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Autore: Dimea    24/10/2011    3 recensioni
Dalle cuffie che avevi nelle orecchie, collegate al tuo I-Pod Touch nero, arrivavano le note di " I'm Eighteen " di Alice Cooper: la canzone che più ti si addiceva in quel momento...
Sbuffasti sonoramente.
Erano cinque minuti che aspettavi che qualcuno arrivasse a prenderti all'aeroporto di Heathrow, ma non era questo a renderti strano.
Tua madre ti aveva spedito oltre oceano, dopo l'ennesimo casino che avevi combinato alla East High School di New York, nella speranza di vederti cambiare:
-Frequenterai l'ultimo anno alla St George a Londra!- Aveva detto furibonda senza darti nemmeno il tempo di replicare mentre ti preparava la valigia. Beh, da un lato aveva anche ragione... Far esplodere con un petardo il cesso dei ragazzi, spiare le ragazze in spogliatoio e mettere del lassativo nel caffè del professore di matematica, non erano certo azioni degne del tuo cognome: Evans... piuttosto pesante da portare.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Death the Kid, Maka Albarn, Soul Eater Evans | Coppie: Soul/Maka
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Londra.
Fredda
Grigia
Piovosa
E nebbiosa, aggiungerei
Londra.
Così diversa dall'assolata Miami,
così tanto simile alla caotica New York.
Il pavimento del marciapiede era bagnato dalla pioggia incessante, e le persone attorno a te, che avevano degli sgargianti ombrelli a parargli il culo da quel diluvio, non ti sfioravano nemmeno con lo sguardo. Probabilmente se tu fossi svenuto, nemmeno l'avrebbero notato e quasi sicuramente ti avrebbero calpestato.
Te ne stavi a fissare le tue scarpe in silenzio con il cappuccio grigio della felpa sui capelli, sperando che l'autista fosse puntuale...
Osservavi tutti i dettagli delle tue All Star nere degli ACDC:
I Materiali, i colori del logo della band, le doppie stringhe gialle e rosse che solo poco prima in aereo avevi messo.
Dalle cuffie che avevi nelle orecchie, collegate al tuo I-Pod Touch nero, arrivavano le note di " I'm Eighteen " di Alice Cooper: la canzone che più ti si addiceva in quel momento...
Sbuffasti sonoramente.
Erano cinque minuti che aspettavi che qualcuno arrivasse a prenderti all'aeroporto di Heathrow, ma non era questo a renderti strano.
Tua madre ti aveva spedito oltre oceano, dopo l'ennesimo casino che avevi combinato alla East High School di New York, nella speranza di vederti cambiare:
-Frequenterai l'ultimo anno  alla St George a Londra!- Aveva detto furibonda senza darti nemmeno il tempo di replicare mentre ti preparava la valigia. Beh, da un lato aveva anche ragione... Far esplodere con un petardo il cesso dei ragazzi, spiare le ragazze in spogliatoio e mettere del lassativo nel caffè del professore di matematica, non erano certo azioni degne del tuo cognome: Evans... piuttosto pesante da portare., ma non l'avevi chiesto tu di essere il figlio del sindaco di New York! Non l'avevi chiesto tu di essere inseguito dai giornalisti dei tabloid americani!
-Uff! E siamo già a dieci minuti...-Alzasti lo sguardo, non tanto per scrutare un orizzonte non ben definito,ma più per mettere a fuoco un possibile futuro in quella triste città.
Una Merchedes classe A nera si fermò davanti a te , e un'imponente figura vestita di scuro uscì dalla portiera del conducente (a destra, cosa che per te sembrò strana) e ti si avvicinò.
-Perdoni il ritardo signor Evans.- Disse un omone di quasi due metri di stazza, con la pelle color cacao aprendoti la portiera -Sono Harold, la persona incaricata di portarla all'istituto.-
Ti calasti il cappuccio, lasciando che qualche goccia di pioggia si infrangesse sui tuoi capelli, e ti lasciasti scivolare all'interno dell'autovettura.
Londra dai vetri scuri ti pareva semplicemente più fredda,più triste e più tetra... insomma molto più... londresca
Istintivamente ti sfuggì un sorriso: Che razza di termini ti inventavi nei momenti peggiori?
La vettura passò per Piccadilli Square,ed i  tuoi occhi incrociarono quelli verdi di una ragazza che si muoveva con un microfono in mano su un maxi schermo.
 -Scusi,quella chi è?- ti limitasti a chiede al conducente della vettura, che per tutta risposta  trattenne una risatina che sapeva tanto di "Ma guarda questo idiota" ed aggiunse
-E' Karma- la tua faccia assunse un espressione alla "CEEERTO, ED ORA CHE SO IL NOME SO ANCHE PERCHE' ANCHEGGIAVA MEZZA NUDA SU UN MAXISCHERMO" ed allora l'uomo proseguì. -è l'idolo dei teenagers londinesi, dovrebbe informarsi...-
Quel tono impertinente ti diede sui nervi, ma ti limitasti a scoccargli un'occhiata di fuoco, per poi focalizzare la tua attenzione in un punto indefinito al di là del vetro, pensando che forse quel cretino privo di rispetto nei tuoi confronti che se ne stava alla guida, forse non aveva così tanto torto, e così, ti ripromisi che dopo aver sistemato le tue cose nella stanza, saresti andato al centro internet della scuola e ti saresti informato.
L'autovettura si fermò davanti ad un'imponente costruzione di inizio XIX secolo in mattoni rossicci.
-Benvenuto ai dormitori della St George.- disse Harold aprendoti la portiera.
Le tue All Star ti guidarono attraverso un viottolino che attraversava un giardino all'inglese, fino al portone d'ingresso, che varcasti senza titubare, ma con la vaga sensazione che ti saresti sentito in prigione.
Con un mazzo di chiavi tra le dita della mano destra ed un post-it con la posizione della tua stanza, ti avventurasti tra il groviglio di corridoi e scale, che componevano l'interno dell'edificio.
Sfinito arrivasti al quinto piano davanti alla stanza sessantaquattro.
Appoggiasti la mano sulla maniglia, ma qualcosa ti bloccò dal aprire la porta:
Al di là dello spesso legno, una voce lanciava insulti a destra e manca ed un'altra rideva di gusto.
Sospirando ti feci coraggio ed apristi la porta.
Davanti a te si presentò una scena che rappresentava appieno la tua idea di apocalisse.
Un ragazzo moro con due grandi occhi color agata visibilmente incazzato cercava di arrampicarsi su di una scaletta appartenente ad un letto a castello per raggiungere un ragazzo dai capelli blu, che si teneva la pancia e rotolava sul letto dalle risate, a far da sfondo, vestiti e giornalini sparsi per tutta la camera, e piume probabilmente provenienti da un cuscino scagliato poco prima, la cui federa ora giaceva sul pavimento come vittima di quella furente battaglia.
Una piuma ti si posò sulla punta del naso, provocandoti un leggero starnuto.
Questo richiamò l'attenzione dei due verso di te.
Il giovane che fino a poco prima sbraitava come un forsennato cercò di ricomporsi, poi ti sorrise,si schiarì la voce, e come se nulla fosse accaduto ti si presentò porgendoti la mano.
-Tu sei quello nuovo. Death the Kid, piacere di conoscerti.-
Lasciandoti piuttosto sconcertato, l'altro scese dal letto a castello con movenze più da primate che da uomo e ti diede una pacca sulla spalla.
-Come butta bello?!? Io sono il mitico Black*star!-
Qualcosa ti urlava nella testa, consigliandoti di scappare da quei due matti, correre dal direttore e chiedere un'altra stanza, ma tu allungasti la mano verso Kid e ricambiasti la pacca di Black*star.
-Soul Evans, vengo da New York.-
-Bella! Io sono di Miami- rispose il ragazzo dai capelli blu -Bello avere un altro americano in stanza!-
-Io sono di Edimburgo- sorrise il moro -ma mia madre abita a New York-
Poi, ti misi a disfare le valige, a scegliere il letto, e per finire, a guardare" Bastardi senza Gloria" con i tuoi compagni di stanza, e il tuo buon proposito di ascoltare quella "Tarma" o come si chiamava, ti passò di mente.

La sveglia suonò alle sei e trenta del mattino, e per te , che dopo il jet-lag ti sentivi molto scombussolato, fu un crudele richiamo alla fredda realtà: Quello era il primo giorno di scuola.
Con la tipica velocità, e voglia di correre, del bradipo ti avviasti in bagno, dove i tuoi coinquilini si stavano lavando i denti con un'espressione tipica da zombie. Senza molta voglia li imitasti, e finita la pulizia ti cercasti di colpire in pieno volto con un getto di acqua gelida.
Sulla cassapanca vicino al letto ti aspettava la tua divisa: Una giacca ed un paio di pantaloni blu, una camicia bianca ed una cravatta blu e bourdox.
Svogliatamente ti infilasti prima i calzini, poi la camicia, i pantaloni, annodasti la cravatta, ed infine infilasti la giacca, afferrasti la borsa di cuoio che contentava tutti i tuoi libri di testo, e ti avviasti fuori dalla stanza, alla volta della struttura scolastica.
Attraversasti tutti i corridoi e l'intero giardino all'inglese che costituiva una piccola parte dell'imponente parco della scuola, poi eccola lì: Davanti a te si stagliò quella che doveva essere stata una dimora dell'alta borghesia del XVIII secolo in mattoni rossastri con una grande vetrata che prendeva tre piani, più l'ingresso contornata di bianco, così come alcune finestre.
Ti portasti al fianco dell'ingresso per salire l'ampia scalinata bianca che portava all'ingresso, cercando di confonderti tra tanti studenti, mentre dal tuo I-Pod era partito il remix di Jasper Forks, l'unico che non ti dava sui nervi, di una canzone a pianoforte che ogni tanto canticchiavi, e suonavi: The river flows in you, una delle colonne sonore del film di vampiri che la tua ex ragazza Juliah (soprannominata, nella tua lista delle Ex Juls-Notti Bollenti) ti aveva costretto a sopportare, Twilight, o come si chiamava.
Attorno a te , ragazze si abbracciavano, ragazzi si scambiavano amichevoli pacche e si raccontavano le proprie vacanze. Ti mettesti a cercare il tuo armadietto nella speranza di poter posare almeno qualcuno di quei pesantissimi libri  nella tracolla, il cui cinturino ti stava scavando una spalla!
Dopo aver riposto la maggior parte di quegli inutili tomi, ti avviasti alla ricerca della tua classe, grazie ad una cartina. L'aula si trovava a quattro classi di distanza dall'aula di musica e dalla Sala Grande.
Eri nei pressi dell'aula di musica, quando qualcosa richiamò la tua attenzione: sembrava una voce femminile... cantava una canzone piuttosto conosciuta...

[i]Every now and then
I fall apart
And I need you now tonight
And I need you moore than ever
And if you'll hold me tight,
we'll be holding on forever[/i]

Ti avvicinasti alla finestrella della porta e cercasti di sbirciare, ma la campanella suonò, e la ragazza all'interno della stanza, si mosse velocemente verso l'altra uscita che dava dall'altra parte del corridoio. L'unica cosa che riuscisti a vedere fu una chioma bionda.
Sbuffasti sonoramente e piuttosto sconsolato, ma deciso a scoprire chi potesse essere quella ragazza, ti avviasti verso la classe.
Arrivato alla meta il professore di letteratura, un uomo di mezza età, colpito da calvizie e dal volto solcato da alcune pronunciate rughe d'espressione, ti presentò alla classe.
-Bene Signor Evans, credo che affidarla ad un compagno sia d'obbligo- lanciasti uno sguardo fugace alla classe , notando che i banchi erano disposti in quattro file da tre banchi doppi ciascuno - Penso che metterla accanto alla ragazza più diligente della classe sia  la cosa migliore, signorina Albarn, che ne pensa?-
[i]Fantastico, la secchiona![/i] pensasti piuttosto demoralizzato, posando lo sguardo sul pavimento, ed alzandolo solo dopo aver udito la risposta affermativa di una ragazza... solo allora incrociò il suo sguardo, solo allora ti tuffasti in due pozze verde menta, appena celati da dei sottili occhiali da vista , ma non i classici da sfigato ma una montatura alla moda. I tuoi occhi si posarono sui capelli color del grano, raccolti in due codini, e poi su di un viso dai lineamenti delicati. Non sembrava proprio una secchiona!
Ti sedetti accanto a lei  -Soul Evans, piacere- dicesti porgendole la mano
Lei ti osservò alzando un sopracciglio, poi ricambiò la stretta di mano
-Maka Albarn- sorrise poi fece scivolare di nuovo gli occhi su di un libro.
-Posso chiederti cosa leggi?-
Lei alzò lo sguardo dal tomo e ti osservò con aria di sfida
-[i]Alice[/i] di Carrol...-
-Bello! Mia madre, mi portava a Central Park davanti alla statua dedicata all'autore e me lo leggeva... è il suo libro preferito- La giovane ne sembrò colpita
-E... e cosa ne pensi della società dell'ottocento descritta ,sotto satira, dall'autore nel libro?- Per tutta risposta tu spalancasti gli occhi, allora lei ridacchiò -scherzavo-
-ah...Meno male, anche perché, non sono mai stato una cima in letteratura!- ridacchiasti nervosamente.
-Per questo ci sono io, se hai bisogno chiedi pure.-Dopo di che scivolò ancora nella lettura.
Scopristi con sorpresa che l'intera ora di letteratura del primo giorno era dedita  a scambiarsi proprie opinioni su vacanze e libri letti.
Ti mettesti quindi a canticchiare la canzone che poco prima avevi udito nell'aula di musica.
Every now and then
I fall apart
And I need you now tonight
And I need you moore than ever
And if you'll hold me tight,
we'll be holding on forever
-Scusa, Soul, conosci Totaly eclipse of The Heart?- Ti guardò sbalordita
-Sì...- Ecco come si chiamava la canzone! pensasti prima di proseguire -sai, prima ho sentito una ragazza cantarla... e mi è rimasta in testa-
La ragazza sembrò innervosirsi
-D...dove di preciso?-
-era nell'aula di musica-
-E... e l'hai vista?-
-No- Maka sembrò rassicurata da quella risposta, ma tu non ci feci molto caso.













   
 
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