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Autore: elyl    24/10/2011    10 recensioni
"Tu mi chiedi perché dovresti essere diversa, perché non sei una < schifosa Mezzosangue >.” Deglutì, alla ricerca delle giuste parole. “Tu sei diversa da qualsiasi maga abbia mai conosciuto, Mezzosangue o Puro Sangue. Non mi importano le tue origini, mi importi tu.” Sbatté un paio di volte le palpebre, incredulo per quanto aveva appena detto.“Sei diversa da tutte perché io ti amo.” "
Lily Evans e Severus Piton stanno finalmente insieme e subito dopo la fine del loro settimo anno vanno a vivere insieme. Dopo 9 mesi nasce loro figlio, Alistair. Sono felici, ma la loro felicità non è destinata a durare. Infatti Severus decide di unirsi ai Mangiamorte e Lily si sente costretta a lasciarlo. Così Severus si ritrova solo con suo figlio e a lavorare per il Signore Oscuro, Lord Voldemort. Una sera è al Testa di Porco e assiste all'enunciazione della Profezia di Sibilla Cooman. Subito riferisce a Lord Voldemort ciò che ha sentito e questi crede che il bambino sia Harry Potter ed è deciso ad uccidere chiunque si metta contro di lui. Severus allora si rivolge ad Albus Silente e lo prega di salvare la madre di suo figlio, l'unica donna che ama, l'unica donna che abbia mai amato. Silente accetta, ma i suoi sforzi non valgono a nulla, poichè quando Harry ha solo un anno Lord Voldemort ucciderà i suoi genitori. Questa è la storia di Harry Potter e il suo fratellastro, Alistair Piton.
Quinto anno per Harry, Hermione e Ron, settimo per Alistair Piton. Il Signore Oscuro è tornato, ma nessuno crede a Harry. Severus è alle prese con il suo doppiogioco e deve proteggere il proprio figlio e quello di Lily Evans e James Potter. Cosa farà quando il Signore Oscuro gli chiederà di Alistair? Come reagirà Alistair quando scoprirà la verità?
Ormai il destino del giovane Piton è segnato. Cosa succederà?
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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E finalmente, dopo due mesi e undici giorni…ecco a voi il capitolo 34, il più importante di tutta la fan fiction! O meglio, uno dei più importanti v.v

Come al solito, vi devo delle scuse per il mio ritardo. Ma ora mi impegnerò a postare un capitolo ogni due settimane. E ho pensato di spostare il giorno di pubblicazione dal venerdì al lunedì.

E indovinate un po’? Il capitolo ovviamente non mi convince, ma vabbè xD Io sono un caso a parte, nemmeno la trama mi convince più xD Ma non abbandonerò mai Father, è il mio bambino v.v

Beh…bando alle ciance! Buona lettura :D

Elyl

Chapter XXXIV:

Nice to meet you, Alistair

 

“Un sacrificio protratto nel tempo può rendere il cuore una pietra.”
-William Butler Yeats-

 

L’ufficio di Severus Piton era immerso nel silenzio. Non che solitamente fosse rumoroso, ma quel giorno era carico di tensione, paura e orgoglio. Padre e figlio erano in piedi l’uno di fronte all’altro, separati solo dalla scrivania a cui l’uomo era solito sedere mentre correggeva i compiti degli alunni.
“Farò ciò che mi è stato chiesto.” Ribadì Alistair chiudendo le mani a pugno, tremando, la voce che si ruppe verso la fine della frase, incapace di celare il terrore che provava.
Il pozionista chiuse gli occhi e portò indietro il braccio sfiorando il bracciolo della poltrona su cui si sedette. Fece un profondo respiro e si prese il viso con una mano.
“Perché?” Riuscì infine a sussurrare con grande sforzo, la voce roca.
Il ragazzo fece una smorfia e incrociò le braccia al petto sentendo la rabbia montare.
“Perché è quello che vuoi tu.” Ringhiò.
Sollevò il capo e fissò gli occhi in quelli verdi del figlio che arretrò di un passo, stupito dal fuoco che ardeva in quei due tunnel neri: odio, terrore, furia.
“Credi davvero che sia quello che io…” Sottolineò l’ultima parola. “…voglio? Credi seriamente che sia felice di tutto questo? Di averti messo in pericolo?” Scattò in piedi, furente.
Il giovane si morse il labbro e abbassò lo sguardo fissando la punta delle proprie scarpe.
“Darei qualsiasi cosa, qualsiasi, per permetterti di scappare e lasciarti vivere la tua vita. Darei ogni cosa che mi appartiene e non per poterti lasciare libero. Sono pronto a morire per te, Alistair.” Disse, il tono di voce sempre più alto fin quasi a urlare, gesticolando per dare enfasi alle proprie parole.
“Per Hermione.” Bisbigliò. “Lo faccio per lei.”
Severus sentì una stretta al cuore: l’amore che suo figlio provava per la Granger era lo stesso che lui provava per Lily. Lo vedeva nei suoi occhi, dal suo comportamento.
Il ragazzo sollevò il viso e guardò il padre.
“Lo faccio perché Harry deve uccidere il Signore Oscuro, l’assassino di mia mamma.” Urlò livido di rabbia, le unghie conficcate nei palmi delle mani. “Per impedire che altri babbani e nati babbani muoiano ingiustamente, per vendicarmi.” Fece una pausa respirando profondamente per cercare di calmarsi, invano. “Lo faccio perché con il mio sacrificio riuscirò a impedire che venga fatto del male a Hermione, la ragazza che amo.” Scosse appena il capo. “Per la ragazza a cui devo rinunciare.” Con uno scatto della mano si asciugò le lacrime che avevano iniziato a scivolare lungo le sue guance senza che nemmeno se ne rendesse conto. “E’…è necessario.” Riprese dopo qualche minuto di silenzio. “In ogni guerra qualcuno deve sacrificarsi per il bene superiore, anche a costo di uccidere la propria anima, di perdere qualunque cosa. E in questo caso, devo farlo io.”
Severus guardò il figlio e sentì il suo dolore come proprio. L’unico motivo per cui non piangeva era che non sapeva più come si facesse. Era orgoglioso di suo figlio, dell’uomo che era diventato e stava diventando. La somiglianza con Lily era incredibile, tant’è che gli venne spontaneo chiedersi come avesse fatto il Cappello Parlante a smistarlo a Serpeverde.
“Mi dispiace.” Disse dopo un lungo silenzio.
“Risparmia il fiato, non mi interessano le tue parole.” Fece una smorfia, amareggiato. “Non voglio le tue scuse. Sono furioso e ti odio perché se devo rinunciare a lei è solo per la tua stupidità. Al momento mi risulta impossibile accettare le tue scuse.”
L’uomo fece per dire qualcosa, ma in quel momento sentì il suo marchio bruciare, la pelle che andava a fuoco. Fece una smorfia e si portò la mano all’avambraccio sinistro.
“Ti fa male?” Domandò Alistair senza riuscire a celare la preoccupazione nella sua voce.
Lentamente Severus annuì, sapendo ciò che li attendeva. Superò la scrivania e aprì la porta dell’ufficio.
“Seguimi.” Ordinò.
Senza dire nulla, il Caposcuola eseguì. Percorsero in silenzio il castello, ignorando chi incontravano. Giunsero all’ufficio del preside e subito l’uomo pronunciò la parola d’ordine. Salirono sulle scale mobili e Alistair deglutì a fatica. Il suo cuore batteva rapido, picchiando contro le coste, le sue mani erano sudate ed era semplicemente terrorizzato.
Severus non bussò nemmeno, entrò direttamente e chiuse la porta facendola sbattere non appena il figlio fu entrato. Subito iniziò a parlare, ma l’attenzione di Silente era concentrata su Alistair. Sul suo volto apparve un sorriso triste: Severus aveva detto la verità al figlio. Intrecciò le proprie dita fissandole, annuendo di tanto in tanto.
“Ha accettato il suo compito.” Concluse ringhiando. “Mio figlio ha accettato di mettere in pericolo la sua vita per il tuo volere.” Severus lanciò uno sguardo d’odio all’anziano. “E…il Signore Oscuro mi ha appena chiamato. Desidera vedermi.”
“Alistair?” Lo chiamò Silente.
“Si?” Sussurrò il ragazzo, facendo un passo in avanti.
“Credi d’essere pronto per incontrare Lord Voldemort?” Domandò senza distogliere lo sguardo dalle proprie mani.
Si, signore.” Rispose con solennità. “Sono pronto.”
Severus scosse il capo, la sua ultima speranza che andava in fumo. Si avvicinò alla finestra e lasciò vagare lo sguardo. Quanto aveva sperato che Alistair dicesse che non lo era, che voleva scappare. “Lily, proteggilo, ti prego.” Si ritrovò a pensare.
Si voltò verso l’anziano e lo trovò ancora nella stessa posizione.
“Allora?” Sbottò avvicinandosi all’antica scrivania.
“Sto pensando, Severus.” Lo ammonì duramente.
Calò nuovamente il silenzio, poi finalmente gli occhi penetranti di Silente si fissarono in quelli verdi di Alistair.
“Credi d’essere un buon Occlumante?” Chiese serio.
Si, signore.” Mostrò il petto come un soldato all’appello.
“Sei capace di nascondere l’essenziale passando solo informazioni ben precise?”
Il ragazzo sbatté gli occhi e in quella frazione di secondo vide davanti a sé Harry, Hermione, la loro storia, ciò che aveva scoperto pochi giorni prima, suo padre che fingeva d’essere fedele al Signore Oscuro quando in realtà era la miglior spia dell’Ordine della Fenice. Deglutì e si voltò verso l’uomo, vedendone tutta la sofferenza e la paura, ma nemmeno questo lo aiutò a placare la sua ira. Tornò a guardare il preside, fissando lo sguardo nel suo. Con che diritto aveva ordinato a suo padre di celargli la sua vera identità? Scosse impercettibilmente il capo. Se Silente l’aveva fatto, aveva i suoi buoni motivi. Chi era lui per indagare? Non era forse Silente l’unico mago di cui il Signore Oscuro avesse paura?
Si, signore. Sono in grado di fare tutto ciò che mi chiede.
“Sei pronto a fingere?” Domandò serio, con fare solenne. “A vivere una vita di menzogne, a essere qualcuno che non sei? A mentire?” Sottolineò l’ultima parola.
Si, signore.” Rispose rapido come se fosse un testimone chiave in un processo.
“Sei disposto a rinunciare completamente alla tua vita?” Chiese l’anziano dopo qualche minuto di silenzio. “A rinunciare all’amore?”
Il ragazzo sbatté le palpebre molto lentamente e il tempo gli sembrò rallentare. Era davvero così sicuro di farcela? No, per niente. Ma doveva farlo.
Si, signore.” Rispose con una sicurezza che non gli apparteneva.
In quel momento, nonostante si sentisse morire per quelle parole, Severus Piton provò un’ondata d’orgoglio per Alistair. Cos’aveva fatto per meritarsi un figlio come lui? Era coraggioso, era forte: era tutto ciò che lui avrebbe voluto essere e che mai sarebbe stato. A soli diciassette anni era pronto a rinunciare a tutto per salvare la ragazza che amava. E lui cos’aveva fatto, invece? Aveva condannato la ragazza che amava, l’aveva fatta morire. Scosse il capo, sentendo quella familiare stretta al cuore: se Lily, la sua dolce Lily, era morta, la colpa non era che sua.
Il preside si alzò di scatto, andò dal giovane e fece un cenno al pozionista, che rapido si avvicinò.
“Figliolo…” Iniziò Silente posando una mano sulla spalla del giovane e una su quella dell’uomo. “…dovrai essere forte.” Fissò i suoi occhi cristallini in quelli verdi del ragazzo. “Da te, dalle tue azioni, dipendono molte vite. Il tuo compito è di fondamentale importanza. Strinse appena la presa sulla sua spalla. “Dovrai comportarti come uno dei più fedeli sostenitori di Voldemort: niente più sostegno ai babbani, non dovrai difenderli, dovrai insultarli. Niente più contatti con Harry e i suoi amici. Soprattutto con la signorina Granger.”
Alistair sentì il suo cuore fermarsi, creparsi e andare in frantumi. Lentamente annuì, scacciando le lacrime e la voglia di urlare.
“Perfetto.” L’anziano guardò Severus. “E tu sei pronto?”
Pronto? Che domanda stupida! Ovvio che non lo era. Come avrebbe potuto esserlo? Stava condannando suo figlio.
Si.” Rispose dopo qualche momento di silenzio.
Sotto lo sguardo attento di Alistair, Silente si allontanò rapido dai due e andò a sedersi alla sua antica scrivania. La stessa che solo pochi mesi prima era stata oggetto d’interesse e che ora gli sembrava così insignificante. Ma a ben vedere, molte cose che prima gli erano sembrate fondamentali ora erano prive di qualsiasi significato.
“Il tuo marchio bruciava?” Domandò Silente al pozionista sistemando delle carte.
Si.” Rispose semplicemente.
Sollevò il capo e guardò l’uomo.
“Portalo con te.” Ordinò perentorio. “Ora.” Si alzò e aprì l’anta di un armadietto, estraendone il suo Pensatoio. “Il più in fretta possibile. A Voldemort non piace aspettare.”
Alistair rimase impietrito nell’udire quelle parole che ora continuavano a rimbombare nella sua testa. Sentiva le braccia pesanti, le gambe sembravano essere diventate di pietra e l’aria era sfuggita dai suoi polmoni. All’improvviso, come un fulmine a ciel sereno, capì il vero significato di quelle parole. Avrebbe incontrato il Signore Oscuro, il più potente mago oscuro di tutti i tempi, l’assassino di sua madre. Il suo cuore prese a battere rapido, i tremori lo assalirono e sbiancò. Sembrava un incubo. Doveva per forza essere così, la realtà non poteva essere così brutta.
Severus annuì rapidamente, poi afferrò il figlio e abbandonò di corsa l’ufficio del preside, trascinandolo letteralmente fuori dal castello. Per tutto il percorso strinse con forza il polso del ragazzo arrivando a lasciargli il segno delle proprie dita sulla pelle mentre combatteva contro se stesso. Tutto ciò che voleva fare era smaterializzarsi a Spinner’s End, fare le valigie e scappare il più lontano possibile con Alistair. La sua copertura sarebbe saltata? Se fosse servito a salvare il suo bambino lo avrebbe fatto più che volentieri. Cos’era il mondo in confronto ad Alistair? Niente.
Strizzò gli occhi, aumentò ancora la stretta e non appena varcarono i cancelli si smaterializzarono, ritrovandosi in un una strada deserta per nulla illuminata e totalmente deserta. Subito liberò il figlio e gli diede le spalle. Chiuse gli occhi e fece dei profondi respiri.
Alistair allungò un braccio e posò il palmo bene aperto alla ruvida parete di mattoni, stentando a tenersi in piedi. Sempre più pallido, si portò una mano allo stomaco, poi strizzò gli occhi e cadde in ginocchio. Portò in avanti le mani e vomitò mentre le lacrime rigavano il suo viso.
Il pozionista deglutì a fatica, poi si spolverò e riacquistò il suo solito contegno.
“Andiamo.” Disse glaciale facendo un cenno al figlio, incamminandosi verso la via principale.
Ancora inginocchiato a terra, il giovane sollevò di scatto il viso e gli lanciò un’occhiata piena d’odio. Lentamente si rimise in piedi e si pulì la bocca con un fazzoletto che aveva in tasca, poi scosse il capo e raggiunse il padre. No, così non andava. Doveva liberare la mente, altrimenti non sarebbe stato in grado di resistere a possibili attacchi, cosa che era sicuro sarebbe successa. Stava per incontrare il Signore Oscuro, mica un mago qualsiasi. Se avesse potuto avrebbe esplorato ogni suo singolo ricordo, pensiero o desiderio. No, non se avesse potuto: lo avrebbe sicuramente fatto. Scosse il capo e si passò la mano tra i capelli
“Dove stiamo andando?” Chiese affiancandosi a lui, senza ottenere alcuna risposta. “Allora?” Incalzò.
L’uomo continuò a non rispondere e aumentò il passo mentre serrava la mascella e chiudeva la mano a pugno.
“Dove stiamo andando?” Ripeté. “Ho tutti i diritti di saperlo!” Protestò.
All’improvviso l’uomo si fermò e si voltò verso il ragazzo.
“Alistair!” Esclamò con gli occhi spalancati, pieni di terrore.
Deglutì e capì quanta paura avesse suo padre, quanto fosse disperato e angosciato. Tremava, era pallido, la sua fronte imperlata di sudore, la mascella contratta e le mani chiuse a pugno.
“Se continui a parlare, non riesco a liberare la mente.” Iniziò Severus cercando di mantenere il controllo. “Non riuscirò a dimenticare che ti sto mettendo in pericolo. Preferirei morire piuttosto che doverti fare affrontare tutto ciò.
Alistair aprì e chiuse la bocca senza riuscire a proferir parola, poi abbassò il capo e lentamente annuì arrossendo appena. Non aveva pensato a come si sentisse l’uomo, era troppo impegnato a odiarlo. E ora, per la prima volta in tutta la sua vita, sapeva come si sentiva.
Severus riprese a camminare rapido, seguito a ruota dal figlio.
“Libera la mente.” Ordinò dopo parecchi minuti.
Dov’era finito l’uomo che quasi gli aveva urlato contro? Era sparito, sostituito dal solito Severus Piton: freddo, cinico, pungente.
Il ragazzo si fermò un attimo e chiuse gli occhi. Si concesse il lusso di pensare ancora un minuto alla sua bella Hermione, poi fece un respiro profondo e liberò totalmente la mente: niente odio, niente paura, niente amore. Niente di niente, vuoto totale. Si passò la mano tra i capelli e tornò a camminare accanto al padre, assumendo la stessa fredda espressione.
Svoltarono un angolo e davanti a loro apparì una grande villa. Pochi passi e raggiunsero l’entrata. L’uomo estrasse la bacchetta, eseguì un movimento e il cancello in ferro battuto si spalancò. Si incamminarono per il vialetto, raggiungendo così l’ingresso. Ripose la bacchetta all’interno della sua veste e bussò.
Nonostante all’apparenza fosse impassibile, Alistair sentiva il cuore battere rapido e la paura attanagliargli lo stomaco. No, doveva liberarsene. Doveva eliminare ogni pensiero, doveva manipolare i propri ricordi. Un battito di ciglia e, nello stesso momento in cui il portone si aprì, fu libero da ogni sentimento.
“Si?” Domandò una voce che sembrava più uno squittio.
“Codaliscia.” Disse con voce strascicata Severus. “Alla fine hai trovato la tua mansione: l’usciere.”
Fulminò con lo sguardo l’omuncolo, aprì la porta ed entrò in casa, seguito a ruota dal figlio.
“Wow.” Sussurrò Alistair guardando l’ingresso di quella grande casa, affascinato. Fece qualche passo ammirando i quadri, la bocca spalancata in una grande “o”.
“Piton.” Disse una voce glaciale con una nota di pazzia.
Severus chiuse gli occhi, poi li riaprì immediatamente e si voltò verso le scale che Bellatrix Lestrange stava lentamente scendendo, lo sguardo folle puntato sul giovane Piton, un sorriso perverso sulle labbra.
“Bellatrix.” L’accolse freddamente l’uomo, pronunciando il suo nome quasi ringhiando.
“Viso d’angelo è tuo figlio?” Domandò la donna guardando attentamente l’oggetto del suo interesse.
Si.” Rispose semplicemente Severus.
“Come ti chiami, ragazzo?”
“Alistair.” Rispose prontamente guardandola negli occhi.
La Mangiamorte rimase a osservarlo qualche istante, poi ghignò.
“Vi somigliate.” Fece un cenno ai due, li superò e si avviò verso il salone. “Aspetta qua, Viso d’Angelo.” Ordinò, per poi sparire oltre il portone.
Il pozionista annuì lentamente in direzione del figlio, poi la seguì all’interno della stanza.
“Severus.” Lo accolse freddamente Lord Voldemort seduto a capotavola, il suo fidato serpente, Nagini, acciambellato al suo fianco.
“Mio Signore.” Salutò con rispetto inchinandosi, aspettando un cenno per rialzarsi. Una volta che fu arrivato si rialzò e portò le mani dietro la schiena, intrecciando le dita.
“Per quale motivo ci hai impiegato così tanto tempo?” Domandò osservando la propria bacchetta, come se stesse pensando a quale incantesimo utilizzare per punire il suo ritardo.
“Perdono, mio Signore.” Fece una piccola pausa. “Ero a colloquio con Silente.”
“Qualche novità?” Domandò il Mago Oscuro.
Severus annuì impercettibilmente stringendosi le mani l’una con l’altra, unico segno di nervosismo.
L’Oscuro Signore notò il movimento del suo capo e subito si fece più attento. Strinse la bacchetta nella mano e portò tutta la sua attenzione all’uomo, ignorando la donna che gli porgeva da bere un bicchiere pieno di Whiskey Incendiario.
“Che novità porti, Severus?” Strizzò appena gli occhi come se volesse mettere meglio a fuoco il pozionista.
Fece un leggere inchino e, senza mai dare le spalle al Signore Oscuro, andò ad aprire la porta e fece un cenno al figlio. Alistair deglutì, strinse le mani a pugno ed entrò nella stanza con la mente sgombra, i ricordi più preziosi eliminati e messi al sicuro. Subito l’uomo gli mise una mano sulla spalla e lo condusse dal suo Signore, sul cui viso apparve un ghigno.
Rapido il ragazzo s’inchinò aspettando che il padre parlasse.
“Mio Signore, le presento Alistair. Mio figlio.”
L’Oscuro Signore osservò il giovane a lungo e con attenzione, studiandone l’atteggiamento e l’aspetto. Lentamente le sue labbra si incurvarono e sul suo volto apparve un ghigno.
“Alistair…” Iniziò appoggiandosi allo schienale della poltrona stringendo la bacchetta tra le dita. “Alzati pure.”
Il ragazzo si tirò in piedi e mostrò fieramente il petto, fissando lo sguardo in quello dell’Oscuro mago.
“Mi guardi negli occhi. Bene, bene: coraggioso.” Disse con la sua rapida parlantina.
Senza aspettare altro, il Signore Oscuro puntò la bacchetta contro Alistair e subito iniziò a esaminare i suoi pensieri. Uno dopo l’altro, i ricordi si succedettero: Eric e il loro legame; l’amicizia con altri giovani Purosangue come Kain Montague, Claudius Warrington, Adrian Pucey e Draco Malfoy; la scoperta dell’essere figlio di Lily Evans e conseguentemente fratello di Harry Potter; come frequentasse diverse ragazze senza porsi domande, senza preoccuparsi di ferirle; l’incontro e la storia con Hermione Granger; l’odio per Silente.
Così come era iniziato, il fiume di ricordi s’interruppe bruscamente.
“Eccellente. Si, perfetto.” Sussurrò pensieroso Voldemort. “Ho visto che sei a conoscenza delle tue disdicevoli origini.”
Si, Signore.” Annuì Alistair, impassibile.
“E dimmi, che cosa ne pensi?”
“Cosa ne penso, Signore?” Fece una pausa durante la quale lo guardò negli occhi. “Mi vergogno d’essere figlio di Lily Evans, ma ancor di più a essere imparentato con Potter.” Riprese schifato. “Quello non è mio fratello.”
“Ottimo.” Il ghigno sul volto dell’uomo si allargò. “E di quella Sangue Sporco che mi dici?”
“La Granger?” Fece una smorfia disgustato. “E’ solo un divertimento, un passatempo come un altro. La sto prendendo in giro: le uniche ragazze che mi interessano sono quelle Purosangue.”
Lord Voldemort annuì, celando la soddisfazione e il fatto che fosse impressionato dal giovane Piton.
“E’ vero ciò che dice tuo padre? Vuoi diventare medimago?”
Si, Signore.” Rispose annuendo, smarrito per quell’improvviso cambio di discorso.
“Al mio servizio c’è un eccellente medimago francese che potrebbe insegnarti molte cose.” Iniziò guardandolo. “In cambio, però, pretendo che diventi un mio fedele servitore e al termine del tuo praticantato tu lavori per me.”
Il ragazzo lottò con ogni forza per trattenere una smorfia, riuscendoci. Come se avesse scelta. Sentiva l’odio scorrergli nelle vene, la rabbia salire, ma, così come era arrivata, la scacciò.
“Accetto la sua offerta.” S’inchino, poi ricambiò il suo sguardo. “Ne sarei onorato.”

 

   
 
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