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Autore: Jaded_Mars    24/10/2011    3 recensioni
"I may have built for you a dreamhouse but never thought you were alone.I filled the party up with company but never made our house a home. All I got is my guitar these chords and the truth. All I got is my guitar ... but all I want is you" Izzy per un attimo trattenne il fiato. Era lì! Era lei, finalmente. La speranza gli scoppiò dentro al cuore assieme alla gioia. Dopo tre anni, lunghi come una vita intera, era tornata, era lì per lui e questa volta no, non avrebbe permesso che andasse via.
Genere: Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Affittasi a partire da ora bilocale, ampia camera da letto bagno e cucina ben tenuti. Per Info chiamare 001.369.200"

"Oh no, non ci credo!" Ellie era tra lo sbalordito e il divertito di fronte a quell'annuncio affisso sul balcone della sua prima casa in una piccola palazzina di tre piani piuttosto vecchia, situata in una via sulla collina dietro il Sunset Strip. La strada per arrivarci partiva dall'angolo col Whisky a GoGo e poi si arrampicava irta verso l'alto, costeggiata da un'alternanza di villette basse e ben tenute o di edifici a quattro piani un po' trascurati.
All'inizio non aveva capito dove l'agente immobiliare la stesse portando, dopo un'intera giornata passata a visitare appartamenti era stanca morta e aveva smesso di prestare attenzione a quello che le mostrava già qualche ora prima, perciò foss'anche stata una reggia la sua reazione non sarebbe stata certo di euforico entusiasmo.
Però ora che si trovava davanti al posto dove aveva abitato per tanti anni il suo interesse era magicamente ricomparso. C'erano tante vecchie memorie legate a quella casa che Eleanor guardava con tenerezza. Aveva venduto anche quella, quando era partita per New York, utilizzando gli utili che aveva realizzato per finanziarsi i primi mesi di vita sulla East Coast. Era stato sorprendente tenere in mano un assegno con segnato l'importo per il quale era stata conclusa la cessione dell'appartamento, in parte perché non si aspettava che valesse così tanti soldi, in parte perché racchiudeva una fetta dei suoi ricordi, e venderla significava staccarsene. 

Tutto sommato prima di partire si era disfatta di tutto quello che aveva, casa, auto, libri, molti vestiti e anche tanti dischi, era stata una separazione molto dolorosa. Non aveva conservato quasi nulla, se non le foto. Da quelle non si sarebbe mai separata, anche se le aveva relegate tutte in un’anonima scatola di cartone all’epoca del trasloco, e da allora non le aveva mai più aperte o guardate. Erano semplicemente rimaste lì dov’erano, a prendere polvere anno dopo anno, abbandonate in un angolo dell’armadio sotto montagne di abiti, ma non dimenticate. Erano le pagine del suo libro di memorie che semplicemente non aveva più voluto aprire, forse per paura di scoppiare improvvisamente in lacrime alla vista di una qualsiasi di quelle facce sorridenti che la guardavano dalla vecchia carta in bianco e nero ingiallita. Un tempo faceva tante foto, le piaceva immortalare facce buffe, situazioni, per non scordare mai chi e cosa la facesse sentire bene. L’ultima foto che avesse fatto era in un cimitero, ad un funerale, quasi si poteva toccare con mano la tristezza che emanava quello scatto. Poi aveva smesso, aveva venduto anche la macchina fotografica ed era andata via.

North Clark Street 1145*. Quello era l’indirizzo della casa. Eleanor non aveva la minima intenzione di andarci a vivere di nuovo, era l’ultimo posto che avrebbe scelto fra migliaia, eppure, spinta da una sorta di curiosità, aveva accettato l’invito di andarla a visitare. In fondo era l’ultima della lista del giorno non le avrebbe tolto molto tempo più di quello che aveva già perso, ed in più, voleva vedere come era diventata.  

“Andiamo.” Disse all’agente immobiliare, incamminandosi con lui verso l’ingresso. Appena entrata nell’androne principale venne investita da un’ondata di familiare odore di cera per pavimenti che la proprietaria dello stabile soleva passare ogni giorno quando ancora abitava lì. Questo voleva dire che lei c’era ancora! Soffocò una risata al ricordo di quelle corse folli giù dalle scale che sfidavano la forza di gravità e che spesso terminavano in scivoloni imbarazzanti una volta messo a contatto il piede col pavimento. Stranamente non si era mai rotta nulla nonostante quei voli allucinanti. Salirono le tre rampe di scale con facilità, mentre l’agente raccontava la storia di quel posto ad Eleanor, non sapendo che lo conosceva ben più di lui. Quando la porta dell’abitazione venne aperta era tutto buio, le finestre chiuse e le tapparelle abbassate. L’uomo la fece gentilmente accomodare dentro, e andò a portare un po’ di luce, man mano che la tapparella si alzava, i contorni familiari del salotto si delineavano davanti agli occhi di Eleanor. Con sua grande sorpresa non era cambiato nulla, tutto era rimasto come quando l’aveva lasciata, i mobili erano al loro posto, così come i muri erano ancora della stessa tonalità di azzurro con cui li aveva dipinti quando ci era andata ad abitare. Ci aveva messo tre giorni a scegliere quel colore, pantone crystal blue, perché Izzy continuava a protestare dicendo che nessuno di quelli che aveva selezionato lei rispecchiava davvero la sua personalità. Infatti, alla fine, era stato il ragazzo a scegliere, e ci aveva preso al cento per cento. Si avviò verso la camera mentre si guardava intorno con un forte senso di reminescenza, le parole del venditore un eco lontano.

“…c’è solo un piccolo buco nel parquet, qui vicino al letto.”

Ellie stava guardando la parete del corridoio notando che c’erano ancora i segni dei quadri sotto i chiodi, quando fu attirata da quelle parole.

“Come prego?”

“Oh, ho detto che c’è un piccolo buco nel parquet, ma è davvero una stupidaggine, veloce da riparare.”

Il buco nel parquet? L’aveva fatto lei quando stava tentando di nascondere un amplificatore per chitarra che voleva regalare ad Izzy in occasione del primo concerto della sua band al Trubadour. Non l’aveva mai riparato ma semplicemente coperto con un tappeto. Non poteva crederci. Come era possibile che ci fosse ancora? Era la prima cosa che chiunque avrebbe sistemato appena messo piede lì. Quasi sembrava che nessuno ci avesse mai abitato dopo di lei.

“Scusi se glielo chiedo, ma qui ci ha vissuto qualcuno dopo che è stata venduta?”

L’uomo la guardò un secondo ed Eleanor si affrettò ad aggiungere:

“Perché sa, sembra che l’impronta del proprietario sia ancora forte …”

“Effettivamente ha ragione signorina, qui nessuno ci ha mai abitato, se non per brevissimi periodi, per via di problemi con la proprietaria dello stabile. Sa è una persona piuttosto difficile da accontentare e per vivere qui bisogna che le si vada a genio. Probabilmente finora nessuno ha mai soddisfatto i suoi gusti.”

Eleanor annuì. Ecco perché era ancora tutto così staticamente uguale a tre anni prima. Eppure le sembrava così strano che la proprietaria fosse davvero così esigente, lei se la ricordava una persona alla mano e molto aperta di vedute, non le aveva mai fatto storie, tantomeno a Izzy che tutto sommato non era certo quel bravo ragazzo dalla bella compagnia che uno avrebbe voluto avere come frequentatore del palazzo. ‘Mah, sarà cambiata anche lei, tutti cambiano alla fine.’

***
 
“Trovato qualcosa di interessante oggi?”

“Mh non molto a dire la verità, ho visto tutto quello che c'era di disponibile in zona ma niente mi ha colpita particolarmente.”

“Fammi vedere un po' va che ti conosco troppo bene, miss perfezione!”

Melissa, la migliore amica di Eleanor, prese una sedia trascinandola vicino a lei e si mise a guardare le foto degli annunci sparsi sul suo tavolo di legno bianco della cucina.  Era sera ma il cielo non era nero, rifletteva le luci artificiali delle strade e dei palazzi acquistando un innaturale colore arancione. C'era un gran silenzio.

“Comunque sai che puoi restare qui tutto il tempo che vuoi, mi fa piacere dividere l'appartamento con te!”

“Grazie Mel ma appena trovo qualcosa di decente e abbordabile tolgo il disturbo.”

“Ellie... Non capisco tutta questa fretta, sul serio, sei tornata nemmeno da una settimana,  quasi non hai smaltito il jet lag e già hai le smanie di fare e disfare. Ti devo ricordare che qui sei sulla West Coast e che New York é lontana miglia? Take it easy!”

Lei sorrise. “Lo so hai ragione, é che sai come sono, non mi piace essere un peso.”

“Ma scema! Te sei tutto fuorché un peso!”

“E tu sei un'amica.”

“Anche tu Ellie.” Melissa guardò Eleanor e le strinse la mano, improvvisamente si rese conto di quanto seriamente le fosse mancata e di come, nonostante all'apparenza così diversa, fosse in realtà rimasta l'amica che conosceva da sempre. E di questo fu molto grata.

“Dai avanti vediamo queste topaie che tu snobbi...”

“Io non snobbo! É che...”

“Lascia stare Ellie, lascia stare...” Mel la liquidò con un gesto della mano, “Hey! Che ne dici di questa?”

***
“Ellie…”

“Sì?”

“Posso farti una domanda?”

Eleanor sentì che “la” domanda stava per arrivare, arrivava sempre prima o poi, se l’aspettava da chiunque, soprattutto dalla sua migliore amica. La sentiva lontana attraverso la cornetta del telefono, ed effettivamente era lontanissima, dall’altra parte del paese, in un altro mondo. Era sdraiata sul letto ricoperto da una trapunta blu, numerosi cuscini erano sparpagliati per terra, ma in quel momento si alzò in piedi. Si sentiva sulle spine, perché se agli altri poteva dire qualsiasi cosa, con Melissa era diverso, non riusciva a mentire, e tutto sommato nemmeno voleva farlo. Così iniziò a parlarle col cuore in mano, davanti ad una finestra aperta che si affacciava sul Central Park, coi rumori di Manhattan in sottofondo, con in mente solo poche precise parole che non erano le sue ma di un caro amico, le quali, tuttavia, esprimevano esattamente tutto quello che aveva in mente, solo che lei aveva fatto il viaggio al contrario.


Guess I needed
Some time to get away 
I needed some peace of mind 
Some peace of mind that'll stay 
So I thumbed it 
Down to sixth and L.A.
Maybe your greyhound 
Could be my way**

Aveva pianto quella sera, al telefono, da sola in quella casa vuota. Era la prima volta che mostrava una reazione dopo la separazione, la prima volta che le sue difese crollavano meramente di fronte  una semplice domanda. Fu anche l’ultima. Partendo e lasciandosi tutto alle spalle pensava di avere fatto la cosa giusta …

But it's been such a long time
Since I knew right from wrong 
It's all the means to an end, I,
I keep on movin' along **

***

“Eleanor! Santo cielo quante cose ti sei portata dietro?!” Melissa poggiò con un tonfo  la scatola che stava trasportando con fatica su per le scale e si legò i capelli in una coda stretta.

“Che cacchio di domanda è? Tutto quello che avevo!” Le urlò dall'ultimo piano Ellie.

“Ma é una montagna! Gli scatoloni non finiscono più! E sono pesantissimi!”

“Grazie Mel, vogliamo vedere quanti ne avresti tu se traslocassi?”

“Sì ma mi hai ingannata! Mi avevi fatto vedere quattro scatole e due valigie, da dove salta fuori tutta ‘sta roba? A saperlo avremmo chiamato Joey e Matt!”

“Melissa si vede che sei smemorata te l’avevo detto che era tutto in un box in affitto...  e poi sù, era ovvio che ne avrei avuta un po', son stata via tre anni!”

Mel alzò gli occhi al cielo "Sì ma almeno due ragazzi li avresti potuti chiamare..." lo disse più a sé stessa che all'amica, prese coraggio e ricominciò a salire le scale su fino al terzo piano. Eleanor la stava aspettando sorridente davanti alla porta, circondata da scatole di cartone.

"Ecco ora possiamo aprire" si sfilò dalla tasca dei pantaloncini un mazzo di chiavi. Trovò con facilità quella giusta, se la ricordava bene non aveva nemmeno avuto bisogno di ascoltare le indicazioni dell'agente immobiliare al momento del contratto. La serratura fece quell'inconfondibile scatto familiare e la porta cigolò, aveva bisogno di un po' di olio. Entrarono insieme nella casa buia e vuota che profumava di vernice fresca. Quando aprirono le finestre la luce del tramonto si proiettò sulle pareti dipinte da poco di azzurro cielo. Fecero un giro nel piccolo appartamento, come se non l'avessero mai visto; la disposizione dei mobili era completamente cambiata dall'ultima volta e anche il buco nel parquet era stato riparato.

“È venuta bene vero?” disse Melissa guardando un po’ intorno il risultato del suo lavoro.

“Già tutto merito tuo mia cara interior designer!” Eleanor abbracciò l’amica che le sorrise modesta, era contenta che le piacesse, ci aveva lavorato tanto per farla risultare il più possibile differente da prima.

Eleanor si guardava intorno soddisfatta, era indubbiamente diversa. Una mano di vernice fresca e i mobili nuovi avevano portato una ventata di aria nuova in quel posto. Visto che ora ci doveva vivere una seconda volta, voleva che fosse tutto fuorché un vecchio simulacro di memorie. Doveva iniziare da capo e quindi anche la casa doveva essere rinnovata. Fosse stato per lei, avrebbe sicuramente scelto qualche altro posto, perché l’idea di tornare lì proprio non la entusiasmava. Eppure, purtroppo, era anche l’unico che al momento potesse permettersi e che non fosse troppo lontano dal lavoro, le altre proposte erano tutte eccessivamente costose. Per quello aveva chiesto a Mel di darle una mano risistemarla. Sapeva che teoricamente non era permesso a livello contrattuale, però era riuscita a strappare il benestare della signora Moore che le aveva concesso di fare tutto quello che voleva. La signora Moore era la proprietaria di tre quarti degli appartamenti in quella palazzina, quando aveva rivisto Eleanor dopo tutto quel tempo, l’aveva accolta come una vecchia nipote. Era estremamente contenta che fosse tornata, finalmente avrebbe avuto un’inquilina a modo e non ragazzacci, così aveva detto, anche se Eleanor sapeva bene che gli affittuari precedenti erano gente perbene. Sospettò quasi che l’atteggiamento burbero che avevano attribuito all’anziana donna fosse dovuto al fatto che avesse voluto tenere libera quella casa per lei, come se avesse saputo che prima o poi sarebbe tornata. ‘Oh Ellie, smettila di farti viaggi mentali!’. Si avvicinò alla finestra aperta, il sole stava tramontando dietro le montagne e il cielo era diventato rosa-arancione. Ne aveva visti tanti di tramonti così, ma aveva quasi scordato come fosse vederli da lì. Si girò verso Melissa che stava bevendo un bicchiere d’acqua vicino al lavandino della cucina.

“Mel, che dici se iniziassimo a portare dentro un po’ di scatole?”

“Agli ordini capo!” la ragazza rispose ad Eleanor con un saluto militare e si diresse verso il pianerottolo per iniziare la nuova tornata di trasporto scatole.

***

“Dì Ellie, non ti sembra di vivere un déjà vu?”

Eleanor sbucò da dietro una pila di libri che stava sistemando e guardò Melissa con aria interrogativa, anche se sapeva benissimo a cosa si stesse riferendo.

“Dici di esser qui e fare le stesse cose che abbiamo fatto nell’85?”

“Già…”

“Sì, in effetti sì … ma ora è tutto diverso … non ci sono Matt e Joey a fare casino invece che ordine!”

“Oppure Saul e Steve alla finestra che sbavavano dietro tutte le ragazze che passavano per strada.”

Nel giro di un secondo entrambe le ragazze scoppiarono in una fragorosa risata al ricordo di quelle scene comiche e allo stesso tempo imbarazzanti a cui avevano assistito, con i due capelloni che ci provavano spudoratamente con le giovani abitanti del quartiere mentre Izzy placidamente cercava di tenerli a bada per dargli un minimo di dignità. Erano bei tempi quelli. Eleanor salì su uno sgabello e ritornò a sistemare i libri sulle mensole della sala-cucina, quando fu di nuovo interrotta da un tonfo sordo e dall’imprecazione dell’amica.

“Che è successo?!” abbandonò i volumi in disordine, si girò e vide Melissa intenta a raccogliere il più rapidamente possibile le centinaia di foto che erano sparse sul pavimento. Alla vista di quello spettacolo sgranò gli occhi.

“Ma come…?”

“Scusami Ellie scusami! Ho sollevato la scatola, si vede che l’ho presa male e si è sfondata! Mi dispiace un sacco, non ti preoccupare adesso le sistemo io! Tu continua a fare quello che stavi facendo!”  Melissa era in totale imbarazzo, sapeva bene che Eleanor non voleva che quella scatola si aprisse, ma oramai il danno era fatto e voleva rimediarvi il prima possibile.
Eleanor si chinò a raccogliere una foto a caso e rimase a guardarla.


Look at this photograph
Every time I do it makes me laugh
how did our eyes get so red?
And what the hell is on Joey’s head?

Risaliva ai tempi del liceo, era una di quelle foto fatte nelle sere di fine anno, tutti sorridenti e vestiti eleganti per la prom night, loro due, Matt, Joey, Caroline e un altro ragazzo di cui non si ricordava il nome, uno che Caroline frequentava all’epoca. Ora che ci pensava, quella era l’epoca in cui aveva conosciuto Izzy.

“Hey te la ricordi questa?”

Ellie mostrò la foto all’amica, “Eccome se me la ricordo! La prom night! Peccato per quegli occhi rossi…”

“Già, ci divertimmo un sacco! Chissà che fine ha fatto il tipo di Carol…”

“Boh, sai che non lo so? Ruppero tre giorni dopo la festa, ma meglio così non era per niente il suo tipo!”

Eleanor iniziò a sparpagliare ancora di più le foto ammucchiate, ora che stavano lì di fronte a lei, voleva rivederle un po’. Erano così tante e così diverse, alcune le aveva anche completamente dimenticate, come quelle fatte quell’estate nei vigneti della Napa Valley, quando a sua madre era venuto il trip dei viaggi di degustazione del vino, o di quando era andata per la prima volta a Santa Monica sola coi suoi amici. Quasi per ogni singolo periodo della sua vita, aveva una foto che lo immortalasse, come un diario, in cui a parlare non erano le parole ma le immagini. La sua attenzione venne attirata da un angolo di una foto seminascosta dalle altre. Non ricordava cosa fosse, ma i colori sgargianti la catturarono, così la tirò fuori. Quando la vide le sembrò di ricevere un pugno nello stomaco.


We used to listen to the radio
And sing along with every song we know
We said someday we’d find out how it feels
To sing to more than just the steering wheel

Era con Izzy, seduti sul cofano di una Cadillac rosa, all’epoca degli esordi degli Hollywood Rose. ‘Oddio la Cadillac rosa del mio vicino di casa!Quante ce ne aveva dette dietro per esserci seduti sopra! Axl ci aveva quasi arrivato alle mani!’. Le sfuggì una risata. Erano ridicoli vestiti in quel modo sgargiante e così alternativo che forse era eccessivo anche per la moda dei primi anni ’80. ‘Avevo davvero dei fuseaux di spandex leopardati?’ Eleanor era incredula di se stessa. Avevano l’aria di due fuori di testa, lui che sembrava un giovane Johnny Thunders e lei la sua ragazza glam, ma era lampante che fossero felici. Sparsi flash di memoria le ritornarono in mente, di quando passavano intere serate a girare la città sulla sua macchina senza fare niente se non cantare e godersi  la notte. Izzy la prendeva in giro perché era un po’ stonata, ma nonostante questo non le chiedeva mai di smettere, anzi si divertiva a insegnarle a cantare. Ora se sapeva prendere tre note su quattro era solo merito suo. Passò un po’ di tempo immobile a fissare quell’immagine e a lasciarsi trasportare dal ricordo. Quando Melissa ebbe finito di mettere via tutte le foto, si accorse dell’espressione persa dell’amica. Si preoccupò un poco e  se la prese con se stessa, ‘Gran bel tempismo nel rompere quella scatola Mel, davvero complimenti!’ Forse non era stata una mossa astuta quella di rientrare in quella casa.

“Ellie tutto bene?”

Eleanor alzò lo sguardo riprendendo contatto col presente. “Oh, sì… sì certo!”

“Senti… Sei davvero sicura di volere vivere qui? Guarda che se vuoi puoi tornare da me … ”

“Mel stai tranquilla, non è successo niente, sul serio. E sì sono convinta di restare, non mi vedi? Sto bene!” fece un sorriso che tutto sommato non era nemmeno sforzato. Poi le venne un’illuminazione improvvisa, “Sai cosa mi è venuto in mente  a vedere tutte queste foto? Che ci vorrebbe una festa di inaugurazione. Chiamiamo tutti quelli della compagnia, sarebbe carino no? In fondo non ho ancora visto nessuno da quando sono tornata, sarebbe una bella occasione!”

“Mi piaci quando  sei pro-attiva ragazza!” Melissa fu sollevata dal vedere la reazione di Eleanor, “Ti appoggio, se hai bisogno di una mano, io ci sono!”

Eleanor la ringraziò, era bello avere del supporto anche in quell’impresa. Guardò l’orologio, si stava facendo tardi, era l’una di notte.

“Forse è meglio andare, non credi? Torniamo qui domattina presto così cerchiamo di finire il grosso del lavoro.” Eleanor diede un ultimo sguardo alla foto che aveva in mano per poi gettarla nella scatola che richiuse e mise in un angolo. Le due ragazze presero le loro cose e lasciarono l’appartamento in completo disordine.

Prima di addormentarsi, sul comodo divano letto nel salotto di Melissa, Eleanor ripensò alle immagini che prima le erano passate davanti agli occhi. Era stato emozionante, come se si aprisse un vaso di pandora in cui uno sciame di sentimenti e memorie erano state sigillate. Fu assalita da una malinconia improvvisa al pensiero di quei momenti, soprattutto di quelli con Izzy. Non era stata una passeggiata, aveva cercato di essere indifferente prima, anche se in realtà era stata una scossa profonda nel suo essere. Per un attimo, in quel preciso istante dopo tanto tempo, ebbe voglia di avere Izzy accanto a sé, per potersi accoccolare di fianco a lui e lasciare che l’avvolgesse nel suo abbraccio, per ascoltare il suo respiro regolare e scivolare dolcemente nel sonno. Si sentì male al pensiero che non ci fosse e che non ci sarebbe più stato. Ma era sicura che già il mattino dopo si sarebbe ripresa, si riprendeva sempre in fondo.  


If I could relive those days
I know the one thing that would never change. 
Look at this photograph
Every time I do it makes me laugh
Every time I do it makes me...


***

*Esiste davvero questa strada, il Whisky A GoGo è proprio all’angolo tra N Clark Street e il Sunset Boulevard.
**One in a Million – Guns N’ Roses

***Photograph – Nickelback
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Beh che dire, sembra che questa storia stia andando meglio di Hollywood Rose in quanto a frequenza di aggiornamenti!Speriamo continui così! Ringrazio tantissimo EllieMarsRose che mi lascia sempre belle recensioni (smack!) ed elliehudson che si è innamorata del mio Izzy (una bella sfida farlo piacere a chi già ama quello reale). Ringrazio anche i/le numerosi/e lettori/lettrici silenziosi, mi fate molto felice.
Un bacio a tutti,
Mars

   
 
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