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Autore: Madison Hudson    23/10/2011    2 recensioni
-Jeff,è la nostra occasione. Io non voglio più tornare a casa da quel porco maledetto.-
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Axl Rose
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Jeff! Jeff! Svegliati,cazzo!-

Bill stava scuotendo violentemente il moro,che sembrava non volerne proprio sapere di svegliarsi,fino a quando il ragazzo non decise di saltare sul letto,rompendo sicuramente qualche molla.

- Bill! Che diavolo ci fai qua sopra?-
-Dobbiamo andarce,ricordi?-
-Oh,si giusto.. Ma che ore sono?-
-Sono le quattro! Tra poco abbiamo un autobus,se ti degni di alzarti da quel cazzo di letto!-
-Arrivo,arrivo.. Mamma mia quanto sei acido!-

La pioggia aveva smesso di fracassare i vetri delle finestre ormai,ma dei piccoli lampi di luce lontani illuminavano il cielo buio. La stanza era praticamente un iceberg per quanto faceva freddo.
-Vestiti pesante,non voglio vederti morire assiderato.-

Lo avvisò il rosso. Bill era già vestito,indossava strati su strati di magliette di flanella,sciarpe su sciarpe e un piumino nero. Tutte cose prese dal borsone di Jeffrey,ovviamente.
Il moro fece spallucce per tutta risposta,e chiese:
-Quanto tempo ho?-
-Una mezzoretta.. Ma devi muoverti,non possiamo assolutamente perdere quell’autobus.-
-Ok.-

Il ragazzo si vestì velocemente.

-Pronto?-
-Pronto,sì. Voglio solo lasciare qualcosa scritto ai miei prima di partire.-
Bill scese immediatamente al piano di sotto,facendo molta attenzione a non fare troppo rumore. Jeff,invece,recuperò il suo borsone e la sua chitarra e si fermò sulla soglia della camera per darle un ultimo saluto.
Era un caos come sempre. Forse avrebbe dovuto darle una sistemata prima di andarsene. Così,come segno di rispetto verso la madre,che lo aveva tormentato per diciassette anni,pregandolo di portare i piatti sporchi e gli avanzi di cibo in cucina,invece di lasciar marcire tutto sotto il letto.
Ma ormai non poteva tornare indietro. Cercò di nascondere mozziconi di sigaretta e cartacce sotto il tappeto,ma per il resto non si poteva fare nulla.
Diede un ultimo sguardo al letto,quel letto che lo aveva visto crescere con il tempo,che era diventato sempre più piccolo,che lo aveva letteralmente aiutato a diventare uomo insieme a Madison,l’unica ragazza che avesse veramente amato in tutta la sua vita.
Ricordò i momenti brutti e belli,come i litigi con il suo migliore amico, l’impazzire per la scuola,per cercare di smettere di fumare.
L’unica cosa che non gli aveva dato problemi in quella casa era la sua chitarra,in effetti. Non aveva mai avuto conflitti con lei.
Con un sorriso uscì dalla stanza e scese anche lui al piano inferiore.
Ad aspettarlo in cucina c’era Bill seduto al tavolo da pranzo con in mano un foglio di carta bianca e una penna.

-Fai quello che devi,e poi andiamo.-

Gli disse porgendogli il foglio.

Jeff lo prese esitante.
Cosa si scrivere in un biglietto di addio? Anche se in realtà quello non era un vero addio. Alla fine non stava scappando dai genitori,scappava dal suo paese bigotto.
Ma non poteva scriverlo,non poteva dire che scappava semplicemente perché si era stancato di vivere in quel posto.
Lui non era un debole.
E soprattutto non voleva fare stare in pensiero i suoi.

Prese la penna e fece scorrere l’inchiostro nel foglio.

Mi dispiace.
Non sto scappando da niente,non preoccupatevi,è solo che qui non riuscirò mai a fare nulla.
Sto partendo con William,per dove non lo so di preciso. So solo che vi ho tanto amato,e che non voglio che stiate in pensiero per me.
Io me la cavo sempre,lo sapete,no?
Vi scriverò non appena ci saremo stabiliti da qualche parte.
Vi voglio bene.
Jeff.

Piegò il foglio e lo appoggiò sul tavolino.
Una lunga lacrima gli bagnò la guancia pallida e magra.
Era la sua ultima volta in quella casa. Stava per dire addio a tutto.
L’amico capì la sua sofferenza,così lo abbracciò,cingendolo con un braccio.
-Non devi preoccuparti,li rivedrai.- Gli sussurò all’orecchio.
Jeff annuì debolmente e uscì di casa,chiudendosi per sempre la porta di quercia scura alle spalle.

Un quarto d’ora dopo i ragazzi erano su un autobus freddo e logoro,diretto all’aeroporto di Baton Rouge Ryan.
Jeff guardava fuori dal finestrino con aria un po’ spaesata e pensierosa,quando all’improvviso una domanda devastante lo colpì in fronte.
Dove cavolo stavano andando?

-Ehm.. Bill.. Scusami,avrei una domanda da farti.-

Disse esitante il moro.

-Dimmi pure,Jeffrey!-
-Ehm.. Ma tu hai la più pallida idea di dove andare? Perché non so se te ne sei accorto,ma non ne abbiamo ancora parlato.-
-Oh,sì! Dove andare.. Bella domanda! Non ho ancora deciso!-
-Oh,Bill.. No.. NON PUOI DIRMI COSI’!-

Jeff era allibito,come poteva essere così incosciente? Aveva lasciato tutto.. Tutto!
E Bill non sapeva ancora dove andare!
-Dai,dove andiamo?-

Allora lo stronzo pel di carota non scherzava.

-Oddio..-
-Dai,dai! Stiamo abbandonando un paesino e allora.. Ce ne andiamo in un paesone!-
-Oh povero me..- Jeff aveva iniziato a balbettare nervosamente,di nuovo.
-Allora,vediamo.. New York? No,no.. New York fa troppo grande mela..-
-In che cazzo di situazione mi sono cacciato..-
--Il Texas? No,troppo squallido.. Ecco,ecco! Ci sono! Los Angeles! Los Angeles è perfetta!-

Bill ormai stava saltellando sul sedile,e Jeffrey non poteva fare altro che fissarlo con sguardo atterrito e incredulo.

- Los Angeles.. Va bene.. Los - Los Angeles.. La città degli angeli? Almeno adesso abbiamo una meta.. -

Dopo una ventina di minuti arrivarono finalmente allo squallido aeroporto di Baton Rouge Ryan. Appena le porte si aprirono un vento gelido colpì in faccia i due poveri ragazzi impreparati a un’esperienza di questo genere.

-Oddio,Jeff! Sto morendo di freddo!- squittiva Bill.
Il ragazzo era una personcina a cui piaceva essere trattata fin troppo bene,e quindi non era abituata a fare sacrifici come dormire a terra,o soffrire il freddo.
Jeffrey invece soffriva in silenzio,ma soffriva sempre. Anche se non lo dava a vedere.
Così fece l’uomo della situazione e prese i borsoni,la chitarra e il braccio di Bill,trascinando il tutto verso l’entrata dell’aeroporto.
Appena entrati Bill sospirò di sollievo.

-Oh,Jeffrey! Io adoro la tecnologia! La tecnologia mi riscalda! La tecnologia mi ha risparmiato la vita!-

Poi mollò il moro all’entrata e scappò verso il distributore delle merendine,in cerca di cibo,ma quando si accorse di non avere soldi spicci con cui comprarlo,tornò a frignare dal suo amico,supplicando spiccioli.

-Non abbiamo monetine Bill! Aspetta che facciamo il biglietto e poi potrei mangiare quanto vuoi!-
-Uffa! Muoviamoci!-
Il rosso si diresse verso il check-in e andò direttamente al punto.
-Salve,vorremmo due biglietti per Los Angeles.-

Disse nel modo più sgarbato che poteva assumere.

-Oh,signorino se ti atteggi in questo modo non avrai proprio niente!-

La signora che stava dall’altro lato del balcone lo guardò minacciosa,così Jeff si infilò nel discorso e intervenne.

-Ehm,lo scusi.. Salve! Vorremmo sapere molto gentilmente a che ora è il prossimo volo per Los Angeles!-

La vecchia donna era sulla sessantina,aveva dei corti capelli ossigenati e masticava,o meglio ruminava,una gomma.

-Molto meglio.. Il prossimo volo è quello delle sei.-
-Bene,grazie,allora ci dia due biglietti,sola andata.-
-Ce li avete i soldi?-
-Ma certo che li abbiamo b-

Ma Bill non fece in tempo a finire la frase perché Jeff gli infilò un pugno in bocca,soffocandolo.

-Sì,signorina,li abbiamo i soldi.-
-Bene.-

Consegnò a quegli strani tipi i biglietti e li congedò con un gesto della mano.

-Non puoi comportarti così con chiunque Bill!-
-Sì,sì,va bene.. Ora dammi i soldi e prendiamoci da mangiare.-

Quando tornarono dalle macchinette si sedettero sulle poltroncine e iniziarono a mangiare.
-Ehi,Jeff,ma che ore sono?-
-Uhm.. Le cinque..-
-LE CINQUE? DOBBIAMO ASPETTARE UN’ORA?-
-A quanto pare sì..-
-Ma che facciamo per un’ora qui?-
-Aspettiamo..-

Jeff rispondeva a queste domande molto distrattamente,perché stava fantasticando sulla nuova vita che avrebbero avuto. Non vedeva l’ora di iniziarla!
Adesso che avevano lo stomaco pieno e i biglietti in tasca,sentiva che nulla poteva andare storto.. Fino a quando un’altra domanda non lo mandò nel pallone.
-Bill,ma dove andremo a dormire?-
-A dormire? Quando?-
-Bhe,quando arriveremo! Non abbiamo un posto in cui stare..-
-Oh,non preoccuparti,ci ho già pensato io.-
-Ci hai pensato tu?-
-Esatto. Andremo da un mio amico,ha detto che possiamo stare lì fino a quando non troveremo un altro posto.-
-Oh,fantastico.. Ma lo conosco?-
-No,però è un chitarrista.. Credo che andrete d’accordo!-
-Fantastico!-

Il rosso si distese sulle gambe di Jeff,e quest’ultimo prese ad accarezzargli i lunghi capelli rossi.

-Bill,io ho tanta paura,sai? Alla fine noi siamo solo due ragazzi qualunque.. In una grande città.. In una giungla.. Tu che ne pensi?-

Il moro non ricevette risposta.

-Bill?-

Ancora nessuna risposta.

-Bill,che diavolo,non ti sarai addormentato!-

Si era proprio addormentato,quell’infame.
Jeffrey fu preso da un improvviso istinto omicida,ma alla fine gli scappò un sorriso.
Guardò l’orologio e vide che mancavano solo quindici minuti alla partenza del volo,così fu costretto a svegliarlo.

-Bill.. Bill.. Amo..,ehm,BILL!-
-Cosa? Che c’è?-
-Dobbiamo andare..-
-Oh,si certo! Andiamo!-

Il rosso scattò in piedi come un coniglio e prese le borse con una tale energia da far rimanere interdetto per un attimo il moro.
-Andiamo su!-
Sai diressero verso le scale mobili,e cercarono l’uscita 4.
Venti minuti dopo erano seduti sulle poltroncine dell’aereo e discutevano del loro futuro.
  
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