Capitolo
quinto
Bella
Era passata quasi una settimana dal giorno in cui
incontrai Edward nel bosco.. i giorni però erano trascorsi lentamente, come se
non volessero passare mai.
Per via delle ferite alla schiena, Giselle mi aveva
costretta a stare in assoluto riposo fino a quando non sarebbero guarite quasi
del tutto.. e per una come me che era abituata a muoversi dalla mattina alla
sera, il riposo era la peggior medicina.
Non riuscivo a stare tanto tempo senza fare qualcosa,
e cercavo in tutti i modi di rendermi utile. Un paio di volte ero riuscita a
sgattaiolare in cucina ed avevo cominciato a cucinare qualcosa, ma Margaret
interruppe il mio lavoro riportandomi nella mia stanza non appena mi scoprì..
anche lei, come Giselle, cercava in tutti i modi di lasciarmi tranquilla, ma io
non ci riuscivo.
Qualche pomeriggio avevo ricevuto anche la visita di
Angela; il primo giorno entrò nella camera un po’ intimidita, e preoccupata per
quello che era successo.. si riteneva responsabile, in qualche modo che ancora
non riuscivo a capire, di quello che mi era accaduto.
Avevo tentato in tutti i modi di fargli capire che non
era stata assolutamente colpa sua, ma non riuscii a convincerla.
Gli altri giorni invece andarono meglio. Angela aveva
ripreso il sorriso e mi aveva portato un libro da leggere.. lo stesso che mi
aveva lasciato il giorno in cui conobbi Edward.
Ripensando a lui ed ai bei momenti che avevo passato
in sua compagnia, avevo sentito l’impulso di raccontare tutto ad Angela..
sapevo che di lei mi potevo fidare, anche perché lei era molto riservata nei
miei confronti e in quelli degli altri. Sapevo che non avrebbe mai raccontato
nulla, specialmente alla sorella ed alla madre..
Cominciai così a parlarle e senza che me accorgessi
gli dissi tutto: gli raccontai di Edward, dei suoi modi gentili, di come mi
sembrasse un ragazzo educato ed acculturato nonostante gli abiti umili..
Gli confidai anche il sospetto che avevo su di lui,
sulla sua somiglianza con il principe. Angela non riuscì a darmi una risposta concreta,
perché non aveva visto Edward di persona come me.. ma secondo lei poteva anche
trattarsi di una coincidenza.
Parlare con Angela era davvero bello, e facile.. lei
al contrario di sua sorella e di sua madre ti stava ad ascoltare, e si
preoccupava se qualcosa non andava. Non sapevo proprio dove avesse preso quel
lato del suo carattere, ma di certo non da Ludmilla; forse suo padre aveva un
carattere simile ed una piccola parte l’aveva tramandata ad Angela..
Continuavo a ricordare quei momenti allegri e
spensierati mentre mi davo da fare per pulire i tappeti della biblioteca, che
sembravano aver assorbito molta più polvere del previsto.
Ero finalmente tornata a rendermi utile, e ne ero
davvero felice; la schiena non mi faceva più male, e le ferite si erano chiuse
del tutto.. qualche segno, accompagnato da qualche crosticina era rimasto sulla
mia pelle chiara, ma cercavo di non dargli molta importanza.
Riuscii in qualche modo a non soffocare in mezzo a
tutta quella polvere ed a terminare il lavoro, così potei andare a dedicarmi
alle altre faccende che mi avevano commissionato.
Ludmilla aveva chiesto di dare una sistemata alla
biblioteca, cosa che avevo appena terminato di fare; Jessica invece era stata
così ‘gentile’ da darmi una pila enorme di suoi vestiti, da pulire e da
ricucire.. mi aveva anche chiesto di ‘non metterci tutto il santo giorno’..
come se mi divertissi a perdere tempo.
Sbuffai, ricordando quelle parole odiose, e lentamente
uscii dalla biblioteca, imboccando il corridoio che mi avrebbe portato in
camera mia; avevo lasciato lì tutti gli abiti di Jessica, insieme ovviamente
all’occorrente per il cucito.
Julianne li aveva lavati in precedenza, aiutandomi
e togliendo anche il tempo che serviva
per le altre faccende.. dovevo trovare il modo per ringraziarla, magari
l’indomani avrei svolto anche le sue faccende.
Rimuginando, arrivai alla porta della mia camera. La
aprii sovrappensiero e sobbalzai quando trovai qualcuno seduto sul mio letto.
-Angie!- sussurrai, usando il nomignolo che avevo
affibbiato ad Angela, e portandomi successivamente una mano sul cuore. -Mi
ucciderai qualche giorno..-
-Scusa Bella, non volevo- mormorò ridacchiando.
-Non ti preoccupare.-
Chiusi in fretta la porta dopo essere entrata e la
raggiunsi, dando una rapida occhiata al mucchio di vestiti posti sulla sedia.
Rabbrividii.
-Ho una cosa da proporti- disse Angela ad un tratto.
Mi voltai verso di lei. -Sul serio?-
-Sì.. mi sento ancora un po’ in colpa per quello che è
accaduto la settimana scorsa..-
-Angela, ti ho detto che non devi esserlo- dissi
cercando di fermare il fiume di parole che usciva dalle sue labbra, ma il mio
tentativo ovviamente non funzionò; lei continuò a parlare.
-.. e così ho pensato a qualcosa per potermi scusare-
continuò a dire, ignorando le mie parole.
La squadrai per bene, osservando il suo sorriso
sincero che di sicuro nascondeva qualcos’altro sotto. Angela poteva sembrare
timida e tranquilla all’apparenza, ma quando ci si metteva riusciva ad essere
anche pestifera.. con me, però, non lo era mai. Riservava tutte quelle energie
alla sorella.
-Ascolta- disse, quando vide che non aprivo bocca. -Te
adesso andrai da mia madre, e gli dirai che andrai nel bosco a raccogliere le
bacche perché te l’ho chiesto io..-
-E questa sarebbe la tua idea?- domandai inarcando le
sopracciglia. Io mi stavo scervellando pensando a chissà cosa avesse elaborato
la sua mente, e se ne usciva con quella cosa; mi aspettavo qualcosa di più,
Angela era così intelligente..
-Aspetta Bella, non ho ancora finito!- esclamò non
appena notò il mio scetticismo. -So che detto così può sembrare un ordine..-
-Lo è e basta, Angie, non lo sembra- incrociai le
braccia al petto e la squadrai seriamente, anche se con lei non riuscivo a
durare tanto.
Lei, spazientita, alzò gli occhi verso il soffitto.
-La pianti di interrompermi?-
Sgranai gli occhi, colpita dalla sua esclamazione:
ecco, adesso sembrava che stessi parlando con la sua sorella pestifera e
viziata.
-Ok..- prese un respiro profondo prima di continuare a
parlare. -Ti potrà sembrare un ordine, ma a me sembra una bella idea! Puoi
stare in giro una buona parte del pomeriggio e puoi anche non prendere le
bacche.. dirai che non ne hai trovate!-
Fissai il viso sorridente e speranzoso di Angela, riflettendo
sulla proposta che mi aveva appena fatto. Certo, passare un altro pomeriggio
pensando solo a me stessa mi allettava, ed anche parecchio ma.. avevo del
lavoro da sbrigare, e non potevo farlo accumulare sulle spalle di qualcun
altro.. non potevo.
Scossi la testa, voltandomi verso la pila di vestiti.
-Non posso, Angie.. non posso.-
-Dimmi perché?- chiese lei avvicinandosi velocemente a
me. Sentivo la sua presenza alle mie spalle ma non mi voltai; preferii
osservare quell’insieme di colori che erano gli abiti di Jessica.
-Ho da fare.. non posso cedere il mio lavoro agli
altri.-
A quelle parole, Angela mi fu di fronte e mi prese per
le spalle osservandomi come se volesse farmi fuori.. metteva paura in quel
momento.
-Sai cosa penso? Che quello che fai è sbagliato!-
esclamò di tutto punto, senza battere ciglio. -Lavori dalla mattina alla sera
per noi insieme agli altri, come se tu fossi una serva che prende ordini dai
padroni..-
-E non è così?- domandai. -Non è questo quello che
sono, Angela? Sono una serva.. e voi siete i miei padroni!- odiavo quei
discorsi, con tutta me stessa.
Sentivo gli occhi pizzicare e cercai con tutta me
stessa di reprimere le lacrime che, ne ero sicura, presto sarebbero uscite
dalle mie palpebre.. ma non volevo farmi vedere vulnerabile agli occhi di
Angela. Non volevo farle vedere quanto quella situazione ancora pesasse sul mio
petto, anche se erano passati quasi dieci anni da quando era iniziata.
-No che non è così!- sussurrò sorridendo leggermente.
-Che sciocchezze vai dicendo? Tu sei una contessa! Ed anche se non lo dai a
vedere, per me come per gli altri lo sei ancora! Vedrai che presto questa
situazione finirà.. mia madre non comanderà per sempre!-
Le sue parole mi fecero spuntare un timido sorriso
sulle labbra, anche se sparì quasi subito. Sapevo che Giselle, Margaret, Jacob
e tutti gli altri miei amici mi consideravano ancora una nobile nonostante
tutti quegli anni, ma non sapevo che anche Angela..
Mi aveva letteralmente colta alla sprovvista.
-Angie..- mormorai guardandola, mentre una lacrima
silenziosa scendeva sul mio viso.
-Non fare così, Bella! Altrimenti scoppio a piangere
anche io!- esclamò asciugando con la sua mano quella piccola goccia sfuggita al
mio controllo.
-Allora.. accetterai? Te ne andrai un po’ in giro per
il bosco?- domandò poi, tornando all’argomento iniziale.
-Ma.. come faccio con questi?- indicai gli abiti che
si trovavano accanto a me.. non sapevo proprio come fare con quel lavoro!
Angela mi sorrise mentre le sue guance cambiavano
colore, diventando di un bel rosa acceso. Sembrava che mi stesse nascondendo
qualcosa.. e all’improvviso capii.
-Lo farai tu? Stai scherzando?- chiesi incredula.
-No che non scherzo.. lo so fare. Hai mia visto
qualcuno rammendare un mio vestito, in questi anni?- domandò incrociando le
braccia.
Scossi la testa; adesso che me lo aveva fatto notare,
non avevo mai visto davvero qualcuno, in quegli anni, che era stato impegnato a
ricucire un abito di Angela.. ed io non ne avevo mai avuto uno tra le mani..
-Mamma mia, dici sul serio!- esclamai ridendo. -Io..
io non lo sapevo! Sei davvero piena di sorprese, Angie!-
-E non hai ancora visto nulla..- mormorò lei
misteriosamente, per poi scoppiare a ridere insieme a me.
Il piano di Angela sembrava andare bene, per il
momento. Tranquillamente e con passo lento mi inoltravo sempre di più nel
bosco, osservando la natura che mi circondava e ascoltando il fruscio delle
foglie scosse dal vento..
Chiusi gli occhi, godendomi quelle piccole sensazioni
e sperando che durassero ancora per parecchio tempo.
Con la mente ritornai al momento in cui avevo
avvertito Ludmilla della mia ‘uscita’ pomeridiana, ripetendogli le stesse
parole che mi aveva suggerito sua figlia minore. Non era stata molto entusiasta
della mia visita, dato che avevo interrotto la lezione di musica che stava
svolgendo per Jessica, ma mi aveva dato il permesso.. era stato già qualcosa.
Avrei preferito però non entrare nella stanza della
musica, specialmente se al suo interno c’era Jessica.. diamine, quella ragazza
era una frana nel suonare gli strumenti, ed anche a cantare! Mentre bussavo
alla porta sentivo le sue urla raccapriccianti, e credetti che si stesse
sentendo male prima di ricordare che stava svolgendo una lezione di canto..
Beh, almeno non ero costretta a sopportarla per quel pomeriggio.
Per precauzione, avevo portato nel bosco con me anche
un piccolo cestino; se avessi incontrato qualche cespuglio di bacche durante il
mio cammino mi sarei potuta fermare per raccoglierne i frutti.. così facendo,
avrei potuto far vedere a Ludmilla che la mia non era stata una frottola
sparata a caso, e per giunta inventata da sua figlia..
Sbuffai, e ripresi a camminare guardandomi intorno.
Ogni tanto un rumore un po’ più forte degli altri mi costringeva a voltare lo
sguardo impaurita, facendomi venire una strana sensazione.. come se fossi
seguita da qualcuno..
Ma non poteva essere.. la mia di sicuro era solo
suggestione.
Camminai per qualche altro minuto fino a quando non
raggiunsi degli alberi famigliari.. decisamente troppo famigliari. In lontananza,
attraverso di essi, potevo vedere una luce forte ed accecante, come quella che
emetteva il sole quando si rifletteva su una superficie.. e capii di cosa si
trattasse.
Cominciai a correre e in pochi secondi raggiunsi
quegli alberi, poggiando le mani contro di essi e guardando il lago illuminato
meravigliosamente. Senza rendermene conto ero arrivata fin lì, e non sapevo
come avevo fatto ad andarci così inconsapevolmente.
Osservai il paesaggio che mi si parava davanti agli
occhi e quasi sobbalzai quando sentii un rumore, diverso rispetto a quelli che
avevo sentito nel bosco. Era come se.. se qualcuno stesse lanciando qualcosa
dentro l’acqua. Ma da dove mi trovavo non riuscivo a vedere nessuno, forse
anche per colpa della luce troppo forte.
Strinsi le palpebre e mi misi una mano sugli occhi per
parare la luce, e per osservare se davvero c’era qualcuno lì oltre a me e lo
scoprii quasi immediatamente.
Senza i raggi solari ad ostacolare la mia vista
riuscii a distinguere una figura sulla riva del lago, quella di un uomo.
Riuscivo a distinguere anche i riflessi biondi che assumevano i suoi capelli
quando venivano colpiti dalla luce.
Solo quando si voltò per prendere altri sassi da
terra, riuscii a capire chi fosse.. e sentii chiaramente il mio respiro
bloccarsi in quell’istante.
Era Edward.
Restai imbambolata accanto all’albero, con una mano
appoggiata alla corteccia e l’altra sospesa in aria a schermare i miei occhi
dalla luce. Non mi sarei mai aspettata di rivederlo, anche perché era passata
una settimana ed ero scappata via da lui così velocemente da non lasciargli il
tempo di dire alcunché..
Ero scappata via lasciandogli solo quella piccola
promessa, che lo avrei rincontrato presto.
Ed a quanto sembrava avevo avuto ragione.. perché
inconsapevolmente l’avevo rivisto, anche se lui non se ne era ancora accorto.
Lo capii dai suoi movimenti, rilassati e sicuri; erano quelli di una persona
che non sapeva di essere osservato da lontano.
Sentivo la forte tentazione di raggiungerlo, ma avevo
paura di avvicinarmi a lui.. non sapevo come avrebbe potuto reagire scoprendo
che lì c’ero anch’io. Ricordai però che era stato lui il primo a chiedere se ci
saremmo rivisti, un giorno.. e forse la mia compagnia gli avrebbe fatto
piacere.
Deglutii a vuoto e mi staccai dall’albero, al quale mi
ero inconsapevolmente aggrappata. Recuperai il cestino che mi era caduto dalle
mani e mossi i primi passi che mi avrebbero condotto verso di lui..
Cercai di fare meno rumore possibile, anche se mi
risultò un po’ difficile: i vari rametti e foglie che erano caduti sul terreno
facevano rumore quando ci camminavo sopra. Edward però non sembrò sentirli.
Quando fui abbastanza vicina a lui, così vicina da
riuscire a capire quanto fosse alto rispetto a me, decisi di fargli capire che
lì insieme a lui c’ero anche io.
-Che combini?- domandai dopo essere riuscita a trovare
la voce.
Ottima domanda, Bella.. davvero ottima!
Edward sobbalzò e si voltò rapidamente, sentendo la
mia voce; aveva gli occhi sgranati e per la sorpresa di trovarmi lì fece cadere
le poche pietre che ancora teneva nella mano.
-Isabella..- sussurrò dopo qualche istante, lasciando
che le sue labbra si aprissero in quel sorriso storto e strano, che stavo
lentamente imparando ad associare a lui.
Gli sorrisi anch’io, un po’ imbarazzata.
Edward si avvicinò velocemente a me, sempre sorridendo
e guardandomi con quei suoi occhi terribilmente simili al colore del cielo. Mi
prese delicatamente una mano fra le sue e se la portò alle labbra, proprio come
aveva fatto la prima volta che ci eravamo visti; sentii che la mano veniva
percorsa da una strana sensazione quando le sue labbra morbide sfiorarono la
mia pelle, e non riuscii a capire cosa fosse.
-Sono felice di rivederti, Isabella- sussurrò
accarezzandomi con il pollice il dorso della mano.
Gli sorrisi, e mentre osservavo il suo viso felice e
spensierato capii di esserlo anch’io..
Ero felice di rivederlo anche io.
Edward
Non riuscivo a credere di averla di nuovo davanti ai
miei occhi.
Era passata una settimana dal nostro primo incontro ed
avevo desiderato di rivederla subito non appena era scappata via, lasciandomi
con quella promessa non mantenuta.. almeno fino a quel momento.
Stringevo la sua mano tra le mie e quel contatto tra
di noi mi faceva capire che lei era davvero lì, che non era il frutto della mia
immaginazione. Mi sembrava anche più bella di come ricordassi, e non riuscii a
capire come avesse fatto a diventarlo in così poco tempo..
Le lentiggini presenti sul suo naso e sulle guance
erano più marcate, a causa della luce solare che quel giorno era davvero forte;
anche i suoi capelli erano leggermente diversi, ed alla luce del sole non apparivano
più castani ma leggermente rossi, a causa del riflesso.
Le sorridevo imbambolato, osservando quel piccolo viso
che mi stava colpendo sempre di più mano a mano che passava il tempo, e godendo
del calore che emanava la sua mano, che ancora tenevo stretta tra le mie.
Anche Isabella mi sorrideva, anche se era un po’
imbarazzata.. le sue gote si erano leggermente imporporate, e quel rossore la
rendeva ancora più graziosa ai miei occhi.
Non riuscivo a capire come riuscisse a scatenare
quelle sensazioni in me, dopo così poco tempo.. la conoscevo da appena una
settimana, e quella era la seconda volta che la vedevo.. era una situazione
decisamente strana, ma non volevo pensarci in quel momento.
Forse con il passare del tempo lo avrei capito, ma per
quel momento volevo soltanto stare con lei, e parlarle finché non saremmo stati
costretti a separarci nuovamente.
-Non ti ho più vista- sussurrai non appena fui capace
di sillabare qualche parola. -Sono venuto qui qualche volta, speravo di
incontrarti ancora ma.. non c’eri mai.-
Isabella abbassò lo sguardo per qualche secondo, e
quando lo rialzò potei vedere che era diventata tutto d’un tratto dispiaciuta.
-Lo so, e mi dispiace tanto..- mormorò fissandomi
sempre con quell’espressione. -Ma ho avuto.. ho avuto degli impegni..-
La guardai insistentemente, anche dopo che ebbe
terminato di parlare. Isabella aveva ancora quell’espressione triste sul viso,
e mi dispiaceva vederla così.. avevo ancora il ricordo di lei sorridente e con
gli occhi chiusi appoggiata ad un albero, e avrei tanto voluto rivedere quel
sorriso spuntare nuovamente sul suo volto.
Le accarezzai leggermente il viso con una mano e le
sorrisi, cercando di farla tranquillizzare e di farle distendere i lineamenti
del viso, un po’ tesi.
-Non importa.. adesso sei qui- dissi continuando a
farle quelle dolci carezze sul viso.
Lei sorrise quasi subito alle mie parole, chiudendo
gli occhi per qualche istante come se si stesse gustando appieno le carezze che
le facevo. Li riaprì dopo qualche istante e mi soffermai a guardare i suoi occhi
stupendi, così scuri e contornati da lunghe ciglia..
Svicolò quasi subito dalla mia stretta continuando
però a sorridere; mi osservò per qualche secondo restando immobile e poi si
avvicinò in fretta alla riva del lago, raccogliendo una delle pietre che avevo
lasciato cadere scoprendo la sua presenza.
La osservò incuriosita per qualche istante e poi
riportò lo sguardo sul mio viso, agitando la piccola mano.
-Che stavi facendo con queste?-
Mi avvicinai sbrigativo a lei e allungai ancora una
volta il braccio per poter prendere il sasso dalle sue mani.. più che altro,
però, lo feci per poter sentire ancora una volta la sua pelle a contatto con la
mia.
Non capivo perché cercassi sempre di avere un contatto
con lei, anche se minimo.. era come se non mi sentissi completo, se non lo
avessi fatto.
-Le stavo facendo rimbalzare sull’acqua- le risposi,
facendole poi vedere come lanciando quel sassolino sulla superficie del lago.
Il sasso fece quattro rimbalzi e poi sparì.
-Ah, ho capito! Anche Jake lo sa fare!- esclamò
allegramente Isabella.
-Jake?- la guardai incerto, non riuscendo a capire a
chi si stesse riferendo.
Era normale d’altronde.. io non sapevo quasi nulla di
lei.
-In realtà si chiama Jacob, ma io e gli altri a casa
lo chiamiamo Jake.. è il mio migliore amico- mi spiegò sorridendo e
strofinandosi le mani sulla gonna blu del vestito, lunga fino alle caviglie.
-Lo conosci da tanto tempo?- chiesi ancora, curioso di
sapere qualcosa di più su di lei e sulle persone che costituivano il suo mondo.
Sperai che, in qualche modo, anche io sarei potuto entrare a farne parte.
-Da quando sono nata. Io e Jacob siamo cresciuti
insieme, non ci separavamo mai!- disse ridendo. -Alcune volte, vedendo quanto
siamo legati l’uno nei confronti dell’altro, siamo stati anche scambiati per
fratelli..-
-È una cosa bella.-
-Sì.. bellissima.-
Raccolsi un altro sasso da terra e poi lo lanciai, ma
non ottenni il risultato sperato perché il sasso andò subito a fondo invece di
rimbalzare.
-Stavolta ti è andata male- sentii dire da una
Isabella alquanto divertita.
-La prossima andrà meglio..- mi voltai verso di lei e
le sorrisi. -Vuoi provare?-
Lei sgranò gli occhi. -Oh, no! Non sono capace! Ci ho
provato ma non ci riesco..-
-Dai, ti insegno io. È facile!-
Un po’ titubante, Isabella si avvicinò a me ed osservò
la pietra che tenevo nel palmo della mano e che le stavo porgendo. La prese
nella sua e notai che su un lato della mano c’era una grossa cicatrice; dal
colore roseo, che risaltava sulla sua pelle chiara, sembrava appena rimarginata.
-Cos’hai fatto alla mano?- chiesi, sfiorando la
sottile linea con la punta di un dito.
Lei la ritirò subito scottata, come se quel piccolo
contatto le avesse provocato dolore. Guardai confusamente il suo viso,
impaurito e sorpreso, cercando di capire il motivo della sua reazione.
Isabella portò lo sguardo sulla sua cicatrice e la
osservò, toccandola poi con le dita dell’altra mano; subito dopo mi guardò, e
mi rivolse un sorriso timido ed imbarazzato.
-Ho avuto un piccolo incidente, la settimana scorsa-
disse a bassa voce.
-Se.. se ti ha dato fastidio il mio gesto, ti chiedo
scusa..- sussurrai, cercando di rimediare. Forse ero stato troppo avventato con
quel gesto.
Isabella cominciò a scuotere la testa mentre parlava.
-No no, ma che dici? Non è stata colpa tua! Solo.. non ricordavo di averla, mi
ha sorpreso, tutto qui..-
Mi sentii un po’ più sollevato e tranquillo alle sue
parole, anche se mi dispiaceva sapere che si era fatta male. Chissà cosa stava
facendo per beccarsi una ferita del genere.
-Se non sono troppo curioso.. cosa stavi facendo?-
chiesi, senza rendermene conto.
Lei sorrise, ancora più imbarazzata di prima, e mi
sembrò ancora più graziosa di prima; le sue guance si colorarono leggermente di
rosso, mostrando così quanto grande fosse il suo imbarazzo.. sorrisi mentre la
guardavo.
-Stavo tagliando delle rose, e..-
-Hai preso la mano invece del gambo- terminai io la
frase al posto suo, capendo quasi immediatamente come continuasse.
Lei annuì.
-Dovresti fare un po’ più attenzione, la prossima
volta..-
-Oh, non ci sarà una prossima volta!- esclamò
vivacemente. -L’ho già detto a Jake.. la prossima volta le rose se le taglia da
solo!-
Ridacchiai, vedendola così convinta.
-Ti va di provare, allora?- chiesi, ritornando alla
proposta che le avevo fatto qualche minuto prima e che avevamo accantonato
temporaneamente.
Isabella guardò il sasso che ancora stringeva nella
mano, e poi me, sorridendo. -Sì, voglio provare..-
Cominciai a mostrarle come doveva muovere il polso per
poter lanciare il sasso ed anche l’esatta posizione in cui doveva tenere il
corpo. Isabella capì subito, anche se i primi tentativi andarono a vuoto. Al
suo decimo tentativo, riuscì a far rimbalzare un sasso per due volte.
-Hai visto? Ce l’hai fatta!-
-Non è possibile.. ce l’ho fatta davvero!- esclamò
felice, cominciando a ridere.
-Non era poi così difficile come può sembrare, no?-
-Già, hai ragione..- distolse lo sguardo dalla riva
del lago e lo portò dietro di sé, osservando qualcosa. -Ah, ecco dove l’avevo
lasciato!-
Si allontanò da me con uno scatto e quando mi girai
per guardarla aveva già raggiunto un punto lontano da dove mi trovavo io, e si
chinò per raccogliere qualcosa da terra. Quando si girò, stringeva tra le mani
un piccolo cestino.
-Edward!- urlò lei agitando una mano. -Ti va di darmi
una mano?-
-A fare cosa?- urlai, cominciando a correre verso di
lei per poterla raggiungere. Quando le fui vicino mi fermai, ed osservai il
cestino che adesso stringeva in grembo.
-Mi aiuti a cercare le bacche? Credo che qua attorno
ci sia qualche cespuglio..- mi spiegò, indicando con il braccio gli alberi che
si trovavano accanto a noi, poco prima dell’inizio del bosco.
-Perché no?- dissi, sorridendole. -Ma non sono molto
pratico.. dovrai avere pazienza.-
-Sta tranquillo, ne ho molta..- mi rassicurò lei,
mentre cominciava ad incamminarsi verso gli alberi.
Cominciammo ad inoltrarci nel bosco, restando vicini
ed allo stesso tempo lontani, cercando attorno a noi la presenza di qualche
sporadico cespuglio di quei piccoli frutti.
-Cos’è che ti serve? More, fragole..- domandai, per
capire meglio cosa stesse cercando Isabella.
-Qualsiasi cosa, l’importante è che siano bacche- mi
rispose lei.
Cercammo per un po’, allontanandoci sempre di più
l’uno dall’altro, poi all’improvviso sentii la sua voce farsi più alta.
-L’ho trovate! Finalmente!- esclamò felice.
La raggiunsi in fretta ed avevo ancora il fiato corto
quando la vidi china su un piccolo cespuglio di rovi, pieno di palline scure
che da quella distanza mi sembravano more.
-Hai fatto prima tu di me.. te l’ho detto che non ero
bravo.-
-Non dire così Edward!- mi riprese bonariamente lei.
-Hai bisogno solo di un po’ di.. allenamento.-
-Beh, di quello ne faccio già parecchio..- cominciai a
dire, ma mi bloccai quasi subito; non volevo che venisse a sapere la mia
identità così presto. Più avanti, magari, sì, ma non in quel momento.. stava
andando tutto così bene.
-Hai detto qualcosa?- chiese, voltandosi verso di me
con un espressione confusa sul suo volto.
Per fortuna, non mi aveva sentito.
-No.. non ho detto nulla.- mentii.
Lei mi guardò, sempre più confusa, poi riportò lo
sguardo sul piccolo cespuglio e cominciò a raccogliere i piccoli frutti. -Mi
era sembrato di sentirti parlare.. che strano.-
-Ti do una mano?- domandai, sia per aiutarla che per
cercare di deviare la sua precedente domanda.
Ottenuto il consenso di Isabella, cominciai ad
aiutarla a raccogliere le more. Chiacchierammo allegramente tra di noi ed in
breve tempo riuscimmo a riempire più o meno la metà del cestino che lei teneva
tra le mani.
-Credo che possano bastare.. per una torta sono
sufficienti- osservò mentre soppesava il contenuto del cestino.
-Poi me la farai assaggiare, questa torta- scherzai,
mettendo nel cestino le ultime more che avevo raccolto.
-Se avanza sì, ma non ti garantisco nulla- ridacchiò
Isabella. Mi guardò sorridendo e sospirò prima di riprendere a parlare. -Adesso
devo andare.. se voglio preparare questa torta prima di cena.-
Il mio sorriso si indebolì leggermente, sentendo le
ultime parole che aveva pronunciato.. avrei voluto che non le dicesse mai.
Annuii, e mi avvicinai per stringere ancora una volta
la sua mano e portarmela alle labbra come avevo fatto quando l’avevo incontrata
qualche ora prima.
-Spero di rivederti ancora, Isabella- dissi dopo
averle lasciato un bacio sulla pelle della sua mano.
-Lo spero anch’io- sussurrò lei sorridendomi.
Lei fece scivolare via la sua mano dalla mia presa e
si voltò lentamente, lanciandomi un ultima occhiata intensa prima di
incamminarsi verso la strada che, sicuramente l’avrebbe ricondotta a casa sua.
La osservai per qualche lungo secondo prima di
voltarmi per andare a recuperare il mio cavallo, e stavo facendo i primi passi
quando sentii ancora una volta la sua voce chiamarmi.
-Edward!-
Mi voltai, e la vidi che si avvicinava rapidamente a
me rischiando quasi di far cadere a terra il cestino di more. Arrivata al mio
fianco, si alzò in punta di piedi ed avvicinò le sue labbra alla mia guancia,
lasciandoci un bacio piccolo e leggero che quasi non riuscii a sentire.
Si mise nuovamente di fronte a me e mi sorrise,
allontanandosi lentamente senza distogliere lo sguardo dal mio viso.
-La prossima volta, Edward, chiamami Bella.. lo
preferisco- disse, prima di voltarsi e di correre via.
Osservai la sua piccola figura scomparire tra gli
alberi, e mezzo imbambolato portai una mano alla guancia che le sue labbra
morbide avevano sfiorato dolcemente.
Sorrisi, sentendomi tremendamente felice e leggero.
-Bella..- mormorai, osservando il punto in cui l’avevo vista sparire.
Bella
Stavo ancora sorridendo, mentre lentamente percorrevo
la stradina che mi avrebbe condotto alla porta principale del palazzo. La prima
cosa che dovevo fare una volta entrata sarebbe stata ringraziare Angela.. era grazie
a lei che, quel giorno, avevo avuto l’opportunità di uscire e di rivedere di
nuovo Edward.
Ero stata davvero contenta all’idea di passare ancora
una volta il pomeriggio insieme a lui; era così simpatico e gentile, e con lui
stavo così bene!
Dovevo dire, però, che era anche bello.. ma che dico
bello, bellissimo!
Sorrisi ancora di più mentre involontariamente mi
portavo una mano alle labbra e ricordavo l’istante in cui le avevo poggiate
sulla sua guancia morbida e liscia, se non fosse stato per un lieve accenno di
barba.
Era un così caro ragazzo, e come lui anche io avrei
tanto voluto rivederlo presto. Chissà, forse sarebbe accaduto prima di quanto potessi
immaginare.
Camminai più in fretta e altrettanto in fretta entrai
nel palazzo, dirigendomi subito verso le scale per raggiungere le stanze di
Angela.. a pomeriggio inoltrato si recava sempre lì, a leggere oppure a
ricamare. Ero sicura di trovarla lì.
Bussai alla sua porta dopo averla raggiunta e senza
attendere il suo invito ad entrare (lei non lo chiedeva mai) aprii la porta,
richiudendola alle mie spalle e dirigendomi subito verso il grande letto dalle
lenzuola rosse su cui era sdraiata Angela.
-Bella, sei tornata! Ed hai anche trovato le more!-
esclamò lei, sorpresa per una delle due cose.. ancora non lo avevo capito.
La abbracciai di slancio, stringendola al mio petto.
-Grazie Angie, grazie!- esclamai, senza mollare la
presa sul suo corpo e cominciando lasciarle baci sulle guance.
-Va bene che sei felice, tesoro, ma.. cosa ti ha reso
così euforica?- domandò lei confusamente, dopo essersi liberata dalle mie
braccia.
La guardai, sorridendo apertamente. -Ho rivisto
Edward!-
Angela sgranò gli occhi e la bocca. -Davvero?-
Annuii. -Se tu non mi avessi convinto ad uscire, io
non l’avrei rivisto! È tutto merito tuo!- urlai ancora, abbracciandola
nuovamente.
-Bella, così mi soffochi!- disse lei con voce
strozzata.
La liberai di nuovo dal mio abbraccio soffocante e
sempre sorridendo mi rimisi in piedi, afferrando il cestino di more. -Vado in
cucina a preparare la torta di more- dissi allegramente, incamminandomi verso
la porta.
-Cosa.. e non mi racconti nulla?- domandò Angela con
voce severa.
Io non le risposi, anzi trattenni a stento una risata
e raggiunsi in fretta la porta della sua stanza, aprendola e facendo per uscire.
-Dove credi di andare? Mi devi raccontare tutto..
aspetta!-
Cominciai a ridere di gusto e scattai verso le scale,
divertita ed inseguita da una Angela in preda alla curiosità più assoluta.
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Ciao!
Eccomi qui a postare il nuovo capitolo.. come quello
scorso contiene due Pov, anche se quello di Edward è un po’ più corto di quello
di Bella.. ma va beh, il prossimo sarà più lungo :D
Oggi sono soddisfatta del capitolo, quindi non mi
dilungo molto su di esso.. ma se ho lasciato qualche orrore di scrittura
fatemelo sapere :)
Adesso vado, ci sentiamo presto! Un bacio..
KrisC
P.S: come trovate Ed e Bella che gironzolano nel bosco
alla ricerca di bacche? Io li ho adorati dal primo istante! Mi hanno ricordato in
un certo senso un’altra coppia di innamorati, protagonisti di una favola che
adoro ancora adesso che ho quasi 20 anni.. l’ho rivista proprio l’altra sera. Sapete
dirmi chi sono?