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Autore: Fire_Fight    24/10/2011    1 recensioni
Hai
mai pensato di tirarti indietro? Di vivere normalmente sperando che
qualcuno più valoroso di te combatta e vinca una guerra
senza
speranze? Magari sentendoti vigliacco a pensare che se quel qualcuno
dovesse fallire non saresti tu a giustificarti con il tuo popolo? La
tua città.... La tua famiglia?”

Chiesi
sperando in parole di conforto. Lui rispose da persona adulta,
diversa e le cose che disse superarono di gran lunga le mie
aspettative.

La
mia vita non è mai stata normale. Da quando mia madre fu
uccisa da
questi... bastardi io ho cercato di coprire le orme di mio padre, di
essere un uomo vero, l'uomo di casa riuscendo quindi a mettere da
parte un pezzo di me. Ragione per cui tornare a casa, con nessuno che
aspetta il mio ritorno e stare comodo ad aspettare che questa guerra
si vinca da sola, non mi passerebbe nemmeno per l'anticamera del
cervello. Preferirei mille volte perdere ed essere ucciso per
ciò in
cui io credo veramente, piuttosto di sapermi vivo come un
vigliacco.”

Senza
dare una risposta lasciai mio fratello ai suoi pensieri e mi accodai
alla fila. Nel lungo viaggio che ci attendeva provai a non avere
paura, a ricordare le persone che amavo e, affidata alle braccia
dell'oscurità, cercai un modo per pensare il meno possibile
al
domani.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Andando a controllare non ho potuto fare a meno di notare che abbastanza persone seguono questa storia... Beh, so che è ancora all'inizio xD ma se recensite mi darete modo di migliorare e di sapere se questa fan fic incuriosisce o annoia!

Dopo questa piccola parentesi non posso altro che augurarvi una buona lettura :)

Bacio

Fire

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CAPITOLO TERZO


Eravamo seduti davanti ad un tavolo intagliato nel legno, era molto grande ma non occupava tutta la stanza. I boccali di birra straripavano dai bicchieri che tentavano di contenerli, ma non facevano tempo ad essere sollevati dai vassoi gentilmente portati da alcune donne, che venivano velocemente svuotati dagli omoni che mi circondavano.

Dove sono andati a finire Kellan e Liam? Li ho persi di vista all'entrata della casa... Pensai angosciata. Mi guardai intorno per vedere se qualcuno mi stava tenendo d'occhio e, quando capii che erano tutti troppo ubriachi per prestarmi attenzione, sgusciai via da quella stanza così caotica richiudendo la porta dietro di me.

Ero in una casa abbastanza grande e mano a mano che mi allontanavo, le voci profonde e i discorsi insensati, si affievolirono sempre di più: non c'erano altri rumori, ma la cosa mi sembrava strana dato che quella doveva essere il quartier generale dei Ribelli. Allora scesi delle scale... Delle scale difficili da notare ma facili da percepire a causa del freddo che proveniva dal luogo a cui portavano e rimasi accigliata e spaventata da quello che vidi: una prigione. Il mio cuore accelerò per la paura e, avanzando, strinsi più forte a me il pesante mantello nero che mi ricadeva sulle spalle.

Le prime celle che passai non avevano prigionieri, ma solamente delle catene inchiodate nel gelido muro per tenere ferme le persone... Mi si strinse il cuore quando vidi che alcune erano spruzzate di sangue e prima di arrivare alla porta in fondo al corridoio mi fermai davanti ad una: un uomo era accasciato a terra, aveva gli occhi aperti ma guardava il vuoto... Perdeva molto sangue dalle ferite che portava sul corpo e il suo volto era straziato, coperto dalle lacrime. Strinsi talmente forte le sbarre di metallo davanti a me che le nocche delle mani mi diventarono bianche, lo feci perchè quell'uomo mi faceva pena, lo feci perchè il mio naso e il mio stomaco non sopportavano più il ferroso odore del sangue, lo feci perchè mi sentii troppo vigliacca a pensare di essere felice a non essere al suo posto. Lo sguardo vuoto dell'uomo incrociò il mio... Non provava nessuna emozione perchè era come se la sua anima gli fosse stata strappata via violentemente; volevo piangere... Era troppo per una ragazza come me tutto quel dolore e tutta quella disperazione. Le sue labbra tremarono in un sorriso. “Non piangere, bambina. Io sono solamente un cane. Un ladro. Un bugiardo. Merito di morire. Avrei solamente voluto che la mia morte fosse stata la cosa più facile, avrei voluto... Anche solamente un attimo... evitare di soffrire così.” Una lacrima solitaria se ne andò dai suoi occhi adesso così vuoti e vitrei e con lui piansi anch'io.


Qualcuno mi posò una mano sulla spalla e quel contatto così improvviso mi fece sobbalzare. “Alek... Che cosa ci fai qui?” Kellan guardò prima me, poi il corpo riverso sul pavimento ed io parlai: “S-stavo cercando mio fra... Stavo cercando Liam e mi sono ritrovato qui”


Non provare pena per quest'uomo, ha frodato molta gente del nostro villaggio e ha protetto con la vita i suoi complici.”


Io non mi sento molto bene” dissi ancora con lo stomaco sottosopra “credo che andrò a sdraiarmi da qualche parte”


beh, adesso che sei qui cosa ti costa vedere il primo degli Assassini che siamo riusciti a prendere?” Mi circondò le spalle con il suo braccio muscoloso dicendo: “Vieni con me, Liam lo sta già interrogando”

Mi condusse fino all'ultima porta, quella in fondo al corridoio e, quando ne girò la maniglia arrugginita che cigolò prepotentemente, mi pietrificai per la scena alla quale fui costretta ad assistere: dentro ad un enorme cella era situata una ragazzina... Una ragazzina molto magra il cui fragile corpo era stato incatenato alle fredde e dure sbarre di ferro, il suo volto era segnato dal dolore e mio fratello, che le era accanto, stava giocando, in una sadica espressione dipinta sulla faccia, con alcune delle sue ciocche di capelli. Gliele stava tagliuzzando con un pugnale ricco di pietre preziose che poi premeva sulla sua pelle inferendole profonde ferite dalle quali sgorgavano piccoli grumi di sangue... Evidentemente sapeva bene dove tagliare ma, dopotutto, la ragazza restava in un angosciante silenzio.

Il rumore dei nostri passi rimbombanti nella sala chiusa distrassero per un momento quel fratello che a stento riconoscevo; si allontanò da quell'animale che era diventata, ormai, la donna imprigionata dicendo: “Kellan, Alek. Siete venuti qui per assistere alla nostra rivincita? Beh, mi dispiace deludervi ma qui nessuno vuole parlare... Credo che mi toccherà ucciderla”


NO!”


Kellan e Liam mi guardarono stupiti e ammutoliti a causa della mia esclamazione che non ero riuscita a controllare. “Vuoi dire che tu la lasceresti libera di andare così? Senza avergliela fatta pagare per tutte le persone che ha ucciso? Andando a dire a tutti dove si trova la nostra tana? Potrebbe aver ammazzato lei tuo padre!”


volevo dire...” cercai di correggermi “Volevo dire che non ha alcun senso farla fuori ora. Abbiamo fatto così tanta fatica a trovarne una... Se la uccidiamo senza aver acquisito qualche nuova informazione non sapremmo mai dove trovarli!”


Ha ragione”


Tutti e tre ci girammo verso un quarto uomo che non avevamo sentito entrare; era molto grosso e alto e mi stupii dell'aria d'inferiorità che avevano assunto Kellan e Liam appena lo videro... Doveva essere il capo. Quest'ultimo mi guardò dall'alto mezzo impietosito ed iniziò a tastarmi con le mani. Sì... Presi paura. Sì... Credetti che fosse dell'altra sponda. Sì... Credetti che stesse per scoprirmi. “Chi sei tu?” Chiese infine. “Io sono Alek, figlio di Lord Jerrik.”


Ah si? Mai sentito.”


Sono di un villaggio lontano”


Non me ne frega. Sei troppo piccolo”


Come scusi?”


Ho detto... Che sei troppo piccolo! Magro! Sembri una donnicciola! Ti farai solo uccidere” Deglutii rumorosamente “Questo lo giudichi dal modo in cui combatto e non dal mio fisico!”


il fisico è un elemento che aiuta, my lady!” Iniziò a ridere... Una risata cupa, inquietante e i due ragazzi accanto a me gli fecero l'eco, come dei cagnolini ubbidienti.


Come mai la principessa è così calma?” Disse riferito alla prigioniera.


Le abbiamo dato un sedativo... Ma ancora non siamo riusciti a farla parlare” Disse Kellan. Il grosso omone rise una seconda volta e, con la vanità delle donne che odiava tanto rispose: “Nessun problema signorine, io sono qui apposta per questo."


Si fece largo tra di noi avanzando a grandi passi verso la donna che aveva lo sguardo perso nel vuoto: io mi misi nel posto più lontano, vicino al muro e con i palmi delle mani girati verso di esso per sentire la sua dura e gelida consistenza.

Aspettai. Mi obbligai a guardare. Mi ripetei che se volevo sopravvivere in quel mondo così duro e sanguinoso, quella era la prova della mia resistenza. Come in precedenza, non ce la feci.

Corsi precipitosamente verso la porta inciampando sulle mie stesse gambe per evitare di riguardare il corpo senza vita del prigioniero appena deceduto, fiondandomi tra i corridoi contorti della casa per arrivare finalmente alla porta d'uscita; lì, tutto quello che avevo nello stomaco, si riversò sulla fredda e sporca strada.

Alzai lentamente la testa... Le persone che stavano passando in quel momento mi guardarono in differenti espressioni di paura, sdegno e terrore, mentre si accingevano a camminare più velocemente, lontano dal mostro che mi sentivo dentro. Non capivo perchè, ma percepivo che dentro di me era cambiato qualcosa. Fissai il mio riflesso nella pozzanghera d'acqua poco lontana da dove mi trovavo e, stranamente, non rimasi intimorita o stupita da quello che vidi: davanti al mio volto c'era una ragazza diversa, aveva uno sguardo duro, uno viso senza l'ombra di alcuna emozione e quei suoi occhi che fino a poco tempo prima erano così espressivi, così diversi e belli ora erano un po' meno viola e un po' meno grigi.

  
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