"La
dottrina della metempsicosi non è, soprattutto,
né assurda né inutile...Non è
più sorprendente essere nati due volte che una sola; tutto
in natura è
risurrezione." (Voltaire)
HIGH SCHOOL NEVER ENDS
Londra,
16
ottobre 2011.
"Bradley?"
dei colpi alla porta interruppero l'attività del giovane e
assonnato ragazzo
biondo, attività che consisteva nell'ignorare la sua
sveglia, ovvero Bon Jovi
sparato a tutto volume dall'altoparlante del suo iPhone nuovo di zecca.
"Sbrigati,
o farai tardi alla nuova scuola!" la voce imperante di suo padre,
assieme
ai colpi dati alla porta di legno massello, si dileguò con
quest'ordine.
Nel
suo letto,
circondato da poster di rockstar e di band che andavano in voga almeno
quarant'anni prima, Bradley si stropicciò gli occhi,
allungando il busto nel
tentativo di sgranchirsi, neanche fosse un gatto. Quando finalmente -
con un
bel sospiro - tirò su il busto, il suo primo sguardo
andò agli scatoloni ancora
mezzi pieni delle sue cose e si guardò intorno cercando di
capire dove avrebbe
nascosto le sue riviste tutt'altro che pudiche e dove avrebbe impilato
CD e
DVD.
Sbuffare
e
balzare giù dal letto fu un tutt'uno.
Cavolo,
non
aveva mica chiesto lui ai suoi genitori di divorziare, e di certo non
aveva
chiesto o preferito restare con il padre, ma dato che doveva
frequentare ancora
un anno di superiori e che la madre era costretta a spostarsi molto
spesso per
via della sua carriera di direttrice d'orchestra, il giudice divorzista
aveva
decretato senza possibilità di scampo che lui avrebbe
seguito il suo severo
paparino nel nuovo lavoro, nientepopodimeno che la direzione di una
banca nel
centro di Londra, la capitale!
E
così il biondo
ragazzo che adesso gli restituiva lo sguardo scocciato dallo specchio
nell'enorme bagno di marmo bianco, si era trovato a impacchettare ogni
singola
cosa della sua vita e trasferirle tutte in una villetta appena fuori
dalla
città, perché era lì che abitavano i
ricchi.
Purtroppo,
sarebbe stato punito dalla legge se avesse anche impacchettato tutti i
suoi
amici di Stradford e li avesse portati laggiù, quindi doveva
ingoiare tutti i
suoi rancori ed esibire un bel sorriso se il prossimo
venerdì sera avrebbe
voluto uscire di casa piuttosto che restare a vedere un film anni '50
con
Anthony Johnson, alias, il caaaro paparino.
Quest'ultimo
-
neanche avesse il dono della telepatia, cosa che il nostro Bradley
cominciava a
sospettare - aprì la porta del bagno e poggiò
vicino al lavandino le chiavi
della sua moto, tenute sempre sotto la sua custodia.
Erano
stati
questi i patti quando il biondo adolescente aveva voluto una
Harley-Davidson,
precisamente la 883C Sportser Custom XL.
Rossa.
Fiammante.
Lui
e il suo
migliore amico l'avevano trattata per benino, quella bimba, quando era
arrivata
direttamente dall'America, solo roba di prima classe per il rampollo di
famiglia!
"Ti
lascio
le chiavi qui, vedi di farmele trovare appese vicino alla porta quando
torno
stasera, ci siamo intesi?" Anthony puntò il dito con sguardo
imperioso.
Bradley
annuì,
perso nello shampoo della sua doccia mattutina e l'uomo richiuse la
porta, con
un saluto veloce prima di uscire di casa.
Il
ragazzo
sospirò appoggiato alle piastrelle del bagno, mentre l'acqua
gli scorreva sopra
senza che lui la sentisse veramente. Quella situazione odiosa non gli
piaceva
per niente!
Tirò
un pugno al
muro e spense l'acqua andandosi a vestire di malumore. Dubitava di
riuscire a
trovare ragazzi in gamba come quelli con cui era cresciuto.
Se
non altro
aveva ottenuto di non essere iscritto ad una scuola di ricconi; certo,
non una
di poveracci, ma perlomeno non sarebbe stata piena di figli di
papà che arricciavano
il naso ad ogni minimo stravolgimento del loro mondo!
***
"Indovinate chi è
appena riuscito a
sgraffignare dalla segreteria nome e cognome del nuovo arrivato?" Eoin,
davanti la Albion High School, sventolava un foglietto con l'aria
compiaciuta
di chi è perfettamente riuscito nel suo intento.
I
suoi amici
accolsero la notizia in maniera diversa, a seconda delle persone:
Rupert alzò
gli occhi al cielo, completamente rassegnato dalla sua condotta;
Santiago si
limitò a sorridere scuotendo la testa prima di accendersi la
sua Marlboro
Light; Thomas rise solamente e gli fece segno d'ok con pollice e indice
che
formavano un cerchio.
"Dovresti
smetterla di fare cazzate del genere" disse Rupert, da sotto i suoi
capelli fulvi e fluenti "prima che arrivi la volta buona in cui ti
beccheranno. Lì saranno guai!"
Eoin,
dopo
essersi scansato dagli occhi un ciuffò castano e lungo
appartenente a sè
stesso, gli rispose con un sorriso malandrino.
"Perché
mai
dovrebbe arrivare quel giorno, caro San Rupert?" lo prese poi in giro.
"Perché
devi scherzarci su?" lo rimbeccò a sua volta il precedente.
"Perché
Eoin scherzerà anche con la morte quando lo verrà
a trovare. Lui scherza
sempre, e su ogni cosa!" la voce annoiata di Santiago
sovrastò i loro
battibecchi. Alzò il viso guardandoli, mentre alla cieca
riponeva l'accendino
economico nella borsa. "Credo che ormai sia chiaro per noi. Ed
è anche
chiaro che Rupert continuerà a cercare di rimetterlo sulla
retta via senza
speranza, giusto Thom?" il ragazzo dai natali mediterranei -
più
precisamente spagnoli - fece l'occhiolino al più alto dei
loro amici.
Mentre
Eoin,
Santiago e Rupert erano alti ma dal viso buono e a prima vista del
tutto
affidabili, la mole di Thomas metteva sempre in soggezione chi non lo
conosceva, dati i due metri abbondanti di altezza e gli svariati
muscoli che si
era fatto lavorando duro in palestra; o forse era anche l'espressione
imperscrutabile e il fatto che il suo sorriso veniva allo scoperto
solamente
con i suoi amici.
Ad
ogni modo,
quel gigante ricambiò l'occhiolino dell'amico e
annuì alle sue parole.
"Ma
mentre
ti concentri su questi due cazzoni, ti perdi la tua bella!" e
indicò un
punto imprecisato dietro le spalle di Santiago, verso le imponenti mura
bianche
della loro scuola.
Il
ragazzo
latino si voltò immediatamente vedendo che finalmente era
arrivata anche la
ragazza che da qualche tempo aveva catturato il suo interesse.
Angel
era una
ragazza di origini cubane e frequentava una classe in meno pur avendo
la loro
stessa età; aveva perso un anno per il ritardo
dell'immigrazione dei suoi
genitori, dovuto a cause burocratiche. Ed era molto amica di Katie, una
ragazza
del loro corso, nonchè la reginetta della scuola, nonostante
lei non ne fosse
esattamente il prototipo. Non che non fosse bella, anzi! Con i suoi
occhi
verdi, la sua carnagione candida e i suoi capelli mori e lunghi, lucidi
come le
ali di un corvo, catturava l'attenzione di tutti i maschi che
incrociavano la
sua strada, ma sebbene lei assumesse un tono acido in presenza di
persone che
non sopportava, non aveva mai testimoniato di possedere i comportamenti
tipici
di una ragazza popolare: non discriminava il gruppo dei Nerd, era
andata alla
festa con un ragazzo del club dei fumetti e aiutava chiunque fosse in
difficoltà.
Ma
il loro
gruppo - quello di Angel e Katie - contava altri due iscritti: Laura e
Colin.
Due ragazzi semplici, di una bellezza acqua e sapone, non di quelli che
in
strada catturano la tua attenzione; frequentavano lo stesso anno di
Angel ed
erano suoi compagni di classe e anche se arrivavano a scuola mano nella
mano,
tutti sapevano che erano solamente migliori amici.
Ci
avevano
provato a stare insieme, ed era andata piuttosto bene fino a che Colin
non si
era accorto di essere omosessuale, e da allora avevano iniziato questo
rapporto
d'amicizia che forse nessun altro a parte loro riusciva ad avere, tanto
erano
uniti.
Entrambi
avevano
capelli scuri, quasi neri, ma Laura aveva occhi dello stesso colore,
mentre
Colin aveva lo sguardo color del cielo sereno e senza nuvole. In
più era alto venti
centimetri buoni in più di Laura ed era molto più
magro - non che Laura fosse
grassa, anzi era anche più magra di Angel che aveva delle
belle curve
all'altezza del seno, ma Colin era decisamente troppo magro, purtroppo
per
costituzione, dato che mangiava più che abbondantemente.
"Smetti
di
guardarla!" Eoin scompigliò i capelli a Santiago e
piegò il collo di
quest'ultimo sotto il suo braccio, incurante dei tentativi di
ribellione.
"La consumi!"
Santiago
fece
qualche verso di disappunto e poi s'impegnò a ribellarsi da
quella stretta fino
a che non la ebbe vinta.
"Tu
smettila di guardare Colin, allora!" esclamò lo spagnolo.
"Lui
sì che
sarebbe un bel bocconcino!" replicò a sua volta Eoin, messo
poi a tacere
per un attimo dal compagno di battute.
"Ma
non ci
hai ancora provato; paura di fallire?"
"Ti
piacerebbe!" lo freddò il castano passandosi una mano, come
suo solito,
fra i folti capelli.
Rupert
rimproverò un ridente Thomas con lo sguardo e questo si
schiarì la voce con un
paio di colpi di tosse.
"Smettetela
su! Allora, Eoin, ce lo dici questo nome o no?"
La
schermaglia
verbale s'interruppe come al solito senza un vincitore ed Eoin
sbuffò tirando
fuori dalla tasca il foglietto incriminato.
"Bradley
Johnson!" recitò leggendo "Nato il 16 gennaio a Stradford,
ha
frequentato fino ad ora la Stradford High School con ottimi voti ed era
nel
club di nuoto e suonava il basso nella band della scuola!"
I
quattro si
scambiarono occhiate perplesse.
"Secondo
voi dovremo aspettarci un atleta o una rock star?" Thomas era
dannatamente
perplesso.
Santiago
spense
il mozzicone della sua sigaretta e inarcò le sopracciglia.
"Non saprei,
forse un mix?"
"Sì"
gli rispose Eoin "con il maglioncino Lacoste e gli anfibi Brandit, ma
và!" fece un verso a metà tra una risata ed uno
sbuffo.
"Comunque
sia" intervenne Rupert "cercheremo di essere delle persone..."
guardò in faccia tutti i suoi amici prima di continuare
"..più o meno
civili e di farlo sentire a suo agio, giusto?" dentro di sé
si chiese
ancora una volta perché diamine era amico loro.
"Giusto!"
risposero loro in coro e Rupert sorrise. Era amico di quei tre
scanzonati per
la loro lealtà e solidarietà, e per il fatto che
non avrebbe esitato ad
affidare la sua vita in mano ad uno qualsiasi di loro; quella era gente
dal
cuore d'oro, anche se erano degli scapestrati, o forse era lui quello
noioso.
All'improvviso,
realizzò che tutta la scuola era girata a vedere una moto
rossa di quelle che
mettono in copertina ai giornali di motori, che stava per essere
parcheggiata
in mezzo ai loro scooter.
Un
ragazzo
biondo si tolse il casco e non si curò dei parecchi sguardi
che lo avevano
preso di mira. Semplicemente aprì il vano portaoggetti di
quella meraviglia
cromata e ci mise il casco, levandoci la borsa.
Si
scompigliò i
capelli dorati ravvivandoli e, in mezzo al silenzio carico di
attenzioni
rivolte a lui - si avvicinò a Santiago.
"Scusa,
hai
mica da accendere?" chiese molto educatamente.
"Si
capisce
amico!" il ragazzo latino prese l'accendino dalla tasca in cui lo
teneva
abitualmente e glielo passò.
"Grazie!"
il ragazzo biondo si portò una Lucky Strike alle labbra
prima di prendere
l'oggetto dalle mani del moro. "Hai una vaga idea del perché
tutti mi
fissino?" disse poi, dopo aver fatto il primo tiro e aver restituito il
momentaneo prestito.
Santiago
alzò le
spalle. "Forse è per la moto!"
"Già."
Imbarazzati
da
quelle parole, gli studenti della Albion tornarono a parlare fra di
loro, di
cose per lo più senza senso, l'importante era far credere
che non si erano
interrotti per guardare il nuovo arrivato.
Sovrastando
il
rumore del chiacchiericcio generale, il biondo dalla moto spettacolare
si
presentò.
"Piacere,
Bradley Johnson." gli tese la mano.
Lo
spagnolo gliela
strinse.
"Santiago.
E loro sono Rupert, Eoin e Thomas, e siamo tutti lieti di conoscerti!"
Gli
altri tre
avevano fatto un cenno del capo quando l'altro gli aveva nominati, come
per
farsi riconoscere.
"Io
questa
mattina sarei lieto di conoscere chiunque, dato che voglio al
più presto
ricominciare ad avere una vita sociale!" esclamò Bradley.
Gli
altri tre
risero ed Eoin gli strizzò l'occhio. "Ti troverai bene!"
disse il
castano dandogli un’amichevole pacca sulla spalla.
Dal
canto suo il
nuovo arrivato scosse le spalle come a voler liquidare il discorso e si
guardò
intorno. Per una pura combinazione casuale Colin si era girato ad
osservare
qualcosa dietro di lui, e i loro occhi si incrociarono.
Fu
l'ultima cosa
che entrambi ricordarono, poi fu il buio.
To be continued ...