo capitolo
è andato!!!!
Yeeeeh!!!
Come avete visto finalmente Ryan e
Brendon si sono baciati!!!! Hum
Hallelujaaaaaah!!!!!!!!
Anche bden era attratto
dal chitarrista, ma gli pareva di essere respinto sempre! Povero! Ross è un
cretino XD
E alla fine nel presente
si capisce anche che è solo ed abbandonato.
E poi…. Ci sono Ryland
ed Alex che sono spuntati dal nulla e non si sa nemmeno perché e come!!!
Ahahahah XD
Almeno adesso i Cobra si
moltiplicano e piano invaderanno il mondo. U__U
In più il tutto finisce
con una scena dolce con William e Sisky e Beckett ovviamente rovina tutto con
un pessimismo cosmico davvero deprimente. -.-
Hai Gabey e ti
lamenti?!?!?
Sei fuori??
Comunque, alla
prossima!!!!
Grazie a chi legge, fatemi sapere se la storia
continua a piacervi :D
Fangs up, Cobras!
Xoxo
Miky