Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Camelia Jay    21/10/2011    4 recensioni
Sotto un'apparente gentilezza e generosità verso tutti, Nicole Hicks è riuscita a costruirsi una buona reputazione, e sa farsi adorare da tutti.
Poi arriva una persona a far vacillare la sua gloria, Luke, nonché il ragazzo apparentemente innocuo per lei che invece, a quanto pare, è l'unico che riesce a vedere davvero la superbia e la presunzione che si celano dietro la maschera di infinita bontà della ragazza.
Ma dietro quella vita vuota fatta di studio e orgoglio c'è posto per qualche sentimento? Dal Tre:
«Fermati!» gridava l’altra, senza che nessuno la sentisse o facesse caso a lei. «Mettimi giù istantaneamente! Aiuto! Sequestro di persona!» Agitava le gambe disperatamente, ma il fisico ben allenato di Luke gli permetteva di non cedere. [...] Poi, ringhiò, in maniera più simile a un chihuaua iracondo che a una ragazza: «Quanto ti odio!»
«Anch’io spero che possiamo andare d’accordo, Nicole.»

Rating giallo per i capitoli futuri... e non abbiate paura: non mordo ;D
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


 

Odi et amo

 _

 _

 _

Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.

Nescio. Sed fieri sentio et excrucior

Catullo – Odi et amo

 _

 _

 _

 _

Caro diario…

Non sai che cos’ho fatto stano… Oggi Luke volevo dire Kendrew mi ha portata in libre… mi ha di nuovo sequestrata. Però ammetto che è stato abbastanza carino da parte suma che diamine sto scrivendo questa sera?! Devo essere impazzita. Per forza.

Inoltre, non so come mai, forse presa dalla stanchezza e dal nervosismo del momento, mi sono sfogata con lui. Sarai ben consapevole, diario, che dalla volta in cui accadde quell’episodio il mio modo di vedere le cose è cambiato molto. Ma te ne ho già parlato di questo. Comunque sia, penso che dopo tutto mi abbia fatto bene parlarne con lui no, non intendevo quello, volevo dire che mi ha fatto piacere che mi ascoltasse con pazienza e ho come l’impressione che nessun altro avrebbe saputo comprendermi altrettanto come lui ma che diavolo! Basta, sono arcistufa, vado a letto.

Nicole

_

_ 

Nicole buttò per un attimo lo sguardo su una grande borsa di plastica che giaceva ai piedi del suo letto, stracolma. Piena di libri, aveva faticato a portarla da sola fuori dal negozio – mancava poco perché i suoi braccini sottili cedessero sotto quel peso – ma fortunatamente il suo “accompagnatore” si era offerto di trasportarla fino alla macchina.

Lei arrossì, dopo aver pensato a lui ancora una volta. Scosse la testa, aggredita da una lieve cefalea. No, cavolo, sono stanca a tal punto? Sì, perché deve essere per forza la stanchezza che mi fa fare certi pensieri. Ho bisogno di dormirci su. Almeno otto ore.

Nella penombra della sua stanza e nel silenzio dominante, si infilò sotto le coperte del letto che si era – per la prima volta – dimenticata di rifare quella mattina, in mezzo a un groviglio di lenzuola candide. Quasi subito le sue palpebre si abbassarono, pesanti e imploranti un po’ di riposo, ma l’ultimo pensiero logico che attraversò la mente di Nicole prima di essere accolta tra le braccia di Morfeo fu: ma perché sta facendo questo per me?

 _

_

Bethany era in bagno, e le setole della sua spazzola stavano lentamente scorrendo tra i suoi lunghi capelli. Capelli tinti di rosa, per capriccio, forse, per la voglia di novità, o perché lei amava quel colore estremamente femminile. Fili ondeggianti color gelato alla fragola di cui Bethany andava estremamente fiera.

Il cellulare che aveva nella tasca emise uno squillo quasi fastidioso. Lei lo estrasse e, senza nemmeno guardare il numero, rispose. «Sì, pronto?»

Alle parole «Ciao, sono Luke, Luke Kendrew» inarcò le sopracciglia. Posò la spazzola e si mise in ascolto, le gambe che dondolavano a penzoloni dalla sedia.

«Oh, Luke, ciao! Quanto tempo!»

«Già.» Cercò poi di perdere il meno tempo possibile in scambi di battute del tipo “come stai?” o “tutto bene, allora?” e arrivò il prima possibile al sodo. «Senti, hai presente quella volta che ti passai mezzo compito in classe di biologia? È stato appena un paio di mesi fa» le chiese.

Bethany arricciò il naso, cercando di ricordare. Poi alzò un indice, in maniera spontanea. «Sì, sì che mi ricordo, è vero, e ti dissi che ero in debito con te. Ma ancora non mi hai detto come posso fare per ricambiare. E io ci tengo sempre a saldare i miei debiti, o non mi sento in pace con me stessa.»

Dall’altra parte Luke esitò un secondo, poi parlò: «Ecco, avrei bisogno che mi facessi un favore. Un favore molto grosso. E so che tu sei l’unica che conosco cui potrei chiedere una cosa del genere.»

Bethany si grattò il capo, confusa. Sgranò gli occhi in fervida attesa di sapere di che cosa si trattasse. «E… di che tipo di favore si tratta?»

«Ah be’, ecco» gli sfuggì una risata nervosa. «In realtà è una lunga storia, ma forse è meglio se ti spiego tutto sin dall’inizio, così magari non avrai sorprese dopo.»

«Sorprese? Che tipo di sorprese?!»

Bethany rimase in silenzioso ascolto per i minuti successivi. Con crescente stupore, ascoltò ogni singola parola. Qualche volta fece fatica a credere a ciò che Luke le raccontava, altre volte invece doveva trattenere una risata. Alla fine lui terminò il proprio monologo con un: «Per questo, vorrei che mi aiutassi.»

Lei inizialmente non seppe che cosa dire. «Ehm… be’, devo dire che il tuo racconto è molto particolare. Però scusami, ma ancora non ho ben capito che cosa mi stai chiedendo di fare…»

«Semplice» disse lui, prima di darle qualche breve indicazione.

«Uhm… sei davvero sicuro? Perché da quel che mi hai detto la famosa Nicole Hicks sarebbe diventata per te una specie di… “amica”… ma quello che mi stai chiedendo non mi sembra propriamente un comportamento da “amico”. Non è che potrebbe fraintendere?»

«Non c’è assolutamente nulla da fraintendere, Bethany. Nulla. Allora, sei in grado di farlo o no?»

«Ma scherzi? Per me sarà un gioco da ragazzi. E va bene, conta pure su di me.»

«Grazie mille. Adesso ti detto l’indirizzo a cui devi andare.»

 _

_

Nicole avvertì quasi la sensazione delle braccia che la cingevano con arroganza, della puzza di alcool che arrivava dall’alito di quello sconosciuto, della voce odiosa e prepotente che le stava dicendo delle cose sconce, quando le sue palpebre si aprirono.

Si ritrovò a fissare il soffitto bianco. Era agitata, sì, ma non aveva avuto così tanta paura. In fondo, se l’aspettava che fosse solo un sogno. Tuttavia, ricordare certi momenti era ancora incredibilmente fastidioso per lei. Sospirò, rigirandosi nel letto, e richiuse gli occhi tentando di non pensare all’incubo che aveva appena fatto, ma per quanto si sforzasse, non riuscì ad evitare che ogni minimo particolare le scorresse di nuovo nella testa come una sequenza di fotografie, veloci ma intense.

Era accaduto all’incirca un anno prima. Aveva ricevuto una chiamata dalla sua amica Jane, per una festa, e lei era tutta intenzionata a rifiutare. Ciononostante, il caso vuole che Mrs Hicks avesse udito nei minimi particolari la telefonata, quindi aveva deciso senza discutere ulteriormente che la figlia vi sarebbe andata.

Rassegnata, Nicole era stata scortata fino a casa di Jane, e anche dall’esterno si poteva udire la musica ovattata che si propagava nei dintorni, assordante. Perciò all’interno era almeno tre volte più forte. Inizialmente Nicole si era dovuta mettere le mani sulle orecchie per non diventare sorda, poi però l’orecchio si era abituato e il battito cardiaco si stava lentamente sincronizzando con la musica, e quando era arrivata Jane tutto si era fatto più facile. Okay, aveva pensato, un paio di saluti e poi via, me ne torno a casa a piedi. Non aveva fatto in tempo a finire di pensarlo che era stata coinvolta già in una conversazione, tra altri studenti come lei, di cui la metà ubriachi.

Era davvero sorpresa di quanto alcool circolasse in quella casa, ma forse non doveva esserlo più di tanto. Ogni tanto veniva spintonata da qualche ragazzo non proprio lucido, mentre altri quando la incrociavano – mentre girovagava senza meta per la casa – la punzecchiavano con battutine ambigue, di cui lei solo in parte riusciva a cogliere il significato.

Fortunatamente la sfilza continua di ricordi che le stava trapassando la mente terminò lì, perché finalmente si riaddormentò.

 _

_

Il giorno dopo Nicole si era sorpresa quando, alle quattro del pomeriggio, ancora Luke non si era fatto sentire. Non sapeva se pensare che fosse un bene o un male. In teoria doveva essere un bene, ma bisognava anche tenere in considerazione che conoscendolo si doveva presupporre che avesse in mente qualcosa.

E poi, uno strano formicolio nello stomaco di Nicole sembrava comunicarle la seria preoccupazione di non ricevere chiamate, quel giorno. Ma com’era possibile tutto ciò?

Non è che si era ridotta al punto di… desiderare la compagnia di Luke?

Oh no!

Scosse la testa. No, non è così, è la stanchezza, è solamente la stanchezza.

Allora perché in tutto il pomeriggio non era riuscita a concentrarsi nemmeno su una riga del libro di astronomia che stava consultando?

Proprio in quell’istante suonò il campanello.

Nicole lo ignorò volutamente.

Poi suonò di nuovo.

Mmm… potrebbe essere…?!

Sobbalzò sulla sedia, in un misto tra dubbio, stupore e speranza. SPERANZA?! E si fiondo giù per le scale, tuffandosi sulla porta e aprendo. Aveva già il sorriso sulle labbra, certa che fosse lui – Ma perché sto sorridendo come un’ebete? Io odio Luke Kendrew! – ma tutta la sua emozione si spense come un focolare annacquato dalla pioggia non appena scorse la figura minuta e fine di una ragazza.

«Nicole Hicks?» domandò questa, sorridendo e inclinando il collo.

Lei notò con ribrezzo i lunghi capelli color chewing-gum della ragazza. Oh mio Dio! La conosceva, era Bethany Babcock, la vedeva spesso a scuola. E con quei capelli non era difficile dare nell’occhio, soprattutto per una come lei che nelle persone notava ogni particolare “fuori posto”. «Sì. Ehm… Bethany Babcock?»

«Esatto, sono io! Scusa il disturbo, cara, ma mi hanno mandata qui per un motivo preciso.»

Nicole aggrottò un sopracciglio. «Chi è che ti manda?»

«Luke Kendrew, me l’ha chiesto lui personalmente.»

Trasalì solo a sentirne il nome – e si domandò anche il motivo, ma adesso non era il momento di pensarci. Che cos’ha in mente questa volta? «Ah, sul serio? E che cosa ti avrebbe chiesto?» Usò un tono il più gentile possibile. Tuttavia dentro di lei s’insinuò il timore che Luke avesse potuto raccontarle tutto quanto su di lei.

«Oh, ehm… di darti una mano. E sono sicura che ci riuscirò, Nicole

«Sai anche il mio nome?» Si rese conto della stupidità della domanda solamente dopo. Lei era Nicole Hicks, chi dentro la scuola non la conosceva?

«Ti conosco benissimo, io, sei la famosa Nicole Hicks, quella dalla media eccellente. Come si fa a non sapere chi sei?» Per l’appunto.

«Oh sì, anch’io ti conosco, come si fa a passare inosservati con quella parrucca rosa?»

Bethany, imbarazzata, si prese una ciocca di capelli color chewing-gum tra le mani. «Ecco, in realtà questi sono i miei veri capelli» ammise. «Li ho tinti.»

Nicole sgranò gli occhi. «Ah.» E sono io quella che ha bisogno di una mano, qui?!

 _

 _

 _

Jade’s place:

Ehm… no, non so proprio come giustificarmi, ho ritardato di un mese!! Scusatemi, scusatemi tantissimo, ma non ho davvero avuto un secondo di libertà da quando la scuola è cominciata. Sono riuscita ad approfittare di questo weekend per terminare il capitolo che avevo incominciato, ma adesso credo di avere più tempo per dedicarmi a S&P e cercherò di non lasciarvi a bocca asciutta ^^ detto ciò, spero che il capitolo vi sia piaciuto… presto avremo ulteriori chiarimenti… vi saluto =)!!

PS: forse ho in serbo una nuova sorpresa =)

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Camelia Jay