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Autore: telesette    22/10/2011    0 recensioni
Alla corte della Regina Maria Tsunade, vittima inconsapevole degli intrighi politici del Cardinale Orochilieu, il giustiziere mascherato Sanzashi combatte le ingiustizie a colpi di spada. Il mistero aleggia anche attorno al passato di una giovane fanciulla di nome Tenten che, desiderosa anche lei di combattere per il bene di Konoha, combatte al fianco del giustiziere col nome di Mokuren...
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Neji Hyuuga, Tenten, Un po' tutti | Coppie: Neji/TenTen
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Neji X Tenten'
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Lavorare la terra è un lavoro duro e difficile. I frutti si ottengono solo al prezzo di fatica e sudore e, quando la messe abbondante si stende a perdita d’occhio, i contadini posano rinfrancati le zappe per contemplare un momento il premio dei loro sforzi.

- Il raccolto sarà buono quest’anno - esclama uno dei contadini, asciugandosi la fronte con il dorso della mano. 
- Sì, ma è ancora presto per riposare - risponde un altro, impugnando nuovamente la zappa. - Al lavoro!

In quel momento una bambina raggiunge i contadini, correndo trafelata, con un cestino sottobraccio. Nel vederla, i due sorridono felici e depongono nuovamente gli attrezzi per salutarla.

- Ciao, piccola! 
- Ciao papà! Ciao zio! Vi ho portato il pranzo! 
- Finalmente… Tuo zio stava cominciando a dare i numeri dalla fame! 
- Senti chi parla… 
- Su, su, non litigate - dice loro la bambina, con ironia. - La mamma si lamenta sempre, dicendo che perdete più tempo a litigare che a lavorare! 
- Ah, è questo che dice la mamma ?!?

La bimba stringe l’occhio, mostrando loro un palmo di lingua, dopodiché tutti e tre si mettono a ridere.

- Vieni qui tu - esclama poi il padre, sollevando la figlioletta da terra con un abbraccio affettuoso. - Facciamo il girotondo… Uuuhhh !!! 
- Ah ah ah!

Nel vedere padre e figlia giocare felici, lo zio si abbandona anche lui alla gioia del momento. Purtroppo tale felicità è destinata a durare assai poco…

- Oh no - sussurra l’uomo, non appena vede avvicinarsi a passo di marcia i cavalli recanti le insegne di Sua Maestà. - Che il Cielo ci assista!

Una volta resisi conto della situazione, anche il compagno e la bambina smettono di giocare e osservano l’avvicinarsi dei soldati con evidente timore. L’ufficiale in testa al gruppo, un individuo coi capelli bianchissimi raccolti dietro la testa e con occhiali cerchiati sul volto, fa segno ai suoi di fermarsi e rivolge un’occhiata severa a entrambi gli agricoltori.

- Buongiorno, Comandante Kabuto - lo salutarono questi, chinando il capo con rispetto. 
- Buongiorno a voi - rispose l’altro in tono secco. - In nome di Sua Maestà la regina e di Sua Eccellenza Cardinale Orochilieu, sono venuto a riscuotere la Tassa sul Raccolto! 
- Cosa ?!? Ma è assurdo - protestarono i contadini. - Con l’ultima Tassa sulla Semina, abbiamo versato più della metà di quanto ci occorre per vivere!

Un rapido riflesso di sole brillò sulle lenti lucide degli occhiali di Kabuto, il quale replicò senza battere ciglio.

- E adesso verserete un terzo di quanto vi è rimasto per pagare anche la nuova imposta… Ovviamente, “ringraziando” che Sua Maestà vi concede ancora generosamente di beneficiare delle sue terre!

Per tutta risposta, il padre della bambina afferrò rapidamente una manciata di fango e la scagliò con rabbia contro la divisa dell’ufficiale.

- Una donna che ci costringe ad affamare le nostre famiglie e i nostri figli non è degna di chiamarsi “Regina” - sentenziò l’uomo tra i denti. 
- Omugi, sei impazzito? - fece il fratello di questi, terrorizzato. 
- Apri gli occhi, Komugi, per quanto ancora possiamo sopportare questa situazione? Un branco di nobili che ingrassano come maiali, mentre noi siamo costretti a patire la fame… Non darò via più una briciola di ciò che appartiene a me e alla mia famiglia; questa terra l’abbiamo lavorata noi, col sudore della nostra fronte, e non è giusto pagare altre tasse!

Subito le guardie fecero per intervenire, accingendosi ad arrestare quell’insolente bifolco, tuttavia Kabuto stesso le fermò senza scomporsi. Il comandante si pulì dunque l’uniforme macchiata, servendosi del fazzoletto che aveva in tasca, e rivolse all’uomo un’occhiata che non esprimeva alcun tipo di emozione.

- Anche se il tuo gesto parla chiaro, preferisco togliermi ogni dubbio - disse l’ufficiale gelido. - Hai veramente intenzione di non versare le tasse a Sua Maestà? 
- Assolutamente - rispose l’uomo deciso. - Se quella donna vuole ancora qualcosa, è ora che impari a lavorare la terra da sola! 
- Capisco - mormorò dunque l’ufficiale, nascondendo lo sguardo sotto la visiera del suo ampio cappello. - Sarai felice di sapere dunque che i tuoi servigi non sono più necessari…

Così dicendo, Kabuto sfoderò la spada con una rapida mossa e trafisse l’uomo al petto, passandolo da parte a parte. Omugi morì sotto gli occhi inorriditi del fratello e di sua figlia e, non appena Kabuto estrasse la propria lama sporca di sangue, il suo corpo crollò a terra immobile.

- Papààà!

L’urlo disperato della bambina, nel vedere il corpo senza vita del genitore, era appena paragonabile allo strazio intenso del suo cuore. Le lacrime non avrebbero mai potuto placare il dolore di quella perdita ma ugualmente sarebbero sgorgate dal suo volto, fino a quando i suoi occhi non si sarebbero asciugati completamente. 
Kabuto rinfoderò la spada impassibile, come se quella scena fosse del tutto insignificante per lui, e prima di andarsene rivolse un preciso monito al fratello della vittima.

- Apri bene le orecchie - esclamò. - Se seguirai l’esempio di questo idiota, oltre a fare la sua stessa fine, vedrai prima bruciare la tua casa e i tuoi campi, assieme a tutti i tuoi familiari… Chiunque si rifiuta di pagare le tasse non è altri che un traditore della corona, e come tale verrà giustiziato, cacciatevelo bene in testa!

Subito dopo Kabuto diede il segnale ai suoi di tornare a palazzo e, dando immediatamente di sprone, partì al galoppo. Komugi pianse in silenzio la morte di suo fratello e la sofferenza di sua nipote, tuttavia non poteva fare altro che rassegnarsi. A Konoha purtroppo la legge era questa: gli umili lavoravano per mantenere principalmente la Regina e i nobili della corte di Feuilles, i quali erano gli unici a beneficiare di qualsivoglia diritto o privilegio; tutti coloro che non erano d’accordo venivano arrestati o “giustiziati” seduta stante, come il povero Omugi appunto; il secolo di Maria Tsunade sarebbe senza dubbio passato alla storia come un Regno di Sangue, dove la giustizia e la libertà venivano impunemente schiacciate dalla malvagità e dalla violenza.

 

***

 

Ad alcune miglia dalla campagna, nella grande e fiorente città costruita attorno alla Reggia di Feuilles, la vita scorreva come ogni altro giorno frenetica e laboriosa. Qui la situazione era pressappoco la stessa, anche se con alcune eccezioni ( certi artigiani e commercianti infatti beneficiavano di alcuni favori da parte delle famiglie altolocate ), e la miseria abbondava lungo le strade e i vicoli del paese. Un terzo della popolazione, appartenente al ceto più umile, era ormai ridotto a mendicare; altri invece ( soprattutto bambini ) morivano di malattia o in mezzo alla strada, a causa della fame e degli stenti. Le condizioni intollerabili in cui questa gente era costretta a vivere si estendevano sempre di più, come un fitto viluppo di parassiti su di un cespuglio di rose, e la situazione precipitava di giorno in giorno. 
Proprio qui, in un modesto negozio di fiori al margine della strada principale, la giovane Tenten viveva insieme ai genitori in un clima di affetto e semplicità. Costoro logicamente non erano ricchi ma, nonostante le difficoltà per mandare avanti il lavoro e pagare le imposte, entrambi facevano il possibile per garantire benessere a sé stessi e alla figlia. Tenten era una fanciulla sui sedici anni, con i capelli castani e due splendidi occhi color nocciola, dolce e sensibile ma allo stesso tempo fiera e determinata in tutto ciò che faceva. Come la maggior parte dei giovani infatti non tollerava le ingiustizie e, insieme al gruppo dei suoi amici d’infanzia, spesso si ritrovava nella piazza del mercato ad ascoltare affascinata i discorsi sulla libertà e sull’uguaglianza.

- Non possiamo continuare così - gridò a gran voce un giovane moro dalle grosse sopracciglia scure, in piedi sopra una pila di botti accatastate una sull’altra. - Alla Reggia di Feuilles il cibo si spreca, mentre i nostri bambini spesso non vedono neanche una briciola di pane… Per quanto ancora volete assistere in silenzio alle ingiustizie della Regina?

Subito si levò in risposta un forte mormorìo di protesta. Il giovane attese qualche istante, prima di proseguire il suo discorso, assicurandosi che tutti ascoltassero le sue ragioni.

- Oggi è stata emessa ufficialmente una nuova tassa - esclamò. - Oltre alle imposte sulle semine, pari quasi alla metà del ricavato, i contadini saranno costretti a versare fino a due terzi dei loro averi per sostenere la Tassa sul Raccolto che Sua Maestà ha appena emesso!
- E’ una cosa inaudita - disse subito una donna. 
- Giusto - fece eco un altro. - Se continuiamo a tacere e pagare, moriremo tutti di fame… La Regina non può farci pagare altre tasse!

Il ragazzo in cima alle botti sollevò le braccia, incitando la folla a manifestare liberamente il proprio scontento. Anche Tenten si lasciò trasportare dall’entusiasmo e, sollevando il pugno verso l’alto, si unì al coro di proteste contro Maria Tsunade e le sue ingiuste tasse.
Proprio in quel momento però, dal fondo della piazza, qualcuno cominciò a gridare in modo agitato.

- Presto, presto allontanatevi - urlò un ragazzetto, nonostante l’evidente fiatone per aver corso. - Sta arrivando il comandante Kabuto!

Nell’udire il nome dell’ufficiale, la folla si disperse rapidamente. Il giovane in cima alle botti scorse infatti la pattuglia di soldati agli ordini di Kabuto attraversare la piazza e dirigersi verso di loro, tenendo il cavallo al trotto. Quando entrambi si ritrovarono faccia a faccia, Kabuto osservò l’altro con un sorriso malefico sul volto e gli intimò di spiegare il motivo della sua presenza in piazza, così come quella dei compagni al suo seguito.

- Siamo stanchi di subire una tassazione pesante e ingiusta - rispose il giovane deciso. - Così come siamo stufi di riconoscere i privilegi e i diritti di una minoranza della popolazione, a danno di molti altri… Siamo tutti cittadini di Konoha e abbiamo pari dignità, come chiunque altro; la Regina e i suoi nobili non possono continuare a trattarci come spazzatura! 
- Molto divertente - replicò Kabuto con una smorfia. - La commedia è finita però, tornatevene tutti a casa, se non volete trascorrere la notte nelle prigioni della Fanghiglia! 
- E con quale autorità? - domandò il giovane, scendendo dai barili e sfidando apertamente l’ufficiale a procedere con le sue minacce. - Quale legge proibisce all’uomo di esprimere la propria opinione? Anche se non siamo nobili, tutti noi abbiamo diritto di… 
Aaah! 
- Rock Lee - esclamò Tenten, avvicinandosi per aiutarlo.

Scoccando lampi di irritazione da dietro gli occhiali infatti, Kabuto incitò il cavallo e Rock Lee fu appunto costretto a lasciarsi cadere all’indietro per evitare gli zoccoli. L’ufficiale smontò di sella e, ignorando l’espressione di odio della fanciulla lì accanto, afferrò il giovane per il bavero per sollevarlo da terra con entrambe le mani.

- Stammi bene a sentire, moccioso - sibilò Kabuto, storcendo le labbra a pochi centimetri dal suo volto. - L’unico diritto che voialtri avete è quello di strisciare come vermi e, se non sei d’accordo, posso sempre schiarirti le idee gettandoti nella Fanghiglia e buttando via la chiave! 
- Ma… Maledetto - mormorò appena Rock Lee.

Ignorando le sue parole, Kabuto lo gettò nuovamente a terra e rivolse un ulteriore monito ai giovani dietro di lui.

- Badate a voi - esclamò. - Come è vero che il sole sorge e tramonta, se oserete ancora lamentarvi, vi assicuro che ve ne pentirete amaramente!

Le mani serrate lungo i fianchi, Tenten sollevò coraggiosamente lo sguardo e si avvicinò all’ufficiale. Rock Lee cercò ovviamente di fermarla ma, prima che potesse fare qualcosa, lo schiaffo sonoro della fanciulla aveva già colpito Kabuto in pieno volto. 
Offeso e infuriato da quel gesto, il comandante sguainò la propria spada e fece per colpire la ragazza alla testa. Fortunatamente Rock Lee riuscì ad aggrapparsi al suo braccio appena in tempo per impedirgli di vibrare il colpo mortale.

- La prego, non lo faccia - gemette il ragazzo. 
- Levati di mezzo - ruggì l’ufficiale, liberandosi della sua stretta con uno strattone.

Questi barcollò all’indietro e, prima di rendersene conto, Kabuto gli assestò un violento calcio proprio alla bocca dello stomaco. Tossendo e boccheggiando per l’improvvisa mancanza di fiato, Rock Lee ricadde in avanti sulle ginocchia e lì rimase piegato in due, stringendosi dolorosamente l’addome con entrambe le braccia. Kabuto concentrò nuovamente la propria attenzione su Tenten, tenendole la lama della spada puntata alla gola, e a stento si trattenne dal colpirla. Negli occhi di lei non vi erano né paura né terrore, solo un fiero ed evidente coraggio misto ad altrettanta incoscienza, per questo Kabuto esitò guardandola incuriosito.

- Comandante - esclamarono dunque i soldati, sorpresi per l’accaduto.

Per qualche secondo Kabuto inarcò il sopracciglio dopodiché, abbassando la lama, si limitò a ricambiare lo sguardo carico di odio della fanciulla con un’espressione a dir poco divertita.

- Hai un bel coraggio, ragazzina - commentò costui, rinfoderando la spada. - Ho già ucciso molti uomini, per avermi osato rivolgere uno sguardo simile al tuo, ma non verserò il tuo sangue… Sarebbe inutile! 
- Per quale motivo? - domandò Tenten, infastidita dal suo evidente sarcasmo. 
- Perché il sangue di una donna è ancora più insignificante della sua stessa esistenza - rispose l’altro, aggiustandosi gli occhiali sul volto. - Sei nata inferiore e morirai inferiore, proprio come quello stupido del tuo compagno… Girate al largo adesso, e ringraziate che oggi sono di buonumore!

Gli occhi sbarrati dalla rabbia e dal furore incontenibile, Tenten fece per colpire nuovamente quel dannato ufficiale ma questa volta Rock Lee la trattenne per il polso appena in tempo.

- Non… Non fare la stupida - mormorò appena il compagno, ancora incapace di rialzarsi del tutto. - Cosa… Cosa speri di ottenere, facendoti ammazzare da lui ? Pensa a tuo padre e a tua madre, e cerca di controllarti…

Toccata dalla verità delle sue parole, Tenten si limitò ad osservare Kabuto e i suoi uomini proseguire indisturbati lungo la piazza. Malgrado il desiderio di riscattare il suo orgoglio ferito, il pensiero di arrecare dolore ai suoi genitori era più forte di qualunque altra cosa; Tenten amava la sua famiglia e non poteva sopportare che soffrissero per causa sua. 
Non appena Kabuto e i suoi si furono allontanati, altri due ragazzi si fecero avanti per aiutare Rock Lee a rimettersi in piedi.

- Tutto bene? 
- Fai piano, cerca di non sforzarti… 
- Sto bene, non preoccupatevi - li tranquillizzò entrambi. - Ma il problema resta purtroppo: finché la Regina continuerà ad imporre queste leggi ingiuste, il popolo di Konoha continuerà a restare in silenzio per paura… 
- E noialtri cosa possiamo fare allora ? - domandò uno degli amici, con gli stretti occhi dal taglio piuttosto selvatico. - Hai sentito Kabuto, no ? Finiremo tutti alla Fanghiglia, se non troviamo una soluzione! 
- Hai ragione, Kiba… Ma la Regina non concede udienze e, anche andando tutti insieme a Feuilles, non saremo ascoltati comunque!
- Potremmo provare a chiedere udienza al Cardinale - propose un altro, un giovanotto dai capelli color zafferano. - A quanto dicono, Sua Eccellenza Orochilieu ha molta influenza a corte! Forse lui potrebbe convincere la Regina ad ascoltare le nostre ragioni… - Vale la pena di tentare - si dichiarò d’accordo Rock Lee. 
- Vengo anch’io con voi - esclamò Tenten.

Tutti si voltarono a guardarla preoccupati. Rock Lee si avvicinò all’amica cingendola per le spalle e, con occhi colmi d’affetto, le espresse le sue preoccupazioni per lei molto chiaramente.

- Tenten, è meglio che torni a casa! 
- Ma io… 
- Ti prego - insistette l’altro. - Oggi hai corso un rischio fin troppo grande… Se ti facessi vedere alla Reggia, è probabile che Kabuto decida di vendicarsi per l’affronto; non voglio che ti succeda qualcosa! 
- Rock Lee, anch’io voglio parlare con Sua Eccellenza! 
- Lo faremo noi, te lo prometto - tagliò corto Rock Lee. - Andremo subito dal Cardinale e lo supplicheremo di ascoltarci; se la Regina non ascolta le parole del popolo, almeno ascolterà quelle del suo più diretto consigliere!

Tenten provò inutilmente a chiedere all’amico il permesso di accompagnare lui e gli altri, ma alla fine si lasciò convincere che era meglio seguire il suo consiglio. Rock Lee la abbracciò e le scoccò un leggero bacio sulla guancia; dopodiché l’intero gruppo si avviò di buon passo alla Reggia, deciso a conferire con il Cardinale in persona.

 

***

 

Contrariamente alle previsioni dubbiose di molti, Sua Eccellenza Orochilieu accettò tranquillamente di concedere udienza a Rock Lee e compagni. Questi ultimi infatti furono introdotti al suo cospetto, affinché esponessero chiaramente i motivi per cui desideravano incontrarlo. Orochilieu ascoltò le loro parole con grande interesse e, quando ebbero finito, si alzò in piedi per andare verso la finestra alle sue spalle.

- Ciò che dite mi lascia veramente sconvolto - disse sottovoce. - Ignoravo che le decisioni di Sua Maestà fossero tanto dannose per il popolo di Konoha, ma ovviamente non posso certo permettere che la gente patisca così tante sofferenze… 
- Vuol dire… Che ci aiuterà? - chiese Rock Lee speranzoso.

Orochilieu si voltò verso di loro, con un sorriso rassicurante.

- “La giustizia degli uomini è nelle mani di Nostro Signore, ma ciò non toglie che gli uomini debbano impegnarsi per fare ciò che è giusto” - esclamò il Cardinale, rivolgendo le mani verso l’alto come ispirato. - Andate pure tranquilli, mi impegnerò personalmente a riferire alla Regina ciò che mi avete appena detto… Abbiate fede e pregate Iddìo per le vostre anime!

I giovani si inchinarono con rispetto, facendosi tutti il segno della croce e rivolgendo profondi ringraziamenti al Cardinale per la sua bontà d’animo, dopodiché si accinsero a seguire la guardia all’ingresso e uscirono molto più sollevati. Non appena la porta si chiuse alle loro spalle tuttavia, Orochilieu cambiò di colpo espressione; i suoi occhi sembrarono assumere i contorni di quelli di un serpente e, sulle sue labbra sottili, comparve un evidente sorriso compiaciuto. Subito si accinse a tirare un cordone appeso a un’estremità del soffitto e, da un arazzo alla sua sinistra, il Comandante Kabuto entrò nella stanza.

- Comandi, Eccellenza! 
- Quei giovanotti che sono appena andati via dimostrano che il piano procede meglio di quanto potessi sperare - commentò il Cardinale. - Come previsto infatti, la colpa del malcontento verte tutta sull’immagine di Maria Tsunade e questo gioca a nostro vantaggio per la seconda fase dell’operazione! 
- Come devo agire dunque?

Sua Eccellenza si accarezzò il mento, con fare mellifluo, e meditò in silenzio per qualche istante prima di rispondere.

- E’ ancora presto: prima che scoppi la rivoluzione, è necessario che tutti si schierino contro la Regina… E purtroppo ci sono ancora troppi imbecilli a corte che la vedono di buon occhio! 
- Allude al Conte Hyuga, per caso?

Il sorriso scomparve sul volto del Cardinale, lasciando il posto ad una smorfia infastidita.

- A tempo debito, sistemeremo le cose anche con quell’ingenuo di Hiashi… Ora abbiamo altro a cui pensare! 
- Che cosa vuole che faccia, dunque? 
- Come ti ho già detto, è troppo presto per permettere a quei giovani imbecilli di indurre il popolo alla rivolta; quando i tempi saranno maturi, sarà sufficiente aggiungere un’ulteriore tassa per scatenare la scintilla definitiva… Raduna i tuoi uomini e procedi, voglio che vengano fatti sparire senza lasciare traccia! Mi sono spiegato? 
- Perfettamente, Eccellenza, non dubitate!

Ciò detto, Kabuto si congedò dal Cardinale con un inchino e uscì fuori dalla stanza. Tuttavia, nascosto fuori della porta, qualcuno aveva ascoltato attentamente la conversazione e, anche se il suo volto era parzialmente nascosto dall’ombra del corridoio, i suoi occhi bianchi si accesero di un intenso bagliore.

 

***

 

Quella sera Tenten era seduta a tavola coi suoi genitori. Insieme stavano per mettersi a mangiare quando, del tutto inaspettatamente, qualcuno bussò alla porta.

- Tenten, aprici, per favore!

La fanciulla riconobbe immediatamente la voce di Rock Lee e, dopo aver aperto l’uscio infatti, riconobbe sia lui che gli amici Kiba, Naruto e Choji. Tutti e tre non fecero nemmeno in tempo a spiegarle che, dopo essersi fiondati dentro, richiusero di scatto la porta facendo segno a Tenten e ai suoi genitori di non fiatare. 
Fuori intanto si udirono chiaramente urla e rumori di cavalli al galoppo, segno che le guardie stavano dando la caccia a qualcuno. Con l’orecchio alla porta e trattenendo il respiro, Rock Lee aspettò che i soldati si allontanassero prima di fornire le dovute spiegazioni ai presenti.

- Bontà del Cielo, Rock Lee, cos’è successo? 
- Una cosa terribile, purtroppo - rispose l’altro sconvolto. - Eravamo sulla strada di casa quando, senza che neanche ce ne rendessimo conto, gli uomini di Kabuto ci hanno attaccati di sorpresa… 
- Cosa ?!?

Tenten spalancò gli occhi incredula, mentre i suoi genitori rabbrividirono preoccupati.

- E’ accaduto tutto troppo in fretta - proseguì Rock Lee. - Dopo averci ricevuti alla sua presenza, il Cardinale ha promesso di parlare per nostro conto alla Regina; mentre tornavamo a casa però, i soldati sono sbucati dal nulla e hanno ammazzato il nostro amico Hosho come un cane! 
- No - urlò Tenten inorridita. 
- Purtroppo - confermò Choji tristemente. - Per fortuna Shino e gli altri si sono sparpagliati per far perdere le tracce ma, mentre correvamo a nasconderci nella boscaglia, abbiamo sentito chiaramente Kabuto ordinare ai suoi di non perdere le tracce dei capi… Adesso dobbiamo lasciare la città il prima possibile, non possiamo rimanere oltre! 
- Aspettate - disse loro il padre di Tenten. - Vado a preparare il carro, vi accompagnerò fuori delle mura con quello; nessuno farà caso a noi, se vi nasconderete sotto il mucchio di fogliame che devo buttare via… 
- Hai ragione, papà - si disse d’accordo Tenten. - Ma accompagnerò io i miei amici lontano da Konoha!

Tutti guardarono Tenten come se fosse impazzita.

- Non dire sciocchezze - la rimproverò subito Rock Lee. - Se i soldati dovessero trovarti assieme a noi, tu… 
- Hanno ucciso Hosho - lo interruppe Tenten, sforzandosi di trattenere le lacrime. - Non posso permettere che accada qualcosa anche a voi… Non mi darò pace finché non vi saprò al sicuro da quegli assassini, e non provare a fermarmi perché è inutile!

Dopo un breve quanto inutile tentativo di protesta, Rock Lee e gli altri capirono che non c’era modo di dissuaderla. Poco dopo infatti, il carro uscì dalla rimessa dietro il negozio, con Tenten seduta a cassetta. La ragazza si assicurò che la strada fosse libera dopodiché salutò in silenzio entrambi i genitori e fece partire il cavallo lentamente per non dare nell’occhio. I due la osservarono ansiosi, raccomandandole ancora una volta di essere prudente, e rimasero fermi sulla soglia anche quando il carretto scomparve ormai alla vista.

 

***

 

Erano appena usciti dalla città, quando Tenten cominciò a sentire le grida dei soldati da una collina poco distante: l’avevano vista…

- Ehi voi, del carro, fermatevi immediatamente!

Incurante dell’avvertimento, Tenten schioccò le redini e incitò il cavallo. L’animale cominciò subito a correre ma, nonostante fosse al massimo della velocità, non poteva sperare di sfuggire al comandante e ai suoi uomini. Vedendoli darsi alla fuga, Kabuto dette infatti l’ordine di lanciarsi all’inseguimento. Nonostante la corsa disperata, ben presto Tenten si accorse che i soldati le erano praticamente addosso; di nuovo cercò di far andare il cavallo ancora più svelto, ma invano; ad un tratto Kabuto sollevò una pistola e, prendendo la mira contro la ruota posteriore del carro, fece fuoco. 
Il veicolo sbandò improvvisamente, non appena la ruota esplose in mille pezzi. Tenten provò in tutti i modi a cercare di recuperare il controllo ma, con uno schianto impressionante, il carro uscì dalla strada e i passeggeri nascosti sotto al mucchio di fogliame secco vennero sbalzati sul prato. Prima che fossero in grado di alzarsi e scappare, i soldati li raggiunsero per circondarli.

- Fermi dove siete - ordinò loro Kabuto.

Malgrado la situazione, i quattro amici compresa Tenten furono costretti ad obbedire. Nello smontare di sella, l’ufficiale riconobbe la giovane spudorata che aveva osato prenderlo a schiaffi quella mattina.

- Bene, bene - esclamò. - A quanto pare, mi si presenta anche l’occasione di ripulire un po’ d’immondizia da questi campi…

Per tutta risposta Tenten sollevò un sasso da terra e lo scagliò con tutta la forza contro il volto sorridente dell’ufficiale. Kabuto lo afferrò tuttavia al volo e, gettandolo via con stizza, sguainò la spada con una luce minacciosa negli occhi. Tenten provò a indietreggiare ma, a causa di un frammento della ruota distrutta, inciampò e cadde sulla schiena. Subito Kabuto le fu sopra e, sorridendo malignamente, sollevò l’arma sopra la testa.

- Addio, ragazzina!

In quello stesso momento, un lungo pugnale sottile sfrecciò rapido nell’aria e ferì l’ufficiale alla guancia. Kabuto strinse gli occhi per il dolore e, osservando il sangue che gli colava dalla ferita, si voltò immediatamente per scoprire chi fosse l’autore di quello scherzo. Sulla collina soprastante, a bordo di un candido cavallo dalla criniera color pece, vi era un uomo interamente vestito di bianco, con l’ eccezione di un mantello scuro e di una sottile maschera nera che gli copriva il volto. I suoi occhi erano limpidi, come stelle nel cielo notturno, e a tratti sembravano emanare proprio gli stessi bagliori.

- Chi sei ? - domandò Kabuto furibondo. 
- Il mio nome è Sanzashi - rispose l’altro in tono calmo e solenne. - E ti ordino di rimontare a cavallo assieme ai tuoi uomini, altrimenti dovrai vedertela con me! 
- Sfrontato - ruggì Kabuto, sollevando la spada davanti a sé. - Vieni giù, se hai coraggio!

Senza farselo ripetere, il cavaliere mascherato si lanciò al galoppo contro i soldati. Questi ultimi rimasero spiazzati e confusi dalla velocità dell’azione e, prima che potessero fare o dire qualcosa, costui saltò improvvisamente dalla sella e atterrò davanti a loro con l’arma in pugno.

- Che aspettate, idioti ? - urlò Kabuto. - Ammazzatelo!

Pur cercando di eseguire l’ordine, apparve subito chiaro che non sarebbe stato facile. Lo spadaccino di nome Sanzashi si dimostrò infatti un avversario coi fiocchi: non appena due soldati cercarono di attaccarlo, entrambi si ritrovarono disarmati con pochi semplici colpi senza nemmeno capire com’era successo; Sanzashi evitò dunque l’attacco di un terzo e, con grande destrezza e maestria, gli fece volare di mano la spada, mandandola a conficcarsi proprio ai piedi di Kabuto. Quest’ultimo rimase allibito ma, recuperando immediatamente il controllo, si fece avanti per affrontarlo a sua volta.

- Preparati a morire, pagliaccio!

Sanzashi rimase impassibile alle provocazioni e, accettando l’invito di buon grado, ingaggiò con lui un duello all’ultimo sangue. Kabuto infatti, oltre ad essere cinico e spietato, era anche un osso duro; la sua lama era veloce e i suoi attacchi potenti; Sanzashi rispose colpo su colpo, tenendogli incredibilmente testa, e alla fine fece volare via gli occhiali dell’altro con un preciso fendente verticale.
Kabuto spalancò gli occhi, mentre il sangue cominciò a colargli dal taglio lungo la fronte, e fissò incredulo lo sguardo impassibile del suo nemico mascherato. Accecato dall’ira, si lanciò dunque in avanti senza riflettere con la lama pronta a trafiggerlo… 
Un attimo dopo, sia Tenten che i suoi compagni non riuscirono a credere ai propri occhi. 
La spada di Kabuto venne scagliata in aria e, dopo aver volteggiato alla luce della luna, si conficcò alle spalle dell’ufficiale con un tonfo secco. Sconfitto e disarmato, per la prima volta in vita sua, Kabuto non riuscì nemmeno a parlare. La lama di Sanzashi era saldamente puntata contro la sua gola e, a bocca aperta per lo stupore, un violento brivido gli corse lungo la spina dorsale.

- Raccogli la tua spada - sussurrò Sanzashi. - E vattene!

Vedendo il loro comandante sconfitto, gli altri soldati capirono che non era il caso di impegnarsi in combattimento contro quel misterioso avversario. Tutti loro infatti, senza neanche aspettare l’ordine della ritirata, montarono in sella ai propri cavalli e partirono di gran carriera. Sanzashi abbassò l’arma per permettere a Kabuto di seguirli, questi dunque si voltò a raccogliere l’arma e gli occhiali. Il lampo di odio negli occhi dell’ufficiale tuttavia sembrava dimostrare che la faccenda era tutt’altro che conclusa.

- Ci rivedremo, Sanzashi - esclamò gelido, prima di allontanarsi in groppa al cavallo. - Chiunque tu sia!

L’altro rimase del tutto indifferente alle sue parole, con gli occhi color del ghiaccio e i lineamenti rigidi del volto. Un attimo dopo Kabuto partì al galoppo e, solo quando fu ormai scomparso all’orizzonte, Sanzashi rinfoderò la spada.

- State bene? - domandò poi, rivolgendosi a Tenten e agli altri.

Gli altri annuirono timidamente tuttavia, prima che potessero anche solo dire una parola per ringraziarlo, Sanzashi si voltò a riprendere il cavallo.

- Aspetta - esclamò Tenten, avvicinandosi a lui.

Sanzashi si fermò di scatto. La sua mano guantata accarezzò il destriero, il quale si accostò docilmente per permettergli di montare in sella, dopodiché rivolse alcune parole all’indirizzo di Rock Lee e dei suoi compagni.

- Guardatevi dal Cardinale Orochilieu - esclamò. - Per quanto male possa esserci a Konoha, lui è senza dubbio il male peggiore… Diffidate della sua maschera di santità e temetelo come il diavolo in persona! 
- Ma la Regina è… 
- Adesso non c’è tempo per le spiegazioni - tagliò corto l’altro bruscamente. - Tornate alle vostre case e mantenete vive le vostre idee: solamente una rivoluzione guarirà le ferite di questo paese e, finché ciò non accadrà, io combatterò al vostro fianco!

Ciò detto mise il piede sulla staffa per montare in sella ma, prima ancora di salire, Tenten gli afferrò la mano per ringraziarlo. Sanzashi esitò un attimo, ovviamente colpito dalla sua riconoscenza, tuttavia il suo sguardo restò imperscrutabile.

- Grazie Sanzashi - mormorò Tenten. - Grazie! 
- Non devi ringraziarmi - rispose l’altro con voce atona. - La giustizia vive nei nostri cuori, e i nostri cuori siamo noi… 
- Ma quale giustizia ripagherà mai le vite di coloro che muoiono?

Gli occhi del giustiziere incontrarono quelli color nocciola di Tenten. Dietro al velo delle sue lacrime, Sanzashi intravide la dignità e la fierezza di una persona coraggiosa che non accettava le ingiustizie. Quella fanciulla, seppur disarmata, aveva avuto il coraggio di reagire davanti al comandante Kabuto e alla sua crudeltà. Dalle sue parole si capiva che il dolore di assistere alla morte di persone innocenti, senza poter fare nulla per impedirlo, la faceva sentire profondamente inutile… Per questo Sanzashi si sentì in dovere di fare qualcosa per alleviare la sua sofferenza. 
Subito estrasse dal mantello un piccolo rametto di fiori di biancospino e lo mise nelle mani della fanciulla, sussurrandole alcune parole all’altezza del volto.

- Non perdere la speranza!

Come ebbe detto quella frase, Tenten lo vide montare in sella e sparire al galoppo così com’era arrivato. Il suo sguardo cadde dunque sui fiori tra le sue dita: il biancospino usato per “scacciare i malvagi”, secondo la superstizione popolare, era anche simbolo di speranza… Sanzashi le aveva detto infatti di non perdere la speranza e, su quei piccoli fiori candidi, Tenten giurò che non l’avrebbe mai persa.

 

( continua col prossimo capitolo )

ANGOLO DELL'AUTORE: 
Ed eccoci qui, adesso almeno avete un quadro un po' più "specifico" della situazione descritta in precedenza. Non posso sapere se la storia vi piace o meno ma, NEL CASO vi fosse piaciuta, umilmente vi chiedo un piccolo favore: 
A causa di un problema abbastanza serio alla mano, accuso serie difficoltà a disegnare, pertanto SE QUALCUNO DI VOI VOLESSE & POTESSE ridisegnare per me il protagonista secondo l'esempio che vedete qui sotto, ve ne sarei immensamente grato...

 

 
Disegno di: 
Cocol_Sasso_97

   
 
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