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Autore: spilletta    22/10/2011    5 recensioni
Dopo la prima notte all'isola Edward decide di tenere Bella lontana da sè, per non rischiare di farle del male. Ma come vive questa situazione? Quali sono i suoi sentimenti a riguardo?
Una breve one-shot situata durante la prima settimana all'isola Esme, vista dagli occhi di Edward.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Breaking Dawn
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Piccola one-shot su Edward e Bella e i loro problemi di "adattamento" sull'isola Esme durante la prima settimana.
Credo che Edward non sia da meno nel soffrire della situazione....
Spero che vi piaccia!
   
I tormenti di Edward

   Finisco di asciugare i piatti e la teglia dove ho cotto le uova, pulisco la cucina e tolgo le ultime briciole dal pavimento, tutto in meno di due minuti, come solo io riesco fare; apro le finestre della sala e tiro le tende, spengo la lampada grande e la piantana diffonde nell’ambiente la sua luce piccola e calda. Accendo una delle grandi candele sopra il basso ripiano in tek. No. Spengo la candela, è meglio, troppa atmosfera.
Non riesco. Non ci riesco. Torno alla finestra aspirando profondamente, l’aria fresca circola in me, la sento nella gola, esce dal naso, mi porta una miriade di odori diversi, ma non mi aiuta a rilassarmi. E’ solo abitudine, un movimento senza senso che non può recarmi sollievo. Alzo gli occhi e vedo la luna; sta diminuendo ma è sempre grande e bella. Bianca, lucente come la mia pelle. Vorrei camminare con lei sotto quella luce, sulla riva del mare, sentire la sabbia calda sotto i piedi, correre per mano e magari cadere e rimanere ad osservare il cielo colmo di stelle. No. Non posso. Le verrebbero strane idee. No, non strane ma impossibili.
Dio.
Non posso.
Mi prendo la testa fra le mani e mi lascio cadere sul grande divano.
Non posso. Non posso.
Abbasso le mani e le guardo. Sembrano esili, le dita lunghe e affilate, qualcuno dice che sono eleganti, carezzevoli, ma io conosco la verità. Io so di cosa sono capaci. Sono mani che danno la morte, forti, dalla presa d’acciaio.
Scuoto la testa. Ma se riesco a tenere un uovo fra le dita senza romperlo o maneggiare piccoli oggetti fragilissimi senza recare loro alcun danno, perché non sono stato capace di fare altrettanto con lei? Perché queste mie mani hanno dovuto fare del male proprio alla persona che più amo al mondo?
Potessi piangere lo farei.
Ma quello che brucia di più, e lo sento in ogni parte del corpo, è l’umiliazione. E’ l’aver dovuto riconoscere ancora una volta che io e lei siamo diversi e che non serve a niente fare finta che non sia vero. La mia vita è tutta una finzione. Io sono un mostro.
Respiro. Si, devo respirare. Tra poco sarà qui e non deve vedermi abbattuto.
Non tutto è una finzione, lo so. L’amore che provo per lei è vero. Anche quello che lei sente per me.
Si. E’ così. Calmati Edward.
Ricordo quello che ha detto a tavola.
Non mi guardava negli occhi mentre lo diceva. Voleva farmi promettere che il giorno dopo saremo stati a casa perché si sentiva stanca, perché voleva riposare. Ma io so perché non vuole uscire, non ci cascherò, non posso farlo, non devo. Ogni volta che la vedo apparire dietro una porta, che sento che mi sfiora, ogni volta che si veste in modo più provocante, che abbassa gli occhi e arrossisce, io la desidero. Io muoio di desiderio. Io la voglio. La voglio con tutto me stesso.
E non posso. No, proprio non posso.
E sono stato brusco. Non ero io, o almeno, non quello che vorrei essere. Io vorrei solo che fosse felice. Vorrei darle tutto quello che desidera ma… no, questo no. Bella, questo no, non chiedermelo, non supplicare, non cercare di forzarmi, di tentarmi, il tuo corpo è una forza potente, tanto, se non più, quanto il tuo sangue. Non farmi del male, ti prego, ti prego…
Ma non posso dirle così. Allora me ne sto zitto, scuoto la testa, senza reagire all’ennesimo tentativo di farmi capitolare.
Quanto resisterò ancora?
Le forze cedono.
Io la voglio.
Non riesco più a guardarla senza desiderio, senza immaginare il suo corpo caldo sotto di me, la sua saporita pelle di seta, la bocca avida di baci, le sue piccole mani incerte che mi percorrono incuriosite, affamate, ed io dentro di lei e immaginare tutti i modi di possederla e non farle male, pur sapendo che non potrò mai metterli in atto.
No, proprio no. Non posso. Non è normale.
Ma io muoio.
Non riesco a non pensarci.
Il controllo che mi serve è totale. Non la sfioro mai se non a letto, quando dorme, lasciarla lontana sarebbe penoso per lei per il troppo caldo. Non la bacio, se non per darle la buonanotte o il buongiorno, a fior di labbra, come le prime volte. Toccarla è un fuoco che brucia. Sono debole, ora come mai nella mia esistenza. Perché ho assaporato qualcosa di così potente e infinitamente delizioso e non so per quanto riuscirò a farne a meno. Oh, dovessi combattere soltanto contro la sete, contro il richiamo del sangue che mi tormenta da decenni! Ma perché lamentarmi? Ho tutto quello che desidero. Devo solo essere paziente. E controllato.
Bella. Bella, aiutami tu.
No, lei mi direbbe di lasciarmi andare, di ritentare. Ma io non posso rischiare.
Un soffio d’aria dal corridoio che sale alle camere mi porta il suo odore. Sta arrivando. Credevo si fosse addormentata in bagno e so che ne sarebbe capace perché è vero che in questi giorni la sto facendo stancare molto. Lo faccio di proposito e mi dispiace. Ma non trovo altro modo per impedirle di assalirmi con i suoi tentativi di persuasione.
Mi sposto verso la televisione e prendo il telecomando. Allungo le gambe poggiandole sul panchetto davanti a me. Accendo e mi butto a capofitto in qualche insulso programma, cercando di impegnare la mente in altre cose che non lei. Che non il sesso.
Ah, impossibile.
Ecco che arriva, fa capolino dietro il muro, mi guarda di sottecchi e sorride.
Dio.
E’ a piedi nudi. Le sue gambe scoperte che escono da una minuscola culotte di raso bianco, e il collo scoperto, così invitante e profumato. Sento di lontano la fragranza del sapone che ha appena usato. Il seno si intravede appena fra lo strato del pizzo, non posso non guardarlo, piccolo, perfetto per le mie mani.
Respiro a fatica ma riesco a sorriderle e lei si getta sul divano contro di me.
Non l’accolgo fra le braccia ma la contengo per non farla precipitare a terra.
Come sei bello tesoro mio, come sei invitante. E come ti amo.
- Bella…. attenta amore..-
- Tanto mi riprendi sempre…-
- Mm..conti troppo su di me –
Da’ una sbirciatina alla tv e mi guarda incuriosita.
- Che guardi di bello? -
- Non saprei. Cosa vuoi vedere? –
Mi accorgo che mi sta osservando, abbottono la camicia appena sganciata sul petto, mi porto le braccia in grembo ma non serve e mi si fa vicina e non posso non circondarla con un braccio, ha bisogno di me. No. Chi voglio ingannare? Sono io ad avere bisogno di sentirla vicina, il suo calore, il suo profumo che mi ubriaca ed elettrizza ogni nervo, rendendo la mia pelle un unico grande conduttore di corrente elettrica ad alto voltaggio. Alza le spalle, avvicina la bocca al mio viso e mi volto impercettibilmente dall’altro lato. Se ne accorge, ma non storce il naso sbuffando come sempre, questa volta si blocca, diventa seria ed io la guardo. Negli occhi che luccicano un’espressione addolorata, quasi sofferente, che non posso tollerare. Abbassa la testa ma io la rialzo con la mano e, senza pensarci ancora, la bacio. Mi ha fatto male quello sguardo.
Io ti voglio. Ti voglio.
La bacio finalmente e non so smettere. Un sapore delizioso. Percorro l’interno della sua bocca con la lingua, ricacciando in gola l’ondata di veleno che la scarica di eccitazione mi ha provocato. Calda, morbida. Vorrei perdermi in quella bocca, fra quelle labbra rosse, rimanerci incollato per ore.
Ma non posso.
Lei mi prende il volto fra le mani. La lascio fare. Tra poco mi fermo, stacco tutto, l’allontano. Ancora un po’, soltanto un altro secondo. Mi bacia il labbro, lo succhia, lo morde ed io mi ritiro, ma non abbastanza e la bacio ancora sulle labbra. Sono già piene, il sangue è accorso, le ha rese turgide, eccitate. Basta, basta. Ma lei mi trattiene la testa con una mano e con l’altra mi sfiora il collo. Stacco le labbra dalle labbra e la guardo appena. Ha gli occhi socchiusi, le gote accese, è bellissima. Solo un altro bacio, cosa sarà mai?
Riavvicino la bocca alla sua e ci perdiamo ancora in un piacere languido, che sale come un fuoco accendendo ogni molecola del mio corpo. Riesco a malapena a seguire il percorso della sua mano che mi carezza e scende, scende sul petto e poi più giù, lenta, decisa. La localizzo e la blocco e la mente riprende il controllo.
- Bella… no –
- Oh… perché? –
- Perché basta così -, dico ancora eccitato. Non ho scuse per il mio comportamento, non dovevo lasciarmi andare. – Allora, cosa vuoi vedere in tv?-
Lei si scosta, si raddrizza e incrocia le gambe sul divano, l’espressione seria, scocciata, i capelli arruffati.
- Niente. Tanto vale che vada a letto. Ho sonno -, dice pronunciando parole che per me sono spade affilate e mi fanno male. Ho voglia di piangere.
Bella, Bella scusami, mi dispiace, cerca di capirmi. Non andartene così. Consola questo mostro, questo tuo marito che non sa come amarti, che non può darti quello che vorrebbe…non andare.
Abbasso la testa annuendo.
- Ok –
Si alza e mi volta le spalle, dirigendosi verso la camera da letto.
Non mi muovo. Sento come se il mio corpo fosse diventato un tutt’uno con il divano, un ammasso inerte e privo di forze.
Aiutami.
Aiutami.
Aiutami.
Lei rallenta un poco, si ferma, si volta e mi guarda pensierosa. Ci osserviamo per qualche secondo e non so cosa legge in me ma è abbastanza per farla tornare indietro. Mi si avvicina e mi stringe fra le braccia, in silenzio. Mi avvolge la testa, la poggia sul suo petto e mi bacia i capelli.
- Scusa…-, mormora piano vicino all’orecchio. – Scusami. Ti amo –
Sospiro, sospiro forte, mi scuote il torace. Vorrei poter piangere, con lei potrei farlo. Con lei potrei fare tutto.
Bella.
- Scusami tu… Sai perché non posso, lo sai..- le dico con voce incerta.
Mi carezza, mi stringe a sé ma i suoi gesti sono diversi, privi di passione, mi sta consolando, come una madre.
Ne ho bisogno.
Con le dita mi sfiora il volto, mi sistema i capelli, senza discutere o controbattere. Mi sta semplicemente amando.
Cosa ho fatto per meritarti?
Alzo la testa e la guardo.
- Lo capisci vero? –
- Ho capito, anche se non sono d’accordo. Ma devi smettere di pensare male di te. Smettila, ok? –
Annuisco, ma già so che è impossibile.
Le carezzo la guancia restando incollato fra i suoi capelli e lei mi prende la mano e la bacia.
Respiro profondamente il suo odore. Brucia come lava, ma mi sento più sereno. Un momento privo di tensione, una dolcezza di cui avevo bisogno.
Mi sciolgo dall’abbraccio prendendo le sue mani fra le mie.
Sorrido.
Anche lei sorride.
- A letto?-, le chiedo.
- A letto -, ribatte.- A dormire.. -, e sospira, alzando gli occhi al cielo.
 
  
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