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Autore: Vanderbilt    24/10/2011    14 recensioni
Bella, ragazza di diciotto anni con una famiglia apparentemente perfetta. Desidera innamorarsi per la prima volta.
Edward, un passato difficile, non si è mai innamorato.
Entrambi si conosco da molti anni, ma non sono mai riusciti ad instaurare un rapporto a causa del carattere introverso di Edward.
Abitano a Savannah, sognano di andare al college, ma ora dovranno affrontare l'ultimo anno di liceo, pieno di imprevisti a grattacapi...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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NEVER SAY NEVER

Some things we don't talk about
better do without
and just hold a smile
falling in and out of love
a scene their proud of
together all the while
The Fray, Never say never

 

 

La sveglia suonò alle sette in punto. Irritata la spensi concedendomi i fatidici cinque minuti a letto, che, ovviamente, ogni mattina, si trasformavano misteriosamente in ritardi mostruosi. Si sarebbe verificata la stessa cosa quella mattina se non fosse stato per l'immagine di Edward che attraversò la mia mente confusa dal sonno. Doveva passare a prendermi!

Mi alzai di scatto fiondandomi in bagno. Per la prima volta non persi tempo facendo tutto velocemente, compreso dare una forma ai miei capelli boccolosi. Mi vestii velocemente, ma con cura. Indossai dei jeans stretti, una maglia blu scura abbinata a degli stivali e a una borsa scamosciata dello stesso colore. Non persi tempo con accessori e cose varie, prendendo al volo gli occhiali e correndo al piano di sotto.

I miei genitori stavano facendo colazione e per la prima volta in tutta la mia vita li sorpresi in silenzio, senza divertenti litigi o semplici chiacchere. Aggrottai la fronte preoccupata del loro comportamento e li osservai attentamente non trovando nulla di diverso in loro, tranne una sorta di freddezza che mi fece venire i brividi.

Non mi senitorono entrare in cucina e per non spaventarli tossii falsamente prima di salutarli allegramente.

«Tesoro non ti abbiano sentita arrivare ieri sera e questa mattina ci siamo preoccupati non vedendo la tua macchina nel vialetto. Sono venuta a controllare un'ora fa e dormivi profondamente», mi spiegò mia madre alzandosi per abbracciarmi. Era ben due giorni che non li vedevo e mi parve che qualcosa fosse cambiato. Forse non nel weekend, forse prima, fatto sta che da un po' di tempo li intravedevo di sfuggita a causa del loro lavoro e del tempo che mi impegnava la scuola.

«Sì, ieri sera ero davvero stanchissima, quindi Edward si è offerto di riaccompagnarmi a casa. Ho lasciato la macchina da Rose e Jazz, la vado a prendere ora». Salutai anche mio padre, impegnato a leggere il giornale con la sua fidata tazza di caffè in mano.

«Mam...». Venni intterrotta dal suono del campanello. Corsi verso la porta agitata e prima di aprirla mi guardai allo specchio posto al fianco del tavolino d'ingresso. Controllai che nulla fosse fuori posto e poi aprii la porta con un sorriso enorme sapendo già chi avrei trovato in veranda.

«Buongiorno, Bella!», disse un allegro Edward.

«Edward!». Mi allungai per abbracciarlo brevemente e baciarlo sulla guancia. Mi accarezzò leggermente i capelli prima che mi staccassi dall'abbraccio e mi sorrise. I suoi occhi erano accessi da una luce abbagliante. Il verde splendeva illuminando tutto ciò su cui si posavano i suoi occhi.

«Sei pronta?», mi chiese dolcemente. Annuii prendendo la borsa e urlando un "buona giornata" ai miei genitori, ricevendo in cambio un semplice "ciao". Sì, qui c'era qualcosa che non andava.

Chiusi la porta e con Edward mi avvicinai alla sua macchina. Mi aprì la portiera e la richiuse una volta entrata.

«Allora, passato una buona nottata?». Cercai un modo per fare conversazione prima di arrivare a villa Hale.

«Sì, anche se ho dovuto aspettare il ritorno a casa di Emmett ed Alice. Quando sono arrivato c'erano solo i nostri genitori», mi spiegò sereno. «Tu? Hai ripreso subito sonno quando ti ho lasciato sotto casa?».

«Oh sì, appena ho toccato il letto è stato come andare in paradiso», scherzai facendo ridere anche lui per la mia battuta alquanto stupida.

Arrivammo a casa Hale troppo presto per i miei gusti. Appena scesi vidi Jasper e Rose uscire di casa.

«Ehi, Rose, Jazz! Come mai così mattinieri?». Era abbastanza presto per i soliti orari di noi alunni pigri.

«Bella!». Rose mi abbracciò, anzi stritolò. «Sapevo che saresti passata, quindi ho deciso di venire in macchina con te. Jazz andrà con Edward. Ho già avvisato Alice e faremo colazione tutti insieme». Era la prima volta che i ragazzi accettavano di venire al nostro solito bar la mattina, prima di entrare a scuola.

«Perfetto, allora conviene muoverci prima che Alice inizi a tartassare tutti noi di chiamate. Sapete com'è fatta, sempre puntuale e odia i ritardatari», dissi ridendo. Alice è unica per tanti motivi, ma la sua pazzia era uno dei lati che più amavo di lei.

In macchina Rose mi parlò dei passi avanti che aveva fatto con Emmett. Ora riuscivano a parlare senza litigare o lanciare frecciatine provocatorie all'altro. Mi raccontò anche che nel pomeriggio si sarebbe vista con David, il suo ragazzo.

«Eccovi finalmente! Ma dove vi eravate cacciati? Sono ben dieci minuti che vi aspettiamo! Emm ha fame e voleva fare colazione senza di voi, meno male che l'ho minacciato che se toccava cibo gli avrei mozzato le mani!». Ed ecco il buongiorno di Alice appena arrivammo al tavolo del bar, dove Emmett era stravaccato su una sedia ancora con gli occhi mezzi chiusi, mentre Alice picchiettava con le dita sul tavolo, segno di nervosismo ed irritazione.

«Amore, non siamo poi così in ritardo, appena cinque minuti!». Alice fulminò Jazz che tentava di fare ammenda. Poi, però, si avvicinò tutta sorridente per baciarlo.

«Allora ordiniamo? Ho fame!», si lamentò Emmett come al solito.

«Certo piccolo...». Edward lo prese in giro e io mi aggregai alla sua risata. Era simpatico, peccato non facesse spesso parte delle conversazioni, mi sarei divertita molto di più.

«Ma guarda, il piccolo di casa fa del sarcasmo? Mica è colpa mia se voi ci avete messo un'eternità ad arrivare! Mi sono venuti i crampi allo stomaco!».

Arrivò subito una cameriera a prendere le nostre ordinazioni e mi sorpresi del fatto che Edward non bevesse il caffè come tutti gli altri, ma preferisse qualcosa di leggero esattamente come me.

«Un'altra cosa in comune», gli sussurrai avvicinandomi a lui. Edward capì che mi riferivo alla conversazione avuta il giorno prima in macchina e mi sorrise complice.

«Cosa avete detto?», ci domandò Alice curiosa, alternando lo sguardo tra me e suo fratello.

«Nulla», rispose prontamente Edward, dopodiché diresse la conversazione sulla squisita colazione che ci stava servendo la cameriera.

Alice non era convinta dalla risposta di Edward, ci scrutò attentamente, ma con una scrollata di spalle decise di lasciar perdere e spostò lo sguardo da me a Edward a Jasper.

«Mmh... Adoro le brioches», dissi dando un morso a quel meraviglioso dolce che avevo in mano.

«Io preferisco i cupecakes». Edward leccò la glassa sopra al dolcetto che teneva in mano e poi lo avvicinò alla mia bocca per farmelo assaggiare. Aveva uno sguardo un po' ansioso, pensava forse che mi facesse schifo?

Diedi un morso al cupecakes guardando Edward fisso negli occhi. Rimase sorpreso dal fatto che morsi il dolce esattamente nel punto in cui lo stesso poco prima aveva fatto la stessa cosa.

«É buonissimo, ma resto della mia opinione: la brioches al mattino è la miglior delizia!». Questa volta fui io ad avvicinare alla bocca di Edward la mia brioches alla crema e fu lui a dare un morso. Osservai come la sua bocca sensuale addentasse la brioche e come masticasse e deglutisse in modo perfetto. Sembravo quasi una maniaca che osservava la fonte della sua ossessione.

«E io rimango della mia: meglio il cupecakes».

Mi girai verso il mio tè e notai gli altri fissarci sconcertati. Non fecero domande e questo l'apprezzai molto.

Finita la colazione andammo a scuola e la mattinata sembrò non finire mai. Cinque ore di lezioni noiose e di professori talmente pesanti da farti odiare anche la tua materia preferita. La pausa pranzo sembrava lontanissima e per di più non incontrai nessuno dei miei amici per fare due chiacchere tra una lezione e l'altra.

La pausa pranzo era sempre più lontana per me, ma alla fine qualcuno ascoltò le mie preghiere: la campanella suonò e io uscii di corsa dalla lezione di storia americana.

Nel corridoio incontrai Emmett ed insieme andammo alla mensa. Al nostro tavolo non c'era ancora nessuno, quindi prendemmo il pranzo e ci sedemmo ad aspettarli.

I ragazzi iniziarono ad entrare, tutti tranne i nostri amici. Dopo un po' entrò Rose, la quale si diresse subito al bancone per cercare qualcosa in quell'ammasso di mangiare immangiabile. Mi voltai a guardare Emmett seduto al mio fianco e notai come fosse incantato dalla figura di Rosalie. Ci mancava la bava alla bocca ed era perfetto.

«Emmett, perchè non ti sei mai fatto avanti con lei?». Rimase sorpreso dalla mia domanda e con fatica staccò gli occhi da Rose per guardami.

«Non lo so nemmeno io», disse sospirando. «Forse la paura di un rifiuto può aver influito, o semplicemente il fatto di non volere che le cose cambiassero tra noi. Nella nostra cerchia Jasper ed Alice hanno avuto il coraggio di buttarsi e provare con il rischio di rovinare anche la loro amicizia; a loro è andata bene, ma io non sono come Jazz! Faccio cazzate anche senza volerlo, i rischi per me erano maggiori. Quando mi sono accorto di aver esitato per un tempo ben più lungo di quanto mi aspettassi era troppo tardi». La voce di Emmett era spenta ed il suo viso triste e malinconico mentre fissava Rose. Non ebbi modo di confortarlo perchè Rose si avvicinò svelta, quindi posai una mano sulla sua e la strinsi leggermente, ricevendo in cambio un sorriso di ringraziamento.

«Questa mattinata è stata tremendamente noiosa», disse Rose poggiando il vassoio con il cibo sul tavolo e sedendosi vicino ad Emmett.

«Almeno non sono l'unica a pensarlo», borbottai rigirando la forchetta nella pasta senza nessuna intenzione di mangiarla, sembrava colla!

Arrivarono anche Edward, Alice e Jazz e tra tutti l'unica ad essere allegra e piena di energia era Alice.

«Cosa sono quei musi lunghi! Su con la vita!».

«Certo, Alice, è facile per te, non sei mica tu quella che domani ha tre compiti in classe più una probabile interrogazione!».

«Ti sbagli Bella, anche io sono nelle tue stesse condizioni». Allora come faceva ad essere così di buon umore?!

«Siamo tutti pieni di verifiche», disse Edward, mentre posava i gomiti sul tavolo.

«Allora io propongo di studiare tutti insieme!».

«Io appoggio Jazz», disse Emmett. «Almeno ci sarà qualcuno che mi darà una mano in chimica.»

«Mi dispiace ragazzi, ma io non posso», disse Rosalie scocciata. Probabilmente anche lei ci teneva a ripassare insieme a noi.

«Perchè?», chiese Emmett confuso.

«Ho un appuntamento», rispose Rose senza specificare con chi, anche se dalla faccia che fece Emmett probabilmente lo intuì.

Intervenne Edward per stemperare la tensione tra i due, prima che scoppiasse un altro litigio. «Dove studiamo? Potete sempre venire a casa nostra, oggi non ci sarà nessuno.»

«Bene, ci vediamo nel parcheggio alla fine delle lezioni», confermò Alice correndo via al suono della campana, che segnava la fine della pausa pranzo.

Oddio, ora mi aspettavano ancora due ore di lezioni! Non potevo farcela!

«Che lezione hai ora?», mi domandò Edward al mio fianco. Stavamo percorrendo il corridoio diretti nelle rispettive aule. Sentivo tra noi una sorta di elettricità e ogni volta che per caso i nostri corpi si sfioravano un brivido percorreva il mio corpo. «Bella?» Oh giusto, la domanda!

«Ho inglese, tu?», risposi con la testa fra le nuvole. Eravamo quasi arrivati alla mia aula.

«Anch'io», disse entrando insieme a me. Ci sedemmo vicini aspettando che la professoressa, quella che più detestavo, entrasse e iniziasse quella benedetta lezione.

La lezione passò con strani sguardi che ci scambiavamo Edward ed io. A volte beccavo lui che mi fissava intensamente, altre volte era il contrario, fatto sta che per tutte le due ore di lezione non smettemmo un attimo di fissarci imbarazzati, a disagio ed in altri casi semplicemente sguardi e sorrisi complici.

A casa Cullen studiammo abbastanza da ritenerci tutti preparati per il giorno dopo. La situazione nell'ultima ora era abbastanza strana: Alice e Jazz continuavano a baciarsi e coccolarsi, tagliando fuori tutto il resto; Emmett continuava a fissare la porta nella speranza che Rose arrivasse dopo il suo appuntamento con David; mentre Edward ed io continuavamo a ripetere correggendoci a vicenza. Sì, eravamo i più noiosi.

«Che ne dite di una pausa? Esme ha lasciato una torta al cioccolato preparata da lei», disse Edward. Dopodiché si alzò e andò a prendere la torta. Tornò con dei piattini e delle bibite, poi portò la torta.

«Ma che bravo padrone di casa!». Mi piaceva prenderlo in giro, anche se lui la maggior parte delle volte sorrideva e basta.

«Ah mia madre è la dea della cucina!», confermò Emmett prendendo già il secondo pezzo di torta.

«Hai ragione Emm, mia madre, invece, non sa nemmeno cucinare un po' di pasta!», dissi mordendo la torta.

«Sapete cosa vi dico?», disse Alice. «Sono stufa di studiare, molliamo tutto e facciamo altro!».

«Ma se tu e Jazz è da più di un'ora che non fate nulla e state lì ad amoreggiare!».

«Dettagli, Emmett, dettagli!». Alice era davvero pazzesca, doveva sempre averla vinta!

«Okay, allora propongo...». Nessuno seppe mai cosa volesse dire Edward, perchè qualcuno si mise a bussare insistentemente alla porta principale di casa Cullen.

Il desiderio di Emmett si avverrò, alla porta, infatti, si trovava una Rose abbastanza agitata con gli occhi gelidi che avrebbero fatto sentire a disagio anche un cieco.

«Ehi, che succede? Non dovevi stare tutto il pomeriggio con David?», le chiese suo fratello Jazz. Rose al nome del suo ragazzo fissò il pavimento, sfuggendo agli sguardi di tutti.

Alice ed io ci scambiammo uno sguardo d'intesa. Entrambe avevamo intuito che era successo qualcosa tra David e lei. Ma, conoscendo Rose, non avrebbe mai parlato davanti ad Emmett e Jazz. Il primo a causa dei loro problemi e il secondo perchè, da fratello protettivo, avrebbe tentato di correre da David e ammazzarlo, se fosse successo qualcosa a sua sorella.

«Ora noi tre ragazze ce ne andiamo nella mia camera per parlare un po', voi state pure qui e vi avviso, se osate origliare i nostri discorsi nessuno vi salverà dalla mia furia. Chiaro?», domandò Alice. I ragazzi annuirono, anche se tutti sapevamo che la frase era rivolta solo ad Emm e Jazz, Edward non avrebbe mai fatto una cosa simile!

«Rose, aspetta! É successo qualcosa?», chiese Emmett quando eravamo già a metà scala diretti verso la camera di Alice.

Rosalie lo fissò in silenzio e poi scosse il capo continuando a salire dietro di noi.

La camera di Alice era enorme. Al centro della stanza contro il muro c'era il letto; ai due lati due porte conducevano una al bagno e l'altra alla cabina armadio. Sul lato sinistro del letto c'era una piccola libreria, Alice non amava leggere se non riviste, come confermavano gli scaffali, e libri sulla moda. Di fronte al letto il televisore al led dava alla stanza uno stile moderno e fresco.

Ci sdraiammo tutte e tre sul letto, come facevamo da piccole durante i pigiama party, e fissammo il soffitto in silenzio.

Rose dopo una manciata di minuti si decise a parlare: «David mi ha lasciata».

«Che cosa?!».

«Oh mio dio, Rose, mi dispiace!».

Io ed Alice esclamammo all'unisono le due frasi e ovviamente fu Alice quella meno delicata tra le due.

«All'inizio ho avuto la tua stessa reazione Alice», iniziò a raccontare Rosalie a bassa voce. «Le cose tra noi andavano così bene, certo, non eravamo innamorati, ma il rapporto stava prendendo una piega diversa, più seria. Non sono così sconvolta da volermi ingozzare di gelato, però è comunque una cosa che mi ferisce, mi chiedo dove ho fatto di male e cosa c'è di sbagliato in me da non riuscire a tenermi nemmeno un ragazzo!». Sia Alice che io non volevamo interrompere lo sfogo di Rose, finalmente si stava aprendo dopo mesi di silenzi e risposte evasive. Attendevamo dopo ogni sua pausa, senza pressarla o intrommeterci, sapendo bene che aveva bisogno di tempo e di chiarire le idee prima di parlarci.

Rose era sdraiata nel mezzo e quindi Alice ed io le prendemmo le rispettive mani stringendole fortemente, per darle un minimo di conforto. Sapevo che non stava soffrendo a causa di un amore perduto, ma semplicemente per una persona a cui ti affezioni e che sai non rivedrai più se non per sbaglio. Era comunque una perdita e questo la faceva soffrire, in più ora stavano uscendo fuori tutti i suoi dubbi e i suoi sentimenti repressi, la voglia di avere qualcuno al suo fianco, un qualcuno di cui conosceva già il nome, ma che riteneva impossibile.

«Siamo andati a Johnson Square, ci siamo seduti su una delle due fontane e abbiamo inziato a parlare del più o del meno. Avevo notato qualcosa di strano in lui, si toccava i capelli in modo nervoso, osservava in giro, tutto tranne che me! A quel punto gli ho chiesto cosa c'era che non andava e lui ha iniziato il solito discorso: "non sei tu, sono io...". Fino ad arrivare al punto in cui mi ha confessato che ha conosciuto un'altra ragazza ed è stato un colpo di fulmine, che non vuole prendermi in giro per questo è stato sincero fin dall'inizio. Insomma le solite cazzate!». Rose sfilò le mani dalle nostre e si mise a sedere, appoggiando la schiena contro la tastiera del letto. La osservai e mi sembrò così fragile da non sembrare nemmeno lei, ma solo la copia sbiadita della Rose combattiva e forte che avevamo imparato a conoscere ed apprezzare.

Purtroppo la mancanza di tatto di Alice colpì ancora, con un colpo perfetto e dritto nell'animo confuso di Rose: «Se non amavi David dov'è il problema? Certo, c'è pur sempre stato un tradimento e non va preso alla leggera in nessun caso, nemmeno se non si prova amore verso la persona che ti ha tradito, ma ti conosco e tu non sei così, non reagisci mai così! C'è qualcosa che non ci vuoi dire?».

Lei non rispose, rimase in silenzio a fissare assorta il copriletto blu del letto. Questo significava solo che nelle parole di Alice si nascondeva la verità.

«Sai che non ti giudicheremo mai, vero tesoro?», dissi sapendo bene che prima o poi si sarebbe aperta con noi, almeno questa volta.

«Sentir parlare David della ragazza di cui si è preso una bella sbandata, mi ha reso conscia più che mai di quello che io ho perso senza nemmeno lottare». La persona a cui si riferiva era senz'altro Emmett. Quei due erano dei veri testoni, entrambi convinti di aver perso, ma aver perso cosa? In amore non si può mai perdere, al massimo rimanere feriti, perdere il momento giusto, ma non si può parlare di un sentimento così forte in termini di competizioni. So che l'intento di Rose non era questo, ma c'era comunque qualcosa di fastidioso nel sentire una frase del genere, soprattutto conoscendo la situazione da vicino.

«Tesoro, tu non hai perso nulla! Hai lasciato che le cose accadessero come una spettatrice passiva!». Il mio tono di voce poteva risultare accusatorio, ma la mia voleva essere una semplice constatazione di come avevano agito senza far nulla perchè le cose cambiassero!

«Guarda me e Jazz! Anche noi eravamo nella stessa vostra situazione, ma non abbiamo lasciato che il nostro sentimento andasse in fumo per delle paure del tutto legittime, ma del tutto irrilevanti in confronto a ciò che potevate avere!».

«Alice, sveglia! Non tutti sono come voi due! Siete la coppia perfetta, tutta amore e niente paure! Avete deciso di rischiare, ma entrambi sapevate che i sentimenti erano ricambiati dall'altra parte, quindi è stato un ruschio solo per la vostra amicizia, non per la paura di un rifiuto!».

«Ed è qui che sbagli ancora! Voi non avete fatto nulla, nulla Rose! Come potevi sapere se avresti preso un bel due di picche?», disse Alice infervorata da quelle supposizioni del tutto errate che Rose ormai si era ficcata in testa.

«E poi ora cosa ti è rimasto? Solo il dubbio di poter vivere a quest'ora una relazione stupenda con il ragazzo di cui sei infatuata da troppo tempo!», continuai io cogliendo al volo l'opportunità di insistere sull'argomento, nella vana speranza che si decidesse a cambiare modo di vedere le cose tra lei e quel povero ragazzo disperato che era diventato Emmett negli ultimi tempi.

«Non lo so, ragazze, forse avete ragione, ma...».

«No, Rose! Nessun ma! Ti ricordi la chiaccherata che abbiamo fatto al bar il primo giorno di scuola? Lì eri decisa a conquistare Emmett, a provarci almeno! Dov'è finita quella ragazza forte e battagliera che sa quello che vuole?! Questa non sei tu, Rose, non ti abbatti per nulla! Ritrova lo spirito di quel giorno e prova ora, finchè sei in tempo. Non lasciare che la paura ti impedisca di scoprire se puoi vivere l'amore che hai sempre sognato!». Rose ed Alice mi guardarono sbalordite per la mia arringa e si lanciarono sul mio povero corpo abbracciandomi, anzi stritolandomi con le loro braccia sottili.

«E questo ci riporta a te mia cara Bella!», disse Rose maliziosamente staccandosi dall'abbraccio. Tutte e tre ci sedemmo a gambe incrociate sul letto, formando un cerchio.

«Non so a cosa ti riferisci», dissi facendo finta di nulla ed esibendo l'espressione più innocente che riuscissi a fare.

«Bella, non attacca con noi! Avanti parla, parla, parla!». Certo che Alice alle volte era davvero una macchinetta senza la possibilità di spegnerla!

«Se vi riferite a Edward...».

«Ma certo che ci riferiamo a quello! Non pensare che il vostro avvicinamento sia passato inosservato a tutti noi! Abbiamo solo preferito non interferire e cercare di non creare imbarazzi inutili», affermò Alice fissandomi con i suoi occhi azzurri, identici a quelli di Emmett.

«Vi ringrazio per non essere stati invadenti. Il fatto è che non c'è nulla da analizzare o cercare qualcosa dietro alla nostra amicizia. Ci siamo avvicinati è vero, abbiamo scoperto di avere interessi comuni e andare molto d'accordo. Questo è quanto vi dirò per ora», risposi cercando di non approfondire le spiegazioni, sapendo che entrambe non mi avrebbero fatto pressioni.

«Rispettiamo la vostra provacy, ma ti chiedo solo una cosa da sorella di Edward e non da tua amica: non farlo soffrire, la sua vita è già stata abbastanza complicata e dolorosa così». Trovai strana da parte di Alice un affermazione simile, ma annuii e non chiesi nulla preferendo cambiare argomento.

Non volevo cercare una definizione al rapporto attuale tra Edward e me. Era tutto così strano, che definirlo avrebbe sminuito la nostra amicizia, o come la si voglia chiamare.

Parlammo per ben due ore di tutto ciò che avevamo tralasciato di raccontarci da quando lo studio aveva assorbito quasi tutto il nostro tempo. Nessuna delle tre si accorse dell'ora che si era fatta, finchè i ragazzi non vennero a bussare alla porta, confermando che erano quasi le sette di sera.

«Io devo correre a casa! É tardissimo e forse per la prima volta dopo mesi riuscirò a cenare con i miei», affermai alzandomi dal letto di Alice seguita dalle altre. Scendemmo le scale dirette in salone dove avevo lasciato le mie cose.

Nel frattempo Jasper ed Emmett tempestarono di domanda una povera Rose, che esasperata confessò una volta per tutte di non stare più insieme a David. Le cose non furono così semplici da essere accantonate, perchè i due testoni volevano sapere i particolari e se avessero dovuto minacciarlo di starle lontano. Si concluse tutto con una risata da parte di Rose, che non disse nulla a quei due impiccioni, anche se il loro atteggiamento aveva il solo fine di proteggerla.

«Desidero solo andare a casa», disse Rose sedendosi sul divano bianco. «Ho voglia di farmi un bel bagno caldo e rilassarmi davanti a un bel film. Il problema è che non ho la macchina, stamattina sono venuta a scuola con Bella».

«Sorellina non c'è problema, ti accompagno a casa, andiamo». Il lunedì sera era la serata di Jazz ed Alice: uscivano, andavano al cinema, a cena fuori... insomma era la loro serata.

«No, Jazz! Mi farò accompagnare da Bella, puoi stare pure qui con Alice, non voglio rovinare la serata a nessuno».

Prima che potessi confermare di riportarla a casa io si intromisi Emmett: «Posso portarti io se non ti crea problemi».

«No, certo che no se non ne crea a te!», rispose Rose imbarazzata torcendosi le mani a disagio. Probabilmente non si aspettava una presa di parola da parte sua.

«Perfetto! Allora possiamo andare!», disse Emmett entusiasto prendendo le chiavi della macchina e il portafoglio dal ripiano posto vicino all'ingresso.

«Okay. Ragazze ci vediamo domani, ciao Edward!». Rose uscii insieme ad un Emmett euforico che non salutò nemmeno preso dal momento.

 

  Ebbene sì, oggi sarò di poche parole, strano vero? XD
Il capitolo non l'ho ricontrollato, non ho messo il set e sono di fretta, tutto questo perchè sto male, stasera ho un diciottesimo e il tempo fa pena... peggio di così! Scusate lo sfogo, torniamo a noi!
Innanzitutto vorrei dedicare il capitolo a LindaWinchesterCullen che ieri è diventata maggiorenne, ancora auguri tesoro!
Poi, ringrazio le persone che leggono e che mi supportano con le loro recensioni favolose *-* Le leggo tutte e vi rispondo con sincero affetto, le adoro *-* Ringrazio anche chi legge, ho notato che in molti condividete il capitolo su facebook =)
Ricordo il contest creato da me e SerenaEsse: Il nastro rosso, che scade il primo novembre, ricordatevi di inviare le os, thanks ;)
Ultima cosa, anzi penultima, e poi mi dileguo!
Il capitolo contiene qualche piccolo indizio qua e là sulla storia, sui personaggi e sulle relazioni tra essi. Non succede qualcosa di eclatante tra Edward e Bella, ma penso che sia importante il loro ulteriore avvicinamento. Voi cosa ne pensate?

 

 

Io adoro The Fray, voi? Vorrei specificare che ogni citazione o pezzi di canone che metto sono inerenti al capitolo, nulla è a caso ;)
Spoiler prossimo capitolo!

«Sì, e... a proposito di questo, vorrei chiederti una cosa. Ieri è uscito al cinema il film, e mi chiedevo se ti andasse di andarlo a vedere, con me. Ovviamente puoi rifiutare, non sei obbligata ad accettare!», mi propose tutto agitato. Mi fissava dritto negli occhi e dentro riuscivo a leggerci timore, ma anche speranza. Pensava davvero che avrei mai rifiutato?!

«Sarei felicissima di venire al cinema con te», risposi emozionata.

«Oh, bene. Allora ti passo a prendere stasera alle otto», e si dileguò, fuggendo come se fosse in ritardo a lezione, il che era impossibile visto che le lezioni iniziavano esattamente tra un quarto d'ora.

A lunedì prossimo!

Kiss

Jessica

Ps Per l'altra mia storia, Rules of attraction, aggiornerò massimo due settimane! Scusate il ritardo! 



 

 

 

 

 
   
 
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