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Autore: WeasleyG98    24/10/2011    2 recensioni
Gocce della nostra vita. Il rapporto di James e Rose anno per anno. Per me sono cugini, si amano come cugini, niente ship.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Sirius Potter, Rose Weasley
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Duemilaventidue.
 

 

Era passato quasi un anno da quando Rose aveva deciso di eliminare James dalla sua vita. Aveva cominciato a cambiare e James non era il solo a non riuscire più a riconoscerla. Anche i suoi genitori, il fratello, tutti gli altri dieci cugini, amici e amiche, avevano iniziato a notare che in lei c'era qualcosa di diverso. Era molto più schizzinosa, aveva cominciato a trovare trucco e minigonne fondamentali ed era anche più antipatica e acida. La storia con Scorpius era finita da un pezzo, ma a lei non sembrava essere importato tanto. Aveva iniziato a uscire con ragazzi su ragazzi, piantandone uno ogni settimana.

Sua madre e sua zia Ginny pensavano fosse normale cambiare a quell'età, non capire mai ciò che si voleva. Ma suo padre era certo che fosse successo tutto a causa del distacco dal cugino. Ron spesso incolpava James di averla fatta star male e che per quel motivo aveva 'perso la testa'. James si era anche stancato di contestarlo. Sapeva di aver sbagliato, ma il comportamento di Rose era esagerato, stupido e infantile. Si era anche rotto di provare a parlare con la cugina se lei doveva continuamente fargli il verso o ignorarlo. Era ormai da un po' che aveva deciso di darci un taglio, perché con Rose non era più possibile comunicare.

Era pieno luglio, James si stava godendo beatamente le vacanze estive prima dell'inizio del suo settimo ed ultimo anno a Hogwarts. A scuola, anche senza l'aiuto di Rose, stava andando abbastanza bene, anche se senza la cugina a sgridarlo dopo le sue malefatte, non c'era più gusto a fare il simpaticone di turno. Comunque, suo fratello Albus era un degno sostituto.

James non era riuscito a mettere la testa a posto nemmeno da quando si era messo con Jenette, un anno prima. Lei era molto più calma e pacata, dolce e gentile, e prendeva buonissimi voti a scuola. Tutto il contrario del suo ragazzo! Lily, la sorellina – non più tanto ina - di James, trovava la pazzia di Jenette nel mettersi con il suo fratellone pari all'ingenuità di Icaro nell'avvicinarsi troppo al Sole con le sue ali costruite con la cera. La zia Hermione le aveva sempre raccontato quel mito e lei adorava citarlo ogni volta che poteva, cosa che urtava James più di una sconfitta a Quidditch da parte dei Tassorosso.

Faceva caldissimo. James se ne stava steso sul letto, con addosso soltanto un paio di boxer, e ansimava come un cane che non tocca acqua da settimane. Ormai maggiorenne, ruotava la bacchetta per provocare qualche soffio di aria fredda, ma il caldo era così opprimente che a malapena riusciva a muovere la mano. Teneva accesa la televisione su uno di quei programmi Babbani sulla musica, che dopo anni e anni ancora andavano alla stragrande. Su MTV c'era quel cantante Babbano chiamato Justin Bieber. James non riusciva a comprendere come facesse il successo di quel canadese a durare da ben dodici anni. James aveva visto da alcune sue compagne di scuola nate Babbane e Mezzosangue alcune foto in cui aveva la loro stessa età. Lui, James, era decisamente più figo. Con uno sforzo immane, ma soprattutto di teatralizzatissima angoscia, prese il telecomando e cambiò canale. La mattina alle 11 non c'era mai nulla di interessante. Spense.

Si alzò dal letto e decise che, per quanto amasse fare le cose con la bacchetta da quando aveva compiuto diciassette anni, era meglio andare in soggiorno e abbandonarsi alla fresca brezza che emanava quel santissimo apparecchio Babbano: il condizionatore!

Si stese sul divano e provò un piacere immenso nel sentire sul corpo quell'arietta in completo contrasto con le fiamme di fuori. Sì, si sarebbe probabilmente beccato una polmonite, ma sempre meglio che morire per soffocamento. Rilassato, socchiuse gli occhi... ancora un po'... quasi serrati...

« CHE ORRORE! Copriti James Sirius Potter, vorrei godermi l'estate senza rimettere nemmeno una volta, se non ti dispiace troppo ».

Ecco che le note soavi della voce di Lily arrivargli dritte alle orecchie e farlo sobbalzare. Che poi che bugiarda che era! Lui aveva un fisico pazzesco da giocatore di Quidditch, capelli corvini e profondi occhi marroni. Aveva tutte, proprio tutte, le carte in regola per essere eletto e Mister e Miss maglietta bagnata duemilaventidue. Cosa poteva volere di più una ragazza? Ma naturalmente la dolcissima, dolcissima, Lily Luna non era come le altre ragazze. Lei era sua sorella.

« Ma da quando sei diventata così simpatica, sorella? » chiese sarcastico James.

« Ma io non stavo affatto facendo la simpatica » disse Lily strafottente. « Stavo parlando molto seriamente. Mettiti dei vestiti, non fa poi così caldo ».

Certo, se tu sei tutta un pezzo di ghiaccio! si ritrovò a pensare James. Come fanno i ragazzi a venirti dietro? COME?

Ignorando le battutine della sorella che abbandonava la stanza, James sprofondò ancora di più nel divano e chiuse definitivamente gli occhi. I genitori non erano in casa. I primi erano andati a fare chissà quali compere a Diagon Alley; il secondo stava a casa di Rose – perché 'a lui non fregava nulla che lei fosse cambiata, rimaneva la sua cugina preferita, anche perché con lui si comportava in modo del tutto normale' – a fare i compiti di Pozioni e di Incantesimi. Che poi, James trovava dannatamente irritante come Albus cercasse continuamente di convincerlo ad andare con lui a casa dei cugini e fare una 'bella sorpresa' a Rose. Be', ma poi le fatture le avrebbe fatte prendere a lui, Albus.

Insomma, era stupidissimo pensare che Rose avrebbe cambiato idea così, da un giorno all'altro. L'aveva eliminato dalla sua vita? Bene, ciao.

A disturbarlo dai suoi pensieri fu il campanello. Convinto che fossero i genitori o il fratello, andò ad aprire così come stava vestito, solo in mutande. La visione che gli si parò davanti gli fece quasi venire un infarto. Capelli rossi e ricci, bassa, un top turchese, minigonna jeans, quattro chili di matita agli occhi, libri di magia in mano...

« Mi avevi assicurato che questo qui non c'era, Albus! » urlò Rose, mentre Albus la spingeva a forza in casa per evitare che tutti i vicini vedessero il fratello mezzo nudo.

« Albus, cosa cavolo ci fa questa qui in casa mia? » tuonò James.

« Si dà il caso che io posso invitare chi voglio, dato che è anche casa mia » disse Albus. « E poi... be', non si può continuare in questo modo! »

James e Rose si fissarono un istante, per poi distogliere lo sguardo e infine guardare con aria di rimprovero Albus. Il poveretto chiamò a gran voce « Lily! » e la sorella corse subito nel soggiorno.

« Che diamine succe... oh, Rose... ah, James... ehm, Albus? » Lily pareva decisamente confusa. Albus fece un cenno ai due cugini, che si guardavano in cagnesco e Lily capì. Assunse un'aria drammatica e teatrale, si mise una mano sulla fronte, sospirò, e cadde a peso morto per terra. Avevano progettato quel piano per provare a riallacciare i rapporti tra Rose e James da un po', ma a lei non era venuto in mente che quella era un'occasione perfetta per metterlo in atto. Era un piano decisamente banale e troppo da film, ma i due fratelli non avevano più idee.

Come da copione, suo fratello James e sua cugina si precipitarono su di lei.

« Oh, n-non mi sono sentita tanto b-bene... » disse in tono convincente Lily.

Rose le mise una mano sulla fronte per controllare se avesse la febbre, ma ovviamente non la sentì per niente calda.

« Febbre non la hai » disse Rose.

« Forse un calo di pressione... » ipotizzò James. « Prima stava benissimo... intanto facciamola stendere sul divano, e tu non stare lì fermo impalato, Albus ».

Albus parve risvegliarsi dal suo sogno più bello, e aiutò James e Rose a portare Lily sul divano.

« Oh, mia povera sorellina... quale povero destino ti sta capit... AHIA! » Lily, senza farsi vedere dagli altri due, aveva pestato un piede ad Albus, che faceva proprio schifo nella recitazione.

«Oh, Albus, così non aiuti » disse ansiosa Rose. « Lil, vuoi dell'acqua? »

« Sì, grazie » rispose lei. « Per piacere, Albus, potresti prendermela tu? »

Albus seguì l'altra parte del piano e si diresse verso la cucina come gli era stato detto.

James era molto serio. Per quanto si prendessero in giro, si preoccupava molto per la sorellina, quando stava male, quando aveva problemi... un po' come facevano l'uno per l'altra lui e Rose. Ma non era il momento per pensare al passato.

« C'è qualcosa che ti potrebbe far stare meglio? » le chiese. « Non so, vuoi vedere qualcosa in TV... »

« Oh, no. Ho un fortissimo mal di testa » rispose Lily. « Ma già che non mi sento davvero bene, perché non facciamo come da piccoli... giochiamo a fare i Medimaghi!

Rose e James si guardarono, sorrisero un po', ma poi ripresero le espressioni distaccate di pochi secondi prima. Rose distolse lo sguardo, mentre James continuò a fissarla. Ricordavano bene quel gioco, quanto si divertivano a diagnosticare a Hugo e Lily stranissime malattie e a cercare cure improbabili. Lo facevano insieme, sì che era divertente.

Non erano più bambini, l'aveva detto Rose che tra loro non era più uguale, che qualcosa si era rotto, ma forse nessuno dei due era più convinto di questo.

Rose si alzò, incerta. « Io... se Albus si sbriga con quell'acqua, forse ti sentirai meglio e... non servirà tutta questa pagliacciata... io me ne vado a studiare. A casa mia ».

Fece per andarsene, ma James la trattenne per un polso. La guardò con tanta dolcezza e a lei vennero gli occhi lucidi.

Lily si stava godendo la scena in una maniera pazzesca.

« Dài, resta » la incitò James.

Rose era indecisa e per questo le veniva ancora di più da piangere. Un anno che non si parlavano veramente, che si dicevano cose carine, che si consolavano, che stavano insieme... una semplice mattinata di quello che da bambina era il suo gioco preferito non poteva aggiustare tutto così, come un Avada Kedavra toglieva la vita in un momento alla gente.

Eppure voleva che tutto succedesse in un lampo, che quell'anno diventasse soltanto una litigata durata un giorno tra due bambini stupidi, risolta stringendo semplicemente i mignoli e giurando che mai più ci si sarebbe fatti del male.

Però le sembrava tutto troppo facile. Ormai in preda alle lacrime, si liberò dalla presa del cugino, corse verso la porta e uscì di casa.

Il piano di Lily e Albus non stava andando come previsto, però il miracolo c'è sempre. Infatti, James, ancora soltanto con i suoi amatissimi boxer, raggiunse l'ingresso e seguì Rose fuori mentre correva via. La bloccò nuovamente cingendole il polso e la tirò a sé, abbracciandola.

James sentì le lacrime di lei bagnargli la pelle del petto e la strinse. Era bello averla di nuovo lì, sentire che c'era di nuovo, come fino ad un anno prima. Si scusavano insieme, senza dare importanza a chi aveva ragione e chi torto davvero. Rose che si dava della stupida, James che le diceva che era cominciato tutto per colpa sua, e altro.

Come due bambini che un minuto prima litigano e il minuto dopo sono di nuovo migliori amici, eccoli lì, quei due piccoli nell'animo, a tralasciare l'accaduto dell'anno precedente, a tornare un tutt'uno, ciò che erano prima.

« James... »

« Shh... non dire nulla ».

« Ehm... no, James... è che... uhm... sei in boxer e, beh, noi siamo per strada e, vedi, c'è gente che ci sta guardando ».



Spazio Autrice:
Ecco, sì, sono un tantinello in ritardo, no?
Oh, Dio, non avevo idee, mi è venuto tutto di getto, e l'ho scritto pure nella storia che è tutto un lampo.
Cavolo un anno di non James-Rose... da suicidio!
E niente, ecco un'altra cosa puzzosa, già.
Leggete, recensite e... boh.
Sciauu. ♥

 

  
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