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Autore: Talulah    22/10/2011    9 recensioni
<< Un piccolo movimento fece dirigere gli sguardi di tutti verso uno dei migliori palchi, verso una splendente nobildonna, e un magnifico gentiluomo.
“ Lo zarevic! “ sussurrò qualcuno, “ è arrivato finalmente!”
Un silenzio stupefatto e incantato accolse la loro entrata, e dopo pochi minuti mormorii, bisbigli e sospiri sognanti riempirono la sala. (...)
Il teatro sprofondò nel silenzio, tutti erano impegnati a non perdere neanche un attimo di quel raro momento. Lo zarevic si avvicinò lentamente alla sua dama, per poi prendere la sua mano e portarla alle labbra con una naturalezza così elegante e perfetta da essere disarmante. Osservai la scena con una punta di invidia e triste desiderio. Quanto le sarebbe piaciuto ricevere un baciamano così regale, così perfetto, sarebbe stato un sogno se un gentiluomo l’avesse guardata con quell’emozione unica trasmettendole quell’attaccamento profondo. Sarebbe stato il sogno di tutte.. Avevo avuto molti corteggiatori essendo di ricca e nobile famiglia, ma mai nessun uomo mi aveva trattata come il Granduca stava facendo con la sua dama. Che signora fortunata, pensai con la triste invidia che si acuiva sempre più.
Non saprei ben dire quanti cuori sognanti infranti ci furono a teatro quella sera.. >>

Una storia piena di passione, amore e veleno, fatta per far sospirare le sognatrici. In un epoca dove tutto è basato su ricchezza e nobiltà, può l'amore vincere su tutto?
Genere: Drammatico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Russian Royal Family'
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 Capitolo II

       Passeggiata a St James’s Park

 















Dopo che lo zarevic e l’arciduchessa si misero a sedere ai loro posti, ci fu una calma fittizia nella sala, probabilmente un po’ tutti erano persi nei loro pensieri, presumibilmente sull’evento appena accaduto, sul Granduca.. Lo spettacolo cominciò, ma io non riuscii a seguire nulla della rappresentazione, le parole degli attori mi arrivavano vuote e prive di significato, quasi ovattate, vedevo le loro labbra muoversi ma la mia testa era da tutt’altra parte. Mantenere la testa dritta per cercare di guardare il palco mi era difficilissimo. Qualcosa mi spingeva costantemente a voltare la testa verso uno dei migliori palchi, dove sedevano lo zarevic e la sua dama. Qualcosa dentro di me mi diceva che se mi fossi voltata a guardare sarebbe stata la fine di qualcosa. E io avevo paura, una paura folle ed irrazionale, ma si sa che è difficile resistere al peccato, e proprio come Eva cedette alla tentazione, lo feci anch’io, e lentamente voltai la testa in direzione del Granduca. Appena il mio sguardo si posò su di lui, sussultai – io o il mio cuore? – e cominciai a guardarlo. Non eravamo vicini, ma nemmeno molto lontani, e quindi lo osservai come meglio potevo.  Gli elogi a lui riservati tanto cantati dalle nobildonne non erano affatto esagerati, anzi. Anche da seduto si poteva dedurre quanto fosse smisuratamente alto, e le sue enormi spalle avrebbero dovuto far sentire al sicuro qualsiasi signora. Anche se era grande e muscoloso, aveva lineamenti eleganti, proprio come il suo modo di fare. Portava i capelli lievemente spettinati, di un biondo magnifico che sotto la luce soffusa e leggera delle candele, davano in alcuni punti un colore quasi sul rossastro. Dotato di un viso a cui neanche la poesia più sublime avrebbe potuto rendere giustizia, aveva magnifici occhi azzurri, che da questa distanza potevano anche sembrare di ghiaccio. Da quello che potevo vedere aveva una pelle lattea, e labbra decisamente molto carnose, forse più adatte ad una donna, ma che completavano l’immagine di quel viso perfetto. Con la sua sola presenza sembrava aver riempito il palco e non solo per la sua enorme stazza e statura, ma anche per l’aura che sprigionava. Sembrava fosse indifferente a tutto, quasi annoiato, aveva un espressione impassibile e lo sguardo puntato sugli attori. Vidi distintamente l’arciduchessa voltarsi verso lo zarevic rivolgendogli un dolce sorriso e dirgli qualcosa. Il Granduca posò lo sguardo verso la bella fanciulla rispondendogli con l’ombra di un sorriso, dicendo qualcosa muovendo le sue belle labbra così allettanti da portare alla perdizione anche la più pura delle signore. A quanto pareva il loro scambio di battute finì e proprio quando lo zarevic stava per rivolgere nuovamente il suo guardo e la sua attenzione agli attori, forse il Destino, forse la pura casualità, fece posare lo sguardo del Granduca proprio sul palco in cui sedevo io, e non saprei ben dire se si trattasse di fortuna o sfortuna, ma lo zarevic si accorse del mio sguardo posato su di lui e fissò i suoi occhi proprio su di me. Il mio cuore batteva impazzito, ne sentivo il sordo rimbombo direttamente nelle orecchie, ed era talmente tanto forte che temetti che le mie vicine di posto potessero sentirne il rumore, lo sentivo premere furiosamente contro la cassa toracica, come se volesse schizzare fuori. Sentivo di avere il viso in fiamme e ringraziai mentalmente la penombra che offuscava il mio viso. Una parte di me non vedeva l’ora che il Granduca rivolgesse la sua attenzione altrove per porre fine a quella tortura, l’altra parte di me invece, quella più peccatrice e impura, sperava che quel momento non finisse mai. Forse fu solo la mia immaginazione, ma vidi lo zarevic contrarre lievemente le sopracciglia e fare qualcosa di molto simile ad un sorriso. Sentii tirarmi per il braccio.
<< Oh mio Dio Dominique! Mi sbaglio o lo zarevic sta guardando proprio qui? >> mi chiese al massimo dell’ansia e dell’agitazione Jessica continuando a strattonarmi lievemente il braccio.
<< Non sbagliate, Jessica >> dissi, con il respiro leggermente affannato, distogliendo la sguardo da quella piacevole tortura per puntarlo dritto in quello della mia nuova amica. Ero scossa.
<< Oh santo cielo! E perché guardava qui?! >> disse, e vedendola con il respiro un po’ troppo affannato, mi preoccupai che non stesse per avere un infarto.
<< Puro caso, Jessica >> le risposi trovando poi il coraggio per voltarmi nuovamente verso lo zarevic. Tutto tranquillo, come se nulla fosse successo. E in effetti non era successo nulla. Il Granduca era tornato a rivolgere la sua attenzione agli attori.
Con il respiro ancora un po’ affannato, la marchesina mi rivolse uno sguardo incerto. Ci fissammo cercando entrambe risposte dall’altra, risposte che nessuna di noi due poteva e sapeva dare. All’improvviso ci rendemmo conto dell’assoluto silenzio che si era creato nella sala. L’opera era finita, ma nessuno si permetteva a battere le mani, senza prima aver visto una reazione dallo zarevic, che fosse positiva o negativa. Il Granduca si alzò lentamente dalla sua poltrona e cominciò a battere le mani, seguito subito dopo da tutto il pubblico. Io e Jessica ci alzammo dopo e molto più lentamente degli altri cominciando a battere le mani. Dopo poco però, gli applausi finirono, e lo zarevic rivolgendo un lieve sorriso alla sua dama, si apprestò a dirigersi all’uscita accompagnato da alcuni suoi servi, peccato che una folla di nobildonne e gentiluomini gli si fermarono d’avanti, ostruendogli il passaggio e costringendolo a fermarsi per più della sua volontà.
Due mani delicate si appoggiarono sulla schiena mia e di Jessica. Ci voltammo nello stesso istante, trovando il bel duca sorridente.
<< Mie belle signore, piaciuto lo spettacolo? >> chiese il duca rivolgendosi ad entrambe.
In risposta gli feci un sorriso.
<< Abbastanza, ma non l’ho seguito granchè in realtà.. >> rispose Jessica cominciando ad arrossire, << ero concentrata su altro.. >> concluse vaga.
Feci una risatina, mentre Julian ci guardava con un espressione da bambino perso e confuso.
<< Comunque, dovete sapere che l’arciduchessa è una mia vecchia conoscente. Stavo pensando di andare a salutarla, ma vorrei portare al mio braccio una giovane e avvenente fanciulla >> disse con un sorriso malizioso, squadrando la mia figura.
Jessica, che evidentemente non aveva capito le preferenze del giovane duca, disse << Oh, Julian vi accompagno io! Voglio poterlo vedere da vicino! >> disse sognante con gli occhi luminosi.
Julian le rivolse un sorriso comprensivo annuendo, << ma certo Jessica, sarà un piacere >> disse facendola arrossire fino alla punta dei capelli, per poi rivolgersi a me, << Dominique, se lo desiderate potete venire anche voi >> propose con un sorriso il bel duca.
<< Oh si Dominique venga! Mi farebbe piacere avere un’amica vicino in questo particolare momento! >> disse, con le mani congiunte, occhi grandi e luminosi e labbro inferiore sporgente.
La guardai con un sorriso divertito e una risata che a stento riuscii a trattenere, e non solo perché stava parlando dell’ “avvenimento” come di un lutto, ma perché con quella faccia da cane bastonato avrebbe potuto convincere anche Napoleone a ritirarsi dalla guerra.
<< Perdonatemi, ma temo di dover andare. Sono molto stanca, e la duchessa de Polignac starà ormai cercandomi da un po’.. >> dissi con un sorriso dispiaciuto, << andate voi e divertitevi! >> dissi rivolgendo un sorriso sincero e felice ai miei nuovi amici.
La marchesina e il duca stavano per ribattere quando una voce stizzita li interruppe.
<< Dominique! E’ da una vita che ti cerco! Ma dove eri finita? >> mi chiese innervosita la duchessa.
<< Perdonatemi Madame, mi sono attardata a parlare con i miei giovani amici >> dissi, rivolgendo alla mia tutrice un sorriso di scuse.
<< Amici? >> chiese stranita, per poi continuare, << oh ma certo cara! Sono lieta che tu abbia fatto la conoscenza del duca di Devonshire! Ma dobbiamo proprio andare cara, si sta facendo tardi >> disse con un sorriso piuttosto nervoso, incitandomi a salutare il duca e la marchesina.
<< Bene, vi saluto miei cari amici! Spero di incontrarvi al più presto >> dissi sorridendo facendo una riverenza.
<< Domani! Domani al St James’s Park! Verrò io a prendervi con la mia carrozza >> propose con un lieve sorriso e un guizzo di speranza negli occhi il duca.
Guardai la duchessa de Polignac che, con un sorriso frettoloso, acconsentì.
<< Perfetto allora, domani andrà benissimo >> dissi con un sorriso sincero e contento.
Il duca arrossì lievemente sorridendomi, << Ottimo allora, domani mattina alle nove sarò dai voi, signorina >> disse continuando a fissarmi sorridendo.
Arrossendo lievemente,  ricambiai il sorriso facendo un leggero saluto con il capo, e mi congedai dai miei due nuovi amici. La duchessa camminava frettolosamente verso l’uscita, evidentemente desiderosa di raggiungere al più presto la carrozza, fermandosi a salutare dei conoscenti giusto il tempo necessario. Arrivammo alla carrozza e un valletto venne ad aprirci lo sportello, chinando rispettosamente il capo. Aiutò a entrare nella carrozza prima la duchessa e poi me. Rimaste sole nel fresco abitacolo, nessuna delle due disse niente. Mi aggrappai alla maniglia dello sportello, cercando un qualsiasi tipo di sostegno che potesse davvero essere tale. Avevo dentro di me una logorante sensazione di vuoto. Desideravo anch’io trovare un uomo che potesse farmi sentire una principessa, che mi guardasse come se fossi la cosa più preziosa al mondo. Non volevo un matrimonio di convenienza, volevo sposarmi per amore, non per un titolo nobiliare. Ma avrei mai trovato il vero amore? Quante giovani fanciulle erano state così fortunate da trovarlo in età da matrimonio? Sarei mai stata una di queste? E se così non fosse stato, ero veramente risposta a rinunciare ad un possibile matrimonio, probabilmente o forse no, felice? Solo per non avere trovato il vero amore? Ero disposta a rinunciare a tutto, ad un marito e a dei figli? Sapevo bene quale era la risposta. No. Ma se ero io ad avere fatto questa scelta, ad avere deciso, allora perché mi sentivo incredibilmente infelice?
<< Io proprio non ti capisco. Sei stata una pazza a non accettare l’invito della marchesina e del duca. Pazza.. >> disse con il viso indurito dal fastidio la duchessa de Polignac.
Con il cuore che batteva forte, mi voltai per guardare la mia interlocutrice. Fissava un punto imprecisato fuori dalla carrozza. Il troppo stress si accumulò, e mi fece rispondere con più nervosismo ed enfasi del dovuto.
<< Siete stata voi a portarmi via di tutta fretta! >> le risposi, alzando leggermente la voce, guardandola con occhi sbarrati e stringendo convulsamente la maniglia della carrozza.
La duchessa si voltò a guardarmi con occhi spalancati, e un sorriso stupefatto, << Menzogne cara, sono tutte menzogne e lo sai anche tu >> disse facendo una rumorosa risata sorpresa,<< dovresti ringraziarmi, sai? Ti ho salvato, ed è così che mi ripaghi? >> disse con un espressione divertita e stizzita allo stesso tempo, labbra socchiuse che mostravano l’ombra di un sorriso, o forse una smorfia, e sopracciglio arcuato.
<< Salvata? >> chiesi confusa, con la fronte corrugata.
<< Salvata, si! Dio, possibile che tu non capisca?! >> scattò innervosita per poi riprendere parzialmente la calma e continuare, << ho ascoltato quasi tutto il discorso fra te e i tuoi nuovi amici >> disse calcando sull’ultima parola con un sorrisetto divertito.
Innervosita dissi, << scortese da parte vostra, Madame. Origliare è un atto piuttosto sgarbato, non credete? >> dissi tagliente.
La duchessa mi squadrò da capo a piedi altezzosa e con il sopracciglio che ormai si congiungeva con l’attaccatura dei capelli, continuando come se io non avessi detto nulla, << Hai rifiutato tu stessa il loro invito, per chissà quale stupido motivo! Loro ti avevano praticamente invitata a stare a due metri di distanza dallo zarevic, con la probabilità di conoscerlo, e tu hai rifiutato! Pazzesco! >> disse stupefatta con una vena di rabbia, << non ti facevo così stupida! Non avevo nessuna fretta di andarmene! Proprio non riesci a capire, vero? >> disse guardandomi, divertita dalla mia ingenuità.
La guardai sempre più confusa, infastidita.
La duchessa rise, << Dio, l’ho fatto solo per te! Visto che avevi mandato all’aria la possibilità di incontrare lo zarevic, bisognava rimediare in qualche modo, cercando di salvare il salvabile! Così, dicendo che dovevamo affrettarci ad andarcene, ho messo alle strette il duca di Devonshire, che nell’incertezza ha preferito rischiare e invitarti a passeggiare con lui domani a St James’s Park! Avevo già notato che il duca provava un certo interesse nei tuoi confronti così ho cercato di riparare al danno che tu avevi fatto! Julian è un duca bello, giovane e di ricca famiglia! Potrebbe essere lui il tuo futuro sposo e senza di me non ti avrebbe invitata ad uscire con lui, perché sarebbe stato più calmo e avrebbe avuto l’impressione di avere più tempo >> concluse annoiata, riprendendo a guardare fuori dal finestrino.
Ero sorpresa. Non avevo fatto caso a nulla di tutto ciò, certo mi ero accorta dell’interesse di Julian nei miei confronti, ma non avrei mai immaginato che la duchessa avesse escogitato tutto. La guardai incredula. Avevo davvero sbagliato a non accettare l’invito di Julian ad avvicinarmi allo zarevic? Eppure in quel momento mi era sembrata la salvezza, come una via di fuga. Il pensiero di incontrare da vicino il Granduca mi provocava strane sensazioni oltre che sconvenienti palpitazioni. Forse avrei dovuto ringraziare la duchessa per quello che aveva fatto? Si, forse, ma non lo avrei fatto.
<< Vuoi rimanere zitella per caso? Non è una delle opzioni consigliabili, mia cara. Ti sposerai con un gentiluomo di ricca e nobile famiglia, e gli darai degli eredi. E’ così che andrà mia cara, che ti piaccia o no, che sia amore o meno, non ci sono altre possibilità. E io non ti sto costringendo, Dominique, lo sai bene. Perché non c’è nessun motivo per farlo. Tu sai meglio di me che lo farai di tua spontanea volontà. Forse non felice, forse fintamente contraria, ma lo farai >> disse voltandosi a guardarmi con uno strano sorriso, << lo facciamo tutte >>, concluse con un sospiro che non riuscii bene ad identificare quali emozioni portava con se.
Il peso e la veridicità di quelle parole mi colpì in pieno viso, come se avessi ricevuto un potente schiaffo. Era vero. Era tutto vero e non potevo negare nulla. Avrei rinunciato al vero amore per paura. Ma in questo caso la paura poteva essere considerata una saggia emozione? Senza di essa avrei rischiato di dedicare il resto della mia vita allo zitellaggio, cercando invano un amore destinato a non arrivare? Probabilmente, si. Allora era la decisione più saggia quella che avevo preso. E se era davvero così perché una parte di me urlava a squarciagola la sua disapprovazione per la mia scelta? C’era qualcosa in me che mi diceva che non si poteva rinunciare a vivere e a cercare la vera vita solo per la paura. Ma data la mia decisione, che comunque sapevo bene non sarebbe cambiata, cosa avrei fatto? Mi sarei limitata ad esistere e non a vivere? Era questo il mio destino? O forse sposando un uomo come Julian, l’amore sarebbe nato piano piano, e io avrei potuto avere la possibilità di avere un matrimonio felice? Ero confusa e non riuscii a trovare una soluzione a nulla. L’unica cosa che cambiò, fu che mi venne un terribile mal di testa. La carrozza si arrestò di colpo, e io guardavo ad occhi sbarrati ed espressione persa il mio bel vestito, che adesso per il mio stato d’animo, ritenevo in un qualche modo sbagliato. Presi a massaggiarmi le tempie, ma subito un valletto venne ad aprire lo sportello della carrozza. Mi ripresi e mi feci aiutare a scendere, per poi dirigermi a passo spedito verso la lussuosa e grande casa. Arrivata in cima alle scalinate, mi calmai e mi fermai, voltandomi lentamente verso la duchessa che si dirigeva con tutta calma verso le scale disponendo gli ordini ai servi per il giorno dopo. Appena mi vide ferma, con il viso arrossato e il respiro affannato in cima alle scale, si fermò anche lei a guardarmi, con un sorriso comprensivo e rassicurante.
<< Vi auguro una buonanotte Madame, e con il vostro permesso, mi ritiro nelle mie camere >> dissi con lo sguardo basso.
La duchessa annuì lentamente e io ripresi la mia corsa verso le camere. Ovviamente i servi che mi videro correre con il viso stravolto non fecero una piega. Eveline quando mi vide, mantenendo una distanza di sicurezza, si apprestò a seguirmi lentamente, silenziosa, paurosa di creare danno. Aprii velocemente la porta della mia camera, superai il salottino, e andai a sedermi sulla poltroncina d’avanti al mio specchio. Avevo lo sguardo basso e non riuscivo a guardarmi. Avevo voglia di piangere, ma non trovai nessun valido motivo per farlo, così le calde lacrime che avrei tanto voluto sentirmi scivolare silenziosamente sulle guance, non caddero mai. Eveline entrò silenziosamente nella stanza, sussurrando un << Vostra grazia >> sgraditissimo in quel momento. Non disse nient’altro e io non la guardai. Continuavo a fissare la gamba del mobiletto, con il respiro affannato, senza dare segno di averla sentita. Eveline si avvicinò silenziosamente a me, cominciando a togliere delicatamente le forcine dalla mia elaborata acconciatura. Tolte tutte le forcine i capelli caddero lungo la schiena. Eveline aveva un espressione sorpresa. Era la prima volta che mi pettinava lei i capelli, avevo sempre preferito farlo io, oppure a casa in Francia, adoravo che lo facesse la mia nounou. Eveline guardò estasiata i miei capelli di un biondo talmente tanto chiaro da avvicinarsi al colore dell’avorio, se non fosse stato per alcuni riflessi che davano sull’arancio. Nounou mi aveva sempre detto che i miei capelli erano magnifici, così ero arrivata al punto di crederlo anch’io e adesso mi ritenevo fortunata ad avere una così bella massa setosa che arrivava quasi fino alla fine del mio fondoschiena e che terminava in morbidi boccoli. Eveline prese la spazzola e cominciò delicatamente a pettinare. Tutto il malore che avevo dentro piano piano cominciò a dissiparsi, e io mi rilassai per tutta la durata dei soliti cinquanta colpi di spazzola. Alzai una mano e la scossi leggermente, e Eveline capì che bastava così. Mi alzai lentamente e andai al centro della camera. La giovane mi aiutò a slacciare il vestito e i nastri del corsetto, che caddero quasi contemporaneamente a terra. Rimasi in biancheria intima e mutandoni, che mi tolsi da sola, rimanendo così nuda. Mi voltai verso lo specchio, osservandomi, mentre Eveline rossa dall’imbarazzo teneva lo sguardo basso. Avevo preso molto da mia madre, a partire dai capelli così chiari per finire con il mio fisico. Ero alta e snella, con la vita molto stretta, lunghe gambe con cosce turgide e un seno prosperoso, che era considerato troppo grande per le misure stabilite dalla moda. Voltai la testa verso Eveline, sorridendole e facendole capire di prendere la mia camicia da notte. Dopo poco infatti sentii il tocco familiare della seta fresca contro la mia pelle. La mia giovane cameriera aveva scelto la vestaglia color pesca. Troppo stanca per fare un bagno rigenerante, mi feci fare una treccia veloce ai capelli e mi infilai nel mio comodo e grande letto vuoto. Sospirai con una nota di tristezza.
<< Grazie Eveline, puoi andare adesso. Domani per favore, svegliatemi alle sette >> dissi mentre la giovane spegneva le luci per poi fare una riverenza e chiudere delicatamente la porta. Rimasta sola con la Luna che dava una luce argentea alla mia grande camera, mi addormentai quasi subito, cadendo in un sonno profondo dove non esisteva niente se non il buio. La notte passò portandosi via le insolite emozioni della sera, e la Luna venne presto sostituita dal Sole, che quella mattina era offuscata da alcune nuvole di passaggio, che davano un aspetto incerto alla giornata.
Mi svegliai, con una luce arancione con sfumature rosa. Chiusi gli occhi cercando di rilassarmi, e crogiolandomi nell’illusione di poter rimanere ancora un po’ nel rassicurante calore del mio letto. Ovviamente mi sbagliavo e dopo poco infatti la porta si aprì silenziosamente lasciando passare per prima Eveline, seguita subito da due serve, venute per rassettare la camera che spostarono silenziosamente le tende per fare entrare più luce.
Eveline si avvicinò al letto, << Vostra grazia, sono le sette.. >> mormorò incerta la giovane.
<< Tranquilla, sono sveglia Eveline.. >> dissi sorridendo in un sussurro.
La giovane arrossì ma subito si riprese, scostando le mie lenzuola e aspettando che io mi alzassi. E così feci, svogliatamente ma decisa a cominciare bene la giornata. Le feci un radioso sorriso, cercando di provare ad avere seriamente un umore gioioso.
<< Bene, preparatemi il bagno, ho un appuntamento importante! E cominciate anche a prepararmi la colazione, la voglio pronta fra un’ora >> dissi felice, mentre le ragazze si apprestavano a fare quello che dicevo. Oggi sarebbe stata una bella giornata, doveva essere così.
Dopo poco il bagno fu pronto e con l’aiuto di Eveline che mi tolse la camicia da notte e mi slegò la treccia m’immersi nella vasca piena di oli profumati e acqua calda. Mi rilassai, facendomi lavare e massaggiare. Purtroppo dopo poco dovetti uscire, e le serve furono subito pronte a frizionarmi corpo e capelli con delicatezza, mi avvolsero un asciugamano intorno al corpo e mi portarono in camera dove mi vennero presentati tre vestiti tra i quali dovevo scegliere quello giusto per l’occasione. Uno grigio, uno lilla e uno verde pastello. Il lilla per l’umore che avevo e per il tempo incerto non andava bene, scartai anche il grigio, che con la luce bianca che c’era fuori a causa del Sole coperto mi avrebbe fatto sembrare un fantasma. Verde pastello, quindi. Perfetto. Scelto l’abito Eveline e un’altra serva si apprestarono a prendere della biancheria intima pulita e a mettermela, aiutandomi poi con i mutandoni e il corsetto. Venne poi il momento di indossare l’abito, che fu più semplice e veloce del previsto. Cominciarono ad acconciarmi i capelli, facendo una grande treccia che arrotolarono poi sulla nuca, lasciando libere delle ciocche che facevano da cornice al mio viso e che cadevano in morbidi boccoli lungo la mia schiena. Una volta finito, mi misero un velo di trucco e del colore sulle guance che adesso risaltavano maggiormente sulla mia pallidissima carnagione. A completare il tutto ci fu lo scialle di seta di una tonalità di verde più scuro rispetto al vestito e un cappello e l’immancabile pochette. Quando ebbero finito si allontanarono da me lasciando che mi osservassi per vedere se il tutto andava bene. Il vestito nella parte superiore era molto aderente e accentuava il mio seno importante sottolineando la vita stretta, la scollatura non era troppo bassa ne troppo alta, era giusta e quadrata contornata da merletti bianco panna, proprio come la fine delle aderenti maniche. La gonna invece cadeva lunga morbida e liscia, pomposa nella giusta quantità che si richiedeva per il mattino. Gli accessori davano il tocco finale, compreso il cappello che con il colore bianco panna che aveva richiamava la tonalità dei merletti. Il risultato era piacevole e decente. Feci un sorriso e un cenno di assenso con il capo e le serve fecero un leggero sorriso pieno di rassicurante sollievo. Guardai Eveline che subito mi aprì la porta per poi seguirmi e accompagnarmi nella veranda dove avrei fatto colazione con la duchessa. Percorremmo i grandi, lussuosi e luminosi corridoi della casa dove l’ostentazione della ricchezza regnava sovrana. Pavimenti in marmo e tappeti in tessuto pregiato, grandi finestre con tende in damasco, mobili antichi e nobili, e costosi quadri degli artisti più in voga, il più delle volte raffiguranti mia madre e la duchessa. Continuai a camminare a passo a veloce, fino a quando non arrivammo a destinazione.
<< Grazie Eveline, vai pure >> dissi alla giovane sorridendo. La ragazza si inchinò e andò via.
<< Buongiorno cara, hai fame? La colazione è già pronta.. >> disse con un sorriso Gabrielle, la mia tutrice.
<< Ho un certo appetito in effetti, Madame >> dissi sorridendo, lieta che la duchessa non avesse fatto parola degli avvenimenti della scorsa serata.
<< Perfetto, cara >> disse sorridendo mentre dopo un cenno della sua mano, dei camerieri si affrettavano a mettere in tavola le varie pietanze.
Cominciammo a mangiare in silenzio fino a quando Gabrielle disse, << e così oggi ti vedi con il duca di Devonshire, cara! Chissà se presto non ci sarà una bella proposta di matrimonio.. >> disse sorridendo maliziosa.
Sorrisi, non sapevo bene cosa rispondere a quell’affermazione così la guardai. Era pensierosa. La duchessa si accorse del mio sguardo, che ricambiò interrogativa, così mi apprestai a rispondere.
<< Cerchiamo di non correre troppo, Madame. Non si può mai sapere cosa può succedere.. >> dissi, incerta addentando un bombolone alla crema.
<< Proprio per questo l’ho detto, cara >> disse guardandomi divertita.
Sorrisi di rimando, << non affrettiamo le cose e i giudizi.. La sua futura sposa potrebbe anche essere la signorina Jessica.. >> dissi pensierosa.
La duchessa mi guardò scettica, arcuando le sopracciglia, per poi scuotere leggermente la testa, << no, non è una degna rivale >> disse guardando il bel verde panorama che si trovava dietro di me, addentando una crostatina di mele con espressione sempre più pensierosa.
Arrossii per il sottile complimenti, abbassando lo sguardo, ma non ebbi modo di rispondere. Qualcuno aprì piano la porta della veranda. Una serva.
<< Vostra grazia, c’è il duca di Devonshire che vi aspetta in salone >> disse guardandomi con le guance imporporate ma con una voce ferma.
<< Oh certo, dev’essere in anticipo.. >> dissi, per poi scusarmi con lo sguardo con la duchessa, << perdonatemi Madame, chiedo il vostro permesso di ritirarmi >> dissi guardandola.
Le rimase ferma spostando solo lo sguardo su di me. Evidentemente non doveva aver prestato attenzione alle parole della serva. Come risvegliandosi, disse sorridendo e scuotendo la testa, << ma certo cara, vai pure e non fare aspettare il nostro ospite >> disse sorridendomi e lanciandomi un bacio.
Sentii le guance imporporarsi e le sorrisi di rimando. Mi affrettai a raggiungere il salone, e quando lo raggiunsi dei servi aprirono le porte. Il duca si girò verso di me, arrossendo leggermente e sorridendo nel vedermi avanzare verso di lui con la mano tesa. Si prodigò in un baciamano da vero gentiluomo.
<< Meravigliosa, signorina, davvero meravigliosa >> disse con un intenso sguardo di apprezzamento.
<< Mille grazie Julian. Vogliamo andare? >> proposi sorridendo.
<< Ma certo, mia bella fanciulla >> disse facendomi ridere.
Ci avviammo all’uscita dove faceva bella mostra nel cortile una imponente e lussuosa carrozza, degna di un duca. Un valletto ci aiutò a salire, per poi chiudere lo sportello. La carrozza si mosse.
<< Sono felice che mi abbiate invitato a passeggiare con voi questa mattina >> dissi per spezzare il teso silenzio che si era creato nell’abitacolo.
<< E io sono felice di averlo fatto, Dominique >> replicò il bel duca.
<< Raccontatemi come è finita la vostra serata >> dissi sinceramente incuriosita. Volevo sapere cosa mi ero persa.
Il duca fece una smorfia, << nulla di eclatante signorina. Io e la marchesina siamo andati a salutare l’arciduchessa che era molto più altezzosa del solito con lo zarevic al suo fianco >> disse con un espressione di disgusto, << abbiamo parlato lo stretto necessario, ma non sono stato presentato al Granduca come speravo.. >> disse corrucciato, << era impegnato in una conversazione con il senatore, e a quanto pareva aveva fretta di andare via , e infatti lui e l’arciduchessa hanno lasciato il teatro dopo poco.. >> spiegò facendo un sospirò.
<< Mi dispiace, ma sono sicura che ci saranno altre occasioni Julian, non si abbatta >> dissi rassicurante cercando di infondergli dell’ottimismo di cui in realtà non ero fornita, posandogli una mano sul ginocchio in un tocco piuttosto intimo e spontaneo che mi fece avvampare.
Stavo per ritirare la mano, quando Julian l’afferrò per poi portarsela alle labbra e baciare le nocche, << sono sicuro che è così, mia Dominique >> disse sorridendomi.
L’atmosfera nell’abitacolo era cambiata, e la carrozza che prima mi era sembrata così grande, spaziosa e comoda, adesso mi pareva tutto il contrario, e cominciai ad agitarmi sul sedile come se fossi seduta su tanti piccoli e fastidiosi spilli. Il duca aveva un espressione seria e mi guardava con uno sguardo velato di desiderio, ed io non potevo fare a meno di fissarlo con sguardo perso, ero desiderosa di scoprire quel qualcosa che fino a quel momento non avevo mai potuto esplorare. Spostati lo sguardo sulle labbra del duca, pensando alle sensazioni che avrei potuto provare ricevendo un bacio. Un sobbalzo della carrozza spezzò quello strano incanto e io gli sorrisi nervosa arrossendo, mentre Julian ad occhi spalancati fece un espressione prima sorpresa, poi divertita. Un valletto venne ad aprire la porta a me e a Julian, anche se non mi ero nemmeno accorta che fossimo arrivati a destinazione. Appena scesi, mi ritrovai al mio fianco il duca che presi a braccetto per cominciare a passeggiare. La conversazione fu leggera, e si basò su cose frivole, in qualche modo fu molto rilassante. Parlammo del più e del meno, ridendo poi quando l’argomento cadde sulla marchesina Jessica che, come mi raccontò Julian, aveva definito l’arciduchessa una sgualdrinella con la puzza sotto al naso. Arrivammo nei pressi di un posto particolarmente bello, forse per il verde e i fiori che vi erano, o forse per il rilassante scroscio dell’acqua di una cascata che si udiva in lontananza. Stavamo discutendo dello spettacolo della serata precedente e sulla capacità degli attori, quando in lontananza vedemmo un magnifico gentiluomo decisamente molto alto, con al suo fianco una bellissima nobildonna. Erano molto vicini, l’uno di fronte all’altra, e la fanciulla aveva un sorriso civettuolo, mentre il giovane e splendido uomo aveva un viso serio, ma con un sorriso vagamente divertito. L’Adone biondo si accorse improvvisamente della nostra presenza, fissando i suoi occhi glaciali su di me e perforandomi con lo sguardo.
Era davvero possibile che io fossi così sfortunata? E la mia poi, si trattava veramente di sfortuna?












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Ringrazio tutti quelli che trovano il tempo e la voglia di leggere la mia storia e sopratutto di recensire! Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che continuerete a seguire la storia :) Al prossimo capitolo e un enorme grazie a tutti!
  
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