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Autore: Fuuma    27/06/2006    1 recensioni
E' facile ottenere qualcosa quando la si desidera con tutto sè stesso, fino a cedere alla propria morbosa follia.
Basta fare un Patto.
Vender l'Anima.
Ed ogni cosa diventa possibile.
Lui voleva diventare Il Poeta di tutti i tempi. Il Migliore.
Divenendolo, firmò anche la sua Condanna.
Tutto pur di superare gli Hikari...
Genere: Romantico, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Daisuke Niwa, Dark Mousy, Krad, Risa Harada, Satoshi Hiwatari
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Autore: Toy & Jemei

Titolo: La Muse du Demon

Capitolo: -2 di 9-

Rating: Nc-14

Pairing:Principalmente SatoshixDaisuke, in minor parte KradxSatoshi e DaisukexRisa
Disclaimers:
I personaggi di D.N.Angel sono © Yuriko Sugisaki. Il personaggio di Eve è © Jemey & Toy.


§°°Capitolo 2°°§

Daisuke Niwa si passò per un’ultima volta la mano tra i capelli cremisi, cercando di sistemarli almeno un po’.
Inutile.
Sospirò, scuotendo il capo. Niente da fare. I suoi capelli erano scompigliati per natura, non sarebbe mai riuscito a domarli veramente.
“Amen..” si rassegnò, guardandosi un’ultima volta.
Jeans scuri e maglietta rossa, come il colore del suoi capelli.
Daisuke Niwa era carino. Solo che non lo sapeva.
Lanciò un’occhiata all’orologio. Le quindici meno dieci. Doveva sbrigarsi. Per fortuna il museo non era troppo lontano da casa sua.
“Mamma, io esco!” esclamò, passando dalla cucina per rivolgere un semplice saluto alla madre, che si voltò con un ampio sorriso, guardandolo.
“Oh, ma sei proprio un amore, Dai-chan!” commentò, congiungendo le mani e guardandolo con gli occhi a cuoricino.
Il rossino sospirò, scuotendo la testolina di folti capelli vermigli.
“See, va bene mamma… ciao…” mormorò, prima di uscire, e iniziare a correre verso il museo.
Le tre meno cinque. Doveva muoversi.
Corse per la strada, veloce, fino a raggiungere il museo, con fiatone.
Si piegò, posando le mani sulle ginocchia, per riprendere fiato.
“Ehilà, Niwa-kun! Finalmente sei arrivato!” la voce di Saehara raggiunse le sue orecchie, facendogli alzare gli occhi color rubino verso di lui.
“Scusa... per… il ritardo...” ansimò, ritornando eretto e passandosi una mano tra i capelli. E quelli rimanevano arruffati.
“Niwa-kun! Finalmente sei arrivato!” si bloccò, a quelle parole. A quella voce dolce e allegra.
Lentamente, si voltò, il battito cardiaco più forte delle altre volte.
“Ah… Harada-san… “ mormorò, in saluto, prima di distogliere lo sguardo dinnanzi al sorriso della ragazza dai capelli castani.
No no, non doveva guardarla! Altrimenti…
“Bene, ora che ci siamo tutti.. entriamo?”
Ecco. L’altra faccia della medaglia. Riku Harada stava davanti a lui, in pantaloncini corti e maglietta nera, le braccia incrociate sotto al seno.
“Andiamo, guys!” esclamò Saehara, con un sorriso a trentasei denti, incamminandosi a grandi falcate verso l’entrata del museo.
Gli altri sospirarono, seguendolo. Daisuke si azzardò a lanciare un’occhiata a Risa, che indossava una gonna bianca a pieghe, ed una maglietta dello stesso colore, con la scritta “Angel” in rosa.
Mostrarono i biglietti per l’ingresso, che Takeshi aveva dato loro, gratis, dato che, per un qualche motivo, anche suo padre era lì quel giorno.
Una folla di persone di tutti i generi li avvolse, confondendoli con profumi costosi e di marche pregiate, vestiti eleganti dai colori sgargianti, risate di ragazzini della loro stessa età e bambini schiamazzanti.
Daisuke odiava la folla. Finiva sempre per sentirsi a disagio.
“Daisuke! Muoviti!”
Rialzando in fretta lo sguardo, vide che Saehara, Riku e Risa erano già andati avanti.
“Ah… ah, sì!” disse, correndo verso di loro.
Risa gli sorrise dolcemente, facendolo arrossire, mentre Riku lo guardò con un sopracciglio inarcato.
Il rossino rise imbarazzato, grattandosi una guancia liscia con l’indice.
Iniziarono a guardare i quadri. Alcuni erano interessanti, altri tremendamente noiosi e banali.
“Niwa-kun, guarda che bello questo!” esclamò Risa, puntando il dito contro un quadro di Monet, che raffigurava il sole al tramonto.
Daisuke sorrise, prima di guardarsi intorno, curioso.
“Mh..?”
Gli era parso di vedere qualcuno di sua conoscenza. Ma forse si sbagliava.


Impegnato a dare le ultime direttive alla squadra di polizia a lui assegnata, Satoshi notò con la coda dell'occhio l'entrata di Niwa.
Vide anche Saehara e le gemelle Harada, ma la sua attenzione tornò nell'immediato a Daisuke facendo mente locale. Non ricordava che Dark avesse mandato un biglietto di sfida alla polizia, questo significava che la presenza del rossino lì era un fatto puramente casuale.
Eppure lui non credeva nelle casualità.
"Comandante Hiwatari, abbiamo finito." affermò uno dei poliziotti.
Annuì dandogli una veloce occhiata.
I preparativi erano stati completati per cui la sua presenza non sembrava più necessaria, o almeno non più del solito.
Quel posto era abbastanza protetto già di suo, sarebbe stato impossibile che qualcuno fosse riuscito a rubare uno dei quadri esposti.
Un sorriso increspò le labbra sottili del ragazzo.
A meno che non si fosse trattato di Dark Mousy.
Guardò proprio nella sua direzione, puntando gli occhiali, nascosti dalle lenti di occhiali da vista piuttosto inutili nel suo caso, alla schiena del rossino che stava avanzando nella galleria.
Non era proprio Dark, ma poco importava.
E poi quasi lo preferiva.
Lui esisteva soltanto per dare la caccia a quel ladro e per catturarlo una volta per tutte ma, verso Daisuke, non provava alcun astio. Erano semplicemente compagni di scuola.
Tutto qui.

Già. Tutto qui... vero?
La schiena del rossino fu attraversata dai brividi ma, se lui era impegnato ad ammirare la mostra, il suo alter-ego aveva ben altri pensieri.
Da che aveva messo piede nel museo aveva avuto la spiacevolissima sensazione di essere osservato.
"Mhm..." sospirò pensieroso ed invisibile. Era pur sempre nel corpo di Daisuke, e per di più il rossino se ne stava beato insieme alla sua Riku!
Perché non aveva voluto che lui prendesse il suo corpo?
Era sicuramente più adatto. Assolutamente!
Nascosto nel corpo del quattordicenne continuava a sperare che da un momento all'altro il loro D.N.A. si sarebbe invertito.
E allora au-revoir tontolone d'un Daisuke.
Ci avrebbe pensato lui a far girare la testa alla piccola Riku e magari, perché no, si sarebbe preso anche una piccola vendetta sul "coinquilino del suo corpo" giocando un po’ con la bella Risa.
Tanto a lui era concesso, no?
Perchè Kaito Dark Mousy era carino, anzi, era proprio un bel ragazzo, e ne era pienamente consapevole!

Subito accanto a Risa, Riku non smetteva un attimo di fissare la sorella e Daisuke rimuginando sui due.
A guardare come il ragazzino pendeva dalle labbra di Risa e accorreva ad ogni suo richiamo non si aveva il minimo dubbio che quello stupidotto di Niwa si fosse preso una cotta per lei.
Sbuffò ancora, più forte.
"Harada, ti stai forse annoiando?" domandò Saehara con sguardo indagatore spostandosi intorno a lei come fosse un avvoltoio, continuando a fissarla muovendosi in circolo.
Quando ci si metteva Takeshi sapeva mettere i nervi.
"No Saehara, ora però spostati." disse Riku cercando di sembrare gentile, mentre invece il suo pugno era già stretto e pronto a colpirlo.
"Sarà, ma sappi che sei fortunata ad essere entrata in un museo famoso come lo Yurin e per di più gratuitamente. Oggi verrà esposto per la prima volta un quadro dal valore incomparabile! Ahahahah, ricordatemi con amore quando rimarrete a bocca aperta davanti alla sua bellezza!!!"
Come al solito al giovane giornalista piaceva parlare a vanvera.
"Certo Saehara, ma non dovremmo seguire Daisuke? Se ne sta andando."
"Che cosa?"
"Guarda, sta andando di là."
Riku indicò uno dei corridoi della galleria ed entrambi notarono la chioma rossiccia del ragazzino che spariva dietro l'angolo.
Con lui c'era anche Risa e la gemella corse subito dietro di loro, imbronciata perché non l'avevano aspettata.
"Risa, Niwa, aspettatemi!" li chiamò, senza ottenere molti risultati.
I due sembravano diretti alla sala principale.
"Ohoo, è proprio lì che è stato esposto il quadro di cui ti parlavo!!!" spiegò Takeshi che l'aveva subito raggiunta, facendole venire un mezzo infarto.
La sala era gremita di gente e il silenzio circondava chiunque come a imprigionarlo in un mondo differente.
Peccato solo che Daisuke e Risa non puntassero a quella sala, anzi, la superarono senza nemmeno darle bado, portandosi invece alle scale del primo piano.
"Ma dove vanno? Il quadro è qui! Ehy voi due!" li richiamò il giornalista facendo poi spallucce e realizzando che era fiato sprecato.
"Peggio per loro!"
Decise di fermarsi, in barba ai due compagni di classe, mentre Riku continuò a seguirli.
Iniziava a preoccuparsi davvero.
D'accordo che Niwa non aveva occhi che per la sorella, ma dimenticarsi della presenza degli altri non era da lui.
Infatti non l'aveva affatto dimenticata.
Soltanto si era ritrovato occupato a fare altro.
A discutere con Dark.
"Te lo chiedo un'ultima volta, dopo di che giuro che mi trasformo senza il tuo permesso! Prestami il tuo corpo!" esclamò per l'ennesima volta la voce di Dark, direttamente nella testa del rossino.
“Ti ho detto di no!” ribadì Daisuke, ormai esasperato.
Lasciare che Dark prendesse il suo corpo? Al museo? Con Riku e Risa?
Assolutamente no!
Avrebbe combinato solo casini!
“E non osare prendere il mio corpo, Dark! Non ora!” sibilò, corrucciato.
Non.Doveva.Assolutamente.Lasciare.Che.Dark.Mousy.Prendesse.Il.Suo.Corpo.
“..Niwa-Kun? Tutto bene?”
Daisuke si voltò di scatto, trovandosi davanti il volto preoccupato di Risa Harada.
“A-ah s-sì! Scusa, solo un mal di testa passeggero…” ridacchiò, passandosi la mano tra i capelli rossi e folti, arrossendo.
Accidenti a Dark! Doveva sempre fargli fare figure simili!
Maledicendo il suo alter ego tra sé, a denti stretti, sorrise a Risa, che ricambiò il sorriso.
Povero Daisuke… era anche carino, ma era così... insulso e banale! Così infantile!
Non era certo adatto a lei!
“Ehi, voi due! Venite o no?” esclamò Takeshi, cadenzando un piede a terra e inarcando un sopracciglio, come a fingersi spazientito.
“Arriviamo, Saehara-kun!” sospirò Risa, voltandosi e raggiungendolo rapidamente.
Anche Daisuke fece lo stesso, accorgendosi solo ora che stava salendo al piano superiore, senza motivo. Scosse il capo e sbuffò, dirigendosi verso gli altri tre, che erano fermi davanti ad una folla di persone.
Un “ooooh” ammirato li raggiunse, quando un gruppo di persone si posizionò dinnanzi ad un quadro, illuminato da luci soffuse.
“Eccolo, è quello!” esclamò Takeshi, facendosi largo a spallate tra le signore raffinate e gli uomini d’affari.
“Permesso… scusate… sono un giornalista. Permesso..”
Daisuke, Riku e Risa sospirano, prima di fare come il compagno, e attraversare la folla di persone.
Rimanendo fermi, poi, dinnanzi al quadro.
Era bello. Molto. Raffigurava due ragazze, probabilmente sorelle, entrambe molto belle, abbracciate in mezzo ad un lago color zaffiro. Di notte. Con la luna alta nel cielo. Le due avevano gli occhi chiusi, e i capelli biondi di una si mischiavano con quelli corvini dell’altra.
Commovente, quasi.
Daisuke si grattò il capo. Era bello, sì… ma c’era qualcosa che non lo convinceva, qualcosa che mancava su quella tela diponta... qualcosa che lo rendeva un quadro e basta, senza alcuna vita, senza alcuna vera emozione.
“Mmmh…” mormorò, guardandosi intorno.
Gli occhi scivolarono alle scale del piano superiore. A quello che stava raggiungendo prima...
In silenzio, lanciando un’occhiata agli altri, si diresse verso le scale.
“..mh?” Risa inarcò un sopracciglio, mentre vedeva Daisuke salire le scale, diretto al piano superiore.
Rapidamente, silenziosa come il ragazzo, lo seguì.
“Ehi, Niwa-kun! Aspettami!” esclamò, sorridendo e afferrandolo per mano.
Inutile dirlo, Daisuke arrossì di colpo.
“Ah… Harada-san…” mormorò, districando la mano da quella di lei, e fingendo di essere interessato più ai quadri.
Finzione che non durò per molto.
“Oh… Niwa-kun! Guarda!”
Il rossino si voltò verso Risa. Rimanendo bloccato dinnanzi a quello che lei fissava.
Un quadro. Circondato da una teca di vetro piuttosto spessa, illuminato da luci particolari.
Dalla tela, una ragazza li fissava.
I capelli, di un bel castano/ramato, erano acconciati in splendidi boccoli, lunghi fino a metà schiena, ed incorniciavano un volto dai tratti fini e delicati, ancora simili a quelli di una bambina. La pelle era candida, a parte le gote rosate. Gli occhi, notò Daisuke, parevano due zaffiri, tanto erano blu, pregni di sfumature apparentemente impossibili da riprodurre, ornate da lunghe ciglia scure, simili a pizzo nero.
Le labbra non erano troppo carnose, appena imbronciate, come due morbidi boccioli di rosa.
Indossava un vestito bianco, semi-trasparente, che lasciava intravedere le forme, di quella che pareva una Dea.
Sulla sua schiena, poi… c’erano due ali. Grandi. Immense. Bianche. Anzi, no...
Sembravano trasparenti, come appena visibili all’occhio umano.
Era…
“…bellissima…”
La voce di Risa raggiunse il rossino. Si voltò appena verso di lei, che stava guardando la ragazza del quadro. Sembrava incantata.
E, impegnato com’era a fissare lei, Daisuke non notò quello che sembrava un movimento appena visibile –ma solo per occhi molto, molto attenti- nel quadro. Le palpebre della fanciulla si erano mosse.
… O era solo un’illusione?
Tornò a voltarsi verso il quadro.
E proprio mentre lui volgeva lo sguardo, Risa sentì qualcosa di improvvisamente strano dentro di lei.
Una sensazione di benessere e tranquillità, di pace e armonia.. e subito dopo la forza, l’energia, la passione…
Si sentiva bella. Bella come non mai. Capace di fare ogni cosa. Potente.
…Doveva smettere di prendere quei cibi strani per modelle. Le facevano male, sicuramente.
Qualcuno, vicino a lei, mosse le labbra in un sorriso divertito e malizioso.
Mentre ancora il quadro, con la sua grazia e particolarità, li affascinava.
"Non dovreste essere qui."
Era stato il quadro a parlare?
Per un attimo era parso che le labbra di rosa della giovane ritratta si muovessero rivolte a loro.
"Niwa. Harada."
Ma era impossibile che un quadro conoscesse i loro nomi.
Dietro di loro Satoshi Hiwatari li scrutava con aria attenta.

Quando era arrivato? Difficile dirsi.
"Questa sezione è riservata e, a meno che non abbiate un permesso speciale, non potete rimanere qui." assunse il ragazzo con voce atona e sguardo fermo.
I due zaffiri dietro gli occhiali erano fissi negli occhi rubinescenti di Daisuke e soprattutto con lui parlava.
La presenza di Risa Harada era quasi un dettaglio irrilevante. Fastidioso per altro.
Daisuke sobbalzò, sentendo la voce fredda e pacata di Satoshi Hiwatari.
E quando si voltò verso di lui, rimase fermo, immobile, con gli occhi color rubino puntanti in quelli zaffirini dell'altro ragazzo.
"Ah... ci dispiace, Hiwatari-kun.. non.. non sapevamo che fosse zona riservata." mormorò a bassa voce, arrossendo per l'imbarazzo, tipicamente innocente, e grattandosi il capo.
"Oh, Hiwatari-kun! Che ci fai qui?"
Risa sorrise invece al ragazzo con gli occhiali, le morbide labbra inclinate dolcemente all'insù.
Daisuke lanciò un'occhiata al quadro, troppo intimidito dalla presenza di Satoshi.
Satoshi, che conosceva il suo alter ego.
"E' una mostra aperta a tutti." spiegò sintetico il comandante della polizia facendo scattare la molla della penna che reggeva tra le dita.
Era naturale perciò la sua presenza lì, esattamente come quella di Harada e Niwa.
"Ora però sarebbe meglio che torniate al piano terra."
Si spostò sulla sinistra, per lasciar passare i due e permettere loro di andar via. A sua volta iniziò a camminare dalla parte opposta e, una volta incrociato con Daisuke, si sporse quel poco che bastava per poter bisbigliare al suo orecchio.
"Spero tu abbia trovato qualcosa di tuo interesse... Dark."
Il suo respiro caldo e regolare giunse al collo sottile del rossino e il D.N.A di Dark ebbe un guizzo anomalo, come un impulso elettrico che attraversava il corpo e si diramava lungo i nervi fino a giungere nel luogo in cui il ladro vigilava all'erta.
"Ok, Daisuke, questo è il momento buono per darmi il tuo corpo!"
Vigilava all'erta e ancora provava a convincere Daisuke a piegarsi alle sue volontà...
Fissato!
“Ti ho detto di no!” esclamò di nuovo Daisuke, tremando leggermente alle parole di Hiwatari.
Se qualcun altro lo avesse scoperto..
Ma no, Hiwatari non aveva ancora detto niente… perciò poteva stare sicuro.
“Ci… ci vediamo, Hiwatari-kun…” riuscì soltanto a ribattere, afferrando Risa, quasi con noncuranza, per la mano, e portandola al piano inferiore.
Accidenti a Satoshi Hiwatari.
Aveva lo strano potere di metterlo in soggezione e, diciamolo, fargli anche un po’ paura.
“Ma…” provò a protestare Risa, ancora sotto l’effetto di quel magnifico quadro.
Niente da fare. Daisuke la trascinò giù, dove gli altri li aspettavano.
“Era ora! Dov’eravate finiti?” domandò Riku, arrabbiata, e anche un po’ gelosa.
In fondo, a lei piaceva Daisuke. E non le andava che stesse sempre con la gemella.
"Daisuke! Dannato! Questa me la paghi!" ringhiò invece un Dark più offeso che mai, offesa che aumentò alle parole di Riku rivolte a Daisuke e non a lui.
Porca miseria!
Ma la prossima volta che riusciva a ritrasformarsi col cavolo che gli avrebbe restituito il corpo tanto facilmente!
Eh, no, si sarebbe divertito, ohoooo se lo avrebbe fatto!
Intanto al primo piano Satoshi aveva percorso tutto il corridoio in un controllo di routine e, a parte Daisuke e la più giovane delle gemelle Harada, non aveva più travato nessuno.
Anche la sorveglianza era scarsa e la sicurezza era tutta basata sui sofisticati sistemi elettronici.
Fece spallucce.
La cosa che lo interessava maggiormente era altro, per cui tornò sui propri passi portandosi nella stanza in cui prima i suoi compagni si erano soffermati.
Il quadro ad olio ivi conservato era molto bello, raffigurava una dama di fine ottocento dal sorriso malizioso e dagli occhi del color del fuoco. Rossi ed intensi. I corvini capelli erano colpiti dai riflessi dei colori dell'arcobaleno e sciolti cadevano lisci sulle spalle nude e bianche della donna dipinta.
Corrucciò la fronte avanzando di un passo.
Era la prima volta in realtà che si permetteva di guardare i quadri, soprattutto quello, il preferito del direttore del museo... ma qualcosa lo aveva incuriosito e lo incuriosiva tutt'ora.
Quel quadro...
Era cambiato...
Possibile?
"No..." mormorò a sè stesso "Devo essermi sbagliato."
In fondo lo aveva soltanto intravisto alle spalle di Niwa, troppo concentrato nel guardare il ragazzo per dedicare attenzione anche alla tela.
Sicuramente si sbagliava.
Fece dietro front sparendo nel corridoio e, insieme a lui... sparì anche il disegno.
Di esso non rimase nulla.
Soltanto una tela dall'insulso colore bianco, appesa alla parete di uno dei più famosi musei del Giappone.

Una Tela Vuota.


2° CAPITOLO FINE

   
 
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