«Per la patria» sussurra Marov, senza lasciar cadere quelle lacrime che sentiva dentro di sè. Non era rabbia, nè tristezza, non era un sentimento, almeno non per lui; per lui quella era indubbiamente "stanchezza".
«Tch, stronzate...» parole sussurate all'aria impregnata di morte, ai corpi a terra, agli avvoltoi nel cielo azzurro e grigio. Il sole non è ancora sceso, il calore irradia le dita fredde dei morti, la loro bocca ancora aperta nel terrore o nella sofferenza, altri non sono stati abbastanza fortunati da poter tenere le dita, o la testa, nel viaggio finale della loro vita.