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Autore: MooNRiSinG    24/10/2011    7 recensioni
"Era ragionevolmente sicuro che un giorno o l’altro avrebbe finito per strangolare Blaine Anderson. Ed era altrettanto sicuro che qualsiasi giuria sana di mente gli avrebbe concesso tutte le attenuanti del caso."
Fanfiction interamente dedicata alla coppia Kurt/Blaine.
Disclaimer: i personaggi di Glee non mi appartengono, così come tutte le canzoni citate.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo so, sono in ritardo mostruoso, ma il mio amato portatile è passato a miglior vita (mi mancherà quel piccolo ammasso di chip :( ) e ho voluto prendermi il tempo per buttare giù una one-shot che mi frullava per la testa da un po' di tempo (se vi va, potete trovarla QUI).
Detto ciò vi lascio al capitolo, sperando sia di vostro gradimento. Buona lettura!



Un raggio di sole riuscì a insinuarsi nella stanza e Blaine affondò il viso fra le scapole di Kurt, maledicendosi fra sé e sé per essersi dimenticato di chiudere le tende la sera precedente.
Disturbato dalla stessa impietosa lama di luce, Kurt si mosse nel suo abbraccio, girandosi verso di lui e rannicchiandosi contro il suo petto.
“E’ ufficiale: odio il sole!” mormorò in tono assonnato, “Stavo dormendo così bene…”
Il respiro caldo del ragazzo sulla sua pelle fece fremere Blaine, spingendolo ad abbassare il capo per posare le labbra sulle sue.
“Non ci pensare nemmeno,” bofonchiò l’altro, in tono per niente amichevole, “Ti proibisco severamente di accostarti a me prima che io abbia avuto il tempo di lavarmi i denti.”
Rimase per un attimo a bocca aperta, cercando un modo per ribattere, poi decise che protestare non sarebbe servito a niente e che sarebbe stato molto più produttivo usare le maniere forti.
Spinse le coperte ai piedi del letto con un gesto rapido, esponendo entrambi alla temperatura non esattamente tropicale di quella mattina. Ignorando il gemito drammatico di Kurt, lo sollevò fra le braccia, trasportandolo di peso in bagno e scaricandolo a sedere sul bordo della vasca.
Gli passò il suo spazzolino senza dire una parola, quindi afferrò il proprio e cominciò a prendersi cura dei suoi denti con estrema meticolosità.
“Non so nemmeno perché mi stupisco,” brontolò Kurt, “Cos’altro avrei potuto aspettarmi da un ragazzo che sembra un inno vivente all’utilizzo della Pasta del Capitano?!”
Blaine lo ignorò e si prese tutto il tempo necessario per risciacquarsi, poi gli rivolse un sorriso che sembrava grondare melassa e se ne tornò a letto, lasciandolo lì come un allocco.
Kurt imprecò fra sé e sé e si sbrigò ad afferrare il dentifricio, deciso a tornare il prima possibile all’abbraccio delle sue amate coperte (va bene, forse anche al petto nudo del suo ragazzo, che se possibile gli sembrava ancora più appetibile della sera precedente… ma questo non l’avrebbe mai ammesso, nemmeno sotto la più feroce delle torture).
Non appena scivolò sotto le lenzuola, Blaine gli cinse la vita con un braccio e lo attirò a sé, sospirando soddisfatto: “Adesso possiamo riprendere da dove eravamo rimasti prima che la tua intempestiva ossessione per l’igiene orale prendesse il sopravvento?”
Per un attimo Kurt ponderò la possibilità di ribattere in maniera pungente, ma la voglia di baciare quel ragazzo impossibile lo stava letteralmente divorando e decise che per una volta non l’avrebbe ucciso non avere l’ultima parola.
Lasciò quindi scivolare una mano dietro il collo dell’altro e si impossessò della sua bocca quasi con ferocia, premendo un bacio avido contro le sue labbra socchiuse.
Blaine non avrebbe voluto altro che perdersi nella marea di sensazioni che lo stavano travolgendo, ma sapeva bene che quello che era successo la sera prima aveva rappresentato un grande passo sia per la loro coppia sia per Kurt e lui aveva un disperato bisogno di sentirsi dire che non lo aveva forzato a fare qualcosa per cui non si sentiva ancora pronto.
Sapeva che a un occhio esterno sarebbe potuto sembrare eccessivamente ansioso e paranoico, ma l’unica cosa che gli interessava al momento era il benessere del ragazzo di fronte a lui, i cui occhi si erano riempiti di confusione e insicurezza non appena si era allontanato.
Si sporse per posargli un bacio leggero sulle labbra e posò la fronte contro la sua, sorridendogli in maniera rassicurante: “Tranquillo, è tutto a posto…. Volevo solo parlare un po’ di quello che è successo ieri sera.”
Le guance di Kurt di tinsero quasi immediatamente di un rosso intenso e lui abbassò lo sguardo, cominciando a giocherellare nervosamente con il bordo del lenzuolo: “Mi dispiace di non essere riuscito a… a ricambiare ieri sera, ma ero stanco e… tu sei stato fantastico e io avevo paura…”
Esitò per un attimo mordicchiandosi il labbro, poi proseguì in un sussurro umiliato: “… avevo paura di non essere capace di farlo nella maniera giusta.”
Blaine sgranò per un attimo gli occhi, preso completamente alla sprovvista. Gli prese delicatamente il volto fra le mani e lo costrinse ad alzare lo sguardo: “Non pensare mai, nemmeno per un momento, di essere obbligato a fare qualcosa che non ti senti pronto ad affrontare, mi hai capito? Ti posso garantire che quello che ho fatto ieri sera mi è piaciuto almeno quanto è piaciuto a te.”
Di fronte all’espressione scettica dell’altro, chiuse gli occhi e si fece coraggio, continuando a ripetersi mentalmente che certe cose andavano dette per il bene di entrambi: “Ieri sera avrei dovuto prendermi il tempo per chiederti se ti sentivi davvero completamente a tuo agio, ma non sono stato capace di fermarmi. Lo so che non ci sono scuse per il mio comportamento, ma la verità è che quando sono vicino a te mi sembra di non essere in grado nemmeno di pensare… a volte mi sembra quasi che la tua pelle abbia una specie di proprietà intossicante: mi basta baciarti o accarezzarti una volta e non riesco a smettere.”
Si passò le mani fra i capelli in un gesto di frustrazione, consapevole della sua totale incapacità di spiegare quello che provava ogni qualvolta Kurt lo sfiorava anche solo per sbaglio: “Stare con te è la cosa più bella e terrificante che mi sia mai capitata e anche se cerco di nasconderlo, a volte mi ritrovo a procedere completamente alla cieca… e in quei momenti sono letteralmente terrorizzato. Nemmeno io avevo mai fatto nulla di simile e ho passato la metà del tempo cercando di non svenire o iperventilare.”
“Sul serio?” gli chiese timidamente Kurt, con uno sguardo speranzoso.
“Te lo giuro,” gli confermò Blaine con una risata divertita, “Continuavo a chiedermi cosa diavolo stavo facendo e se lo stavo facendo bene. Ero nel panico più totale!”
Kurt roteò gli occhi, esasperato: “Certo, doveva essere estremamente difficile capirlo! Del resto non è come se tu mi avessi ridotto ad una sottospecie di poltiglia informe e gemente.”
Subito dopo, rendendosi conto di quello che aveva appena detto, si tappò la bocca con entrambe le mani, arrossendo furiosamente.
In condizioni normali Blaine si sarebbe affrettato a tranquillizzarlo e ad assicurargli che era tutto a posto, ma in quel momento tutto quello che riusciva a fare era starsene immobile a fissarlo con gli occhi spalancati.
“Tu… quindi… ti è piaciuto davvero?” balbettò in maniera timida e decisamente poco eloquente.
L’altro nascose definitivamente la faccia dietro le mani e si limitò a borbottare una lunga sequenza di improperi all’indirizzo della scarsa perspicacia del suo ragazzo.
“Comunque non devi…” riprese Blaine, con la voce sommessa resa sommessa dall’imbarazzo, “Voglio dire… al diavolo! Kurt, se non te ne fossi accorto, vado letteralmente fuori di testa ogni volta che mi tocchi… non credo che avrei la presenza mentale di valutare la tua… ehm, performance. E francamente non credo che ci sia un modo giusto e un modo sbagliato di fare certe cose… oddio, mi sto incartando!”
Si lasciò ricadere sui cuscini con un grugnito pieno di frustrazione e Kurt si rannicchiò sul suo petto, ridacchiando: “No, stai solo dando l’ennesimo sfoggio della tua impagabile eloquenza!”
Blaine gli rivolse uno sguardo truce: “E’ così che mi ripaghi per la mia delicatezza e la mia sensibilità?”
Senza scomporsi, lui gli rivolse un sorriso malizioso: “No, per quelle stavo valutando un altro genere di ricompensa…”
Si lasciò scivolare sotto le lenzuola e nella mente di Blaine tutto divenne bianco.
 
 
 
I membri del Glee Club non si erano mai distinti per la loro pazienza, ma in quella particolare occasione la curiosità li stava letteralmente divorando: mezz’ora prima si erano tenute le votazioni per la gara di duetti e Mr. Shuester, Mrs. Pillsbury e la coach Beiste si erano ritirati nell’ufficio del professore per procedere allo spoglio delle schede.
Quello che i ragazzi non riuscivano davvero a spiegarsi era come mai tre adulti con un quoziente intellettivo tutto sommato accettabile ci stessero mettendo così tanto per contare quattordici stramaledetti voti.
Nell’attesa, avevano deciso di sfogare l’ansia nell’unico modo che conoscevano, cioè rinfacciandosi relazioni e tradimenti avvenuti praticamente in era preistorica e urlandosi contro i peggiori insulti – accompagnati, nel caso di Santana, da colorite maledizioni in spagnolo che avrebbero dovuto far avvizzire tutte le loro colture o alcune delle parti anatomiche degli esponenti di sesso maschile.
Erano così impegnati a rivangare per la milionesima volta torti avvenuti eoni prima da non accorgersi nemmeno che i tre insegnanti erano rientrati nella stanza.
Mr. Shuester stava cercando invano di attirare l’attenzione del gruppo di ragazzi strepitanti, quando un familiare colpo secco fendette l’aria e Kurt e Blaine si ritrovarono istintivamente a scattare sull’attenti.
Rachel stringeva fra le mani un martelletto di legno, con il manico e la testa tempestati di pietre rosa.
Blaine rivolse alla ragazza uno sguardo carico d’odio: “Adesso so come si sentiva il cane di Pavlov…”
“Umiliato e impotente!” gemette Kurt, lasciandosi cadere con scarsa eleganza sulla sedia.
“Cosa diavolo sarebbe quell’aggeggio, Berry?” ringhiò Santana, che evidentemente non aveva mai assistito ad una riunione dei Warblers e non era a conoscenza dell’uso impietoso dell’inquinamento acustico fatto da Wes per richiamare all’ordine il gruppo.
 “Sono felice che tu me l’abbia chiesto.” le rispose Rachel, rivolgendole un sorriso estasiato, “Come tutti voi ben sapete, ho da poco intrapreso una relazione serena e assolutamente non disfunzionale con il capo del consiglio dei Warblers. Essendo consapevole della mia posizione di potere all’interno delle New Directions, il mio adorato Wes mi ha dato consigli estremamente utili su come disciplinare una massa di adolescenti imbizzarriti e mi ha anche spiegato alcune cose estremamente interessanti sul fenomeno del condizionamento.”
A quel punto la ragazza stava praticamente esplodendo di gioia repressa e nel suo sguardo era possibile scorgere quel luccichio allucinato che i suoi compagni avevano imparato a temere.
“Per aiutarmi a mettere concretamente in atto i suoi insegnamenti, mi ha anche regalato questo martelletto di squisita fattura realizzato appositamente per me. Non è adorabile?!” squittì, stringendosi al petto l’odiato oggetto come se si trattasse di una reliquia di valore inestimabile.
Kurt digrignò i denti e si chinò verso Santana, bisbigliando: “Giuro che se riesci a dare fuoco a quello stramaledetto affare ti permetto di assistere ad un pomeriggio di pomiciate fra me e Blaine.”
L’altro ragazzo si voltò verso di lui con un’espressione minacciosa negli occhi: “So che dovrei sentirmi offeso dal fatto che hai appena usato la nostra intimità come merce di scambio, ma al diavolo! Se può servire ad impedire la nascita di una nuova dittatura del martelletto, io ci sto. Ogni era ha bisogno dei suoi martiri.”
Ci volle un’ulteriore mezz’ora di minacce e piani criminali, ma alla fine Mr. Shuester riuscì a richiamare la loro attenzione: “Ragazzi, abbiamo finalmente i risultati della gara di duetti!”
“Alla buon’ora,” esclamò Santana, “Perfino Lord Tubbington sarebbe riuscito a contare le schede più in fretta di voi!”
“Si rifiuta di parlarmi da quando gli ho detto che doveva mettersi a dieta…” mormorò Brittany sconsolata, “Dice che è colpa mia, perché l’ho ripreso un sacco di volte per Fondue For Two e la telecamera aggiunge sempre almeno dieci chili.”
Il professore la fissò per un attimo sconcertato, poi decise di non farsi coinvolgere nella sua ennesima follia: “Sono sicuro che… ehm, riuscirete a lavorarci su. Comunque, come stavo dicendo prima di essere interrotto da Santana, finalmente abbiamo i nostri vincitori. Finn, rullo di tamburi, grazie.”
Il ragazzo afferrò subito le bacchette e un basso rullo carico di anticipazione si diffuse nella stanza.
Kurt afferrò la mano che Blaine gli stava porgendo e la strinse. Era sicuro che i suoi compagni non lo avessero votato per paura che un duetto fra due maschi diminuisse le loro possibilità di vincere le nazionali, ma non riusciva comunque ad impedirsi di sperare.
“Devo dire che mi avete piacevolmente stupito,” proseguì Mr. Shuester, “Per la prima volta da quando vi conosco la vostra decisione è stata completamente unanime e questo mi rende fiero di voi.”
Si concesse una breve pausa, poi finalmente annunciò: “Kurt, Blaine, complimenti: vi esibirete di fronte al pubblico di New York.”
Kurt ebbe solo un secondo per registrare il significato di quelle parole, poi Blaine lo strinse a sé ed entrambi vennero trascinati in un caotico abbraccio di gruppo dai loro compagni esultanti. 

   
 
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