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Autore: u n b r o k e n    22/10/2011    6 recensioni
And our daddies used to joke about the two of us, growing up and falling in love, and our mamas smiled, and rolled their eyes.
«E' buffo pensare che gli avvenimenti che noi prima spergiuravamo erano accaduti, proprio come dicevano i nostri genitori. Mai, a quell'età, avrei pensato che io ed Harry saremmo arrivati a questo punto.
Ma la vita ci riserva sempre le sorprese più strane».
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Lucky I'm in love with my best friend.'
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Harry.

Inutile dire che ormai mi ero preparato psicologicamente alla strigliata di mio padre: e invece eccolo lì che mi ignorava bellamente, e non aveva occhi che per quella donna quasi-sconosciuta.
Quasi perché anche lei aveva un'aria piuttosto familiare, ma probabilmente avevo questa sensazione solo perché lei era l'esatta fotocopia della ragazza che stava seduta di fronte a me. La reazione di mio padre mi aveva sorpreso in ogni caso. Era entrato nella stanza con un'espressione infuriata, mentre adesso chiacchierava tutto allegro con quella donna misteriosa, senza degnarmi di un minimo sguardo. Non che alla fine fosse un grave problema per me, anzi: magari sarei anche riuscito a sgattaiolare fuori dalla stanza senza dovermi sorbire la predica di mio padre, che certamente questa volta non avrebbe risparmiato una bella punizione. Dopo tutto, il discorso di quella mattina era stato parecchio eloquente.
Era stato uno di quei discorsi seri, dai quali non si può evadere: dovevo migliorare la mia terribile media, aveva detto. Sì, certo. Come se non sapesse anche lui che non c'era storia con me. Ma, considerato che l'anno precedente avevo seriamente rischiato la bocciatura, quest'anno i miei avevano preferito prevenire il danno anziché doverlo curare. In pratica volevano che
studiassi. Quella parola era arrivata come un fulmine a cielo aperto: non avevo mai dovuto pensarci seriamente prima d'ora, ero sempre stato bravo con bigliettini e roba del genere in classe, e non avevo mai effettivamente avuto bisogno di aprire un libro. Certo, a volte qualche brutto voto ci scappava; ma io più che altro li consideravo incidenti di percorso. 
E così anche il primo giorno di scuola mio padre mi aveva guardato uscire da casa con il suo solito sguardo da se-non-torni-con-buoni-voti-ti-strangolo e, cosa ancora più assurda, stavolta anche mia madre l'aveva appoggiato: il che voleva dire che era piuttosto grave. Mio padre era sempre molto severo con me, ma mia madre era decisamente più permissiva. E se per una volta anche lei lo appoggiava nelle sue strigliate mattutine, era segno di qualche cambiamento serio.
Ma non ci avevo fatto caso più di tanto, tant'era che, alla prima ora del primo giorno di scuola, stavo seduto nella poltrona del preside, a gambe accavallate, con la caviglia appoggiata al ginocchio, e un'espressione annoiata.
«Ma tu non eri a New York?» chiese mio padre con un sorriso più ampio che mai. 
«Già!» rispose Megan. «Fino a qualche settimana fa. Jason si è trasferito qui all'università, e anche mio marito, io e Destiny ne abbiamo approfittato per cambiare aria»
«E' incredibile, quanto tempo è passato dall'ultima volta?» il tono di mio padre sembrava piuttosto emozionato. 
«Un sacco di tempo» annuì lei. «Destiny ed Harry dovevano avere... Oh mio Dio, Harry!» mentre parlava il suo sguardo balenò su di noi, e insieme a quello di mio padre finalmente ci degnarono di attenzione. I suoi occhi brillarono per un momento quando mi vide, e si avvicinò per scompigliarmi i capelli. Ritrassi la testa all'indietro rigidamente, guardandola in maniera diffidente dal basso, ma lei sembrò non farci troppo caso. «Sei cresciuto un sacco. Mi ricordo di te quando ancora lottavi nel fango con Destiny».
«Io... cosa?» domandai stralunato. Incrociai lo sguardo della ragazza, altrettanto sorpresa. 
«Come, non vi ricordate?» intervenne mio padre, ed era sul punto di continuare il suo discorso, quando fu interrotto da un «ehm ehm» proveniente dall'altra parte della scrivania. Tutti i nostri sguardi si puntarono verso il preside, che aveva osservato la scena in silenzio, giocherellando impazientemente con la sua penna laccata blu Mont Blanc. La prima a parlare fu Megan.
«Ci scusi» disse con una punta d'imbarazzo. «Allora, ehm... che ha combinato mia figlia?»
«Il signorino Harry e la signorina Destiny» disse l'uomo schiarendosi la gola, con un tono che mi faceva venire tanta voglia di ficcargli la sua amata penna su per il... naso. «hanno chiacchierato e mangiato in classe, e risposto in maniera arrogante al professore» continuò.
Mio padre sospirò leggermente, ma fu ancora la donna accanto a lui a rispondere.  «Ci dispiace immensamente», disse.
«Ciò nonostante» disse l'uomo, come se non avesse udito minimamente il commento della donna «essendo questo il primo giorno di scuola, vedrò di essere clemente. Non metterò alcuna nota, ma» e qui si rivolse a me e a Destiny, guardandoci con quei suoi piccoli occhi neri e penetranti, da sopra le lenti degli occhiali «considerate questo come un avvertimento. Non voglio più vedervi qui dentro per almeno un altro po' o scatteranno i problemi. Intesi?» concluse il suo discorso con tono severo, ma ero più che sicuro che l'ultima parte fosse rivolta in particolare a me.
«Intesi» risposero all'unisono i nostri genitori per noi. 
Il preside era un omaccio antipatico e noioso. Faceva sempre gli stessi discorsi idioti, e lo definivo anche un po' stupido. Questo era anche uno dei motivi per cui amavo prenderlo per il culo durante le ore che passavo seduto alla sua scrivania, quando i prof mi mandavano da lui per atteggiamenti "poco disciplinari".
«Allora, mi spiegate cos'è questa storia?» chiese Destiny non appena fummo fuori dalla presidenza. La stessa domanda stava per sfiorare le mie labbra in quel preciso istante, perciò rimasi a bocca spalancata, guardando mio padre e Megan, in attesa.
«Andiamo, non vi ricordate proprio nulla?» chiese la donna rivolta a noi due. «Destiny, è Nick non ricordi? Il mio vecchio amico. E lui è Harry! Il bambino che picchiavi quando eri piccola!» disse la donna divertita. 
Strabuzzai gli occhi. «Cosa?!» domandai incredulo, guardando mio padre. Lui annuì, come per testimoniare la cosa.
Destiny invece sembrava essere meno sorpresa, e guardarmi sotto un'altra luce. «Harry? Harry!» la ragazza guardandomi allargò un sorriso stranamente preoccupante. 
«Starete scherzando, vero?»
«No che non scherziamo» mi rassicurò Megan. «Ma fatti raccontare qualcosa da Destiny, lei sembra ricordare le vostre marachelle» concluse con un occhiolino. 
Marachelle? Possibile che fossi io l'unico a non avere la più pallida idea di cosa stessero dicendo? Mio padre sorrideva tutto contento e annuiva, neanche fosse la reincarnazione della Monnalisa fatta uomo. Sbuffai piano. Però in tutta questa situazione una cosa buona c'era.

«Bene, allora adesso io torno a lezione» dissi scrollando le spalle e con la più totale disinvoltura mi incamminai per il corridoio.
Ma non ebbi neanche il tempo di fare tre passi che già la voce di mio padre mi richiamò, ferma e convinta, alle mie spalle. «Fermo lì». Chiusi gli occhi per un momento e sospirai, prima di girarmi verso di lui, in attesa. Lo sapevo che non avrei potuto evitarla, ma in quel momento sembrava totalmente fuori dal mondo: non avrei mai immaginato che se ne sarebbe ricordato così in fretta. Lo guardai, in attesa. «Pensavi davvero di essere riuscito a evitarlo?» domandò con una punta d'ironia «Noi due ne abbiamo già parlato. Ti spetta una punizione esemplare, signorino. Niente più chitarra, batteria, pianoforte; niente amici, niente telefono, niente computer. Farò in modo che studiare diventi il tuo unico passatempo. Non ho intenzione di vederti rischiare l'anno un'altra volta»
«Papà...» dissi con uno sbuffo. 
«Niente ma. Avresti dovuto pensarci prima di questo. Sono profondamente deluso da te. Ti chiedo di studiare e impegnarti a scuola, e tu cosa fai? Ti fai mandare in presidenza il primo giorno. Non sarò più tanto transigente».
«Non abbiamo fatto nulla di male, davvero mamma» sentii la voce di Destiny intromettersi, rivolgendosi alla donna.
«Forse è meglio che ne parliamo a casa. Il punto è a casa di chi. Non so se dopo questo ti permetterò ancora di vivere da sola».
Sospirai piano, poco interessato alla discussione delle due donne. E adesso, come cazzo facevo? Il cellulare mi serviva, era una cosa indispensabile. Le uscite e gli amici... pure. Per un sedicenne queste sono tutte cose fondamentali, specie se si vuole mantenere una vita sociale all'interno del liceo. E poi cavolo, come sarei riuscito a resistere senza musica? Per me la musica era tutto. Non sarei andato avanti un giorno senza poter toccare la mia chitarra o la tastiera o la batteria e per giunta avrei dovuto studiare, e poi perché? Perché quello stupido del professore di chimica era talmente idiota da non potere accettare che-
«E se dessi ripetizioni a Harry?» 
«Cosa?» disse la voce curiosa di Megan.
«Cosa?» ripeté mio padre aggrottando le sopracciglia.
«EH?» mi voltai verso la ragazza, cercando di afferrare il senso del suo discorso. Lei ci guardò tutti, ma si fermò ad osservare mio padre.
«Ha detto che Harry ha bisogno di migliorare a scuola, no? Io vado bene. Potrei dargli delle ripetizioni» disse con calma, scrollando le spalle come se nulla fosse. Un attimo, un attimo. 
«Saresti davvero disposta a dargli delle ripetizioni, Destiny?» disse Megan, fissandola in tralice.
«Certo» disse lei annuendo, sicura. «Potrei aiutarlo» concluse seria. C'era qualcosa nel suo sguardo però, che mi diceva che non era esattamente come stava cercando di farla passare. Ma al momento tutto ciò che mi importava era scappottare questa punizione.
«Certo, con una mano studierei con più volontà» osservai ad alta voce, scambiando uno sguardo con Destiny. In un attimo capii il suo piano. E dovetti ammettere che era geniale, tanto da rimproverarmi di non averci pensato io stesso. Cavolo, se quella ragazza era sveglia. Nessuno dei due avrebbe studiato: ma sarebbe stata una scusa perfetta per 1. evitare la punizione 2. far credere a mio padre che mi sarei impegnato nello studio. Quindi almeno due buoni motivi per i quali questo piano era perfetto, almeno per me.
«Se lo aiuto io non avrà bisogno di punizioni. Mi prenderò cura personalmente del fatto che studi tutto ciò che c'è da studiare. E nel frattempo tu mamma ti assicuri che io non mi distragga troppo dai miei doveri» Destiny rincarò la dose, con un mezzo sorriso stampato sul volto, segno che probabilmente avevamo questa battaglia in pugno. 
«Promettete che vi impegnerete?» disse mio padre con uno sbuffo. Non poteva fare altre polemiche di fronte ad un piano perfetto come questo. 
«Te lo prometto», sorrisi vittorioso. 
«Allora presumo che sia un accordo. Noi andiamo. Cercate di non farvi sospendere prima del resto della giornata» e detto questo, entrambi si allontanarono nel corridoio. 
Restammo lì fermi in silenzio, fino a quando le due sagome non furono ben lontane, e ci ritrovammo completamente soli.
Sospirai sollevato. «Sei un genio. Mi hai appena salvato la vita» commentai rivolgendomi a Destiny.
Lei si strinse nelle spalle ed abbozzò un sorriso. «Figurati. Che abbiamo adesso?» domandò la ragazza dopo una rapida occhiata al suo orologio. La prima ora era ormai finita, e presto i corridoi sarebbero stati gremiti di gente che sgambettava qua e là, primini in cerca delle aule e ragazzi dell'ultimo anno a cazzeggiare in giro fino a quando non si faceva troppo tardi. 
Scrollai le spalle sistemandomi meglio la tracolla sulla spalla. «Io avrei spagnolo, tu non so. Ma sinceramente non ho molta voglia di andarci.  Ti va di fare qualcosa, o vuoi fare la brava ragazzina e tornare in classe?».
   
 
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