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Autore: Luna_R    26/06/2006    3 recensioni
Sono le sette e trenta di mattina, il suono di una sveglia, irrompe nel silenzio di un appartamento assopito.
Una ragazza si sveglia, poggia rumorosamente la sua mano sulla sveglia, e maledicendo il giorno già alle porte, si dirige in bagno.
E intanto non sa, che non sarà, un giorno come tutti gli altri..
*********
-“E tu, chi sei?!”-
-“Nel mio paese, colui che salva una vita ad un uomo, fa sua quella vita. Ecco, ora la mia vita ti appartiene.”-
Non so chi fosse, non so perché evadeva sempre dalle mie domande, ma provai un tale senso di protezione nei suoi confronti, che non potei far altro che portarlo via con me.
“Ricordati di me”, solo una storia d’amore, dimenticata o nascosta, nei meandri della mente invecchiata o distratta.
Ma pur sempre una storia d’amore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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«-(¯`v´¯)--« RICORDATI DI ME «-(¯`v´¯)--«

«-(¯`v´¯)--« RICORDATI DI ME «-(¯`v´¯)--«

 

 

 

A questo punto non vorrei risultare banale o scontata, ma lo ripeto: sono immensamente felice!

Una nuova lettrice!

Sapete ora capisco perché mi piace così tanto svuotare la fantasia e metterle su “carta bianca”; è per vivere momenti come questo!

Grazie Rowina, tr tr tr gentile! Ouch.. non mi dire così che mi fai sentire colpevole... mia madre direbbe lo studio prima di tutto! Ma si sa, i consigli dei genitori restano lì dove sono… ^_^

Zia Esmy : ma quanto mi fanno felice le tue parole?! Un sacco guarda!

Vedi coincidenza vuole che mi bekki sempre nel momento giusto ^_- mitika !

La mia Sibilla l’ho sempre immaginata così, dolce e altruista con una nota di pazzia che la rende unica! Non poteva far altro che aiutare Victor!

E anche tu hai colto nel segno, infondo lo stesso Victor è un po’ la raffigurazione di Sibilla, al maschile, solo con un passato poco chiaro che lo rende più misterioso ed enigmatico!

 

 

 

 

 

 

aawaa RINCORRENDO UN SOGNO  aawaa

 

Chap n.8

 

 

-“No! No! Victor!!”-. Siamo nell’androne del mio palazzo, Vic mi sta trascinando da almeno un chilometro, ed inutili sono i miei lamenti –“oh… Vic non è possibile, non ora! Cioè è un delirio… Vic!!!”-. Praticamente mi obbliga a prender le chiavi dalla mia borsetta, aprire la porta di casa e tuffarci in camera da letto.

 

Ehi ?! Ma cosa state pensando?! Io amo il mio Simone, e con tutto rispetto per la categoria, i sessantenni non rientrano proprio nel mio raggio di gradimento!

 

-“Su forza! Prendi le tue cose e partiamo subito!”-.

-“Vic è da folli! Non ho nemmeno prenotato un albergo, un ostello o che ne so una pensione!”-. Ma a poco importa, il mio corpo, dissociato dalla mente, ha già aperto la valigia riposta sapientemente sotto al letto.

-“Può anche darsi che non ci serva!”-.

-“Ah- ah! E dove dormiremo?! I ponti e parchi sono ancora inesplorati per me!”-.

 

Oh, oh bocca mia taci! Poverino, lui forse un vero posto dove stare, da quando è “in cerca” non lo ha mai avuto; forse avrebbe voluto, anche se espressamente non me lo ha mai detto.

Mi sento una sciocca.

Ma sì, infondo che importanza ha un tetto al paragone di una favola e il suo realizzo?!

 

-“Cioè, io non volevo dire che non ci starei se fosse necessario…”-.

-“Sibilla, probabilmente non ci servirà un posto dove dormire, perché forse questo incontro sarà talmente breve, da non lasciare tempo per consumarlo.”-.

Salvata in corner.

Però, che strane le sue parole, mi hanno messo la tristezza nel cuore.

Non che nella mia vita sia mai stata ottimista, però un po’ c’ho ricamato su tutta questa faccenda, i miei bei sogni me li sono fatti.

Già, ma il sogno è mio, e la realtà è la sua.

Chissà come si sente. Chissà cos avrà pensato, LUI.

Mi sono impossessata del suo sogno, non è giusto.

-“Victor, ti prometto che sarà l’incontro più intenso di tutta la tua vita. Noi la troveremo, tu ci parlerai finalmente! Potrai toccarla, ridere con lei!”-. Gli vado vicino, prendendogli le mani. –“E io ti giuro, che ti sarò vicino in qualsiasi momento tu lo vorrai, non ti lascerò mai solo. Io voglio che questo viaggio sia speciale. Speciale.”-.

Mi stringe forte le mani, posso sentire le sue dita premere forte sulla pelle.

Me le bacia. Ancora e ancora.

Rido e ancora rido, lo abbraccio, lo abbraccio forte.

Poi il distacco; c’è una grande valigia da rimboccare e trascinare via con se, in questo viaggio speciale.

 

-“Ecco, credo d’aver preso tutto!”-. Afferro un golfino blu, un paio d’occhiali da sole, e quando sono veramente pronta, con scatto secco alzo il manico della valigia pronta a scorrere sulla strada dell’evasione.

Adesso sto bene,  che importa dove andrò o cosa farò, adesso c’è solo eccitazione e frenesia, del resto non mi importa.

Di lui, ancora meno.

Non lo avviserò, non gli dirò niente di nulla, questo è il nostro viaggio, mio e di Victor e la sua razionalità, la sua maniacale precisione non mi seguirà. Mai più, credo.

 

-“Vic, puoi andare avanti tu, per piacere?! Faccio una telefonata e ti raggiungo.”-.

-“Faccio caricare la macchina intanto.”-.

-“Perfetto.”-.

Mi allontano un attimo, verso la prima cabina telefonica a vista.

Devo farlo. Devo risolvere in qualche modo questa situazione fra di noi.

Ma solo nelle favole, le principesse vivono per sempre felici e contente con i loro principi azzurri.

-“Pronto?! Avvocato, mi sente?!”-.-“Vorrei trasformare quella richiesta fattale tempo fa, in pratica. Legale.”-.-“Oh no, sono in partenza, se la inoltrasse lei al diretto interessato sarai più felice. Sa, momentaneamente ha cambiato indirizzo.”-.-“Perfetto, allora al mio ritorno la raggiungerò in studio per quella firma. La ringrazio, arrivederci.”-.

 

E metto giù.

Ora so cosa si prova nel fare una telefonata del genere.

Eppure milioni e milioni di persone l’hanno fatta, almeno una volta, quella telefonata nella loro vita; per me è già così gravoso averne fatta una, insomma basta un pronto, si va bene, firmiamo delle carte, e un matrimonio, ma prima ancora una storia d’amore, finisce.

Che sensazione strana prova il mio corpo, non sembro neanche più io, non mi sento neppure in me stessa.

Sembro trasalita dalla mia stessa materia, rimbalzando chissà dove.

Ma adesso è tardi per cercarla.

Adesso un taxi giallo, da lontano suona, invitandomi a seguirlo.

 

*******

 

-“E’ tutto il giorno, che ti vedo scarabocchiare su quel pezzo di carta! Vuoi dirmi che stai facendo?!”-.

Dolce, tenero Vic. Persa nei miei pensieri, non mi sono nemmeno resa conto di essere a picco nell’aria, con lui, che mi stringe la mano “perché ho molta paura di questi congegni dell’aria”. E quando gli ho fatto gentilmente notare che lui questi congegni li ha governati, mi ha risposto con la sua leggiadra semplicità che “i miei erano altri tempi”.

Lo adoro, sono totalmente subdola dalla sua persona.

-“Ma non era una mia prerogativa, quella di far domande?!”-.

-“Devo prendere la tua curiosità e farla mia per sempre, sai solo così ci saremmo davvero scambiati qualcosa l’uno dell’altra!”-.

-“Bello..”-. Riesco a malapena a sibilare.

Non ho mai pensato che lui volesse qualcosa di mio; sono una ficcanaso, logorroica, petulante a tratti eppure lui, lui l’essere così perfetto ai miei occhi, vuole qualcosa di mio.

La mia curiosità.

Ricordo da bambina, la suora che si occupava della mia educazione all’istituto, diceva sempre che la mia intelligenza era frutto di una curiosità vivida e vivace.

Diceva sempre di conservare la mia fantasia viva dentro me; lei mi avrebbe portata lontano, fatto di me una persona diversa dalle altre.

Ero piccola, avevo perso entrambi i genitori, distrutta dal destino eppure quella donna vide in me fantasia e vivacità.

Come in questo momento.

Non so se sono capace io nel sodomizzare il dolore e nascondere le cicatrici, o è soltanto la mia forza di volontà che è davvero più forte di tutto.

 

“Comunque nulla, sto solo scrivendo qualche appunto su di me, su questo viaggio..”-.

-“E posso leggerle?!”-.

-“Ah, no! Mi vergogno troppo, e poi è una cosa top- secret!”-.

 

Rido, mi diverte pensare che in realtà non sono solo pensieri miei; se ammettessi che sto facendo di questa pazza avventura, di questo suggestivo incontro una storia da scrivere su carta bianca, non reggerebbe più di tanto la mia falsa vergogna o pudore.

Chissà, forse per la prima volta nella vita, sto facendo qualcosa di speciale solo ed esclusivamente per me.

Egoista, ma felice d’esserlo. E’ concesso a tutti, no?!

 

-“Ah! Finalmente ti vedo ridere!”-.

-“Sì, sono stranamente ed eccitatamene serena in questo momento! Bah?!”-.

-“Avrai cominciato a seguire i consigli di questo povero vecchio…”-.

-“Tu non sei vecchio!”-.

-“Sibilla, per piacere!”-. Tossisce un po’ prima di continuare –“sono vecchio e tu sei bugiarda! Fortuna che gli specchi non parlano altrimenti…”-.

-“Altrimenti?! Guarda che stai benissimo!”-.”Ma non dirmi che hai paura del giudizio di Betty?!”-.

 

Tossisce ancora una volta, volge lo sguardo verso l’oblò, arrossendo un po’.

Ha paura.

Che dolce, sembra un bambino. Per questo non sembra avere gli anni che ha.

L’accarezzo su una guancia, si gira di scatto sorridendo.

 

-“Il bello è che lei penserà le stesse identiche cose, quando ti avrà di fronte.”-.

-“Oh, dubito che il tempo avrà deturpato la sua bellezza.”-.

-“La bellezza no, ma la sicurezza e la sfrontatezza dei suoi vent’anni, sì.”-.

 

Sorride, accarezzandomi amorevolmente la guancia.

Eh già.

Io non sarò mai più bella come adesso, non sarò mai più sfrontata come ora, non sarò mai più pazza e incosciente come in questo momento, che sto lasciando l’uomo che amo senza curarmi dello spettro della solitudine che all’età di Victor, verrà a bussarmi.

Ma io non aprirò. Piuttosto voglio morir sola.

 

-“Stai pensando a lui?!”-. Ma perché riesce a leggermi dentro in questo modo?!

-“Oh io veramente…”-. Ma perché?! Perché ho appena detto che mi sento serena! –“Sì.”-.

-“Sai cosa ho pensato?!”-.

-“Cosa?!”-.

-“Che se non sarà lui a tornare, lo andremmo a prendere noi!”-.

-“Credo sia un po’ difficile Vic…”-.

-“Difficile?! Perché Sibilla?! Perché se è qualcosa che vuoi davvero, ti arrendi così facilmente?!”-.

-“Arrendermi?!”-. Oh Dio, l’ho già fatto. Quasi. Mi sono arresa!

-“Sì arrenderti! Tu usi troppo la testa! Io non sento il tuo cuore; dimentica il cervello e ascoltalo, non ti tradirà!”-.

-“Già…”-. Peccato che forse non c’è più tempo per le parole, per ascoltare o provare.

Credo che adesso ci sia solo tempo per riorganizzare una vita che riparte da me.

 

Mi sono sempre chiesta perché congenitamente l’uomo e quasi tutti gli esseri simili ad esso, da che mondo è mondo, optino per le soluzioni più semplici, ma dannatamente dolorose.

Che l’uomo goda nel frustrarsi?!

Che scappare allievi soltanto una pena già scontata e nessuno l’ha mai capito?!

Ma infondo perché sarei dovuta restare, perché avrei dovuto guardare il mio  uomo uscire di scena limitandomi  soltanto a perire lentamente?!

Meglio aver messo mari e monti fra di noi. Meglio, molto meglio.

Una carta di separazione, due firme leggibili e di me e Simone non sarebbe restato altro che la parola fine.

Quasi.

 

 

-“Non credevo che l’Austria fosse così lontana!”-.

-“E’ solo una questione di punti di vista! Se giri il mondo  al contrario, forse la strada ti sembrerà più corta!”-.

-“Giusto! Perché non ci ho pensato prima?!”-.

 

Già, perché?!

Forse questa osservazione potrebbe essere adatta per un mucchio di cose nella vita; se avessi girato strada forse non avrei incontrato una cabina telefonica e non avrei fatto quella chiamata.

Se fossi girata probabilmente non avrei nemmeno incontrato Victor, e adesso non sarei con lui, sospesa nel cielo a rincorrere una strada che invece, abbiamo preso nel verso giusto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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