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Autore: Fuffy91    22/10/2011    1 recensioni
“ Gli Stuart?”
Chiesi ad Edward, mentre spegnevo l’autoradio.
Erano ormai da poche ore che avevamo lasciato l’hotel Butterfly. La Mercedes di Carlisle era davanti alla nostra auto , seguita dal sub di Emmett. Alice ci aveva scherzosamente superati, a cavallo della moto argentata di Edward, guidata perfettamente da Jasper.
Era già da cinque giorni che avevamo lasciato Forks per dirigerci a Londra. Nel mese di settembre era una città particolarmente piovosa e le nuvole gonfie di pioggia nascondevano perfettamente i deboli raggi del sole di fine estate. Un clima perfetto per ospitare una piccola famiglia di vampiri.
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Successivo alla saga
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Capitolo 7

Jenna

 

Più osservavo le mie orme solcare la sabbia bianca, e più mi domandavo cosa ci facessi lì.

Christopher camminava davanti a me, le mani nelle tasche dei jeans scuri. Indossava una polo marrone, semplice ma firmata, come tutti gli abiti che Jack aveva comprato appositamente per lui. Ovviamente, Heather l’avrà aiutato nella scelta, credendo, ingenuamente, che si trattasse di lui, visto che avevano più o meno la stessa taglia.

Con una smorfia, distolsi lo sguardo dalla sua figura, puntandolo sulle onde del mare che, pacificamente, avanzavano e si ritiravano sulla superficie sabbiosa.

Era quasi il crepuscolo e il cielo si stava già colorando di sfumature rosse e dorate. Le nuvole, stranamente timide, si allontanavano dal sole infuocato, permettendo alla sua luce di affogare nell’acqua cristallina e di bagnare il profilo di Christopher.

Violentai i mie occhi d’artista a non osservarlo più del necessario, ma nonostante tutti i miei sforzi, non potei non immaginarlo disteso sulla sabbia, i capelli svolazzanti sotto il getto d’aria fredda e salmastra – come in quel momento – le braccia incrociate sulle ginocchia divaricate, il volto leggermente inclinato, gli occhi fissi su un punto qualsiasi della sabbia, solo per permettere alle sue ciglia di disegnare delle deliziose mezze lune sulle sue guance.

Scossi la testa energica, mentre i capelli sciolti mi accecavano il viso, per poi ritornare, ad un altro brusco movimento, a scivolare lunga le spalle e a svolazzare dietro la schiena, come un mantello castano.

Maledetto vento! E dannato mare, che era stato da sempre fonte di molte mie creazioni. Christopher, ignaro del mio umore nero, continuava a passeggiare tranquillo, quasi dimentico della mia presenza. A volte lo sentivo sospirare, per ragioni incomprensibili. Continuammo così per un po’ di tempo, finché non raggiungemmo il confine della costa. A quel punto, saremmo dovuti tornare indietro, ma Christopher non era del mio stesso avviso. Si tolse le scarpe e i calzini, ponendoli accanto ad una roccia sporgente. Poi, con agilità, si arrampicò sugli scogli scivolosi e scoscesi, sedendosi, come avevo immaginato per tutta la durata della passeggiata, su una sporgenza piatta, quasi come una sedia naturale.

Lo osservai incantata per un breve attimo, dove memorizzai tutti i suoi particolari. Il profilo del suo volto sembrava essere stato costruito nel marmo, tanto era perfetto e se avrebbe sorriso, sarebbe stato idilliaco. E quei capelli…Mio Dio, adoravo quel colore! Così rosso, così acceso, un arancio delizioso, con addirittura riflessi biondi sulle punte scarmigliate.

Se non fosse stato per quella nuvola plumbea, lontana dal sole, proprio dietro la sua testa, si sarebbe mimetizzato col cielo, proprio come era nei miei progetti.

Nell’ammirarlo, per un breve, folle momento, avrei desiderato avere sotto mano tela, carboncino e pennelli e riportare quell’immagine su un quadro, sarebbe stato quasi liberatorio per me. Quel ragazzo stimolava la mia creatività come nessuna cosa, in più di cento anni, aveva mai fatto.

A poco a poco, stava sconvolgendo il mio equilibro, cambiando inesorabilmente la mia esistenza con la sua sola presenza, e neanche me ne accorgevo.

Più mi entusiasmava artisticamente e più cercavo di scacciarlo dalla mia mente, dalle mie idee, da tutto ciò che potesse riguardare me e lui, creando un noi che non avrei mai potuto tollerare.

Presa totalmente da questi pensieri, ancora una volta mi chiesi cosa ci facessi lì, con lui, su quella spiaggia deserta e, ancora una volta, non seppi darmi una risposta.

“ Non rimanere lì. Vieni! Siediti anche tu.”

Mi disse, con semplicità e con quel suo sorriso timido, che mi provocava sempre quello strano ed inspiegabile tumulto nelle viscere.

Lo assecondai, salendo più agilmente di lui sugli scogli e sedendomi sulla roccia accanto alla sua. I sandali in cuoio scivolavano sulla superficie scura e sentivo la stoffa dei pantaloni neri cominciare ad inumidirsi.

Dovevo ammettere che il ragazzo aveva scelto un bel posto in cui sostare. In quel punto, l’odore del mare arrivava ad ondate frequenti e l’aria frizzante era come un balsamo sulla pelle e fra i capelli. Penetrava anche nelle fenditure del maglioncino grigio che avevo indossato sopra la camicia bianca, senza maniche, per salvare le apparenze. In realtà, non avvertivo né il freddo né il caldo, ma per gli umani quella era una stagione autunnale e di conseguenza, dovevo vestirmi secondo natura, seguendo il loro esempio.

Avevo scelto abiti anonimi, quasi insignificanti. Il maglione era anche più grande della norma, per me, ma non m’importava. Non volevo essere più appariscente di quanto fossi naturalmente.

Una caratteristica che avevo preservato dalla mia ex-vita, prima cioè di essere vampirizzata.

Anche allora, preferivo indossare abiti scuri e a taglio semplice, quasi per rendermi invisibile. Non disprezzavo la moda, ma non ero una fanatica del lusso e dell’eccesso, e non lo ero tutt’ora, a distanza di un secolo.

Christopher sospirò di nuovo, più lentamente del solito, gli occhi illanguiditi, mentre osservava l’orizzonte.

“ E’ bellissimo qui. Mi mancava il mare. Non lo vedevo da tanto. Sai, ho vissuto la maggior parte della mia nuova vita fra le montagne innevate dell’Alaska. Lì era freddo e neve perenne quasi tutto l’anno.”

Si voltò, per sorridermi teneramente. Un'altra stretta allo stomaco, che cercai di ignorare.

“ Grazie per aver accettato il mio invito. Te ne sono molto grato.”

Mi sentii strana a quella parole, quasi disorientata, mentre una strana euforia serpeggiava lungo il petto. Trasalii, infastidita da quelle sensazioni moleste e mai provate prima, distogliendo lo sguardo dal suo e concentrandomi sul paesaggio crepuscolare davanti a me.

“ Non farti strane idee. Non credere che questo sia l’inizio di un’amicizia, fra noi due.”

Gli dissi, perentoria ed inflessibile.

“ Non vuoi essermi amica?”

“ No.”

Gli risposi immediatamente, ma non tanto convinta come un tempo.

In fondo, era piacevole parlare con lui, passeggiare in silenzio lungo la spiaggia non era stato poi così terribile. Ma…no, non potevo! Ne andava della mia integrità. Mi sarei sentita umiliata e oltraggiata dalla mia parte egoista ed insensibile.

“ Allora perché hai acconsentito ad uscire insieme?”

“ Questa non è affatto un’uscita. E’ un chiarimento.”

Christopher rise divertito, stupendomi. Cosa c’era i tanto buffo?

“ Mi sembra che avevamo chiarito la questione già nella tua stanza.”

Ricordando lo sfogo di rabbia nel mio studio, mi sentii imbarazzata. Non era da me quella furia cieca. Ma lui aveva insistito, aveva detto cose senza alcun senso…

“ E’ stata colpa tua. Non avresti dovuto provocarmi.”

A quell’affermazione, il sorriso di Christopher si affievolì fino a scomparire, e la sua espressione divenne seria.

“ Non ti ho provocato. Volevo soltanto chiarire la nostra situazione, provare a migliorarla…”

“ Non c’è nulla da migliorare perché non c’è nessuna situazione, fra noi due. E poi, quella non era la mia stanza, era il mio studio, e tu non saresti dovuto entrare lì. Nessuno ci entra, tranne me.”

Precisai, piccata.

Cadde nuovamente il silenzio e, questa volta, Christopher ci mise più tempo per romperlo. Sentivo il suo sguardo fisso su di me, ma non mi voltai ad incrociarlo, da una parte indispettita e dall’altra leggermente in soggezione. Mi rannicchiai su me stessa, portando le ginocchia unite al petto, affondando il mento nelle braccia incrociate, le mani strette a pugno, in difesa.

Christopher lo notò e cercò di alleggerire il discorso.

“ E va bene. Scusami. Non sarei dovuto entrare nel tuo studio. Ognuno di noi hai suoi spazi privati, ed io avrei dovuto rispettare la tua intimità. Ma la curiosità e la voglia di chiarire alcune questioni con te, mi ha spinto a violare questo divieto.”

Disse, scrollando le spalle.

Non risposi, anche se le sue parole erano penetrate nella mia testa, che l’aveva registrate e comprese interamente. Approvando inconsciamente le sue scuse, rilassai i muscoli delle braccia e della schiena, ammorbidendoli con un sospiro invisibile.

Sentii Christopher muoversi accanto a me e, con sorpresa, sentii le sue dita tiepide scostare una ciocca di capelli e riponendola dietro l’orecchio sinistro. Accarezzò con il dorso delle dita la mia guancia scoperta, in un tocco impercettibile, che mi fece fremere dentro. Spaventata e confusa dalla mia reazione a quelle premure, mi allontanai con un sibilo da lui e ringraziai mentalmente che la spiaggia fosse deserta, perché sarebbe stato difficile giustificare ad un umano il mio frettoloso ed invisibile movimento, nel compiere una discesa, altrimenti lenta e pericolosa, lungo le rocce taglienti, priva di ostacoli e facilissima, invece, per me.

Mi curvai in difesa, ringhiandogli contro, come se fosse stato un nemico. Christopher mi osservò atterrito e rammaricato, facendomi innervosire ancora di più.

“ Non toccarmi! Non devi mai, dico mai più, toccarmi!”

Christopher mi raggiunse con due balzi, cercando di afferrarmi il braccio. Io indietreggiai, ringhiandogli ancora contro, agguerrita e spaventata dalla reazione inaspettata al suo tocco delicato. Sapevo di stare esagerando ma il tumulto che scatenava dentro di me ad un solo sfioramento, mi terrorizzava più di una sua reazione violenta.

Christopher si sporse istintivamente in difesa, ma lo sguardo e le mani protese verso di me, smentivano un suo attacco.

“ Non fare così, Jenna…ti prego, io…non volevo, scusami.”

“ Ma l’hai fatto.”

Gli dissi, ancora rigida e tesa come la corda di un arco.

“ E’ vero. E’ stata una reazione involontaria.”

Prese un lungo respiro, come per calmarsi.

“ Ma lo rifarei.”

Disse, sbalordendomi.

“ Mille volte.”

Aggiunse, imperterrito.

Approfittando del mio smarrimento, si avvicinò velocemente e delicatamente mi abbracciò.

Dopo un attimo di sorpresa, cercai di svincolarmi dal circolo delle sue braccia, sibilando irritata, ma lui non me lo permise, schiacciandomi con energia il viso sul suo petto, le mani affondate nei miei capelli, il viso nascosto nell’incavo del mio collo.

“ Avrei voluto che fosse tutto diverso. Avrei voluto che avvenisse tutto per gradi. Ma è stato impossibile.”

Iniziò, rafforzando ad ogni mio movimento la sua stretta.

“ Ogni cosa sembra essere andata storta, con te. Ogni mio gesto, ogni mia parola sembra essere sempre quella sbagliata.”

Ricominciò incurante delle mie protese.

“ Io, non so più cosa fare per ottenere la tua fiducia. Ho cercato di essere diverso, di lasciarti i tuoi spazi, di lasciare che mi accettassi da sola, sperando che piano piano ti fossi abituata alla mia presenza. Ma i giorni sono trascorsi e nulla è cambiato. Ti sei chiusa ancora di più in te stessa e non hai lasciato neppure che la tua famiglia o i tuoi amici ti stessero vicino. Per colpa mia, ti stavi chiudendo tutte le porte in faccia. La soluzione migliore sarebbe stata andarmene, abbandonare la tua famiglia. Ma io devo molto a Jack, mi sono affezionato ad Heather, piaccio perfino a Kayle e mi affascina il vincolo che unisce gli Stuart ai Cullen, come se foste parenti lontani ma che insieme, non sono mai stati così uniti. E voglio farne parte.”

Allentò di poco la sua stretta, quando sentì i miei cedimenti. Mio malgrado, ero incantata dalla sua voce, dalle sue parole, ma, contemporaneamente, ero terrorizzata dalla fine del suo discorso.

“ Finché ho deciso di smetterla con le finzioni, di affrontarti apertamente, come ho sempre fatto.”

Sciolse finalmente il suo abraccio e, con un leggero affanno, mi guardò negli occhi e mi sentii sciogliere di fronte a quegli occhi cangianti, illuminati da una luce determinata, che non avevo mai visto prima e che lo rendeva davvero irresistibile.

Posò le mani sulle mie spalle, stringendole dolcemente, per poi dirmi, quasi un sussurro trasportate dalla risacca del mare.

“ Jenna…io sento qualcosa per te, qualcosa che neppure io riesco a capire. Ma so che c’è…”

Disse, portando con timore il palmo della mano destra a sfiorarmi la guancia. Ormai, ero senza respiro e del tutto inerme. Mi sembrava un sogno o un incubo, indistintamente, e ancora non capivo cosa volesse dirmi.

“ …che esiste. Ed è qui.”

Disse, portando la mia mano destra sul suo stomaco, dove di solito sentivo qualcosa mordere le mie viscere, ogni qualvolta mi sorrideva o pronunciava il mio nome.

“ Che si dibatte, che preme, si contorse, che brucia perfino, quando mi guardi senza disprezzo né odio. Ed io mi sento morire una seconda volta, sotto quei tuoi sguardi smarriti e quasi spaventati. E non so perché.”

Mi guardò ancora, ma questa volta si soffermò sulle labbra, mentre mi accarezzava ancora il viso, con entrambe le mani.

“ E’ come un vincolo. Un legame invisibile che mi spinge a starti vicino.”

Portò la sua fronte sulla mia, chiudendo gli occhi, quasi in preghiera. Non potevo smettere di guardarlo. Era bellissimo, con quella smorfia tormentata a renderlo ancora più affascinante.

“ Lascia che ci avvolga, Jenna. Permettimi di starti vicino. Non mi importa in quale veste, amico, nemico…voglio soltanto starti accanto. Permettimelo, ti prego.”

Mi pregò, pressando le sue labbra sulla mia pelle. Mi sentii attraversare da ondate di fuoco e di gelo, che mi ricoprirono di brividi, al loro passaggio.

“ Ti prego…Jenna, ti prego…”

Continuava a mormorare, finché non mi decisi a rispondergli, dicendogli, con voce stranamente roca:
“ Vorrei farti un ritratto.”

Lui si scostò, osserva domi stranito fra le ciglia socchiuse:

“ Come?”

Mormorò, al vento.

“ Vorrei farti un ritratto.”

Ripetei, schiarendomi la voce.

“ Saresti disposto a posare per me?”

Christopher mi sorrise entusiasta e annuì, velocemente.

“ Si. Si, mi piacerebbe.”

E questa volta, sorrisi anch’io.

 

 

Angolo dell’autrice.

 

Salveeeeeeee!!! Grazie mille per aver letto in tanti il sesto capitolo! Ogni tanto però, se volete, lasciatemi anche un commentino, così, per sapere cosa ne pensate, ok??

Vi piace questo nuovo cap?? Le cose sono sempre più in salita fra questi due nuovi vampiri! Speriamo che si risolva tutto secondo i miei oscuri piani! XD

Con tanto affetto, ci vediamo a….

Prossimamente a…

Sabato prossimo, credo! Se non ce la faccio, per domenica! :D

 

Baci baci, sempre vostra Fuffy91!! :D

 

 

 

 

 

  
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