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Autore: Shizuru117    15/03/2004    8 recensioni
E se mai Orlando Bloom incontrasse un giovane ragazza che non ha idea di chi sia? Cosa verrà fuori? Fuoco e fiamme! E non nel senso malizioso della parola
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non riesco quasi a crederci, finalmente ho cinque minuti per poter scrivere

Non riesco quasi a crederci, finalmente ho cinque minuti per poter scrivere! In queste ultime settimane gli impegni si stanno addirittura triplicando! Speriamo che riesco a continuare! Voi intanto sostenetemi! (l’autrice sta facendo l’occhiolino sensualmente). Grazie a Sindar, a Moon, Kaori28, Itsuki86, Lella, Lili, Eldariel, Persephone, Dolcemaia, JulyAneko e via dicendo…vi voglio bene ragazze! Bacini Shi*

 

Capitolo 23.

Festa a sorpresa!

 

Era arrivato il 17 aprile. Amina, da un paio d’anni, odiava questo giorno perché nessuno, anche le persone a lei più care, le faceva gli auguri. Non che la cosa le desse fastidio più di tanto, però era un modo per ricordarle che non aveva nessuno che tenesse a lei, oltre a sua madre. Già, sua madre. Anche se non la vedeva da tanti anni le faceva sempre una telefonata. L’ultima volta che l’aveva sentita era stato precisamente un anno fa, in occasione del suo compleanno. Era rimasta incinta di Amina quando aveva solamente 20 anni, ma suo padre teneva molto a lei così aveva deciso di sposarla. I primi anni andò tutto a gonfie vele, sebbene fossero tutti e due molto giovani. L’uomo guadagnava abbastanza con il suo lavoro di camionista e la donna rimaneva in casa ad accudire la bambina, per non farle mancare nulla. Dopo qualche anno cominciarono i problemi. Il padre di Amina aveva cominciato a viaggiare sempre più lontano e riusciva a tornare a casa solamente durante i week end. Sua madre Caterina, però, non voleva crescere da sola la figlia e così, quei pochi momenti che passavano assieme, erano pieni di litigi e di scenate. Alla fine divorziarono, esausti. Rimasero sempre in ottimi rapporti ed Amina fu costretta ad andare con il padre in Inghilterra, visto che era l’unico che percepiva uno stipendio fisso. Abitarono là per quattro anni e quando l’uomo morì, la ragazza tornò in Italia, suo paese natio. La madre, nel frattempo, si era risposata e viveva con un uomo più giovane, dal quale aveva avuto un bambino. La donna non si era opposta al fatto che Amina dovesse andare in America, anzi, l’aveva incitata ad inseguire i suoi sogni di pittrice.

Si era alzata molto presto e la giornata non si prefigurava bellissima, figuriamoci divertente. Fece colazione con quello che aveva in casa e, verso le 10.00, sentì che il suo telefonino squillava. Era sua madre.

 

“Ciao mamma, come stai?” Disse lei fingendo di essere allegra.

 

La mia Amina! Tantissimi auguri bambina mia!” La donna aveva una voce calda e dolce.

 

“Grazie, ti ricordi sempre eh?”

 

Come potrei scordarmi del compleanno di mia figlia?”

 

“Sì, hai ragione!”

 

Mi dispiace di non poter parlare di più, ma devo uscire con mio marito. Ci risentiamo presto, ciao”

 

“Ciao.” L’interlocutore riattaccò il telefono. Sapeva bene che le promesse della madre erano effimere. Non che non le volesse bene, ma si ricordava poche volte di avere una figlia grande, e la cosa la faceva soffrire. Andò a rimettere il cellulare a posto quando lo sentì trillare di nuovo, credeva che Caterina avesse ancora qualcosa da dirle.

 

“Ti sei dimenticata di qualcosa, mamma?”

 

Non avevo idea di avere una figlia, c’è qualcosa che io non so?” No, non era decisamente lei.

 

“Orlando?!” Disse lei piuttosto incredula.

 

Auguri piccola bestia! Mi raccomando eh, tu non dire mai niente!

 

“Come hai fatto a saperlo?”

 

Non ti ricordi? Un po’ di tempo fa l’avevi detto ad El; per fortuna che lui ha una memoria di ferro!

 

“Beh, in tal caso grazie.”

 

Grazie un corno! Stasera veniamo là da te e facciamo baldoria fino a notte tarda!

 

“Senti, ne riparliamo dopo ok? Avrei piuttosto da fare ora!”

 

E’ inutile che cerchi di glissare, ci vediamo alle 20.00!

 

“Sei un cafone! Non ti ha invitato nessuno!”

 

Ma hai bevuto il latte acido, a colazione!

 

“Ma tu guarda che testa di cavolo che sei! Saranno pure affaracci miei!”

 

Nossignora! Mi dispiace ma sono anche cavoli miei!

 

“E va bene, vi aspetto alle 20.00! Basta che mi lasci andare, ok?”

 

Come desidera, madame!

 

Amina era rimasta sorpresa nel sentire Orlando al telefono. Lui ed Elijah erano così premurosi nei suoi confronti, si sentiva a disagio quando qualcuno era gentile con lei, figuriamoci se erano due ragazzi che la conoscevano piuttosto bene. Si era messa a sedere per terra e teneva il telefono in mano. Aveva cominciato a piangere lacrime di gioia…dopo tanti anni, aveva degli amici, amici che si erano ricordati che lei esisteva.

 

……………………………………………………………………………………………………………..

 

Orlando si trovava in casa di Elijah quando aveva telefonato ad Amina.

 

“Allora, che ti ha detto?” Disse El piuttosto agitato.

 

“Ha accettato di vederci stasera alle 8.00, anche se mi è sembrata piuttosto strana. Era più inacidita del solito!” Ob rimise il telefono nella tasca dei pantaloni.

 

“Magari ha avuto la luna di traverso!”

 

“Boh, chi lo sa dire. Piuttosto, hai sentito quelle persone?”

 

“Sì, hanno detto che la nostra offerta è più che accettabile.”

 

“Benissimo, se avessero rifiutato non saprei a chi rivolgermi. Tu, invece, che ha intenzione di fare? Vuoi veramente dirglielo stasera? A me sembra un po’ prematuro.” Il ragazzo aveva abbassato gli occhi, per non incrociare lo sguardo dell’amico.

 

“Sono sicuro di quello che faccio. Se resisto un altro giorno, scoppio di sicuro. Mi da fastidio sapere che lei è all’oscuro di tutto e, di conseguenza, continua a trattarmi come un semplice amico. Non voglio che si innamori di un’altra persona, me l’ha detto lei stessa: meglio avere dei rimpianti piuttosto che dei rimorsi!” Elijah sembrava così sicuro di sé, quello che aveva detto lo pensava veramente.

 

“In tal caso…buona fortuna!” Non era sincero, non era quello che voleva dirgli. Non poteva più negarlo, Amina non era una semplice amica, non riusciva più a guardarla in modo distaccato senza sentirsi in imbarazzo. Non sopportava l’idea di vederla fidanzata assieme ad El, anche se erano entrambi suoi amici. Egoisticamente, lei apparteneva solamente a lui.

 

“Orlando, che ti è successo? Ti vedo piuttosto pensoso.” Il ragazzo aveva notato che Ob si era un po’ rabbuiato.

 

“No, non è niente, non ti preoccupare. Piuttosto, andiamo a vedere di qualche regalo per quella sciagurata.”

 

“D’accordo”

 

………………………………………………………………………………………………………

 

Amina aveva cercato di rendere tutto perfetto, cena e tutto il resto. Era la prima volta che poteva festeggiare il suo compleanno in compagnia, persino per i suoi 18 anni si era dovuta accontentare di uscire con suo padre a vedere un film. Aveva preparato il riso con lo zafferano, le polpettine di carne al forno e le patatine fritte; non c’era stato molto tempo per cucinare e cercò di fare qualcosa di semplice e veloce. Non era riuscita a trovare una torta e così, per sostituirla, aveva preso una vaschetta di gelato alla vaniglia e al cioccolato, con la speranza che tutte quelle pietanze piacessero agli amici. Si era vestita molto bene: aveva lasciato sciolti i bei capelli, si era messa un bell’ombretto argentato e un filo di lucidalabbra, indossava una maglietta bianca con le maniche a campana, un paio di pantaloni neri gessati e gli stivali bianchi con il tacco a spillo. Non che fosse particolarmente comoda, però voleva fare bella figura. Alle 20.00 in punto sentì il campanello ed andò ad aprire.

 

“Siete in perfetto orario. Prego, accomodatevi.” Amina aveva fatto un inchino scherzoso.

 

“Ma come siamo eleganti! Qual è il motivo di tanta artificiosità?” Disse Orlando, dandole un bacio sulla guancia in segno di saluto.

 

“Non sapevo che il tuo vocabolario fosse così vasto, Ob.”

 

“Ma ti pare che anche per il tuo compleanno, voi vi rimettete a battibeccare? Tanti auguri Amy, cento di questi giorni!” El andò ad abbracciarla.

 

“Grazie ragazzi. Mi fa molto piacere che siate venuti. La cena è quasi pronta.”

 

I tre mangiarono molto allegramente, vedendo che Amina era più solare di tutti gli altri giorni. All’inizio avevano avuto qualche timore davanti al riso allo zafferano ma poi, dopo averlo assaggiato, ripulirono letteralmente il tegame. Le polpettine non erano venute un granché bene.

 

“Ma quanto aglio ci hai messo in queste polpette?” Disse Orlando facendo una faccia disgustata.

 

“Dai, dall’aspetto non sembrano.” Disse El prendendone una e mettendola in bocca. Non appena la sentì con la lingua fu lì per lì per vomitare. “Oddio, non è che siano buonissime…”

 

“Voi lo fate soltanto per dispetto!” anche Amy ne assaggiò una “…no…fanno proprio schifo…scusatemi ragazzi ma è la prima volta che le faccio…”

 

“Fa niente…” Dissero i due in coro, bevendo un sorso d’acqua.

 

Se le polpettine erano venute veramente orrende, le patatine fritte furono un vero e proprio capolavoro. Ne aveva fatte tre padellate e, grazie al buonissimo olio italiano, avevano assunto un sapore molto delicato e allo stesso tempo appetitoso. Le spazzolarono in un attimo e, arrivati al gelato, erano piacevolmente sazi. Quando ebbero finito di mangiare, Orlando tentò di attuare la prima parte del piano.

 

“Senti Amy, adesso che vogliamo fare?” Disse.

 

“Mah, non saprei. Voi due avete qualche idea?”

 

“Lo sai che hanno appena aperto un pub qui vicino? Perché non andiamo a dare un’occhiata?”

 

“Non so, l’idea non mi alletta più di tanto…” Disse la ragazza, svogliatamente.

 

“Ma cosa ti costa? E poi è molto carino, dicono che, qualche sera, ci fanno persino dei piccoli spettacoli! Magari siamo fortunati e troviamo un gruppo che si esibisce!” Esordì Elijah.

 

“Veramente…”

 

“Ti preeeegoo!!” Dissero i due in coro, prostrandosi letteralmente ai suoi piedi.

 

“Va bene. Ma lo sapete che siete proprio due lagne?” Amy sorrise.

 

“Certo che lo sappiamo! Ce lo dicono talmente tanto spesso!” Orlando diede una pacca sulla spalla all’amico.

 

“Mi sembrava strano…”

 

I tre ragazzi andarono via con la macchina di Orlando e, dopo aver viaggiato per circa venti minuti, si trovarono davanti ad un locale piuttosto appariscente chiamato Fevery Night. A occhio e croce sembrava un club a luci rosse ma, all’esterno, non c’era neanche una persona a fare la fila, cosa piuttosto insolita. Amina fece finta di niente ed entrò assieme ad Ob ed El. Era tutto molto buio e quando la ragazza si girò verso i due, notò un nutrito gruppo di persone.

 

“Ma cosa…” Riuscì a malapena a dire, mettendosi una mano davanti alla bocca. Aveva appena notato lo striscione con scritto ‘Tanti auguri Amy!’.

 

“AUGURI PICCOLA SCEMA!!!!!!!!!!!!!!!” Le urlò Orlando.

 

“CENTO DI QUESTI GIORNI!!!!!!!!!!!!!!!" Proseguì Elijah, seguito a ruota da Dominic.

 

"Volete dirmi che...tutto questo..." Amina non credeva ancora ai suoi occhi.

 

"Esatto! Questa sera tutto questo è solo per te! Il locale, il deejay, la musica, noi...per la nostra migliore amica che non ci ha mai abbandonato nel momento del bisogno!!!" El le andò vicino, notando che stava per avere un soffio al cuore.

 

"Io...non so che dire...beh....anche se la parola giusta è proprio...GRAZIE!!! Vi voglio bene ragazzi!!!!"

 

Detto questo, si mise a correre ed andò ad abbracciare quelli che si trovavano davanti a lei. C'erano proprio tutti quelli che aveva avuto l'onore di conoscere: i componenti del cast del signore degli anelli, Robbie Williams (che, per lei, aveva accettato di farsi la bellezza di 7 ore di aereo), Christy e via dicendo. Avevano prenotato il locale solo per lei, per rendere la sera del suo venticinquesimo compleanno veramente speciale. E così fu. In men che non si dica, tutti si ritrovarono a fare gli auguri alla festeggiata e lei, come una trottola, andava da una persona all'altra senza fermarsi per un momento. Ad un tratto, dopo circa un'ora dall'inizio della festa, fu richiamata da Sean Astin vicino al piccolo palco, dove c'era il deejay.

 

"Bene, bene, bene...finalmente ho l'onore di poter rivedere la cara festeggiata!" Disse lui prendendola per mano e facendola andare vicino a lui.

 

"Mi dispiace ma ancora non ho il dono dell'obiquità!" Disse Amina ridendo.

 

"Contento di vedere che ti stai divertendo! Ma adesso passiamo alle cose un po' più serie...vedi, abbiamo deciso di farti un piccolo regalino."

 

"Dovrei cominciare a preoccuparmi?"

 

"No...ancora non è il momento. Come dicevo, abbiamo deciso di farti un piccolo presente visto che, da un paio di tempo, ti stai prendendo cura di quei due scellerati di Orlando ed Elijah."

 

"Diciamo pure che li devo badare và..."

 

"Sì, hai perfettamente ragione! In ogni caso, visto che questo è un giorno speciale, hanno deciso di farti qualcosa di altrettanto speciale. Mi hanno raccomandato di dirti che ti vogliono molto bene e che tu dovrai fare altrettanto, anche dopo quello che stanno per fare..."

 

"Un momento, cosa significa?" Disse lei arrossendo un po'.

 

"Diciamo che...è ora che cominci a preoccuparti sul serio! Ragazzi, accogliamo con un applauso i Dream Five! Musica, prego!"

 

Amina rimase un po' stordita ma, quando sentì la musica di nove settimane e 1/2...i suoi dubbi diventarono certezza. Vide il piccolo sipario aprirsi e, davanti a lei c'erano Orlando, Elijah, Billy, Dominic e Viggo. Per un momento pregò che non accadesse niente di male ma, quando li vide avanzare verso di lei, capì qual'era il suo tanto agognato regalo di compleanno: uno spogliarello. Mentre la musica continuava ad espandersi per la sala, vide i cinque che si toglievano dapprima la camicia, poi le scarpe ed infine i pantaloni. Quando si tolsero anche quelli, vide le mutande che si erano comprati per l'evento e per poco non ci rimase secca dal ridere. Elijah aveva stampati degli osceni cuoricini rossi su sfondo giallo, Viggo le aveva con i fiorellini stile hippy, Billy aveva due scritte: 'Welcome' davanti e 'Don't enter' dietro, Dominic le aveva leopardate mentre Orlando aveva il logo di superman davanti. A turno, ognuno di loro le andava vicino e cominciava a ballare molto sensualmente mentre, alla fine, la presero in braccio tutti insieme e la portarono in giro per la sala. Amina, che non sapeva se vergognarsi oppure scandalizzarsi, non ce la faceva più dal ridere e, quando finalmente la rimisero giù, andò a sedere con il fiatone. Poco dopo, le andò vicina Liv Tyler.

 

"Certo che quei cinque ne hanno di coraggio, non trovi?" Le disse Liv.

 

"Coraggio?! No, quelli là sono completamente fumati! Ma non lo sanno che la cocaina è illegale?"

 

"Beh, però è stato un regalo originale, non trovi?"

 

"Ah, puoi starne certa! E' la cosa più originale che ho visto in vita mia."

 

"Ecco, e vedi di non raccontarla in giro, se non ti spiace. Sai com'è, abbiamo una reputazione da difendere." Aveva parlato qualcuno che si trovava alla destra di Amina. Lei, istintivamente, girò la testa ma, al contrario di ciò che si aspettava, si ritrovò a fissare un paio di mutande azzurre, con una 'S' davanti. Rimase incantata per qualche secondo a chiedersi di chi fosse quel bel fisico (sì, fisico...come no! NdShizuru117) finchè non si sentì chiamare. "Ehi! Ci sei rimasta?" Alzò di scatto la testa e si ritrovò a guardare negli occhi Orlando. Era un po' arrossito nel vedere che lei lo fissava piuttosto incredula.

 

"Eh?" Disse lei, stranita.

 

"Ma come eh? Ti pare questo il modo di fissare una persona?" Orlando, che aveva i suoi vestiti in mano, era visibilmente imbarazzato, tanto che si mise la maglietta davanti alla sua zona...ehm...personale.

 

"Scusami è che...beh...oh, ma che vuoi che sia! N-Non sei mica il primo uomo che vedo in mutande!" Amina, per togliersi dall'imbarazzo, gli aveva dato una botta su un braccio.

 

"Ho capito! Senti, c'è Elijah che vorrebbe dirti una cosa. Ti aspetta là nel separè."

 

"Grazie, vado subito."

 

Mentre camminava per raggiungere l'amico, Amina continuava a maledirsi per aver fatto quella figura assurda con Orlando. Per Dio, lo fissava come se non aveva mai visto un paio di mutande addosso ad un uomo! Quando arrivò, vide Elijah che, in confronto ad un pomodoro, sembrava pallido. Doveva essersi vergognato come un cane a fare quello spogliarello e lei decise di non girare ulteriormente il coltello nella piaga.

 

"Eccomi, Ob mi ha detto che mi stavi cercando."

 

"Effettivamente...sì. Prego, mettiti pure a sedere, sarà una cosa piuttosto lunga." La ragazza fece quanto le venne chiesto.

 

"Dimmi, sono tutta orecchie."

 

"Ecco, vedi...ho deciso di dirti questa cosa proprio stasera perchè, se non lo faccio ora, non ne avrò più il coraggio. E' da un po' di tempo che mi sono accorto di una cosa però, per motivi personali, ho deciso di lasciar perdere finchè Orlando non mi ha fatto aprire gli occhi. Non so come dirtelo ma...da quella volta in montagna, e poi tutti gli altri giorni in cui ci vedevamo...ecco...io ti amo Amy." L'aveva detto. Senza mezze misure o con frasi fatte. Amina rimase completamente immobile, senza dire una sola parola. "Non voglio spaventarti dicendoti questo però, mi sembrava giusto dirti quali sono i miei veri sentimenti. Non voglio fare la fine del bravo ragazzo che reprime ciò che sente solamente per la paura del futuro, a me non interessa. Me l'hai detto tu stessa: se non ci provi, non sai mai come sarebbe andata a finire."

 

"Io...mi hai spiazzato. Non mi ero preparata ad una cosa del genere" Allora Debra aveva ragione, suo figlio non aveva occhi che per lei.

 

"Ti assicuro che non volevo. Ti prego, dimmi cosa pensi."

 

"E' un po' difficile, in questa situazione, formulare una frase che abbia un senso. Però, c'è una cosa di cui sono sicura..."

 

"Dimmi, ti ascolterò senza fiatare."

 

"Io ti voglio molto bene, credimi, però il mio è solamente affetto. Vedi, io ti ho sempre visto come un ragazzo molto bravo e carino ma, oltre a questo, non ho mai pensato a te in altri termini. Sei un mio amico, e aggiungerei anche molto caro, ma credo che tu stia confondendo affetto con amore." Le dispiaceva essere così rude ma non voleva dargli delle false speranze, lo avrebbero fatto soffrire di più.

 

"In altre parole...rifiuti il mio amore." Elijah aveva abbassato gli occhi e cominciò a stringere i pugni...finchè non sentì le mani di lei sopra le sue.

 

"Io non rifiuto il tuo amore, anzi, sono molto felice di ciò che mi hai detto. Non è cosa da tutti i giorni ricevere una dichiarazione in piena regola da un bel ragazzo come te! Tuttavia, ti chiedo di riflettere. Quando io non ci sono, cerchi sempre di rintracciarmi? Quando sei ad una festa, cerchi sempre di vedere dove io sia? Quando sei solo, pensi a me? Quando viene fatto il mio nome, senti un tuffo al cuore?" Il ragazzo non capiva dove volesse andare a parare. Però, quelle parole l'avevano fatto effettivamente riflettere.

 

"...non sempre..." Riuscì a dire.

 

"Vedi? In realtà tu non sei innamorato di me. Credi di esserlo, ma non lo sei. Provi molto affetto nei miei confronti, ma nulla di più. Quando si ama veramente una persona vuoi costantemente sapere cosa sta facendo, dove sia, a cosa sta pensando...ti basta un suo sorriso per morire felice, un solo tocco per farti sciogliere all'istante...quando ami qualcuno faresti di tutto per rendere felice la persona amata, anche se ciò comporta la tua stessa infelicità. Senti il suo odore dapertutto, quando pronunci il suo nome lo fai ad alta voce perchè tutto il mondo sappia. Questo è amore. Se tu non pensi o fai queste cose, allora non sei realmente innamorato."

 

"Non lo so...forse hai ragione."

 

"Mio piccolo El...mi dispiace di doverti dire queste cose ma io voglio essere sincera con te." Amina guardava con apprensione il suo amico. Vedeva benissimo che lo stava facendo soffrire, ma non aveva altra scelta.

 

"Devo pensarci, mi dispiace...." Il ragazzo si alzò all'istante, piuttosto arrabbiato. Lei lo guardò andarsene e poi si mise la testa tra le mani. Perchè era successo tutto questo? Perchè proprio Elijah...una delle persone a cui teneva di più? Si sentiva colpevole, responsabile di aver ferito un cuore innocente e puro. Non sentì che dietro di lei era arrivata un'altra persona.

 

"Come è andata?"

 

"Orlando...oddio, mi dispiace così tanto per lui...io...io...non si meritava di soffrire così..." Fissava le sue mani disperatamente. Credeva che, da un momento all'altro, si sarebbe svegliata da un brutto sogno.

 

"Purtroppo non sempre le cose vanno per il verso giusto." Il ragazzo aveva un tono di voce incolore. Non lasciava trasparire la benchè minima emozione.

 

"Maledizione!" Sbattè i pugni sul tavolo e poi si rannicchiò, mettendosi la testa tra le ginocchia. "Sono proprio una stronza."

 

Orlando, che non ce la faceva più a trattenersi, le andò vicino e l'abbracciò più forte che poteva. Aveva cercato di essere distaccato ma, dentro di lui, avevano preso forma miriadi di sensazioni diverse. Compassione, paura, disperazione, pietà, gioia...nemmeno lui sapeva bene perchè ma, in un certo senso, era contento. Quando aveva saputo che Amina non amava Elijah, se ne era andato quel grosso macigno che opprimeva il suo cuore. Sapeva bene che il suo amico stava soffrendo ma non poteva fare altro che abbracciarla, come per paura che da un momento all'altro scomparisse. Lei si mise a piangere e lui la strinse più forte, per infonderle il suo calore, per farle capire che poteva contare su di lui. Gli piaceva, ormai non aveva più ombra di dubbio.

 

CONTINUA...

  
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