*Coff coff*
Ehm..
sì, sono io. Wooooooooooooooooow, ebbene sì, sono
già qui dopo nemmeno una settimana o.O Mi sto meravigliando
di me stessa u.u
Allora, ci sono
alcune cose che vorrei dirvi prima di augurarvi una buona lettura.
Vorrei precisare che voi avete tutte le ragioni del mondo per essere
arrabbiate con me a causa dell'enorme ritardo della volta scorsa, ma io
precisai nello spoiler di agosto e sul mio account che avrei fatto
ritardo per mancanza di ispirazione. Molte di voi si sono tenute
informate tramine facebook e tramite messaggi privati qui su Efp
sull'andamento della storia e io le ho tenute aggiornate, quindi la
maggiorparte di voi sapeva che avrei ritardato.
I commenti
'negativi' sul capitolo? Ok, la storia ha preso una svolta diversa da
quello che pensavo avesse preso. Ma io sono cambiata in queste ultime
settimane, mi sento davvero cambiata e a sua volta cambia il mio modo
di scrivere e le trame delle mie storie. Ma, nonostante tutto, ad ogni
azione c'è un motivo per cui accade. Anche alla tragedia di
Bella, c'è SEMPRE un motivo a tutto.
Bella doveva farsi
valere? Mettetevi nei suoi panni, nei panni di Renesmèe e
poi ne parliamo ;) Io quando scrivo cerco di medesimarmi nel
personaggio e beh, al posto di Bella avrei reagito così.. ma
ognuno ha il suo modo di reagire e il suo carattere.
Non voglio
assolutamente offendere nessuno, ma è un modo di dirvi che
se scrivo una cosa (anche se tragica) a questo c'è sempre un
motivo legato e, anche un modo per farvi capire che vi dovete fidare di
me.
Finisco l'enorme
monologo e vi lascio al capitolo >.< Difficilissimo da
scrivere. Mi scuso in anticipio per eventuali errori di grammatica e
errori tecnici ma (dopo la lettura capirete) non sono un'esperta in
questo campo, o almeno.. non ancora u.u
In questi giorni ho
fatto personalmente la copertina della storia, vi piace?? *OO*
Grazie per la
vostra attenzione, vi adoro indiscutibilmente *ww*
Un bacione enorme,
recensite (?) e
BUONA LETTURA ^^
POV EDWARD
- Dottor Cullen, torna già a casa- Mi voltai verso la donna
da cui proveniva la voce e trovai Clare appoggiata al bancone con una
cartella tra le mani.
-
Ciao Clare. Sì, stanotte il turno finisce all’una,
ho anche fatto mezz’ora in più- la informai
avvicinandomi e sorridendole. – Tu a che ora finisci?-
continuai fingendo interesse. Clare era una donna di trentadue anni
alle prima armi con la carriera medica; si trovava
all’ospedale di Seattle da circa cinque mesi e per ora
svolgeva la funzione di infermiera mentre faceva tirocinio presso un
alto medico del reparto chirurgia. Era una bella ragazza dai capelli
castano chiaro e occhi grigi, con tanto di fisico asciutto e minuto.
Era una di quelle poche ragazze che si trovano al giorno
d’oggi: volenterose di imparare e di diventare qualcuno.
-
Sono arrivata da circa un’ora, quindi mi tocca stare qui fino
alle otto- sorrise e alzò la mano destra in cui teneva uno
di quei bicchieri enormi contenente caffè. – Ne
vuole un po’?-
-
No, ti ringrazio. E per cortesia, dammi del tu. Siamo quasi coetanei-
arrossì imbarazzata e borbottò un ‘va
bene’. Osservai l’orologio appeso al muro dietro di
noi e notai che erano quasi le due del mattino. – Beh, mi sa
che è ora di andare, ci vediamo Clare e buon lavoro-
-
Grazie Dott.. Edward - le sorrisi di nuovo e, salutandola con un cenno
delle mani, mi diressi all’ascensore pigiando il tasto di
richiamo e attendendo che arrivasse. Dopo quasi un abbondante minuto
arrivò e scesi a piano terra. Nel momento in cui uscii
dall’ascensore per poco non venni travolto da un gruppo di
medici in bianco che correvano lungo il corridoio verso
l’entrata del pronto soccorso.
-
Svelti, c’è bisogno di aiuto qui- urlò
il Dottor Meckenzy, caporeparto di chirurgia, verso i suoi colleghi
affannati per la corsa. Lo avevo conosciuto appena arrivato
all’ospedale di Seattle circa cinque anni prima; provavo una
profonda stima in quell’uomo: adorava qualsiasi tipo di ramo
medico, a prescindere dall’importanza. Molte volte mi ero
trovato lusingato dai suoi complimenti dopo qualche operazioni in
reparto pediatria e, altrettante volte, mi aveva chiesto favori come
affiancarlo in qualche operazione perché riteneva che
operare i bambini, come faceva il sottoscritto, fosse anche
più difficile di operare un adulto e quindi io ero in grado
di farlo.
Battei le ciglia nel momento in cui sentii l’ambulanza
arrivare con le sirene al massimo e in alta velocità, e
questo voleva dire solo una cosa: caso grave.
Mi precipitai dietro la coda di medici verso l’entrata del
pronto soccorso e vidi il corpo di quella persona, avvolto da lenzuola
rosso sangue, passare da una barrella all’altra. Mi si
ghiacciò il sangue nelle vene alla vista di tanto sangue e
corsi a dare aiuto.
- Dottor Meckenzy!- il dottore si girò e appena mi vide si
illuminò, mentre continuava ad analizzare la cartella in
fretta.
- Edward! Vieni, mi servi. Abbiamo un caso grave.- mi avvicinai al suo
fianco, mentre i medici correvano con la barrella su cui
c’era il corpo in sala operatoria. – Incidente
stradale, giovane donna sulla trentina, bruna, alta circa 1 metro e
sessanta, corporatura fragile. Non aveva documenti con sé
né cellulare o qualsiasi modo per cui rintracciare parenti o
conoscenti.- mentre parlava a formato razzo, continuava a camminare
verso la sala operatoria.
- Cos’ è successo?- chiesi indossando il camice
bianco e posando la borsa sugl’armadietti.
- E’ stata investita da un pirata della strada, ha perso
molto sangue. Dobbiamo correre, avrà sicuramente bisogno di
una trasfusione. Inoltre ha varie ossa fratturare e temo anche qualche
costola; dobbiamo agire con prudenza o rischiamo di bucare qualche
organo. Andiamo.-
Corremmo in sala operatoria in cui una gamma di medici circondavano il
corpo della giovane ragazza, spogliandola, coprendola con la carta
verde e attaccandola ai macchinari.
- Dottore, sta perdendo sangue. Abbiamo bisogno di una trasfusione
entro almeno dieci minuti. I battiti stanno diminuendo e ci sono varie
costole incrinate.- Mentre ascoltavo le parole dei medici, sentii una
pressione.. una forza magnetica spingermi verso il centro della sala.
Seguii i comandi del mio corpo e mi feci spazio tra i medici per vedere
il viso della donna. Era pieno di sangue e graffi, col labbro spaccato
e il naso gocciolante di sangue. La mia mano partì in
automatico mentre sentivo il ronzio delle voci dei medici circondarmi.
Scostai i capelli dalla guancia e rimasi paralizzato da quella scena.
‘Giovane donna sulla trentina, bruna, alta circa 1
metro e sessanta, corporatura fragile.’
Il mio cuore perse un battito e un altro e un antro ancora..
per poi cominciare a battere accompagnato dal mio sudore freddo, dalle
mani tremolanti, dal ronzio nelle orecchie e da una mano che mi
scuoteva.
- Edward, Edward. Edward che succede? Mi senti? Edward, ti senti bene?
Edward!- la voce del dottore mi chiamava ad alto volume, mentre io non
ero in grado di muovere un muscolo. – Edward, svegliati. La
stiamo perdendo.- quelle parole bastarono a farmi smuovere da quella
specie di catalessi e alzai la testa atterrito.
– Edward, la conosci?- mi chiese il medico e io annuii.
– Bene, allora va ad avvisare i suoi familiari. Abbiamo
bisogno di conoscere il gruppo sanguigno, non abbiamo tempo di
verificare. Corri.- annuii vigorosamente e uscii dalla sala cercando di
non cadere per le gambe tremolanti. Corsi nello spogliatoio e afferrai
il cellulare, digitando il numero di Renesmèe. Due squilli e
rispose.
- Pronto?- non ebbi tempo di notare un qualcosa nella sua voce, che
l’assalii.
- Renesmèe, passami James. Subito.
- Passami immediatamente James!- urlai ed ebbi paura di averla spaventata, ma non avevo tempo.. non ora.
- O..ok.- la sentii chiamare James che rispose dopo pochi secondi con l’affanno.
- Edward! Che succede?-
- Sono in ospedale, è appena arrivata l’ambulanza con Bella. Ha avuto un incidente e ho bisogno di sapere il suo gruppo sanguigno, è un urgenza.-
- C..cosa? M..ma che stai di..cendo?- balbettò.
- James non c’è tempo. Ho bisogno del suo gruppo sanguigno!- urlai sull’orlo della pazzia e con la voce rotta. Mi maledii per non ricordare il suo gruppo sanguigno, per non essermene interessato in passato.
Maledizione.
- B negativo..- negativo, negativo, negativo.
Cazzo.
- James ne sei sicuro?! E’ negativo...- non continuai bloccato da un singhiozzo. Mi avvicinai alla segreteria in cui c’era Clare.
- Ed..- la interruppi.
- Clare controlla se ci sono risorse di B negativo, è urgente.- mi trattenni dall’urlare mentre restavo in linea con James. Sentivo dei rumori e probabilmente stava raccattando tutto per poter venire qui il prima possibile. Clare pigiò velocemente dei tasti sul computer dopodiché alzò lo sguardo.
- No Edward, non c’è nessuna riserva di B negativo-
- Cazzo!- urlai fuori di me.
- Che succede?- mi chiese James e sentii che stava correndo.
- Non c’è B negativo!- urlai precipitandomi dall’altra parte della stanza. – Cazzo, cazzo, cazzo.-
- Aspetta! Nessie è lo stesso gruppo di Bella!- urlò speranzoso. – Te la passo-
- Edward. Cos’ha la mamma??- disse tra un singhiozzo e l’altro.
- Scricciolo stai calma, ti prego. Starà bene ma ho bisogno del tuo aiuto- cercai di controllare il tono della voce, era già abbastanza spaventata.
- O..ok-
- Dimmi il tuo gruppo sanguigno-
- B negativo-
- Sicurissima??- le chiesi per sicurezza.
- Sì, la mamma mi diceva sempre che avevamo lo stesso gruppo, ed era diverso dal resto in quanto negativo. E poi ricordo la B-
- Perfetto. Quando hai fatto l’ultima volta le analisi del sangue?- iniziai a prendere appunti.
- Mamma me le fa fare sempre ogni inizio anno scolastico, quindi da fine settembre più o meno.-
- Ricordi se c’era qualche problema?-
- No, la mamma dice che sono sana come un pesce-
- Soffri di qualche malattia, qualsiasi cosa? Allergie?-
- Nessuna malattia. Sono solo allergica alle noci- Le noci? Anche io ero allergico alle noci..
Scossi la testa.
- Edward, che succede? Ci serve la trasfusione, sono passati cinque minuti.-
- Dottore è B negativo ma non ci sono riserve, sta arrivando il fornitore.-
- Benissimo, dobbiamo muoverci perché stiamo cercando di rianimarla con dei flaconi artificiali e non possiamo mantenere a lungo. Hanno cucito le ferite più grandi ma continua a perdere sangue, temiamo in un emorragia interna- mi ghiacciai sul posto. Emorragia interna...
- Renesmèe.. fate in fretta.- staccai la telefonata e corsi in sala operazione in cui i medici continuavano a lavorare sul corpo della mia Bella.
Non riuscivo a muovere un muscolo in qualità di medico, di dottore che aveva svolto decine di operazione, perché lì, su quel tavolo operatorio, non c’era una persona qualunque, non c’era una persona con cui avrei semplicemente sofferto se fosse accaduto qualcosa.. ma lì c’era la persona per cui sarei morto se fosse successo qualcosa.
Osservavo le mani del dottore compiere dei movimenti col bisturi lungo la gamba di Bella da cui fuoriusciva una forte quantità di sangue.
- Ho bisogno del sangue. Tra quanto arriva?- urlò il dottore guardandomi.
- Sta arrivando.-
- Esci e appena arriva fai quello che devi fare e corri qui, il ritardo non sarà dalla nostra parte e potrebbe essere troppo tardi.- corsi, di nuovo, verso l’uscita e proprio in quel momento vidi Claire parlare con James e Renesmèe.
- Signori, non potete star..-
- James, Renesmèe. Venite, correte. Claire, sono con me. - appena mi videro mi corsero incontro e io afferrai la mano di Renesmèe portandola dietro di me e facendo un cenno a James. Trovai la prima camera con un lettino libero e la feci distendere.
- Arrivo subito- andai a prendere l’occorrente e in meno di trenta secondi ero di nuovo in camera. – Devo prelevarti un po’ di sangue, non sentirai nulla..-
- Edward, muoviti. – mi disse in lacrime e io annuii. Attaccai il tubicino della sacca alla siringa e, attaccando il laccetto al suo braccio, infilai l’ago nella vena più sporgente. Nè smorfie, né gemiti. Nulla.
- Rilassati o il sangue non è fluido per poter uscire velocemente- le dissi e lei annuì. Tirai la siringa fino a riempirla per poi togliere l’ago. La posai sul tavolo e attaccai direttamente il tubicino per poi fare il vero e proprio prelievo. In circa tre minuti, troppo velocemente ma obbligatoriamente, finii il prelievo e tolsi l’ago dal suo braccio. Presi la sacca contenente il sangue e lasciai il resto lì.
- Io vado, voi aspettatemi fuori. Renesmèe mangia qualcosa, a dopo James.- corsi fuori e indossai per strada la mascherina. Entrai in sala operatoria e trovai i medici affannati sul corpo della mia Bella. Appena il tonfo della porta rimbombò nella sala, i medici si fermarono e si girarono verso di me. Regnava il silenzio assoluto in camera, troppo silenzio. Improvvisamente il silenzio fu interrotto da un suono continuo, lungo e infinito.
Un bip.
Un lungo bip.
Guardai il monitor e trovai una linea retta e che scorreva occuparlo. Le mani mi tremarono e corsi verso di loro.. verso di lei. Era immobile e tutti mi guardavano. Mi girai verso il dottore e scosse la testa.
No, no, no, no.
Buttai la sacca sul banco al mio fianco e presi a pompare il petto di Bella come un forsennato.
- Fate la trasfusione, subito.- urlai e sentii i medici borbottare.
- Edward è inutile..-
- FATELO!- urlai e subito cambiarono una sacca con quella del sangue. Al mio fianco guardai il medico che compilava la carta.
Isabella Swan: deceduta alle ore 2:34.
Le mani tremavano ma io continuavo a pompare, mentre il sangue raggiungeva le sue vene. Guardai l’orologio e mancava poco per le 2:35.
- Respira Bella, ti prego. Respira, fa battere il tuo cuore- continuavo a schiacciare con le mani giunte sul suo petto, nella speranza che il suo respiro tornasse regolare e che il sangue di Renesmèe cominciasse a fluire nelle sue vene.
- Edward, non c’è più niente da fare- sussurrò il dottore posando una mano sulla mia mani che provvidi a scrollare.
- Sì, invece- urlai fuori di me mentre, quasi con violenza, continuavo a pompare sul suo petto con le mani ormai interamente sporche di sangue.. del suo sangue.
– Bella, respira. Renesmèe è fuori che ti aspetta, non puoi abbandonarla.-
Uno, due, tre.
- Non puoi abbandonarmi-
Uno, due, tre.
- Non di nuovo-
Uno, due, tre.
- Non per sempre-
Uno, due, tre.
- Io ti amo!-
Il silenzio prima interrotto da un rumore continuo e infinito, fu, improvvisamente, interrotto da un rumore ininterrotto e alternato al silenzio. La lunga linea sul monitor si trasformò in una linea irregolare.
Il respiro di tutti, compreso il mio, si bloccò ma non le mie mani che continuavano a pompare raggiungendo il loro obbiettivo.
Il suo cuore batteva di nuovo.
- Muovetevi, aiutatemi!- urlai riacquistando energia e lucidità, e dietro di me lo fecero tutti il resto. Alzai la testa e vidi l’orologio che segnava quasi le 2:36.
Due minuti.
Due maledetti minuti.
Alcuni medici presero a chiudere le ferite, il dottor Mackenzie iniziò a fermare l’emorragia interna e io continuavo a pompare il petto aiutando i suoi polmoni nella respirazione.
Aiutandola, perché io ci sarò sempre.
Il sangue stava per finire ma i valori miglioravano, compreso il suo cuore. Fasciarono il suo petto e la sua gamba, disinfettarono le ferite e chiusero le più grandi. Il cuore batteva e i polmoni funzionavano mentre le mie mani si bloccarono.
Ce l’avevo fatta.
- Edward.. io non so come tu abbia fatto ma.. ce l’hai fatta.- si complimentò il medico mentre io continuavo a guardare le mie mani sporche di sangue.
- D..dottore.. quei due minuti.. porteranno problemi?- chiesi tremante.
- Non so, questo non posso dirtelo. Potrebbero aver portato problemi celebrali, ma sembra rispondere bene agli stimoli. Ha perfino superato il coma, ma bisogna attendere il suo risveglio.- annuii incosciente di quello che stava dicendo mentre continuavo a guardare le mie mani rosse.
- Sarà meglio se vai ad avvisare la famiglia..- annuii di nuovo. Mi abbassai e posai le labbra sulla sua fronte fredda e sporca dello stesso sangue che copriva le mie mani.
- Perdonami amore mio- sussurrai prima di allontanarmi e uscire dalla porta mentre cercavo di pulire le mani. Andai in sala d’aspetto in cui trovai James che cercava di consolare una Renesmèe tremante e in lacrime.
- Scricciolo..- sussurrai abbastanza forte da farmi sentire. Scattò e mi corse in contro, abbracciandomi e bagnando la mia camicia.
- Come sta?? E..ed- le lacrime non le permettevano di formulare una frase completa e sensata.
- Sta bene tesoro, sta bene- mi abbassai sulle ginocchia e l’abbracciai, affondando il volto nei suoi riccioli. La mia piccola..
Continuò a piangere sulla mia spalla e io le accarezzai per tutto il tempo i capelli, nella speranza di calmarla e rassicurarla, proprio come avrebbe fatto un padre. La sentivo sempre più vicina, sempre più familiare e avrei fatto di tutto per lei. Era la figlia della donna che amavo e, anche se non lo fosse stata, sentivo che avrei provato un grande affetto.. uno strano affetto.
E a causa di questa stranezza mi alzai sciogliendo l’abbraccio e sfiorandole una guancia.
- Adesso riposati, più tardi la vedrai.- annuì sorridendomi per poi abbassare lo sguardo.
- T..ti voglio bene.. E..Edward – il mio cuore perse un battito alle sue parole e riuscii a sorriderle.
- Anche io te ne voglio bambina mia- le baciai la fronte e mi avvicinai a James, spiegandogli brevemente quello che era successo. Gli raccontai tutto nei minimi dettagli, approfittando della lontananza di Renesmèe.
Vidi James piangere, per la prima volta piangere. Lo avevo immaginato sempre come un ragazzo dal cuore forte e intoccabile, ma mi ero sbagliato. Voleva un bene dell’anima a Bella e sapeva essere un buon amico. Ascoltò con attenzione ogni minima parola e quando finii fu costretto a sedersi. Proprio in quel momento si avvicinò Renesmèe e si bloccò ad osservare le mie mani, ancora tendenti al rosso.
- C..cosa..- scossi la testa nascondendole dietro alle spalle.
- Non è niente. Io.. scusate devo andare a fare una cosa- annuirono entrambi e voltai le spalle dirigendomi verso la sala in cui prima avevo fatto il prelievo. Mi chiusi la porta alle spalle e mi sedetti a terra con le spalle contro al muro, portando le mani davanti ai miei occhi.
Mani sporche di sangue.
Mani sporche del suo sangue.
Sangue.
Sangue.
Alzai la testa e vidi che niente era stato spostato e che la siringa posata prima sul tavolo non era stata mossa. Naturalmente non era ancora passato nessuno a ripulire.. per fortuna.
Un pensiero nato nella mia testa giorni prima, un pensiero prodotto e sviluppato prima nel mio inconscio e poi chiarito ai miei occhi, un pensiero da dover mettere in atto il prima possibile, si fece strada in me. E questa era la giusta occasione per metterlo in pratica.
Ora o mai più.
Mi alzai e mi avvicinai al tavolo, prendendo tra le mani quella siringa e sospirando.
Perdonami amore mio.