Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: Marbella    22/10/2011    1 recensioni
"Sangue schizza sulle sue guance...le sue mani, non più inermi, sono grondanti...
Ora è lei a torreggiare sull'uomo steso a terra, una scomposta macchia scura sullo sfondo rubino del pavimento.
Ora è la bocca che ha torturato oscena ogni centimetro della sua pelle, ad essere spalancata in un ghigno di terrore"
Nella Francia del Re Sole la giovane Colette vive solamente per una cosa: la vendetta. Il destino però ha in serbo ben altro.
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Epoca moderna (1492/1789)
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Ecco finalmente il nuovo capitolo della storia di Colette. Comincia a dipanarsi la matassa ;)

Buona divertimento e grazie di cuore a tutti quelli che leggono, commentano e seguono questa avventura!

Ogni suggerimento è prezioso: quindi non siate timidi ^.^

Un bacione, M.


 


 

 

Capitolo 3

Si va in scena


Francia, Aquitania, Bordeaux - 16 Aprile 1671


Era diventata una bella donna - la sua nipotina - si sorprese nuovamente a pensare François Gaulet, mentre i sobbalzi della carrozza facevano dondolare avanti e indietro i ricci ambrati di Colette, assopita contro il finestrino.

- Bella e letale… - sogghignò fra sé e sé.

Assurdamente fiero di aver trasformato un’orfana spaventata e vittima di violenza in un’insospettabile Erinni, non si poneva il minimo problema morale per ciò che aveva fatto, a lei o grazie a lei. Dopo tutto, era stata proprio sua moglie, orgogliosa sorella di de la Motte, a fargli giurare che avrebbe vendicato il Barone ingiustamente condannato. Di certo, se Caroline fosse stata ancora viva, non gli avrebbe permesso di servirsi della nipote a tale scopo, ma in ballo c’erano anche i soldi -molti soldi- che nella mente di François appartenevano di diritto a Colette, e quindi a lui, se fosse riuscito a estromettere definitivamente i de Flossy dalla scena. Il suo “progetto a lungo termine”, come lo definiva, si stava rivelando perfetto, per cui non c’era davvero motivo di farsi venire degli scrupoli: avrebbe avuto l’eredità del Marchese e avrebbe pagato i debiti di gioco, scrollandosi definitivamente gli strozzini di dosso … nonché togliendosi qualche sfizio personale.

*

Quel giorno Margot e Pietro erano arrivati all’alba nel punto prefissato con la bella carrozza da viaggio acquistata da François non appena giunti in Francia dall’Italia. I due servitori avevano fermato la vettura carica di bagagli lungo la strada polverosa che conduceva a Bordeaux, al limitare del bosco in cui zio e nipote avevano passato la notte. A quell’ora del mattino si supponeva non ci fossero occhi indiscreti a controllare i loro movimenti: e così era stato.

Con il comparire della prima tenue luce diurna, Colette si era finalmente alzata dal pagliericcio e afferrato il fiasco con l’acqua e un canovaccio pulito, era uscita dal capanno per cercare di lavarsi. Si era slacciata un poco la camicetta imbrattata e aveva preso a sfregarsi il collo e il viso con la pezza inumidita, ma l’odore acre del sangue le impregnava ogni poro. A un tratto si era guardata le mani che reggevano la stoffa e un brivido l’aveva percorsa: le gocce d’acqua avevano sciolto qua e là il sangue rappreso, e ora questo colava lasciando sulla sua pelle viscose striature rossastre. Qualcosa in lei si era spezzato ed era scoppiata a piangere, le spalle sottili curvate e scosse, finché una mano non vi si era posata:

- Quell’uomo non vale una sola delle tue lacrime, lo sai Colette! - la voce di François era calda e rassicurante, la voce di chi l’aveva cresciuta, confortata e … addestrata a uccidere.

-Pensa a tuo padre, pensa a te stessa. Hai fatto ciò che era necessario. Alla fine sarà solo un brutto ricordo…- François le aveva preso il cencio e con fare paterno aveva cominciato a pulirle il viso solcato dalle lacrime. Poi i suoi occhi avevano sfiorato la scollatura lasciata aperta dai lacci sciolti della camicia di lino, e la sua mano si era fermata. Colette indossava ancora attorno al seno la stretta fascia che le aveva permesso di fingersi un giovane spadaccino, ma sotto la semplice stoffa s’intuivano facilmente le curve delicate delle sue forme. Con un vago senso di imbarazzo lo zio si era ritratto.

-Monsieur, siamo arrivati … Ho portato l’abito di Mademoiselle-

Con un ampio fagotto in mano Margot era comparsa all’improvviso tra gli alberi dietro alla baracca da cacciatore, dando a François il pretesto per allontanarsi dalla nipote che lo fissava immobile.

-Certo… perfetto! Aiutate Colette a lavarsi e cercate di renderla presentabile. Non possiamo sollevare sospetti di alcun tipo. Pietro è rimasto alla carrozza?-

-Sì, Monsieur, vi aspetta.-

-Bene, dunque vi precedo, fate in fretta! Non abbiamo molto tempo prima che sulla strada cominci a comparire qualcun altro. Ah, i vestiti sporchi gettateli sul fuoco. Non lasciamo tracce!- e fece per avviarsi.

-Aspettate! Il mio cavallo, dov’è?- domandò la ragazza notando solo allora  i finimenti e la sella in mano a François.

-Mentre dormivi l’ho spaventato con il fuoco per farlo scappare, Colette. Sarebbe stato riconoscibile, nel caso di un’inchiesta. Non sappiamo come verrà considerata la morte del Marchese. Sicuramente il figlio vorrà vederci chiaro sul duello … e noi non possiamo permettergli di arrivare alle giuste conclusioni. Ad ogni modo, sei sicura di aver fatto perdere le tue tracce arrivando qui?-

-Sì, zio…- La mente di Colette era al momento troppo sopraffatta dalla stanchezza per poter pensare a quella costosa parrucca di ricci castani, che una mano guantata stava raccogliendo nel sottobosco a trenta chilometri di distanza.

*

Margot aveva proprio fatto del suo meglio per restituire un po’ di femminile eleganza all’aspetto di Colette. Con l’abito turchese e un po’ di colore sulle guance, nessuno avrebbe mai potuto pensare che quel corpo delicato portasse ancora le tracce di sangue altrui.

François si rilassò sullo schienale imbottito della carrozza con un sorriso di appagamento sulle labbra sottili. Prima di lasciare l’Italia era riuscito a ottenere un ultimo ingente prestito dai maledetti banchieri fiorentini; doveva mantenere le apparenze di ricco nobiluomo, se sperava di portare a termine il piano. Dunque aveva bisogno di denaro per una bella carrozza, bei vestiti e una dimora all’altezza del titolo di Conte di Valdarno; titolo che, ovviamente, si era attribuito da solo, ma che avrebbe permesso a se stesso, Franceso Rimedi, e alla graziosa figlia Eleonora, di accedere ai salotti dell’alta società bordolese.

-Zio…- Colette aveva aperto gli occhi mentre la carrozza attraversava il ponte sulla Garonna per entrare in città.

-Padre, d’ora in poi... non dimenticarlo, Eleonora!-

François era vissuto in Italia per quasi vent’anni, da quando poco dopo il matrimonio aveva acquistato alcune terre nel Ducato di Toscana e vi si era trasferito. Al momento, quelle terre erano in balia degli strozzini, e della sua ricchezza sperperata al gioco rimanevano solamente i debiti da ripagare; tuttavia, la lunga permanenza mediterranea gli aveva fatto acquisire modi e parlata locali, per cui non dubitava di poter mentire bene circa le proprie origini. Temeva, in realtà, che fosse Colette a tradirsi, sebbene a sua volta parlasse perfettamente il fiorentino. La ragazza aveva raggiunto gli zii in Italia dopo la morte del padre e la violenza subita la notte in cui il Marchese l’aveva generosamente ospitata a casa sua; metà della sua vita era quindi trascorsa sulle sponde dell’Arno, ma era la tensione di una finzione continua che metteva a rischio un’interpretazione convincente. Colette, inoltre, non si sarebbe potuta limitare a recitare la parte della figlia del nobile italiano, avrebbe anche dovuto fare in modo di attirare le giuste attenzioni, e intrecciare il proprio destino con chi le aveva rovinato la vita.

-Sì, padre … Volevo chiedervi, pensate che lo vedremo già questa sera?- riprese Colette correggendosi e parlando in italiano.

-Credo di sì, mia cara, credo di sì…- rispose il Conte di Valdarno, guardando fuori dal finestrino e socchiudendo gli occhi al sole che si alzava nel cielo. La Garonna sotto di loro scorreva con la sua pigra corrente: erano arrivati a Bordeaux.

Si andava in scena.

 


 

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: Marbella