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Autore: Kirinin    21/10/2011    5 recensioni
Un giorno, Ranma si sveglia per scoprire che un paio di cosette sono cambiate. Niente di speciale- solo una nuova vita completa di una figlia, un dojo da mantenere e, ancora più importante, un marito. Ma c'è un problema: l'ultima cosa che Ranma ricorda è di avere sedici anni... (tradotta da Fioredivetro)
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ranma Saotome, Ryoga Hibiki
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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CHAPTER FOURTEEN

CAPITOLO QUATTORDICI: 1998

 

All's Fair

 


 Qualcuno chiamò il suo nome e Ryoga si sentì impallidire. Si girò di scatto e si mise in cerca della proprietaria della voce.

 

“E Ranko-chan!”

 

Anche Ranma la guardò. “Mamma?”

 

Nodoka rispose con un’espressione di sorpresa quasi identica. “Cos’hai detto, Ranko?”

 

Ranma scosse vigorosamente la testa. “Volevo dire… uh, Nodoka-san… zia?Che sorpresa!”

 

E lo era stata. Anche se entrambi sapevano che Nodoka sarebbe andata alla fiera, non immaginavano che avrebbe gestito una bancarella.

 

Era vestita in un kimono nero con tanti piccoli draghi lungo il collo e le maniche. Era in piedi sotto un grande striscione che proclamava la vendita di erbe, sacchetti profumati, cristalli e portafortuna di varia natura.

 

Nodoka-san…” disse Ryoga, senza fiato, leggendo il cartello.

 

La donna arrossì. “Oh!Beh, ho bisogno di guadagnare qualche extra. Sono certa che mi capite. Una donna sola non può sperare solo nella gentilezza degli altri. Scusatemi,” concluse, vedendo una cliente che si avvicinava timidamente.

 

“Il mio ragazzo,” iniziò a bisbigliare la donna, e da quel punto in poi gli altri due non riuscirono più a sentirla.

 

Oooh, ecco dove eravate finiti!” esclamò allegramente Ukyo, trovando la coppia sotto il cartello rosso e nero di Nodoka.

 

“Wow, portafortuna!” esclamò Akane, finalmente abbandonando il suo umore nero. “Ne vuoi uno, Ukyo?”

 

Ukyo sorrise e le fece l’occhiolino. “Vediamo un po’, zucchero. Vediamo cosa c’è di bello, hmm?”
Si avvicinò a Ryoga. “Cosa ti succede?” sussurrò. “Ti lascio da solo un secondo e tu e Ranchan scomparite!Pensavo che ti avrei trovato a Timbuctu!”

 

Ryoga sentì un brivido attraversargli tutto il corpo, come se qualcuno l’avesse scosso o bagnato con acqua fredda, o come se si fosse appena risvegliato da un incubo. “Oh,” rispose con una vocina curiosa. “Scusa. Stavo parlando con Ranma. Sapevi che sua madre è una strega?”

Ukyo lo guardò male. “Ryoga, non è carino da dire!La famiglia di Ranma ha i suoi elementi negativi, ma non Saotome Nodo… ka…” Ukyo si interruppe appena vide chi era la proprietaria della bancarella. “Oh. Quel genere di straga.” Sorrise. “Forte!”

Nodoka mise un pacchettino tra le mani della donnina che si disperse nuovamente nella folla. “Bene, bene, bene!!” esclamò. “Tutti questi giovani alla mia bancarella!”

Akane sorrise, guardando Nodoka che si toglieva lo scuro kimono. “Zia, tu non sembri proprio una vecchia signora.”

Ranma annuì. Sua madre sembrava risplendere, quella sera. “Da quanto tempo fai… uh, questo?”

Nodoka inclinò la testa, pensierosa. “Vediamo; forse sette anni o quasi. Adesso, chi di voi ragazze vuole un amuleto d’amore?Scommetterei che tutte voi avete qualcuno che vi piace, se fossi il tipo che fa scommesse.


Ranma sorrise educatamente, in modo un po’ forzato, ma Akane e Ukyo risero nervosamente. “Beh…” ammise Ukyo.


“Vediamo. Abbiamo un’ampia varietà di amuleti d’amore, qui. Filo rosso incantato, cuori di colombe, canna da pesca dell’amore, e naturalmente una vera pozione che deve essere bevuta– ma non la raccomando. Per gli effetti collaterali, sapete.”

 

“Canna da pesca dell’amore?” balbettò Akane.

 

“Dovresti davvero bruciarle tutte,” consigliò Ryoga con la stessa voce atona.

 

“Ah, qualcuno che parla per esperienza,” mormorò Nodoka. “Che strano. La maggior parte dei giovani che conosco non sono così informati sull’occulto.

“Oh. Beh, noi siamo abbastanza esperti,” commentò seccamente Ukyo. “E’ normale conoscendo Ran…” si interruppe in tempo. “Ehm… Ran… ko.”

Nodoka sorrise gentilmente. “Capisco. Ranko, cara, c’è qualcosa che vorresti dirmi?

Ranma si irrigidì. “Er… n-no…”

“Va bene.” Nodoka abbandonò l’espressione seria e sorrise di nuovo, tornando una commerciante che cercava di vendere i suoi prodotti. “Allora, nessun amuleto?Hmm. Vi farò vedere il retro,  per questa volta, perché sono sicura che non combinerete guai. Date un’occhiata e fatemi sapere quali vi piacciono.

Alzò una piccola tenda e guidò la figlia sul retro. Ranma fu seguita da Ukyo, poi Ryoga ed Akane.

 

Ryoga si sentiva come ipnotizzato. Avrebbe voluto scappare, ma non ci riusciva.

 

“Wow, guardate questo!” urlò Akane e Ukyo si precipitò a vedere. “Il Cristallo Perfetto?”

 

Ukyo sbirciò nella scatolina di vetro senza coperchio che Akane teneva in mano. Un meraviglioso cristallo bianco latte splendeva dal suo interno. “Wow è tutto ciò che si può dire,” confermò Ukyo, senza fiato. “Pensa come sarebbe bello come ciondolo, Akane.”

 

Akane annuì, poi fece un sorrisetto malizioso. “Potere del cristallo di Luna, vieni a me!” esclamò, alzando il cristallo sopra la testa.

 

La voce di Nodoka fluttuò fino a loro. “Io non lo farei, cara.” Sembrava molto convinta.

 

Ukyo e Akane si scambiarono uno sguardo scettico, ma rimisero subito il cristallo dove l’avevano trovato.

 

“Non pensi che…” sussurrò Akane.

 

Naa,” l’assicurò Ukyo. “E’ parte del numero di Saotome-san.”1

 

Nel frattempo, Ranma frugava tra i sacchetti di erbe, portandone qualcuna al naso per odorarla. Mmm, Ryoga. Questa è buona.” passò il sacchetto al ragazzo, che la guardò come se non avesse mai visto delle piante in vita sua. “Annusala.” lo incoraggiò.

 

Ryoga sospirò ed obbedì. All’improvviso non si sentì più come se avesse la testa piena di lana. “Wow. Che cos’è questa cosa?” Cercò un indizio sul sacchetto, ma trovò soltanto un numero scritto col pennarello indelebile e il prezzo.

 

“Spero non siero della verità o cose del genere,” scherzò Ranma, continuando a rovistare.

 

“Quindi ci credi davvero a queste cose?”

 

Ranma scrollò le spalle. “Perché no?Non credo che mia madre sia un’imbrogliona, Ryoga.”

 

“Non è questo che intendevo. Forse lei ci crede. Non significa che sia vero.”

 

“Sì, invece, in un certo senso. L’intento vale nove decimi dell’azione,” mormorò Ranma. “Oh, eccone un’altra buona. Odorala.”

 

Ryoga obbedì. “Come il fuoco,” sbuffò, prima di mettersi a tossire per almeno un minuto.

 

Ops.” Ranma gli diede dei colpetti sulla schiena. “Respira, Ryo. Respira.” Riprese il sacchetto precedente e glielo mise sotto il naso.

 

Ryoga fece un respiro profondo. Stava ancora cercando di liberare le narici, quindi non appena fu in grado di respirare liberamente non si seppe trattenere.

 

L’odore pungente, pulito, lo assalì immediatamente. Smise subito di tossire, ma questa volta, invece di sentirsi solamente la testa più leggera, fu come se l’intero universo avesse assunto contorni definiti. Tutto era troppo brillante, troppo vicino, troppo rumoroso. I capelli di Ranma gli ferivano gli occhi e fuori dalla tenda la fiera gli sembrava una carica di elefanti. I suoi stessi vestiti erano così ruvidi che di sicuro lo stavano tagliando a pezzi. E la sua stessa esclamazione di sorpresa e dolore sembrò frantumare il mondo.

 

Nodoka corse subito da lui e scivolò sulle ginocchia per vederlo bene. Gli esaminò gli occhi e imprecò sottovoce. Usò una delle bandane del ragazzo per bendarlo e due pezzi di garza con cui preparava le erbe per tappargli le orecchie.

 

Ryoga tornò a respirare normalmente. Si sentiva quasi normale. A parte il fatto che riusciva a percepire la rabbia di Nodoka, un odore pungente come di un limone tenuto sul fuoco; la confusione di Akane e Ukyo, una nota acuta e fastidiosa; e il senso di colpa di Ranma, un odore sudato e preoccupato.

 

“Mi dispiace tanto, zia,” stava dicendo la ragazza. “Non pensavo che odorarla soltanto avrebbe causato tutto questo, io-

 

“Per alcune di queste è più che sufficiente,” la interruppe Nodoka con voce fredda ma controllata. “Cos’altro avete annusato voi due?”

 

Ryoga sentì il rumore di oggetti che venivano passati a Nodoka.

 

Mmm. Centocinquantatre e duecentoventinove. Va bene. Nessun danno, non fare quella faccia. Ti insegnerà a non giocare con una magia che non capisci.

 

“Sì, zia,” mormorò Ranma, con voce rotta.

 

“Su, su, cara. Non sono arrabbiata. Non tanto. Perché non le metti a posto a vai a guardare i cristalli per un po’?”

 

Ryoga sentì che la rabbia di Nodoka stava scemando in risposta al pentimento di Ranma. Adesso lei stessa si sentiva un po’ in colpa, ma era anche cauta, come se avesse paura che potesse succedere di nuovo. Esitante.

 

“Pensiamo a te adesso, signor Hibiki,” sussurrò Nodoka, quasi a se stessa. “Preparati.”

 

Ryoga trasalì alla sensazione delle sue dita che gli aprivano la bocca e quasi soffocò quando sentì il sapore amaro delle erbe sulla lingua, ma le ingoiò come ordinato. Non appena lo fece, un forte prurito gli assalì la gola e iniziò a tossire rumorosamente. Dopo qualche attimo si sentì molto meglio, anche se provava ancora la necessità di tossire.

 

Il mondo era tornato normale così all’improvviso che si ritrovò senza neanche accorgersene a togliersi benda e garze dalle orecchie. Ranma gli diede un colpetto sulla spalla. “Ci penso io!” disse e corse fuori dalla tenda.

 

Tornò poco dopo con lo stesso secchio che aveva usato per lavarsi gli occhi dalle lacrime e cercò di farlo bere.

 

“Uhm… c’è nessuno?” fece una voce stridula dalla bancarella.

 

Ukyo, che stava osservando la scena quasi sotto choc, tornò in sé e si affacciò alla finestra della tenda. Questo era in grado di fronteggiarlo. “Posso aiutarti?”

 

Finalmente la tosse di Ryoga si calmò. “Ugh,” esclamò, asciugandosi la bocca.

 

Nodoka gli posò una mano sulla spalla. “Mi dispiace, Ryoga-kun, ma era l’unico modo per aiutarti. Quell’erba è un antidoto per ogni veleno. Altrimenti i tuoi sensi sarebbero rimasti acuiti per quarantotto ore.

 

Ryoga rabbrividì. “Allora g-grazie…”

 

“Avrei dovuto avvertirvi,” sospirò Nodoka. “Anche se Ranma qui ti ha dato l’antidoto giusto, avresti dovuto mangiarlo, non inalarlo. Ranko, sei portata per…”

 

Ma Ranma stava fissando sua madre con gli occhi sgranati. “M-mi hai chiamato ‘Ranma’.”

 

“Scusami tanto!” esclamò Nodoka, alzandosi e sistemandosi il kimono. “Spero di non averti offesa; sento una certa… affinità con te, Ranko,” ammise Nodoka, posandole gentilmente una mano sulla testa. “Quindi… considerala una manifestazione di affetto, va bene?”

 

Il piccolo, timido sorriso di Ranma fece la sua apparizione sul suo viso. “Ok. Lo farò.” anche lei si alzò, aiutando Ryoga a fare altrettanto. “Mi dispiace davvero per quello che è successo m… zia.”

 

Nodoka rispose con un sorriso identico. “Niente di troppo grave. Sono contenta che tu sia venuta. Mi sembra di aver visto una predisposizione in te per la mia arte. Se sei interessata, posso insegnarti.”

 

“Oh, io… ci penserò su.” rispose Ranma. “Grazie per l’offerta.”

 

“Solo, non usare Ryoga-kun come porcellino d’india, RanRanko.” si corresse Nodoka. “Sembro proprio decisa a chiamarti Ranma oggi!”

 

Ranma strusciò i piedi per terra, imbarazzata.

 

“Certo, aspetta che chiedo.” Ukyo tornò nel retro e confabulò a voce bassa con Nodoka, che annuì e andò a prendere il cristallo perfetto.

 

“Questo dovrebbe essere perfetto per la pistola a raggi,” disse, con un sorriso radioso. “Ed ecco qualcosa per quel raffreddore!” Tutti gli altri sudarono freddo.

 

 

Dopo che Genma fu arrivato a prendere sua moglie, Ranma, Ryoga, Akane e Ukyo fecero due giri sulle montagne russe. Mentre Akane e Ukyo urlarono e chiusero gli occhi, Ranma e Ryoga si accontentarono di trattenere il respiro.

Dopo gli allenamenti cui si erano entrambi sottoposti, niente faceva più tanta paura.

 

Quando finalmente si stancarono delle montagne russe, incontrarono Nabiki e Kasumi e vinsero dei premi ai giochi di abilità. Nabiki, chi sa come, era riuscita a convincere il ragazzo della bancarella a darle una piccola giraffa di peluches, senza aver effettivamente giocato a niente.

 

Durante la serata poi, Ranma e Akane si erano dimenticate di essere arrabbiate.

 

“Sarà meglio tornare a casa,” sbadigliò Kasumi. “Venite con me, Akane e Nabiki. E’ tardi.”

 

“E dai,neechan, la notte è ancora giovane!” Nabiki fu sorpresa di scoprire quanto le piacesse la fiera. Più di un ragazzo aveva tentato di parlarle-cosa che non succedeva mai, mai, al Furinkan. Erano troppo spaventati. Era inebriata dalla situazione e un po’ su di giri per essere rimasta sveglia più a lungo del solito.

 

“Mou…” si lamentò Kasumi. Si era svegliata ancora più presto del solito per le faccende domestiche a causa degli incubi su Tofu-sensei, e adesso iniziava a risentirne. Kasumi in genere non si svegliava mai dopo l’alba e quindi sapeva già che aveva meno di tre ore per dormire.

 

“Se vuoi andare a casa troveremo qualcuno che ti accompagni. Ryoga?” suggerì Ranma.

 

Ryoga la guardò, allarmato. “Eh?Cosa c’è?”

 

Ranma ti ha chiesto se vuoi accompagnare Kasumi a casa,” ripeté Akane. “E io sono d’accordo. Hai l’aria distrutta.”

 

Ukyo annuì. “Sì, zucchero. Ora di dormire.”

 

“Oh. Kasumi?”

 

Kasumi si mise sottobraccio a Ryoga e i due iniziarono a caracollare verso casa.

 

“No, Ryoga, dall’altro lato,” spiegò la voce assonnata di Kasumi.

 

“Spero che ci arrivino.” commentò amaramente Ranma.

 

 

 

Daisuke sbucò improvvisamente dalla folla e quasi superò Ranma di corsa, prima che lei gli afferrasse il braccio.

 

“Wow,” esclamò lui, guardandola dall’alto in basso con interesse. “Cavolo, Ranma, sei una favola.”

 

“Sta’zitto, idiota. Dov’è lui?”

 

“Sesto,” rispose Dai, cercando di sbirciare sotto il kimono.

 

“Sesto!Accidenti, devo andare!” esclamò Ranma.

 

Ukyo alzò gli occhi al cielo. “Che diavolo succede adesso?”

 

Ranma si rivolse alle amiche. “Uh… qualcosa di urgente…”

 

Nah, Ranma, basta che vai verso l’alba,” consigliò Hiroshi. “Sta avendo dei problemi con questo. E poi è quello che gli hai detto. Ti abbiamo sentito tutti.”

 

Ranma annuì lentamente. “Sì… hai ragione.”

 

“Posso andare a casa allora?”

 

La ragazza annuì di nuovo e gli sorrise. “Sei libero.”

 

“A proposito, bel rossetto.”

 

“Oh, stai zitto. Se potessi permetterti di essere così bello lo faresti anche tu.

 

Dai annuì. “Sì, infatti. Ci vediamo lunedì a scuola, Ranma-chan.”

 

“Ti ridurrò a puré uno di questi giorni se non impari a tenere la bocca chiusa,” lo minacciò Ranma, imitando la fermezza di sua madre.

 

“E’ una promessa?”

 

Ahh!” urlò Ranma. “Sei un vero pervertito!”

 

“Invece che uno finto?”

 

“Sì!” Ranma si tolse una scarpa e fece segno di tirargliela contro.

 

Dai alzò le mani in segno di resa. Nelle mani di Ranma, una scarpa era un’arma mortale. “Pazienza,” disse, molto, molto velocemente. “Ci vediamo, ciao!”

 

Akane stava dividendo un bastoncino di zucchero filato con Ukyo e Nabiki. “Cos’è questa storia?” indagò, strappando un pezzo del dolce e porgendolo all’amica.

“Non Kuno, devo sperare.” Il suo tono diceva chiaramente cosa ne pensasse.

 

“Ehm… una specie. Ma non ti preoccupare, Akane. Questo metterà la parola ‘fine’ alla faccenda.” il suo sguardo si indurì. “Te lo giuro.”

 

Mmm,” annuì Akane, troppo piena di zucchero per dissentire. Lei e Ukyo erano appoggiate appena l’una all’altra. “Allora, Ranma, cos’hai comprato da tua madre?”

 

Ranma scrollò le spalle. “Solo qualcosa che serve a portare ordine nel caos. Chissà perchè, mi ha detto di prenderne tre.

 

Nabiki ridacchiò. “Ancora non riesco a credere che quello è il suo lavoro. Ho visto la bancarella ogni anno nelle ultime cinque o sei fiere e non l’avevo mai collegata alla madre di Ranma.

 

“Beh, tutte le donne hanno un talento per qualcosa,” disse Ranma, in una incredibile imitazione del contegno di sua madre. “Tu cos’hai preso, Akane?”

 

Akane le fece l’occhiolino. “E’ un segreto.”

 

“Oh, dai, Akane,Ukyo la pungolò, non troppo gentilmente.

 

“Ai!”

 

“Lo sanno tutti che hai comprato un portafortuna per l’amoooooore…” strascicò allegramente la cuoca.

 

Grr!Baka!Adesso sa!”

 

“Cosa so?” chiese Ranma, confusa.

 

“Niente. E’ una cosa generale, non uno specifico,” si difese Akane. “Dovrebbe portarmi l’amore… o avvicinare persone cui piaccio già… cose così.”

 

Akane, stupida!” la rimproverò Ranma con tono seccato. “I portafortuna di mamma funzionano!Sicura che sia una buona idea?”

 

Nabiki sembrò all’improvviso più sveglia. “Mou, hai ragione. Adesso potrebbe avere ancora più problemi di prima con i ragazzi!Se è possibile.

 

Akane nascose la faccia sulla spalla di Ukyo. “Nooooo…” si lamentò.

 

“Mi dispiace, zucchero, nemmeno io ci avevo pensato,” la consolò Ukyo.

 

“Beh, e tu invece che hai preso?” le chiese Ranma, rabbrividendo mentre immaginava i guai che avrebbe passato Akane.

 

“Eh?Oh, io e Akane abbiamo preso la stessa cosa.” spiegò la ragazza.

 

“Allora ti piacciono i tipi come Tsubasa e Konatsu,” intervenne Nabiki.

 

Noooo!” piagnucolò Ukyo nei capelli di Akane.

 

Per la prima volta nella vita, Nabiki e Ranma erano sullo stesso livello. Entrambe iniziarono a ridere a crepapelle.

 

 

Mezz’ora dopo, la fiera iniziò a svuotarsi. La maggior parte delle bancarelle che vendevano tè caldo o caramelle stavano smontando. Quasi tutte le giostre avevano chiuso ore prima. Akane e Ukyo avevano gettato via, dispiaciute, i loro sacchettini; ma Ranma li aveva ripresi e tagliuzzati con una delle sue tecniche. Non voleva che qualcuno li trovasse.
Si fece delle domande sull’aspetto etico di vendere certe cose. Certo, la canna da pesca dell’amore era stata uno spasso in fin dei conti, ma anche piuttosto inquietante. Era stato… un vero e proprio choc scoprire che era in grado di amare un ragazzo, figuriamoci nella forma di ragazzo. Ridacchiò, scuotendo la testa.

 

“Perché ridi” domandò Ukyo.

 

“Niente, stavo pensando a tutti i casini che ho affrontato,” ammise Ranma. “La maggior parte a causa di ragazzi.”

 

Oooh, a chi lo dici,” sospirò Akane, ma non sembrava arrabbiata. Piuttosto irritata, se proprio.

 

“Pensavo a tutti gli incantesimi che mi hanno fatto. A come il mio primo bacio è stato con un ragazzo,” continuò Ranma. “Cavolo, quel Mikado era proprio un cretino.”

 

Le altre due annuirono.

 

“Ehi, dov’è andata Nabiki?” domandò Akane.

 

Ranma rise. “Akane, se n’è andata almeno mezz’ora fa. E penso che forse anche tu dovresti tornare a casa.

 

Aaaaa… non mi lasci mai divertireee…” strascicò lei.

 

Akane, sono le quattro del mattino.”

 

Ukyo controllò l’orologio e ridacchiò. “Le quattro e un quarto!Coraggio, Tendo!” praticamente ormai era costretta a portarla in braccio. “Questa ragazza non regge la mancanza di sonno!”

 

Ranma rise; Akane rise; Ukyo rise più forte. Tutto sembrava molto, molto divertente quando eri ubriaco e assonnato.

 

Ranma guardò le due ragazze allontanarsi verso casa.

 

Ukyo si girò a guardarla prima di allontanarsi troppo. “Non vieni, Ranma?”

 

“No. Devo fare ancora una cosa. Ci vediamo domani.” sorrise. “Anzi, oggi!”

 

Le due ragazze la salutarono e ripresero a camminare.


Ranma guardò Kuno che correva a perdifiato lungo il proprio cortile, nel tentativo di raggiungere la porta di casa prima del sorgere del sole, in modo da potersalvare’ la divina ragazza col codino dalle grinfie del malvagio Ranma Saotome.

 

Naturalmente correre risultava un po’ difficile se indossavi crinoline e pizzo e portavi il peso di un gatto, un gioiello inverso, un cronometro e un ego grande quanto il Giappone. “Ragazza col codino!” urlò. “Ti salverò!”

 

Kuno superò a balzi le varie trappole poste a difesa della casa e poi iniziò a rallentare per riprendere fiato. Era appena riuscito a raggiungere la porta quando il sole spuntò dalla terra.

 

Un lieve applauso catturò la sua attenzione.

 

“Bravo, Kuno,” lo lodò Ranma, ma la sua voce era piatta e rivelava la falsità dell’elogio. “Per un pelo questa volta, eh?”

 

“Amore mio!Dov’è il malvagio?Non lo combatterò?”

 

“Oh, combatterai con lui,” lo assicurò. “Tieni.” Gli lanciò qualcuno dei suoi abiti; non era completamente senza cuore, dopo tutto.

 

Kuno istintivamente l’afferrò. “Vestiti!” mormorò, venerante. “Vestiti maschili!Oh, ragazza col codino, ti ringrazio!”

 

“Beh?Cambiati!” Ranma chiuse gli occhi. “Non ti guardo.”

 

Lo sentì strapparsi di dosso gli abiti da donna e fece una smorfia, ricordando cosa gli aveva fatto passare e chiedendosi se ne aveva avuto il diritto. Ma ormai era inutile pensarci, l’importante era che avesse funzionato.

 

“Fatto?Bene.” Riaprì gli occhi. “Ora. Hai fatto tutto quello che ti ho chiesto?Non hai saltato nessun passaggio?

 

Kuno scosse veementemente la testa, esaminando la lista. “Certo che no… Il pesce morto che mi hai dato tu. Non saprei…” Aggrottò la fronte, pensieroso. “Ho iniziato anche io così, no?”

 

Ranma sorrise. “Punto per te, Kuno.”

 

“Ho completato il resto del rituale nell’ordine giusto,” sospirò, “anche se mi ha causato più sofferenze di quanto possa dire. Ho completato il rituale e l’ho fatto con impegno e sentimento. Sono riuscito a portarti qualcosa che credo ti piacerà. Io, ehm, ho preso il Gioiello Maledetto e dato fuoco al Nekohanten, quindi ho ottenuto anche il gatto che non è un gatto. E infine, ho trovato l’orologio che cammina all’indietro. Spero che sia sufficiente.”

 

Ranma inclinò la testa, sorpresa. “Davvero hai fatto tutto questo per me?” Il ragazzo poteva davvero essere un buona scelta per Kasumi.

 

Il sorriso di Kuno tremolò. “Sìììì. Certo. Tu sei il mio amore, il mio unico amore.”

 

“A parte Akane,” gli ricordò Ranma.

 

Kuno aggrottò di nuovo la fronte. “Sì. A parte lei. Ora mi dici dov’è lo stregone così che io possa sconfiggerlo?

 

“Oh. E’ qui. Sii paziente.”

 

Kuno si calmò immediatamente.

 

Ranma ne fu sorpresa, ma si riprese subito. “Ok, cerchiamo di capire perché ti ho fatto fare tutto questo. Il primo e il secondo indizio dovrebbero essere abbastanza ovvi, anche se mi aspettavo che ci avresti messo un po’ a capire il secondo. Sorrise in segno di scusa. “Terzo.”

 

“L’abbigliamento? Umiltà.”

 

“E’ così che io mi sento ogni giorno della mia vita,” gli spiegò Ranma, annuendo. “Voglio che ti prenda un minuto per capirlo.”

 

“Perché a volte ti vesti con abiti maschili?”

 

“Ho detto di rifletterci un minuto,” ripeté pazientemente la ragazza, “Non fare supposizioni affrettate, hai capito?”

 

Kuno annuì e rimase in silenzio per qualche attimo mentre cercava di digerire le sue parole. Dopo un po’, chiuse gli occhi.

 

Ranma si rese conto che aveva capito quando lo vide attraversato da un lungo brivido. “Quarto,” riprese Ranma, senza preamboli. “Perché pensi che ti ho fatto pregare di venire sconfitto durante il rituale?”

 

Kuno rifletté. “Per imparare l’umiltà, ragazza col codino.”

 

“E per…”

 

“Per farmi pensare al motivo per cui dovevo essere sconfitto,” rispose automaticamente Kuno.

 

“Sono curiosa. A che conclusione sei arrivato?”

 

“Per fare felice mia sorella, anche se solo per poco; per uscire con te; per uscire con Akane; per migliorare nelle arti marziali assaporando una vera sconfitta; perché tu vuoi così; perché sì e basta; perché così né io né il maledetto Ranma dovremo soffire…”2

 

“Va bene. E il quinto?”

 

Kuno le mostrò un piccolo peluches a forma di maialino nero.

 

Era esattamente lo stesso che Ranma aveva ricevuto in un giorno di pioggia, per la bambina che stava aspettando. E se si trasformasse in un maialino?O in un bambino?aveva chiesto al marito, una sera, quando il suo pancione era già grande e aveva iniziato a farsi mille problemi, cosa che le avevano assicurato fosse normale per una futura mamma. Akane si stava allenando nella palestra e ogni tanto uno dei suoi ‘kiya!’ rompevano il silenzio. Ryoga pensava molto, ma non velocemente, e per un po’ non disse niente. Infine si girò a guardarla e disse la frase più romantica della loro vita: quando ti guardo è difficile credere che non sarà perfetta. Era stato quasi imbarazzante.

 

Il giorno dopo, un maialino di peluches aveva fatto capolino dalla futura culla di Sachiko. Ranma non era stata sicura di chi glielo avesse regalato per molto tempo, ma poi aveva scoperto che era stato Ryoga stesso, per sdrammatizzare le proprie paure riguardo alla bambina in un modo strano, ma tipico di lui. Stranamente, a Sachiko era piaciuto subito e adesso non riusciva a dormire senza. Certo, il loro era coperto di saliva e altre simili decorazioni, ma a parte questo erano identici.

 

Ranma vide che Kuno la fissava con una strana espressione di sorpresa e comprensione. Finalmente, Ranma fece un passo avanti e lo prese come se fosse una specie di antico cimelio, con entrambe le mani, e se lo portò lentamente al petto. Lo guardò con gli occhi sgranati. “Ti ho dato questo compito per dimostrarti quanto poco mi conosci.” Deglutì a fatica. “Mi sbagliavo.”

 

“Ti piace?Davvero?” chiese Kuno ansiosamente.

 

“Sì.” Gli occhi di Ranma erano pieni di lacrime. “In realtà ho… voglio dire… conosco qualcuno che ne ha uno uguale… che l’ha dato… a sua figlia. Mi mancano, quindi questo mi ricorda di…. E’ esattamente lo stesso. Dove l’hai trovato?” Scosse la testa. “Aspetta, no, non è importante. Grazie, Kuno.”

 

Lui le fece un sorriso abbagliante che lo fece apparire molto bello immerso nella luce dell’aurora.

 

“Poi?” chiese Ranma, posando il pupazzo sul muretto dietro di lei.

 

“Il gioiello inverso, la spilla della discordia,” rispose Kuno.

“Ah!Sei riuscito a prenderlo!Incredibile… non credevo che la vecchiaccia l’avrebbe mai ceduto!” si entusiasmò Ranma. Allungò le mani per riceverlo e lo esaminò mentre brillava e luccicava. “Ah, bello e letale come sempre.”

Kuno annuì. “Cosa fa?”

“Indossalo così,” disse Ranma, “e lo scoprirai.” Gli fissò la spilla sul bavero della maglia, poi indietreggiò e aspettò che iniziassero i fuochi d’artificio.

Osservò i lineamenti di Kuno che si modificavano fino ad assumere un’espressione di rabbia intensa mentre inconsciamente si poneva in posizione di combattimento. “Kuno,” lo incitò Ranma. “Dimmi cosa stai pensando.”

“Tutto ciò è ridicolo!” esplose lui, praticamente ringhiando. “Fammi fare tutto questo- che cosa sei tu, una specie di sadico!NESSUNO di questi rituali è davvero magico!Sono tutti un lungo, premeditato tentativo di farmi sembrare un idiota. E avere cinque sorelle e fratelli tutti di nome Ranma!Per chi mi hai preso?

Ranma sgranò gli occhi e fece un altro passo indietro. “Beh…” rispose tentativamente.

“No, lascia stare. Non è come se mi importasse qualcosa di quello che pensi, comunque. Stupido ibrido ragazzo-ragazza, sei come una di quelle piante che coltiva mia sorella,” soffiò. “Non credi che sia ovvio per me chi sei?! ‘Lo stregone è qui’, dici. Che cretino devo essere per non averlo capito prima?

Ranma sospirò. Naturalmente aveva ragione. “Non volevi capirlo,” suggerì. “Era la cosa più facile. E più divertente, anche.”

“E non psicoanalizzarmi,” continuo lui. “Tutto questo era un grande piano elaborato… per farmi vedere la luce. Non ti è venuto in mente che una mezz’oretta e un po’ d’acqua calda e fredda avrebbero funzionato allo stesso modo?Razza di narcisista egoista ailurofobico incubo di una persona!

Gli occhi di Ranma si riempirono di lacrime. “Non… ti piaccio più?”

 “E non iniziare con queste sciocchezze pseudo femminili!Me ne vado, e spero di non vederti MAI, MAI più!”

Ranma annuì e le lacrime sparirono come per magia. Forse finalmente l’aveva capito. “Mi rendo conto. Potresti restituirmi la spilla, prima?Così posso ridarla a Cologne e non avrai altri problemi. Allungò la mano col palmo rivolto verso l’alto.

 “Benissimo!Fai quello che ti pare. Non mi importa.” Dicendo così, Tatewaki Kuno si strappò la spilla dalla maglia che Ranma gli aveva prestato e gliela lanciò.

La ragazza l’afferrò facilmente al volo, ma lo stesso Kuno fu un po’ più difficile da afferrare. Il kendoista cadde in ginocchio, nascondendosi la testa tra le mani.

Perdonami, ragazza col codino!La migliore ragazza al mondo!Sono stato posseduto, ma il demone ora è scomparso…”

Ranma sbuffò. “Non è così, Kuno, caro. Quella spilla…”

“E’ stata la spilla!Un altro test; e io l’ho fallito, è così?Qual è il suo potere?”

La ragazza sorrise gentilmente. “Nel tuo caso, ti ha solo avvicinato alla realtà.”

“Ha fatto cosa!Sicuramente stai scherzando.”

“No.” Ranma scosse la testa, un po’ dispiaciuta per lui.

“Non capisco. Ho blaterato come se fossi stato colpito dal diavolo in persona. Ho detto cose senza senso!”

“Hai detto cose molto sensate, invece. Hai avuto ragione quasi su tutto. E per quanto riguarda l’acqua, ho provato già. Forse non per un’ora intera, ma almeno un paio di volte. Non hai comunque voluto capire!”

Kuno la fissò, scuotendo vigorosamente la testa. “Su c-cosa ho avuto ragione?”

“Sulla maledizione; sul fatto che tutti quei fratelli e sorelle erano inventati. Forse anche sul fatto di averti voluto controllare troppo. Questo non è il modo più corretto nei tuoi confronti, ma potrebbe essere l’unico a funzionare. Ottavo.”

“Il gatto che non è un gatto?” chiese Kuno, cercando tra le sue cose uno scatolone.

“Ah!Eccola qui. Ora guarda, non ho niente nascosto nelle maniche,” gli disse Ranma e rovesciò acqua calda sul gattino.

Immediatamente al posto del gatto apparve una bellissima- e nuda- Shampoo, che cercava di rimuovere pezzi di cartone da spalle e capelli. “Ranmaaa…” si lamentò.

“Scusa, Shampoo,” le disse Ranma, porgendo anche a lei dei vestiti. Presto la cinesina fu vestita in uno dei soliti pantaloni neri e maglietta rossa di Ranma, la quale avrebbe tanto voluto abbracciarla; era da molto tempo che non la vedeva. Ma sapeva che la ragazza avrebbe interpretato il suo gesto nel modo sbagliato.

“Scusa non è abbastanza, airen!” Shampoo continuava a tenere il broncio, battendo il piede nudo a terra.

“Che ne dici di un appuntamento?” domandò Ranma, speranzosa. Anche se avrebbe dovuto girare con Shampoo appesa al  braccio almeno la sconfitta non sarebbe stata totale.

Shampoo ci pensò su. “Spero che tu abbia una delle buone ragioni, futuro marito.”

“Oh, sicuramente le ho. Quello che voglio è spiegare a Kuno qui perché ti trasformi in un gatto.

“Perché mi trasformo in un…?” rifletté Shampoo. “Eeek!Pensavo di stare sognando, trasportata in quella scatola!”

Kuno stava ovviamente ancora cercando di inquadrare il fatto che il gattino si era dimostrato essere in realtà una ragazza sexy e nuda.

Kuno, stai ascoltando?Devi fare attenzione o non funzionerà. Cerca di non arrivare a conclusioni tue. Ascolta e accetta,” ordinò Ranma.

“La ascolterò,” rispose lui, ancora a corto di fiato.

Shampoo annuì. “Allora. Shampoo ha fallito la sua missione. Nonna ha portato Shampoo a Jusenkyo, terribile campo di allenamento. Sorgenti maledette; molto brutto. Nonna molto più brava di Shampoo, nonna sapeva che Shampoo avrebbe perso. Dopo un po’, Shampoo è stata buttata in una delle sorgenti da un calcio di nonna. La ragazza sospirò, scuotendo la testa. “Shampoo è stata fortunata ad aver ottenuto una forma forte, bella!Il gatto non è così male, davvero. Utile per spiare.” Lanciò a Ranma uno sguardo colpevole, prima di tornare al suo pubblico.

“Hai tralasciato qualcosa, Shampoo. Deve essere molto chiaro per il mio amico, qui.” Disse Ranma in tono piatto.

 Shampoo tornò alla sua storia. “Sì!Quando Shampoo è uscita dalla sorgente a Jusenkyo era in forma di gatto. Non facile da controllare. Acqua calda la ritrasforma in ragazza. Acqua fredda, di nuovo gatto. Pioggia; bagno; secchiate; oceano… tutto trasforma Shampoo in gattina. Fece una smorfia. “Molto brutto.”

Kuno scosse la testa. “Una maledizione legata all’acqua?”

Shampoo annuì. “Airen… ho molto, molto sonno. Posso andare a casa adesso?”

“Oh, sì, certo. Grazie, Shampoo.”

Ranma tornò al kendoista. “Hai capito che è soggetta a una maledizione?”

“Che cosa terribile!L’ho portata in giro tutta la notte, non pensando che potesse essere qualcosa di diverso da un gatto.”

“Nono?”

Kuno sorrise; era evidentemente molto fiero di quella particolare missione. Le offrì un piccolo cronometro da sportivo. “Conta all’indietro,” spiegò. “Solo i timer da cucina e i cronometri lo fanno.”

“Ottimo,” lo lodò Ranma. “Allora, Kuno-san, hai imparato qualcosa oggi?”

“Moltissimo,” rispose lui onestamente. “Allora, quando posso combattere con tuo fratello?”

Ranma sospirò. “Pensavo che l’avessi combattuto col gioiello inverso, ma immagino che l’indifferenza sia l’opposto della lussuria- non l’odio.”

“Ragazza col codino…”

Ranma gli diede uno schiaffo. Forte.

Piano piano, Kuno scosse la testa per uscire dallo stordimento. “Ranma.”

La ragazza gli sorrise.

“Penso di aver capito cosa stai cercando di fare.”

“Davvero?” il suo sguardo era incoraggiante, ma anche con una punta di esitazione.

“Stai cercando di… costruire una pila con le mie illusioni… fino a farla collassare sotto il suo stesso peso.”

“Sì.”

“Ti rendi conto che hai rischiato di farmi diventare ancora meno normale di quello che sono?”

“Sì.”

“Che avresti semplicemente potuto farmi impazzire.”

“Stranamente, ho molta stima di te.” Gli stava ancora sorridendo, un sorriso che significava molto più di una risata.

“Davvero?Vuoi dire, era davvero un test?Per vedere se ero degno di un appuntamento con te?”

 “Non proprio,” lo corresse Ranma. “Penso che avrai un appuntamento con qualcuno che conosco. E’ importante per me che tu sia degno di lei. E’ una ragazza davvero speciale, Kuno.”

“Come sai cosa succederà in futuro?” le chiese, guardandola in modo sospettoso per la prima volta nella sua vita.

“E’ il mio piccolo segreto,” rispose Ranma. “Se ti dicessi la verità, potrei friggere i tuoi appena ritrovati circuiti nervosi.” Fece un lungo sbadiglio. “Kuno, devo andare a casa, sono morendo di sonno.”

“Tu?Tu non hai passato l’intera nottata a inseguire un sogno!”

Ranma gli sorrise. “Eh?Sì che l’ho fatto. E’ tremendamente stancante, vero?” il suo sorriso si allargò, mentre il sole lasciava completamente la curva dell’orizzonte, illuminando il mondo con la luce di un nuovo mattino.


“Guarda là!” sussurrò Ukyo.

 

“Eh?”

 

Akane, da quella parte!Guarda a est…”

 

Akane girò la sua testa ubriaca e sospirò. “Ahh. E’ così bello!”

 

Il sole stava lentamente salendo nel cielo, abbagliandole attraverso la nebbiolina, che trasformava la sua luce in una miriade di raggi. Un arancio pallido e dorato che illuminava il cielo orientale, mentre ad ovest era ancora tutto buio e indistinto.

 

“Non vedo un’alba così bella da tanto tempo,” aggiunse Akane, parlando piano.

 

Ukyo annuì. “Allora, Akane?”

 

“Mm?”

 

“Hai comprato più di uno di quei cosi per l’amore, no?”

 

Akane arrossì. “Sono per delle amiche.”

 

“Anche io,” ammise Ukyo con un sorrisetto. “Ma… beh, sono quelli in cui bisogna soffiare, vero?”

 

Con voce lievemente cantilenante Akane recitò, “Inspira, poi espira; e il tuo vero amore arriverà.”

 

“Hai buona memoria. Va bene,” rispose Ukyo, annuendo tra se e se. “Hai inspirato?”

 

“Non l’ho fatto apposta. Nodoka-san ha mescolato le erbe. Ho inspirato e starnutito. Tu?”

 

Ukyo annuì. “Hai notato che Ryoga e Ranma non ci hanno prestato minimamente attenzione?”

 

Akane aggrottò la fronte. “Baaaaka.”

 

“E che tu mi sembri un po’… più vicina di prima?”

 

Akane non sembrò connettere. “Stupidi ragazzi,” mormorò, facendo scivolare la testa sulla spalla di Ukyo. “Quegli stupidi ragazzi non sanno cosa si perdono.”

 

Ukyo sorrise. “Già.”

 

“Lo stupido Ranma potrebbe stupidamente notare una di noi quando si sarà ritrasformato in uno stupido ragazzo, però.”

 

“Sì,” rispose Ukyo, dubbiosa. Poi, all’improvviso, iniziò a scuotere la testa. “Sì!Hai ragione. Ranchan mi vedrà e sarà abbagliato. Non si renderà conto di cosa è successo.”

 

“Giusto.”

 

Ukyo si chiese come mai Akane le stesse dando ragione. Probabilmente ormai la giovane Tendo era troppo assonnata per ascoltare quello che stava dicendo e si limitava a rispondere a tutto con entusiasmo.

 

“Andiamo, Ukyo, sono stanca,” bisbigliò Akane. “Il sole sorge alle cinque e mezza. Sono le cinque e mezza del mattino, Ukyo. Andiamo.”

 

Ukyo annuì. “Ci vediamo dopo, Akane.”

 

La ragazza la salutò stancamente con la mano. “Aspetta, aspetta. E’ stupido farti tornare a piedi fino a laggiù. Vieni, abbiamo spazio.”

 

“A… Akane…”

 

Andiamo,” ripeté Akane, tirandola per il braccio. “E’ ora di dormire.”

 

Ukyo fu costretta a darle ragione su questo, era ora di dormire, e poco dopo si ritrovò con un  pigiama in mano nella camera di Akane.

 

Si avviò confusamente in bagno per cambiarsi e quando tornò, Akane era già sul letto, con ancora indosso kimono e geta.

Kawaiikunee,” si disse Ukyo, togliendole le scarpe e slacciandole il kimono. Akane collaborò molto poco, già per tre quarti nel mondo dei sogni. Infine, quando  fu riuscita a farla entrare in un pigiama, Ukyo tirò le coperte da sotto il suo peso morto, si arrampicò accanto a lei e coprì entrambe. 

Akane le si accoccolò accanto e si addormentò completamente.

Ukyo si sentì un po’ a disagio con il corpo di Akane premuto contro il suo. No, pensò, mentre il sonno la chiamava a se. Sei solo un’idiota superstiziosa, Ukyo. Credevo che avessi più buonsenso…

Ridacchiando tra se e se, la ragazza si addormentò come qualcuno che cade da un tetto; in modo improvviso e molto, molto veloce. Inconsciamente, si avvicinò ancora di più ad Akane, mentre la sua bocca si stirava in un sorriso.


Note dell’autrice tradotte:

E’ da quando ho scritto  Smile che voglio vedere Akane e Ukyo insieme. :)

Come il capitolo ‘Girls’ Night In’ anche questo era inizialmente, molto, molto più lungo. Seguiva Kuno per tutta la sua avventura, il che è stato allo stesso tempo divertente e inquietante da scrivere. Poi mi sono resa conto che costituiva una storia a parte e aveva poco a che fare con Ryoga e Ranma… quindi può darsi che diventerà davvero una storia a parte. Spero di aver incluso abbastanza per farvi capire cosa è stato a fare tutto la notte.

Nelle recensioni preliminari, qualcuno si è sorpreso che Akane e Ukyo siano finite insieme. (State leggendo anche i capitoli nel futuro??)

1.      Questo ovviamente è un riferimento a Sailor Moon. L’autrice di Sailor Moon, per un errore di traduzione o forse no, ha scelto come suoi cristalli oggetti che hanno potere anche nel mondo reale. Quindi esiste un cristallo perfetto. Non scherzo!Trovatevi un buon libro di chimica e cercatelo (‘perfect crystal’ in inglese… io non l’ho cercato, per cui non so se sta scherzando XD ndt). Sicuramente Nodoka avrebbe ragione a dire non giocarci, se ve ne dovesse capitare uno in mano- il che, tra l’altro, andrebbe oltre l’improbabile per cadere nell’impossibile.

2.      C’è un rituale nella cultura giapponese, fatto tradizionalmente in un giorno particolare. Si prega- in questo caso Kuno ha pregato per la sua stessa sconfitta, come ordinato- e poi si fa un giro intorno al tempio. E si ripete il tutto per qualcosa come 100 volte, mi pare. Qualcuno ricorda il nome della festa o del rituale?

P.S. Il titolo del capitolo ‘All’s fair’ non è stato tradotto per non perdere il gioco di parole (in inglese è sia ‘tutto in fiera’ sia ‘tutto è giusto, lecito’).

  
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