Remus si stringe le coperte addosso. Sa che dovrebbe fare qualcosa. Ma cosa?
Nasconditi, gli hanno detto i suoi.
E Remus si è nascosto. Cos’ altro fare?
Si sente di nuovo piccolo, impotente, il buio lo spaventa di nuovo.
Sono piccolo, si dice.Gli hanno sempre detto che nel buio non c’è niente, ma Remus adesso sa che non è vero.
Il buio è vivo, brulicante di creature potenti e dai poteri devastanti. Li sente muoversi, correre, strisciare..
 
Remus si stringe le coperte addosso e continua a correre, nonostante sia stanchissimo, nonostante le gambe gli dolgano e minaccino di cedere. I capelli gli vanno negli occhi, e Remus in questo momento rimpiange di non esserseli mai tagliati quest’estate. Se li sposta e continua a correre. La torcia in una mano, la cartina nell’altra.
 La passaporta non dev’essere lontana si dice.
Il cuore gli batte all’impazzata e gli rimbomba nelle orecchie, lo stomaco gli va su e giù nella pancia, i rami gli frustano il corpo. Remus strizza gli occhi, per far andar via quel misto di sudore e lacrime che vi si è annidato. E nel momento in cui lo fa, rotola giù, nel dirupo.
Nell’ultimo posto, dove vorrebbe andare.
Sente i ringhi, gli ululati e i passi dei mannari farsi più vicini.
Remus si nasconde sotto le coperte, e cerca di fare meno rumore possibile. E’ convinto che, come lui sente il suo cuore battere follemente, anche i mannari lo sentano. Smette persino di respirare, quando sente avvicinarsi le zampe.
Troppo vicine, troppo vicine, troppo vicine..                   
Riesce a percepire il calore dei corpi che si muovono attorno a lui. Da un buco della coperta vede il fiato delle bestie condensarsi nell’aria. Le vede guardarsi intorno e andarsene.
Remus aspetta. Non sa quanto, ma aspetta.
Osa spostare la coperta soltanto quando il sole inizia a illuminare le colline lontane. Si alza, barcollando, ha perso la passaporta.
 
Remus lo sente.
Sente che c’è qualcosa che non va.
Lo sente muovere dietro di sé.
Sente qualcosa di umido contro la mano nella tasca dei jeans lerci. Un naso, si dice, è senza dubbio un naso. Sente il suo fiato caldo sui polsi, e poco dopo più su, vicino al collo. Resta immobile, se scappasse lo prenderebbe subito.
E poi arriva, veloce e letale.
 
 


Remus urla di paura e di dolore, mentre Sirius lo scuote per le spalle e James lo schiaffeggia.
L’ha sognato di nuovo.
Ha sognato di nuovo quella notte d'autunno di nove anni prima.
Ed è terribile, perché sa che quel ricordo esisterà sin quando lui esisterà. E una parte di esso, una parte più reale, abiterà per sempre dentro di lui e tornerà a farsi viva, una volta al mese.

Le voci di Pads e di Prongs, gli arrivano come borbottii lontani, fastidiosi.
Le loro facce gli ondeggiano davanti agli occhi.
Cerca di parlare, ma non ci riesce.
E si chiede da quando, la lingua, ha una volontà tutta sua.