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Autore: KrisJay    20/10/2011    7 recensioni
La favola di Cenerentola, vista da me..
"-No. N-non mi hai spaventato- balbettai.
Lo vidi rilassarsi e sorridermi leggermente. Di nuovo fece capolino quel suo strano sorriso storto, così particolare e al tempo stesso così dolce.
-Sono felice di saperlo- disse ancora. Allungò una mano verso di me e rivolse il palmo in alto, in attesa che io ci poggiassi sopra la mia. -E.. se non è chiedere troppo.. posso sapere il tuo nome?- domandò dolcemente.
Allungai la mia mano e la posai sulla sua, grande e forte. Sentii subito le sue dita stringere leggermente la presa.
-Isabella. Il mio nome è Isabella..-
Il sorriso sul suo volto si allargò a dismisura, felice per quello che gli avevo detto. Lentamente e sempre mantenendo il sorriso sulle labbra, si chinò sulla mia mano e lasciò un bacio delicato sul dorso.
-È un piacere fare la vostra conoscenza, Isabella. Io mi chiamo Edward..-"
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Edward Cullen, Isabella Swan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Come in una favola - Capitolo5

Capitolo quinto
 
 
 
 

Bella
 
Era passata quasi una settimana dal giorno in cui incontrai Edward nel bosco.. i giorni però erano trascorsi lentamente, come se non volessero passare mai.
Per via delle ferite alla schiena, Giselle mi aveva costretta a stare in assoluto riposo fino a quando non sarebbero guarite quasi del tutto.. e per una come me che era abituata a muoversi dalla mattina alla sera, il riposo era la peggior medicina.
Non riuscivo a stare tanto tempo senza fare qualcosa, e cercavo in tutti i modi di rendermi utile. Un paio di volte ero riuscita a sgattaiolare in cucina ed avevo cominciato a cucinare qualcosa, ma Margaret interruppe il mio lavoro riportandomi nella mia stanza non appena mi scoprì.. anche lei, come Giselle, cercava in tutti i modi di lasciarmi tranquilla, ma io non ci riuscivo.
Qualche pomeriggio avevo ricevuto anche la visita di Angela; il primo giorno entrò nella camera un po’ intimidita, e preoccupata per quello che era successo.. si riteneva responsabile, in qualche modo che ancora non riuscivo a capire, di quello che mi era accaduto.
Avevo tentato in tutti i modi di fargli capire che non era stata assolutamente colpa sua, ma non riuscii a convincerla.
Gli altri giorni invece andarono meglio. Angela aveva ripreso il sorriso e mi aveva portato un libro da leggere.. lo stesso che mi aveva lasciato il giorno in cui conobbi Edward.
Ripensando a lui ed ai bei momenti che avevo passato in sua compagnia, avevo sentito l’impulso di raccontare tutto ad Angela.. sapevo che di lei mi potevo fidare, anche perché lei era molto riservata nei miei confronti e in quelli degli altri. Sapevo che non avrebbe mai raccontato nulla, specialmente alla sorella ed alla madre..
Cominciai così a parlarle e senza che me accorgessi gli dissi tutto: gli raccontai di Edward, dei suoi modi gentili, di come mi sembrasse un ragazzo educato ed acculturato nonostante gli abiti umili..
Gli confidai anche il sospetto che avevo su di lui, sulla sua somiglianza con il principe. Angela non riuscì a darmi una risposta concreta, perché non aveva visto Edward di persona come me.. ma secondo lei poteva anche trattarsi di una coincidenza.
Parlare con Angela era davvero bello, e facile.. lei al contrario di sua sorella e di sua madre ti stava ad ascoltare, e si preoccupava se qualcosa non andava. Non sapevo proprio dove avesse preso quel lato del suo carattere, ma di certo non da Ludmilla; forse suo padre aveva un carattere simile ed una piccola parte l’aveva tramandata ad Angela..
Continuavo a ricordare quei momenti allegri e spensierati mentre mi davo da fare per pulire i tappeti della biblioteca, che sembravano aver assorbito molta più polvere del previsto.
Ero finalmente tornata a rendermi utile, e ne ero davvero felice; la schiena non mi faceva più male, e le ferite si erano chiuse del tutto.. qualche segno, accompagnato da qualche crosticina era rimasto sulla mia pelle chiara, ma cercavo di non dargli molta importanza.
Riuscii in qualche modo a non soffocare in mezzo a tutta quella polvere ed a terminare il lavoro, così potei andare a dedicarmi alle altre faccende che mi avevano commissionato.
Ludmilla aveva chiesto di dare una sistemata alla biblioteca, cosa che avevo appena terminato di fare; Jessica invece era stata così ‘gentile’ da darmi una pila enorme di suoi vestiti, da pulire e da ricucire.. mi aveva anche chiesto di ‘non metterci tutto il santo giorno’.. come se mi divertissi a perdere tempo.
Sbuffai, ricordando quelle parole odiose, e lentamente uscii dalla biblioteca, imboccando il corridoio che mi avrebbe portato in camera mia; avevo lasciato lì tutti gli abiti di Jessica, insieme ovviamente all’occorrente per il cucito.
Julianne li aveva lavati in precedenza, aiutandomi e  togliendo anche il tempo che serviva per le altre faccende.. dovevo trovare il modo per ringraziarla, magari l’indomani avrei svolto anche le sue faccende.
Rimuginando, arrivai alla porta della mia camera. La aprii sovrappensiero e sobbalzai quando trovai qualcuno seduto sul mio letto.
-Angie!- sussurrai, usando il nomignolo che avevo affibbiato ad Angela, e portandomi successivamente una mano sul cuore. -Mi ucciderai qualche giorno..-
-Scusa Bella, non volevo- mormorò ridacchiando.
-Non ti preoccupare.-
Chiusi in fretta la porta dopo essere entrata e la raggiunsi, dando una rapida occhiata al mucchio di vestiti posti sulla sedia. Rabbrividii.
-Ho una cosa da proporti- disse Angela ad un tratto.
Mi voltai verso di lei. -Sul serio?-
-Sì.. mi sento ancora un po’ in colpa per quello che è accaduto la settimana scorsa..-
-Angela, ti ho detto che non devi esserlo- dissi cercando di fermare il fiume di parole che usciva dalle sue labbra, ma il mio tentativo ovviamente non funzionò; lei continuò a parlare.
-.. e così ho pensato a qualcosa per potermi scusare- continuò a dire, ignorando le mie parole.
La squadrai per bene, osservando il suo sorriso sincero che di sicuro nascondeva qualcos’altro sotto. Angela poteva sembrare timida e tranquilla all’apparenza, ma quando ci si metteva riusciva ad essere anche pestifera.. con me, però, non lo era mai. Riservava tutte quelle energie alla sorella.
-Ascolta- disse, quando vide che non aprivo bocca. -Te adesso andrai da mia madre, e gli dirai che andrai nel bosco a raccogliere le bacche perché te l’ho chiesto io..-
-E questa sarebbe la tua idea?- domandai inarcando le sopracciglia. Io mi stavo scervellando pensando a chissà cosa avesse elaborato la sua mente, e se ne usciva con quella cosa; mi aspettavo qualcosa di più, Angela era così intelligente..
-Aspetta Bella, non ho ancora finito!- esclamò non appena notò il mio scetticismo. -So che detto così può sembrare un ordine..-
-Lo è e basta, Angie, non lo sembra- incrociai le braccia al petto e la squadrai seriamente, anche se con lei non riuscivo a durare tanto.
Lei, spazientita, alzò gli occhi verso il soffitto. -La pianti di interrompermi?-
Sgranai gli occhi, colpita dalla sua esclamazione: ecco, adesso sembrava che stessi parlando con la sua sorella pestifera e viziata.
-Ok..- prese un respiro profondo prima di continuare a parlare. -Ti potrà sembrare un ordine, ma a me sembra una bella idea! Puoi stare in giro una buona parte del pomeriggio e puoi anche non prendere le bacche.. dirai che non ne hai trovate!-
Fissai il viso sorridente e speranzoso di Angela, riflettendo sulla proposta che mi aveva appena fatto. Certo, passare un altro pomeriggio pensando solo a me stessa mi allettava, ed anche parecchio ma.. avevo del lavoro da sbrigare, e non potevo farlo accumulare sulle spalle di qualcun altro.. non potevo.
Scossi la testa, voltandomi verso la pila di vestiti.
-Non posso, Angie.. non posso.-
-Dimmi perché?- chiese lei avvicinandosi velocemente a me. Sentivo la sua presenza alle mie spalle ma non mi voltai; preferii osservare quell’insieme di colori che erano gli abiti di Jessica.
-Ho da fare.. non posso cedere il mio lavoro agli altri.-
A quelle parole, Angela mi fu di fronte e mi prese per le spalle osservandomi come se volesse farmi fuori.. metteva paura in quel momento.
-Sai cosa penso? Che quello che fai è sbagliato!- esclamò di tutto punto, senza battere ciglio. -Lavori dalla mattina alla sera per noi insieme agli altri, come se tu fossi una serva che prende ordini dai padroni..-
-E non è così?- domandai. -Non è questo quello che sono, Angela? Sono una serva.. e voi siete i miei padroni!- odiavo quei discorsi, con tutta me stessa.
Sentivo gli occhi pizzicare e cercai con tutta me stessa di reprimere le lacrime che, ne ero sicura, presto sarebbero uscite dalle mie palpebre.. ma non volevo farmi vedere vulnerabile agli occhi di Angela. Non volevo farle vedere quanto quella situazione ancora pesasse sul mio petto, anche se erano passati quasi dieci anni da quando era iniziata.
-No che non è così!- sussurrò sorridendo leggermente. -Che sciocchezze vai dicendo? Tu sei una contessa! Ed anche se non lo dai a vedere, per me come per gli altri lo sei ancora! Vedrai che presto questa situazione finirà.. mia madre non comanderà per sempre!-
Le sue parole mi fecero spuntare un timido sorriso sulle labbra, anche se sparì quasi subito. Sapevo che Giselle, Margaret, Jacob e tutti gli altri miei amici mi consideravano ancora una nobile nonostante tutti quegli anni, ma non sapevo che anche Angela..
Mi aveva letteralmente colta alla sprovvista.
-Angie..- mormorai guardandola, mentre una lacrima silenziosa scendeva sul mio viso.
-Non fare così, Bella! Altrimenti scoppio a piangere anche io!- esclamò asciugando con la sua mano quella piccola goccia sfuggita al mio controllo.
-Allora.. accetterai? Te ne andrai un po’ in giro per il bosco?- domandò poi, tornando all’argomento iniziale.
-Ma.. come faccio con questi?- indicai gli abiti che si trovavano accanto a me.. non sapevo proprio come fare con quel lavoro!
Angela mi sorrise mentre le sue guance cambiavano colore, diventando di un bel rosa acceso. Sembrava che mi stesse nascondendo qualcosa.. e all’improvviso capii.
-Lo farai tu? Stai scherzando?- chiesi incredula.
-No che non scherzo.. lo so fare. Hai mia visto qualcuno rammendare un mio vestito, in questi anni?- domandò incrociando le braccia.
Scossi la testa; adesso che me lo aveva fatto notare, non avevo mai visto davvero qualcuno, in quegli anni, che era stato impegnato a ricucire un abito di Angela.. ed io non ne avevo mai avuto uno tra le mani..
-Mamma mia, dici sul serio!- esclamai ridendo. -Io.. io non lo sapevo! Sei davvero piena di sorprese, Angie!-
-E non hai ancora visto nulla..- mormorò lei misteriosamente, per poi scoppiare a ridere insieme a me.
 

Il piano di Angela sembrava andare bene, per il momento. Tranquillamente e con passo lento mi inoltravo sempre di più nel bosco, osservando la natura che mi circondava e ascoltando il fruscio delle foglie scosse dal vento..
Chiusi gli occhi, godendomi quelle piccole sensazioni e sperando che durassero ancora per parecchio tempo.
Con la mente ritornai al momento in cui avevo avvertito Ludmilla della mia ‘uscita’ pomeridiana, ripetendogli le stesse parole che mi aveva suggerito sua figlia minore. Non era stata molto entusiasta della mia visita, dato che avevo interrotto la lezione di musica che stava svolgendo per Jessica, ma mi aveva dato il permesso.. era stato già qualcosa.
Avrei preferito però non entrare nella stanza della musica, specialmente se al suo interno c’era Jessica.. diamine, quella ragazza era una frana nel suonare gli strumenti, ed anche a cantare! Mentre bussavo alla porta sentivo le sue urla raccapriccianti, e credetti che si stesse sentendo male prima di ricordare che stava svolgendo una lezione di canto..
Beh, almeno non ero costretta a sopportarla per quel pomeriggio.
Per precauzione, avevo portato nel bosco con me anche un piccolo cestino; se avessi incontrato qualche cespuglio di bacche durante il mio cammino mi sarei potuta fermare per raccoglierne i frutti.. così facendo, avrei potuto far vedere a Ludmilla che la mia non era stata una frottola sparata a caso, e per giunta inventata da sua figlia..
Sbuffai, e ripresi a camminare guardandomi intorno. Ogni tanto un rumore un po’ più forte degli altri mi costringeva a voltare lo sguardo impaurita, facendomi venire una strana sensazione.. come se fossi seguita da qualcuno..
Ma non poteva essere.. la mia di sicuro era solo suggestione.
Camminai per qualche altro minuto fino a quando non raggiunsi degli alberi famigliari.. decisamente troppo famigliari. In lontananza, attraverso di essi, potevo vedere una luce forte ed accecante, come quella che emetteva il sole quando si rifletteva su una superficie.. e capii di cosa si trattasse.
Cominciai a correre e in pochi secondi raggiunsi quegli alberi, poggiando le mani contro di essi e guardando il lago illuminato meravigliosamente. Senza rendermene conto ero arrivata fin lì, e non sapevo come avevo fatto ad andarci così inconsapevolmente.
Osservai il paesaggio che mi si parava davanti agli occhi e quasi sobbalzai quando sentii un rumore, diverso rispetto a quelli che avevo sentito nel bosco. Era come se.. se qualcuno stesse lanciando qualcosa dentro l’acqua. Ma da dove mi trovavo non riuscivo a vedere nessuno, forse anche per colpa della luce troppo forte.
Strinsi le palpebre e mi misi una mano sugli occhi per parare la luce, e per osservare se davvero c’era qualcuno lì oltre a me e lo scoprii quasi immediatamente.
Senza i raggi solari ad ostacolare la mia vista riuscii a distinguere una figura sulla riva del lago, quella di un uomo. Riuscivo a distinguere anche i riflessi biondi che assumevano i suoi capelli quando venivano colpiti dalla luce.
Solo quando si voltò per prendere altri sassi da terra, riuscii a capire chi fosse.. e sentii chiaramente il mio respiro bloccarsi in quell’istante.
Era Edward.
Restai imbambolata accanto all’albero, con una mano appoggiata alla corteccia e l’altra sospesa in aria a schermare i miei occhi dalla luce. Non mi sarei mai aspettata di rivederlo, anche perché era passata una settimana ed ero scappata via da lui così velocemente da non lasciargli il tempo di dire alcunché..
Ero scappata via lasciandogli solo quella piccola promessa, che lo avrei rincontrato presto.
Ed a quanto sembrava avevo avuto ragione.. perché inconsapevolmente l’avevo rivisto, anche se lui non se ne era ancora accorto. Lo capii dai suoi movimenti, rilassati e sicuri; erano quelli di una persona che non sapeva di essere osservato da lontano.
Sentivo la forte tentazione di raggiungerlo, ma avevo paura di avvicinarmi a lui.. non sapevo come avrebbe potuto reagire scoprendo che lì c’ero anch’io. Ricordai però che era stato lui il primo a chiedere se ci saremmo rivisti, un giorno.. e forse la mia compagnia gli avrebbe fatto piacere.
Deglutii a vuoto e mi staccai dall’albero, al quale mi ero inconsapevolmente aggrappata. Recuperai il cestino che mi era caduto dalle mani e mossi i primi passi che mi avrebbero condotto verso di lui..
Cercai di fare meno rumore possibile, anche se mi risultò un po’ difficile: i vari rametti e foglie che erano caduti sul terreno facevano rumore quando ci camminavo sopra. Edward però non sembrò sentirli.
Quando fui abbastanza vicina a lui, così vicina da riuscire a capire quanto fosse alto rispetto a me, decisi di fargli capire che lì insieme a lui c’ero anche io.
-Che combini?- domandai dopo essere riuscita a trovare la voce.
Ottima domanda, Bella.. davvero ottima!
Edward sobbalzò e si voltò rapidamente, sentendo la mia voce; aveva gli occhi sgranati e per la sorpresa di trovarmi lì fece cadere le poche pietre che ancora teneva nella mano.
-Isabella..- sussurrò dopo qualche istante, lasciando che le sue labbra si aprissero in quel sorriso storto e strano, che stavo lentamente imparando ad associare a lui.
Gli sorrisi anch’io, un po’ imbarazzata.
Edward si avvicinò velocemente a me, sempre sorridendo e guardandomi con quei suoi occhi terribilmente simili al colore del cielo. Mi prese delicatamente una mano fra le sue e se la portò alle labbra, proprio come aveva fatto la prima volta che ci eravamo visti; sentii che la mano veniva percorsa da una strana sensazione quando le sue labbra morbide sfiorarono la mia pelle, e non riuscii a capire cosa fosse.
-Sono felice di rivederti, Isabella- sussurrò accarezzandomi con il pollice il dorso della mano.
Gli sorrisi, e mentre osservavo il suo viso felice e spensierato capii di esserlo anch’io..
Ero felice di rivederlo anche io.
 
 
 
 

Edward
 

Non riuscivo a credere di averla di nuovo davanti ai miei occhi.
Era passata una settimana dal nostro primo incontro ed avevo desiderato di rivederla subito non appena era scappata via, lasciandomi con quella promessa non mantenuta.. almeno fino a quel momento.
Stringevo la sua mano tra le mie e quel contatto tra di noi mi faceva capire che lei era davvero lì, che non era il frutto della mia immaginazione. Mi sembrava anche più bella di come ricordassi, e non riuscii a capire come avesse fatto a diventarlo in così poco tempo..
Le lentiggini presenti sul suo naso e sulle guance erano più marcate, a causa della luce solare che quel giorno era davvero forte; anche i suoi capelli erano leggermente diversi, ed alla luce del sole non apparivano più castani ma leggermente rossi, a causa del riflesso.
Le sorridevo imbambolato, osservando quel piccolo viso che mi stava colpendo sempre di più mano a mano che passava il tempo, e godendo del calore che emanava la sua mano, che ancora tenevo stretta tra le mie.
Anche Isabella mi sorrideva, anche se era un po’ imbarazzata.. le sue gote si erano leggermente imporporate, e quel rossore la rendeva ancora più graziosa ai miei occhi.
Non riuscivo a capire come riuscisse a scatenare quelle sensazioni in me, dopo così poco tempo.. la conoscevo da appena una settimana, e quella era la seconda volta che la vedevo.. era una situazione decisamente strana, ma non volevo pensarci in quel momento.
Forse con il passare del tempo lo avrei capito, ma per quel momento volevo soltanto stare con lei, e parlarle finché non saremmo stati costretti a separarci nuovamente.
-Non ti ho più vista- sussurrai non appena fui capace di sillabare qualche parola. -Sono venuto qui qualche volta, speravo di incontrarti ancora ma.. non c’eri mai.-
Isabella abbassò lo sguardo per qualche secondo, e quando lo rialzò potei vedere che era diventata tutto d’un tratto dispiaciuta.
-Lo so, e mi dispiace tanto..- mormorò fissandomi sempre con quell’espressione. -Ma ho avuto.. ho avuto degli impegni..-
La guardai insistentemente, anche dopo che ebbe terminato di parlare. Isabella aveva ancora quell’espressione triste sul viso, e mi dispiaceva vederla così.. avevo ancora il ricordo di lei sorridente e con gli occhi chiusi appoggiata ad un albero, e avrei tanto voluto rivedere quel sorriso spuntare nuovamente sul suo volto.
Le accarezzai leggermente il viso con una mano e le sorrisi, cercando di farla tranquillizzare e di farle distendere i lineamenti del viso, un po’ tesi.
-Non importa.. adesso sei qui- dissi continuando a farle quelle dolci carezze sul viso.
Lei sorrise quasi subito alle mie parole, chiudendo gli occhi per qualche istante come se si stesse gustando appieno le carezze che le facevo. Li riaprì dopo qualche istante e mi soffermai a guardare i suoi occhi stupendi, così scuri e contornati da lunghe ciglia..
Svicolò quasi subito dalla mia stretta continuando però a sorridere; mi osservò per qualche secondo restando immobile e poi si avvicinò in fretta alla riva del lago, raccogliendo una delle pietre che avevo lasciato cadere scoprendo la sua presenza.
La osservò incuriosita per qualche istante e poi riportò lo sguardo sul mio viso, agitando la piccola mano.
-Che stavi facendo con queste?-
Mi avvicinai sbrigativo a lei e allungai ancora una volta il braccio per poter prendere il sasso dalle sue mani.. più che altro, però, lo feci per poter sentire ancora una volta la sua pelle a contatto con la mia.
Non capivo perché cercassi sempre di avere un contatto con lei, anche se minimo.. era come se non mi sentissi completo, se non lo avessi fatto.
-Le stavo facendo rimbalzare sull’acqua- le risposi, facendole poi vedere come lanciando quel sassolino sulla superficie del lago. Il sasso fece quattro rimbalzi e poi sparì.
-Ah, ho capito! Anche Jake lo sa fare!- esclamò allegramente Isabella.
-Jake?- la guardai incerto, non riuscendo a capire a chi si stesse riferendo.
Era normale d’altronde.. io non sapevo quasi nulla di lei.
-In realtà si chiama Jacob, ma io e gli altri a casa lo chiamiamo Jake.. è il mio migliore amico- mi spiegò sorridendo e strofinandosi le mani sulla gonna blu del vestito, lunga fino alle caviglie.
-Lo conosci da tanto tempo?- chiesi ancora, curioso di sapere qualcosa di più su di lei e sulle persone che costituivano il suo mondo. Sperai che, in qualche modo, anche io sarei potuto entrare a farne parte.
-Da quando sono nata. Io e Jacob siamo cresciuti insieme, non ci separavamo mai!- disse ridendo. -Alcune volte, vedendo quanto siamo legati l’uno nei confronti dell’altro, siamo stati anche scambiati per fratelli..-
-È una cosa bella.-
-Sì.. bellissima.-
Raccolsi un altro sasso da terra e poi lo lanciai, ma non ottenni il risultato sperato perché il sasso andò subito a fondo invece di rimbalzare.
-Stavolta ti è andata male- sentii dire da una Isabella alquanto divertita.
-La prossima andrà meglio..- mi voltai verso di lei e le sorrisi. -Vuoi provare?-
Lei sgranò gli occhi. -Oh, no! Non sono capace! Ci ho provato ma non ci riesco..-
-Dai, ti insegno io. È facile!-
Un po’ titubante, Isabella si avvicinò a me ed osservò la pietra che tenevo nel palmo della mano e che le stavo porgendo. La prese nella sua e notai che su un lato della mano c’era una grossa cicatrice; dal colore roseo, che risaltava sulla sua pelle chiara, sembrava appena rimarginata.
-Cos’hai fatto alla mano?- chiesi, sfiorando la sottile linea con la punta di un dito.
Lei la ritirò subito scottata, come se quel piccolo contatto le avesse provocato dolore. Guardai confusamente il suo viso, impaurito e sorpreso, cercando di capire il motivo della sua reazione.
Isabella portò lo sguardo sulla sua cicatrice e la osservò, toccandola poi con le dita dell’altra mano; subito dopo mi guardò, e mi rivolse un sorriso timido ed imbarazzato.
-Ho avuto un piccolo incidente, la settimana scorsa- disse a bassa voce.
-Se.. se ti ha dato fastidio il mio gesto, ti chiedo scusa..- sussurrai, cercando di rimediare. Forse ero stato troppo avventato con quel gesto.
Isabella cominciò a scuotere la testa mentre parlava. -No no, ma che dici? Non è stata colpa tua! Solo.. non ricordavo di averla, mi ha sorpreso, tutto qui..-
Mi sentii un po’ più sollevato e tranquillo alle sue parole, anche se mi dispiaceva sapere che si era fatta male. Chissà cosa stava facendo per beccarsi una ferita del genere.
-Se non sono troppo curioso.. cosa stavi facendo?- chiesi, senza rendermene conto.
Lei sorrise, ancora più imbarazzata di prima, e mi sembrò ancora più graziosa di prima; le sue guance si colorarono leggermente di rosso, mostrando così quanto grande fosse il suo imbarazzo.. sorrisi mentre la guardavo.
-Stavo tagliando delle rose, e..-
-Hai preso la mano invece del gambo- terminai io la frase al posto suo, capendo quasi immediatamente come continuasse.
Lei annuì.
-Dovresti fare un po’ più attenzione, la prossima volta..-
-Oh, non ci sarà una prossima volta!- esclamò vivacemente. -L’ho già detto a Jake.. la prossima volta le rose se le taglia da solo!-
Ridacchiai, vedendola così convinta.
-Ti va di provare, allora?- chiesi, ritornando alla proposta che le avevo fatto qualche minuto prima e che avevamo accantonato temporaneamente.
Isabella guardò il sasso che ancora stringeva nella mano, e poi me, sorridendo. -Sì, voglio provare..-
Cominciai a mostrarle come doveva muovere il polso per poter lanciare il sasso ed anche l’esatta posizione in cui doveva tenere il corpo. Isabella capì subito, anche se i primi tentativi andarono a vuoto. Al suo decimo tentativo, riuscì a far rimbalzare un sasso per due volte.
-Hai visto? Ce l’hai fatta!-
-Non è possibile.. ce l’ho fatta davvero!- esclamò felice, cominciando a ridere.
-Non era poi così difficile come può sembrare, no?-
-Già, hai ragione..- distolse lo sguardo dalla riva del lago e lo portò dietro di sé, osservando qualcosa. -Ah, ecco dove l’avevo lasciato!-
Si allontanò da me con uno scatto e quando mi girai per guardarla aveva già raggiunto un punto lontano da dove mi trovavo io, e si chinò per raccogliere qualcosa da terra. Quando si girò, stringeva tra le mani un piccolo cestino.
-Edward!- urlò lei agitando una mano. -Ti va di darmi una mano?-
-A fare cosa?- urlai, cominciando a correre verso di lei per poterla raggiungere. Quando le fui vicino mi fermai, ed osservai il cestino che adesso stringeva in grembo.
-Mi aiuti a cercare le bacche? Credo che qua attorno ci sia qualche cespuglio..- mi spiegò, indicando con il braccio gli alberi che si trovavano accanto a noi, poco prima dell’inizio del bosco.
-Perché no?- dissi, sorridendole. -Ma non sono molto pratico.. dovrai avere pazienza.-
-Sta tranquillo, ne ho molta..- mi rassicurò lei, mentre cominciava ad incamminarsi verso gli alberi.
Cominciammo ad inoltrarci nel bosco, restando vicini ed allo stesso tempo lontani, cercando attorno a noi la presenza di qualche sporadico cespuglio di quei piccoli frutti.
-Cos’è che ti serve? More, fragole..- domandai, per capire meglio cosa stesse cercando Isabella.
-Qualsiasi cosa, l’importante è che siano bacche- mi rispose lei.
Cercammo per un po’, allontanandoci sempre di più l’uno dall’altro, poi all’improvviso sentii la sua voce farsi più alta.
-L’ho trovate! Finalmente!- esclamò felice.
La raggiunsi in fretta ed avevo ancora il fiato corto quando la vidi china su un piccolo cespuglio di rovi, pieno di palline scure che da quella distanza mi sembravano more.
-Hai fatto prima tu di me.. te l’ho detto che non ero bravo.-
-Non dire così Edward!- mi riprese bonariamente lei. -Hai bisogno solo di un po’ di.. allenamento.-
-Beh, di quello ne faccio già parecchio..- cominciai a dire, ma mi bloccai quasi subito; non volevo che venisse a sapere la mia identità così presto. Più avanti, magari, sì, ma non in quel momento.. stava andando tutto così bene.
-Hai detto qualcosa?- chiese, voltandosi verso di me con un espressione confusa sul suo volto.
Per fortuna, non mi aveva sentito.
-No.. non ho detto nulla.- mentii.
Lei mi guardò, sempre più confusa, poi riportò lo sguardo sul piccolo cespuglio e cominciò a raccogliere i piccoli frutti. -Mi era sembrato di sentirti parlare.. che strano.-
-Ti do una mano?- domandai, sia per aiutarla che per cercare di deviare la sua precedente domanda.
Ottenuto il consenso di Isabella, cominciai ad aiutarla a raccogliere le more. Chiacchierammo allegramente tra di noi ed in breve tempo riuscimmo a riempire più o meno la metà del cestino che lei teneva tra le mani.
-Credo che possano bastare.. per una torta sono sufficienti- osservò mentre soppesava il contenuto del cestino.
-Poi me la farai assaggiare, questa torta- scherzai, mettendo nel cestino le ultime more che avevo raccolto.
-Se avanza sì, ma non ti garantisco nulla- ridacchiò Isabella. Mi guardò sorridendo e sospirò prima di riprendere a parlare. -Adesso devo andare.. se voglio preparare questa torta prima di cena.-
Il mio sorriso si indebolì leggermente, sentendo le ultime parole che aveva pronunciato.. avrei voluto che non le dicesse mai.
Annuii, e mi avvicinai per stringere ancora una volta la sua mano e portarmela alle labbra come avevo fatto quando l’avevo incontrata qualche ora prima.
-Spero di rivederti ancora, Isabella- dissi dopo averle lasciato un bacio sulla pelle della sua mano.
-Lo spero anch’io- sussurrò lei sorridendomi.
Lei fece scivolare via la sua mano dalla mia presa e si voltò lentamente, lanciandomi un ultima occhiata intensa prima di incamminarsi verso la strada che, sicuramente l’avrebbe ricondotta a casa sua.
La osservai per qualche lungo secondo prima di voltarmi per andare a recuperare il mio cavallo, e stavo facendo i primi passi quando sentii ancora una volta la sua voce chiamarmi.
-Edward!-
Mi voltai, e la vidi che si avvicinava rapidamente a me rischiando quasi di far cadere a terra il cestino di more. Arrivata al mio fianco, si alzò in punta di piedi ed avvicinò le sue labbra alla mia guancia, lasciandoci un bacio piccolo e leggero che quasi non riuscii a sentire.
Si mise nuovamente di fronte a me e mi sorrise, allontanandosi lentamente senza distogliere lo sguardo dal mio viso.
-La prossima volta, Edward, chiamami Bella.. lo preferisco- disse, prima di voltarsi e di correre via.
Osservai la sua piccola figura scomparire tra gli alberi, e mezzo imbambolato portai una mano alla guancia che le sue labbra morbide avevano sfiorato dolcemente.
Sorrisi, sentendomi tremendamente felice e leggero. -Bella..- mormorai, osservando il punto in cui l’avevo vista sparire.
 
  



Bella

 

Stavo ancora sorridendo, mentre lentamente percorrevo la stradina che mi avrebbe condotto alla porta principale del palazzo. La prima cosa che dovevo fare una volta entrata sarebbe stata ringraziare Angela.. era grazie a lei che, quel giorno, avevo avuto l’opportunità di uscire e di rivedere di nuovo Edward.
Ero stata davvero contenta all’idea di passare ancora una volta il pomeriggio insieme a lui; era così simpatico e gentile, e con lui stavo così bene!
Dovevo dire, però, che era anche bello.. ma che dico bello, bellissimo!
Sorrisi ancora di più mentre involontariamente mi portavo una mano alle labbra e ricordavo l’istante in cui le avevo poggiate sulla sua guancia morbida e liscia, se non fosse stato per un lieve accenno di barba.
Era un così caro ragazzo, e come lui anche io avrei tanto voluto rivederlo presto. Chissà, forse sarebbe accaduto prima di quanto potessi immaginare.
Camminai più in fretta e altrettanto in fretta entrai nel palazzo, dirigendomi subito verso le scale per raggiungere le stanze di Angela.. a pomeriggio inoltrato si recava sempre lì, a leggere oppure a ricamare. Ero sicura di trovarla lì.
Bussai alla sua porta dopo averla raggiunta e senza attendere il suo invito ad entrare (lei non lo chiedeva mai) aprii la porta, richiudendola alle mie spalle e dirigendomi subito verso il grande letto dalle lenzuola rosse su cui era sdraiata Angela.
-Bella, sei tornata! Ed hai anche trovato le more!- esclamò lei, sorpresa per una delle due cose.. ancora non lo avevo capito.
La abbracciai di slancio, stringendola al mio petto.
-Grazie Angie, grazie!- esclamai, senza mollare la presa sul suo corpo e cominciando lasciarle baci sulle guance.
-Va bene che sei felice, tesoro, ma.. cosa ti ha reso così euforica?- domandò lei confusamente, dopo essersi liberata dalle mie braccia.
La guardai, sorridendo apertamente. -Ho rivisto Edward!-
Angela sgranò gli occhi e la bocca. -Davvero?-
Annuii. -Se tu non mi avessi convinto ad uscire, io non l’avrei rivisto! È tutto merito tuo!- urlai ancora, abbracciandola nuovamente.
-Bella, così mi soffochi!- disse lei con voce strozzata.
La liberai di nuovo dal mio abbraccio soffocante e sempre sorridendo mi rimisi in piedi, afferrando il cestino di more. -Vado in cucina a preparare la torta di more- dissi allegramente, incamminandomi verso la porta.
-Cosa.. e non mi racconti nulla?- domandò Angela con voce severa.
Io non le risposi, anzi trattenni a stento una risata e raggiunsi in fretta la porta della sua stanza, aprendola e facendo per uscire.
-Dove credi di andare? Mi devi raccontare tutto.. aspetta!-
Cominciai a ridere di gusto e scattai verso le scale, divertita ed inseguita da una Angela in preda alla curiosità più assoluta.
 
 
 
 
 

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Ciao!
Eccomi qui a postare il nuovo capitolo.. come quello scorso contiene due Pov, anche se quello di Edward è un po’ più corto di quello di Bella.. ma va beh, il prossimo sarà più lungo :D
Oggi sono soddisfatta del capitolo, quindi non mi dilungo molto su di esso.. ma se ho lasciato qualche orrore di scrittura fatemelo sapere :)
Adesso vado, ci sentiamo presto! Un bacio..
KrisC
P.S: come trovate Ed e Bella che gironzolano nel bosco alla ricerca di bacche? Io li ho adorati dal primo istante! Mi hanno ricordato in un certo senso un’altra coppia di innamorati, protagonisti di una favola che adoro ancora adesso che ho quasi 20 anni.. l’ho rivista proprio l’altra sera. Sapete dirmi chi sono?

   
 
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