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Autore: ryuzaki eru    24/10/2011    5 recensioni
(Nel cap. 1 scheda in stile "Death Note 13 How to read")
Un lento crescere di strani ed apparentemente trascurabili eventi. Una ragazza comune, preda di una situazione incomprensibile. L’apparente iniziale assenza di tutto ciò che riguarda il mondo di Death Note, così come voi lo conoscete. Ma tutto quell’incredibile mondo c’è! Kira, Tokyo, il quaderno. Ed Elle arriverà… Perché volevo continuare a vederlo parlare, muoversi, ragionare.
Elle era in piedi sul marciapiede e con gli occhi spenti la osservava, mentre strusciava svogliatamente il dorso del piede su un polpaccio...
«Ciao, Ryuzaki…» tentennò Emma «Allora…sai dove vivo… Ed io non te l’ho mai detto! Quindi…»
«Quindi?» le chiese lui vagamente irriverente.
«Quindi immagino tu sappia altro... Il punto è da quanto tempo sai!»
Elle smise di grattarsi il polpaccio e portò il piede a terra «No. Il punto è che da ora la smetterai di giocare da sola a questa partita.» la gelò.
La voce le arrivò dritta alla testa, come una tagliola affilata.
Il suo sguardo impassibile e freddo la trapassò.
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Another world'
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Perdonatemi…Ho sforato di un giorno… Ma il tempo è stato poco ed ho passato il week-end sui libri… AAARGH!! E pensare che speravo proprio di aver finito di studiare!!!
Il capitolo è più lungo, ma mi sa che non me ne preoccupererò più, anche perchè quando scrivo voglio arrivare ad un punto prefissato e descrivere determinate cose e credo non abbia importanza quanto tempo impiego a farlo ;)
Buona lettura (le mie dita sono sempre rigorosamente incrociate!)!!!

 
 
Alcuni dei personaggi che appariranno non mi appartengono, ma sono proprietà di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

9. Primo momento di gap

 
La prima mossa di Emma era sfumata.
Ma ciò che la angosciava di più non era questo.
Light ormai era perduto.
Aveva preso il quaderno ed aveva cominciato il suo folle progetto.
Ogni nome scritto sul death note avrebbe lentamente ma inesorabilmente indurito la sua anima, fino a farla sparire.
I suoi occhi non avrebbero mai più sorriso veramente, a differenza delle sue labbra che invece si sarebbero più volte piegate in un ghigno di inquietante soddisfazione.
Forse solo dimenticando avrebbe potuto riacquistare se stesso. Ma dopo la morte, in ogni caso, nemmeno Emma sapeva con certezza cosa lo avrebbe aspettato…
“Né il Paradiso né l’Inferno”… Ma, un momento… Questo significa che ora, in questo mondo, io posso essere certa dell’esistenza del Paradiso e dell’Inferno? Insomma, eccetto Light, tutti dopo la morte vengono “veramente” dirottati o da una parte o dall’altra? Se esiste il quaderno, se esiste Elle, se esiste Ryuk, esistono per forza anche le supreme suddivisioni della vita oltre la morte nominate da lui! Ed io dovrei accettare di essere l’unica persona sulla faccia della terra a poter essere sicura della loro esistenza senza dovere fare un atto di fede!?
Ma cosa ci faccio qui? Io non c’entro niente qui… Io qui conosco il passato di persone a me sconosciute, conosco il futuro ed ora anche i misteri insondabili che da sempre accompagnano l’intera umanità!!! È tutto troppo semplice e quasi banale…
Conosco il futuro ed il destino delle persone…

Tuttavia non era neppure l’inverosimile certezza dell’Inferno e del Paradiso quello che angosciava di più Emma. Anche perché lo sgomento di fronte ai massimi sistemi non poteva comunque risolverlo. Poteva solo accettarlo.
Lei ora temeva qualcos’altro e questo qualcos’altro era leggermente più accessibile, almeno come pensiero, ed era legato a quel dettaglio insignificante del ritardo del treno che le aveva “normalmente” impedito di giungere puntuale ad un “appuntamento”…
Ora si poneva una domanda che prima non aveva contemplato, nonostante avesse cercato di considerare tutte le ipotesi plausibili e tutte le variabili che le si sarebbero potute presentare in quel nuovo mondo.
Ora il problema era uno ed era enorme, perchè avrebbe potuto vanificare tutti i suoi piani: poteva lei veramente interferire in quel mondo? Poteva modificare gli eventi di una vicenda “predestinata” a finire in un certo modo?
Predestinata…
Light ha potuto prendere il death note nonostante io abbia cercato di impedirlo… e ci è riuscito perché il “caso” ha fatto sì che proprio la mia metro tardasse… Se avessi anticipato il mio arrivo in stazione di una manciata di minuti avrei preso il treno precedente e sarei arrivata in orario…
Il fato, il destino, non ci ho mai creduto… Ma posso essere certa che il “fato” non esista neppure in un mondo già definito, anzi letteralmente “scritto” da qualcuno? Accidenti, qui non si tratta di fato, si tratta di eventi meditati, creati, descritti, messi neri su bianco e incastrati tra di loro in modo egregio per giungere ad un epilogo già letto da migliaia di persone ed io non so neanche che cosa ci sto a fare qui in mezzo e come diavolo ci sono finita!

Emma era tornata ad arrovellarsi il cervello…I propositi del mese trascorso si perdevano in un bicchiere d’acqua…
 

Povera la nostra Emma, adesso che ha la certezza del fatto che si avvereranno gli eventi di Death Note comincia proprio a temere che i fatti si realizzeranno esattamente come scritto sul suo amato manga, nonostante i suoi sforzi… ed i suoi dubbi sul piano B diventano ingestibili…
Questa ragazza è l’apoteosi del dubbio, dell’imprevedibilità e degli sbalzi d’umore! Attacca rapida come un felino sul ring, si incolla decisa al telefono per individuare l’abitazione di un perfetto sconosciuto e futuro pluriomicida, pianifica razionalmente e metodicamente e poi si arrovella insicura come un adolescente in fase psuedointrospettiva… Ed arriva a toccare anche i “massimi sistemi”…

 
Al diavolo! Lo voglio rivedere sì o no?
Anche se dovesse trattarsi di un immenso buco nell’acqua devo continuare! Anche se le percentuali di riuscita dovessero essere minime o nulle, devo provarci! Almeno lo voglio guardare di nuovo negli occhi…

 

Per l’appunto… A proposito di sbalzi d’umore…
 

Si alzò dal letto, prese dalla borsa l’hard disk esterno su cui aveva fatto il backup di tutti i dati del pc fisso, che naturalmente era rimasto a casa sua, in Italia. Da lì copiò sul portatile alcuni files della cartella Death Note.
Il contenuto della suddetta cartella era aumentato a partire dal giorno in cui aveva visto Elle ed aveva cominciato a decidere cosa fare.
Ora non c’era più soltanto la scansione dell’immagine di Elle, tracciata a matita sul suo quadernino “per occasioni speciali” e scannerizzata esattamente due giorni prima del loro incontro.
Si erano aggiunti a lui i disegni di tutti quelli che era riuscita a ricordare con il maggior numero di dettagli possibili…
E così aveva creato una piccola galleria di files-immagine, rigorosamente realizzati prima della sua venuta in Giappone.
Alcuni erano forniti di un nome/spiegazione appuntato a matita in modo più che leggibile sul foglio stesso: “Light Yagami=Kira”; “Misa Amane=secondo Kira”; “Ryuk=Shinigami di Light”; “Rem=Shinigami di Misa”.
E questi li riversò sul portatile insieme all’immagine di Elle.
Emma non era una stupida. Non aveva certo bisogno di appuntarsi quelle cose per ricordare a chi appartenessero quelle facce…
Gli altri disegni di questo book di personaggi li lasciò sull’hard-disk esterno, senza copiarli sul portatile. Erano immagini prive di nome, esattamente come lo schizzo di Elle: un anziano signore distinto e vestito come una sorta di maggiordomo; un ragazzino vestito di bianco, con i capelli candidi, delle enormi cuffie fornite di un microfono ed una torre di fiammiferi davanti; un ragazzo con un caschetto biondo, vestito di nero e con una tavoletta di cioccolata in mano…
Emma non avrebbe mai scritto da nessuna parte i nomi di nessuno di loro…
Se quei files fossero finiti nelle mani sbagliate sarebbe stata la fine…i loro nomi e soprannomi dovevano rimanere custoditi gelosamente nella sua testa.
Tanto, per chi li avrebbe riconosciuti, quei volti non avevano segreti e parlavano da soli…
Lasciò solo sull'hard-disk, senza salvarli sul pc, anche i files di testo che contenevano il suo piano dettagliato e la trama di Death Note... Tanto le sarebbero bastati gli appunti scritti a matita sul quaderno.
Poi arraffò una borsa, si infilò al volo la giacca ed uscì di casa.
Arrivò alla filiale della banca dove aveva riversato il suo conto e depositò l’hard disk in una cassetta di sicurezza, con l’intenzione di andarlo a riprendere dopo molto tempo.
Mentre tornava a casa passò davanti ad una palestra. Si fermò ad osservarla.
Devo farmi aiutare da Misao a trovare una palestra di kick nei dintorni…Non è il caso di andare fuori allenamento proprio adesso…
Quando rientrò in casa si riappollaiò di nuovo sul letto col suo quadernino di disegni ed appunti tra le mani.
Sulle prime pagine era elencata una semplice e fitta serie di avvenimenti. Sostanzialmente la trama il più dettagliata possibile di Death Note.
Sulla seconda cominciava il piano…
 
Piano A: quaderno
- definire periodo --> novembre/dicembre
- controllare NHN ogni pomeriggio
- casa Yagami --> numeri da Misao
- scuola Light (ore 16:00 uscita studenti)
- situazione non gestibile: Light prende quaderno davanti a me --> non puoi fare nulla!
 
Piano B
1. Disegni con nomi e senza nomi (falli e scansionali in Italia!)
- salva sul portatile solo quello di Elle e quelli con i nomi. Fallo solo dopo fallimento di piano A
- hard disk in cassetta di sicurezza
2. primo momento del gap
- controlla la tv di pomeriggio --> da quel giorno Elle sicuramente starà in Giappone
- fino al 31 Dicembre: un solo hotel sicuramente vicino alla questura, poi tanti diversi quindi ingestibile e pericoloso.
- dopo 31 Dicembre due piste possibili:
   a) pista “Naomi Misora”
   b) Elle uscirà per cambiare albergo
3. Test d’ingresso alla Todai: 17 Gennaio --> Elle!!!!
 
Emma prese una matita e sbarrò il piano A.
“Fatto” o meglio “sfumato”!
Ora era nel secondo punto della sua lista. Nell’intervallo di tempo apparentemente sterile in cui non avrebbe potuto avvicinare Elle, che solo nel punto 3 sarebbe stato abbordabile direttamente.
Ma questo momento non era sterile. Anzi, poteva essere proficuo.
Misao rientrò in quel momento.
«Ohi…sono in camera!» disse Emma.
L’amica entrò sorridente, con ancora indosso il cappottino di lana e la borsa al braccio.
«Stasera si va a Shibuya!»
«Fantastico! Non vedevo l’ora di uscire insieme a tutti a fare un po’di casino!!» esordì Emma entusiasta. «Ah…Misao, senti, come ci arrivo alla questura di Tokyo?»
«Che ci devi andare a fare in questura?!»
«Sai, vorrei cercarmi una palestra di kick…e sono riuscita a vedere che lì nei dintorni ce n’è una…» Piccola microscopica bugia tentennante, unita ad una verità… Doveva iniziare a provarci a mentire, almeno un po’… altrimenti…
«Be’, non è proprio dietro l’angolo. Comunque non è lontana dalla Todai. Mi cambio e poi te lo spiego. Ad ogni modo semmai poi cerchiamo insieme una palestra qui vicina!» Misao sparì dalla porta.
Emma adesso doveva solo aspettare qualche giorno…
 
Si erano attardati in laboratorio a lavorare. Il prof. se n’era già andato da un po’.
Gli orari di lavoro si stavano lentamente trasformando in lunghi e serrati.
Per il momento stavano informatizzando ed incrociando la documentazione cartacea di parecchi anni di scavo e le scrivanie erano piene di fogli, schede, disegni, diari di cantiere… Erano tutti stanchi.
Misao alzò la testa, sbadigliando. «Non ce la faccio più… Mi si incrociano gli occhi… »
«A chi lo dici… Ma non ti sei accorta che mi sono fermato!? Non ci stavo capendo più niente…» Disse Kei, girando lo schermo del pc e mostrando agli altri che non stava assolutamente lavorando alla costruzione delle tabelle da riempire…
Sul monitor c’era un grosso cuore con due ali ai lati, su sfondo nero…
«Ma voi che ne dite di questa storia? Gli hanno pure fatto un sito… “Kira”, intendo quello che ipoteticamente starebbe dietro agli omicidi dei criminali…»
Emma alzò la testa.
«“Kira… Il salvatore del nuovo mondo…”» Lesse Misao a voce alta. «Io dico che sono fuori di testa... Ma la cosa non mi stupisce. E poi scusate, “omicidi”? Quelli sono morti di attacco cardiaco…ma come fa ad ammazzare secondo voi?» rispose Misao.
«Poteri soprannaturali. È l’unico modo.» commentò secca Emma, strizzando l’occhio.
Kei ridacchiò «Sì, va be’, ci mancano solo quelli! Comunque è strana questa storia… alla fine uccide i criminali, quindi magari…»
«Sentite, io esco a fumare, sono in astinenza da troppe ore!» Se ne uscì improvvisamente Emma alzandosi dalla sedia ed interrompendo Kei, che però non si sconvolse e riprese l’argomento con Misao, facendo ad Emma un cenno di assenso.
Emma uscì dal laboratorio.
Non ce la poteva proprio fare a sentire quei discorsi per la millesima volta… E non li sopportava non perché fosse pura o perché Kei ne avesse già parlato o perché non le interessasse… Non ne poteva più perché per lei non erano una novità. Nel suo mondo aveva perso la voce con Misao, aveva esaurito le parole e gli occhi sui forum, commentando l’operato di Kira in tutti i modi possibili immaginabili. Ed il discorso le era venuto a nausea… Tanto le opinioni erano contrastanti, ma erano sempre le stesse…
Adesso era il momento dei fatti!
 
Erano sempre tutti alle loro scrivanie e sempre concentrati sul loro lavoro, nel laboratorio dell’università, con i neon accesi in un altro buio e tardo pomeriggio di quelle giornate.
Ora una piccola televisione era sempre sintonizzata su NHN, muta. Emma non aveva dovuto neanche chiederlo. Kei aveva proposto di farlo, interessato ed ipnotizzato da quel caso assurdo che stava sconvolgendo il mondo e di cui non voleva perdersi nessun aggiornamento.
Emma stava cercando di trovare alcuni dettagli sulle sezioni, perché non le tornavano delle cose ed era immersa nei fogli di poliestere.
«Ehi, hanno interrotto le trasmissioni! Cosa sarà successo?» Esclamò Misao.
Emma alzò lo sguardo decisa.
Quella scena non se la sarebbe persa per nulla al mondo! Si alzò di scatto, spostando i rotoli che aveva davanti, ed alzò il volume.
Lind L. Taylor era al centro dello schermo.
Emma si sedette di nuovo, tirò su le gambe, le incrociò sulla sedia, si appoggiò comoda allo schienale pronta a godersela grandiosamente, mentre anche Kei e Misao non scollavano gli occhi dalla tv.
La traduzione simultanea giapponese non riusciva a coprire completamente le parole inglesi di sottofondo…
«Santo cielo!» Urlò Misao, alzandosi in piedi, quando il malcapitato si accasciò sulla scrivania.
Kei sgranò gli occhi, con le mani incollate al tavolo, muto.
Emma non si stava godendo proprio niente.
Era sconvolta…
Veder morire una persona era orribile. Emma non aveva mai visto nessuno morire…
Fino a quel momento non ci aveva pensato, intenta a gestire il suo piano per salvare Elle… Fino a quel momento l’aveva sconvolta solo la sua di scomparsa, perché aveva imparato a conoscerlo ed adorarlo… Ma ora, toccare con mano anche solo la morte reale di uno sconosciuto, la sconvolgeva più della morte di Elle stesso…
La realtà è un’altra cosa… Lo è sempre…
Qualche attimo di pausa e silenzio, mentre i collaboratori della rete televisiva si affollavano intorno al corpo dell’uomo giustiziato.
Erano tutti senza parole ed Emma tratteneva il fiato.
«Incredibile!» Partì la voce sintetizzata…
Un brivido le corse lungo la schiena…
E continuò a percorrerla in ogni parte del suo corpo durante tutto ciò che lui disse…
«…Dunque, Kira, tu puoi uccidere a distanza…»
Sì, continuò a percorrerla durante tutto ciò che disse con una calma inquietante e lucida…
Emma socchiuse appena gli occhi quando sullo schermo comparve il bagliore quasi argenteo dello sfondo su cui si stagliava l’enorme “L”… E l’emozione, se così si può chiamare, raggiunse quasi l’apice…
«Ma io esisto veramente. Avanti prova ad uccidermi! Che aspetti?! Uccidimi!»
Emma deglutì. Era come assistere ad una scena stranota di uno di quei film visti migliaia di volte, che si rivedono spesso solo per godersi una sola scena emozionante, che lascia ogni volta il segno…
Ma quello non era un film.
No. Lui non si sconvolgeva di fronte alla morte. Neanche a questo Emma aveva mai pensato. Lui era veramente di ghiaccio. E non lo era perché personaggio immaginario…
Un uomo era appena morto e lui era rimasto impassibile.
Aveva sfruttato la sua morte e l’assurdità della pena capitale a suo favore…
Proprio lui che si scaglia contro Kira e che lo ritiene un assassino.
Cosa distingue uno Stato folle, che si prende la briga di togliere la vita ad una persona in seguito ad un legale processo, dalla mente invasata di una persona che toglie la vita con lo stesso fine? Niente li distingue. Nessuno dei due è Dio, la Natura o chi per loro!
Eppure Elle si sta servendo dell’assurda legalità di uno Stato che ammette la pena di morte.
…“Kira, il giorno della tua condanna a morte non è poi così lontano”…
Elle ammette la pena di morte! È orribile…

Si può non pensarci. Si può sorvolare su certe questioni quando si tratta di storie inventate, di fantasia, di personaggi irreali… Ma quando le idee e le azioni di qualcuno si esplicitano ed avvengono nella realtà, davanti ai vostri occhi, le cose sono diverse. I pensieri sono diversi. E quelle idee e quelle azioni assumono una gravità ed un livello di considerazione di tipo differente.
La realtà è un’altra cosa…sempre…
Il collegamento venne interrotto e la “L” scomparve dallo schermo.
Mancava qualcosa…lui non l’aveva detto… Elle non aveva aggiunto alla fine quella frase che lo avrebbe reso famoso…
Strano…
Deve dirla! Deve almeno averla pensata, in quella stanza d’albergo vicino alla questura! Non sarebbe lui…“Io sono la giustizia!”…

Credo proprio che io debba giungere in vostro soccorso per chiarirvi meglio questa situazione…
A dire il vero mi scoccia un po’ dare mere e scialbe spiegazioni, ma dato che vi ho coinvolto in questa storia fino a questo punto sono costretto a delucidarvi alcune cose. Va bene farvi cuocere nel dubbio dello svolgimento dettagliato del piano B di Emma, tacitandovi parte dei suoi pensieri, ma se poi non vi sviscero alcune cose finirà che non mi riuscirete più a stare dietro. E sinceramente non sarei entusiasta di rimanere solo, perché, anche se mi stupisce ammetterlo, ormai mi sono abituato alla vostra compagnia. 
Dunque voi, nel calduccio delle vostre case, avete tranquillamente visto l’anime di Death Note e sapete perfettamente che Elle ha detto “Io sono la giustizia” nel silenzio di quella stanza d’albergo, da solo, una volta chiusi i microfoni e chiusi i collegamenti della diretta tv, quindi nessuno di coloro che stavano assistendo in tv al suo monologo contro Kira può sapere che lui ha detto quella frase.
Voi la conoscete perché, esattamente come ora, siete stati spettatori silenziosi della privacy di Elle e siete stati in “platea”.
Tuttavia se foste stati sul palcoscenico ed aveste assistito “realmente” a quella diretta tv non avreste mai potuto conoscere la frase di Elle, così come non avreste potuto vedere la faccia di Light irrigidirsi davanti alla L sullo schermo.
Emma quindi non ha potuto sentire Elle che diceva quella frase… Ma lei ha letto il manga.
La sottile differenza sta proprio in questo: nel fumetto Elle spegne i microfoni dopo aver detto quella frase e quindi  esplicita la sua “superbia” in diretta a tutti gli abitanti del Kanto.
Il punto fondamentale è che ora Emma si ritrova ad essere sul palcoscenico dello stesso spettacolo di cui è stata comoda spettatrice e lo spettacolo cui ora sta partecipando è solo leggermente diverso da quello che lei ricorda di aver letto.
Si tratta di sottilissime differenze che però risultano fondamentali e nello stesso tempo complesse.
Non vi stupite più di tanto però. Tutta questa vicenda non è affatto semplice e si svolge sulla lieve linea di dettagli o incastri perfetti…
Avete forse mai pensato che Death Note fosse elementare?! Ne dubito.
Quindi, in conclusione, Emma si ritrova a bocca asciutta e non può ascoltare il suo “eroe” pronunciare quella famosissima frase e di questo si stupisce, perché si aspettava proprio di poterla sentire…
Povera ragazza, ma lei cosa può saperne delle differenze tra la carta stampata e la trasposizione animata che non ha mai potuto vedere e nella quale ora sta vivendo!!!?
Comunque se la cava. E ci riesce perché in fondo conosce Elle.
E’ certa che lui l’abbia detta lo stesso, è certa che lui debba almeno averla pensata quella frase, perché non sarebbe Elle se non lo avesse fatto…
Ed ha ragione.
Senza sentire né averne l’assoluta certezza, Emma ha ragione.
Elle ha detto “Io sono la giustizia”, l’ha detto da solo, nella impersonale suite di un albergo giapponese, senza che nessuno potesse sentirlo.
Ed Emma ora è la sola a conoscere questo suo personalissimo segreto.
Questa volta neppure Watari ne sa più di lei.
D’accordo, dopo questa spiegazione, che mi è costata tempo e fatica, ritorno decisamente ai fatti.

Ci vado stasera stessa? Sì… Non sono più nella pelle!
E ci andò. Era il 5 Dicembre ed era già buio ed Emma ci andò...
Camminava per la strada, stringendosi nel largo e lungo cappotto scuro in quella ventosa giornata.
Tempo prima aveva fatto delle piccole ricerche ed aveva appurato che c’era un solo grande e lussuoso albergo presso la questura e si stava dirigendo lì. Al Teito Hotel.
Perché lei sapeva che Elle era lì e che ci sarebbe rimasto sicuramente fino al 31 Dicembre, data del primo famoso incontro con la ridotta squadra “anti-Kira”.
I dettagli che può fornire il supporto cartaceo sono decisamente superiori a quelli forniti dalla trasposizione animata… Ed Emma, per fortuna, ricordava parecchie cose e, tra queste, c’era anche quella data, l’unica che era riuscita a tenere a mente, oltre a quella della morte di Elle naturalmente. Forse era rimasta nella sua memoria perché l’ultimo dell’anno è una data nota, sicuramente più facile da memorizzare rispetto agli altri 364 giorni dell’anno. Magari 363, togliendo anche il Natale.
Giunse sotto l’edificio, alzò lo sguardo e scorse tutte le microscopiche finestre illuminate degli ultimi piani in alto, stagliati nel cielo notturno di quel tardo pomeriggio quasi invernale.
Elle era lì dentro, sperduto in una qualche lussuosa ed impersonale suite...
Era emozionata.
Perché lui ora era vicino, un’altra volta…
Il vento freddo le entrò nel naso e la fece rabbrividire.
Tutto questo potrebbe non servire a nulla… Io non so se uscirà mai dall’albergo…
Va be’… E’ l’unico modo… In tanti giorni dovrà pur mettere il naso fuori almeno una volta!!! Conoscendolo potrebbe non mettercelo però… E se anche lo facesse io potrei non riuscire ad interagire, ad interferire… Basta!

Emma sospirò ed entrò nel bar-pasicceria di fronte, facendo risuonare il campanellino della porta al suo passaggio. Prese un lungo e caldo caffé, si sedette al tavolo, sfilò il pc dalla borsa e si mise a lavorare, controllando costantemente i movimenti dell’ingresso dell’hotel…
Stalking.
Stava facendo puro e semplice stalking!
Lo stava facendo e lo avrebbe fatto fino a che Elle non fosse approdato alla Todai…
E lo stava facendo proprio con l’intenzione di farlo!
 

Ve l’ho già detto, Emma non è una sciocca. Non è certo un genio, ma non è una sciocca. E non sta piantonando il suo idolo solo perché vuole vederlo, come una fan sfegatata e senza cervello.
Tutto questo ha un preciso fine.

 
Una grande macchina nera coi vetri oscurati si accostò all’ingresso.
Ne uscì un uomo di una certa età che consegnò le chiavi all’inserviente dell’hotel.
Elle era veramente in quell’albergo. Emma non si era sbagliata.
Watari!!! È appena rientrato dalla questura!
Naturalmente si è cambiato… Giusto… Mica può raggiungere così tranquillamente l’albergo in cui alloggia Elle, col cappotto ed il cappello nero!
Chissà come farà ad essere sicuro che nessuno lo possa individuare e seguire… Personalmente avrei creduto che lui alloggiasse altrove, rigorosamente separato da Elle, almeno in questa fase di incognito… Mah… Avranno le loro ragioni ed i loro mezzi…

Watari aprì il cofano dell’auto ed estrasse una confezione infiocchettata…
Emma sorrise.
Pasticcini… Sono per lui…
Ma per quel giorno non lo avrebbe visto…
Da allora in poi quel bar divenne il luogo abituale per concludere le sue giornate.
Faceva sempre più freddo.
Lei aveva a disposizione solo i tardi pomeriggi e parte dei giorni festivi…
E poi c’era il lavoro, sempre più pesante e stressante.
C’erano gli allenamenti nella nuova palestra all’ora di cena…
Emma era distrutta…
E cominciava a temere che non lo avrebbe mai incontrato.
I giorni passavano e lei iniziava a pensare che si avvicinava sempre di più il 31 Dicembre, data a partire dalla quale Elle avrebbe iniziato a peregrinare in un albergo diverso ogni volta…
E allora tutto sarebbe stato più difficile…
Le sarebbe toccato seguire Soichiro Yagami tutte le mattine.
Avrebbe dovuto essere vicino alla sua casa prestissimo.
Avrebbe dovuto stargli alle calcagna, senza farsi notare.
E così avrebbe scoperto l’ubicazione del nuovo hotel di turno…
Ma Emma non era un agente segreto… E Ryuk, magari, l’avrebbe notata, come aveva fatto con Raye Pember…
E poi, una volta scovato l’albergo, sarebbe dovuta andare a lavoro di corsa.
Nel pomeriggio sarebbe ritornata di nuovo a fare la stalker…
E lì avrebbe aspettato, come sempre…
Sarebbe stata un’impresa durissima e molto pericolosa… Troppo pericolosa.
Era un’altra delle ipotesi da scartare.
L’ultima speranza quindi erano i giorni immediatamente successivi al 31 Dicembre, quando Elle sarebbe dovuto uscire per forza per lasciare definitivamente il Teito Hotel.
Mica passerà per i condotti fognari, accidenti!
Ma dopo il 31 avrebbe dovuto cercare di sfruttare anche Naomi Misora….
Nel tardo pomeriggio del 25 Dicembre Emma uscì dal laboratorio. Era sola.
Misao e Kei erano andati via prima di lei.
Non era un’ottima giornata…Non lo era per niente… Era una giornata orrenda, come lo era stata la precedente.
Le ore passavano, il sole continuava a sorgere e tramontare ed Emma si spegneva…
Chiuse a chiave la porta dello studio ed attraversò lentamente i vuoti corridoi dell’università e poi i viali della grande struttura, costellati di alberi spogli e bui.
I capelli le uscivano disordinatamente a ciocche dall’ampio cappello di lana, sistemato senza troppa cura.
E camminava, col volto stanco ed una lieve ombra sotto gli occhi.
Le vibrò il cellulare. Le era arrivato un sms…
Cercò di arraffare il telefono dalla borsa e di premerne goffamente i tasti, continuando a tenere gli scomodi ma indispensabili guanti di lana.
Buon Natale tesoro! Appena tornerai a casa ci sentiremo via web. Vengono tutti da noi quest’anno! A dopo Emma… un abbraccio fortissimo, mamma e papà.
In Italia erano le nove del mattino…
Emma cercò di rispondere al messaggio, premendo i tasti sempre tenendo i guanti.
Il telefono le cadde a terra.
Si chinò per raccoglierlo.
E le lacrime le scesero sulle guance…
Era sola. Faceva freddo. Era stanca. Aveva lavorato tutto il giorno. Era da un mese che praticamente non viveva.
Era il giorno di Natale…
E lei era lontana dal suo mondo molto più di quanto Tokyo  potesse esserlo da Roma…
Ed era molto più sola di quanto chiunque altro potesse esserlo…
Si risollevò.
Il freddo le gelò le lacrime. Emma le asciugò con la sciarpa.
Tirò su col naso.
Sì. Era una giornata orribile…
Il campanellino del solito bar suonò, quando lei aprì la porta.
Emma raggiunse un tavolo e prima di sedersi guardò fuori, attraverso le vetrate del locale.
Le illuminazioni natalizie, allegre ed in qualche modo familiari, ravvivavano la strada e la gente camminava, imbacuccata.
Non ce la faccio… è troppo…
Non posso passare tutti i miei pomeriggi davanti a questo cavolo di albergo!!! Oggi è Natale, accidenti! Misao mi aveva pure invitata a casa dei suoi… Ed io cosa le ho detto? Le ho detto di no! Le ho detto di no perché devo venire qui, a fare le poste ad un sociopatico che non mette mai il naso fuori da queste quattro mura e voglio pure salvargli la pelle, senza neanche sapere se posso interferire con questo diavolo di mondo!!!

Tirò fuori il cellulare e chiamò Misao.
«Sono ancora in tempo? Non disturbo se vengo ora?! … Grazie… E non prendermi in giro! Di’ anche a tua sorella di non farlo! Sto arrivando!»

Questo era molto da Emma. Ma voi già lo sapete.

Corse al banco, scelse una di quelle belle torte che la disgustavano, ma che in genere piacevano tanto e per le quali quella pasticceria era famosa.
Con la confezione in mano si diresse di corsa verso l’uscita.
La ragazza alla cassa la richiamò. Aveva dimenticato di prendere il resto…
Emma si voltò e raggiunse di nuovo il bancone.
Il campanellino della porta suonò ed una ventata gelida le investì la schiena.
Infilò le monete nella tasca del cappotto e si girò.
La porta si richiuse.
Lui trascinò le logore scarpe da ginnastica verso il banco, tenendo svogliatamente le mani nelle tasche degli ampi jeans, con le larghe spalle come noiosamente appese ad una stampella troppo piccola per poterle sorreggere. Nonostante la sua schiena sembrasse a fatica avere voglia di sostenerlo, era alto.
Emma si bloccò.
No! Non così!
Le sue occhiaie sembravano ancora più infossate… Il caso Kira lo stava già logorando più di qualunque altro…
Le passò davanti, senza apparentemente notarla. Lentamente si fermò davanti al vetro del banco e cominciò ad osservare i dolci esposti, con gli occhi sgranati ed il collo proteso vistosamente in avanti.
Ed ancora una volta, Emma lo trovò favoloso…
Elle portò l’indice su entrambe le labbra. Ma ce lo appoggiò soltanto, pensieroso, di fronte alla scelta.
La cassiera lo guardava turbata. Forse anche preoccupata. Quindi spostò gli occhi su Emma, che era rimasta immobile, davanti a lei, a fissare lo strano soggetto che era appena entrato.
Emma se ne accorse e la guardò a sua volta. Gli occhi della ragazza dicevano chiaramente: “Oddio, questo qui fa paura! Non te ne andare!”
Emma scosse il capo bonariamente, sorridendo e socchiudendo gli occhi, facendole intendere che non c’era da preoccuparsi.
Elle allora sollevò un po’ il capo e togliendo l’indice dalle labbra, lo puntò fiaccamente sul vetro del bancone, nella direzione di ciò che aveva scelto «Vorrei una doppia porzione di quello, per favore, da portar via.»
E guardò la cassiera negli occhi. La penetrò, come faceva con tutti, nonostante gli occhi apparissero sempre spenti.
La ragazza sembrò risvegliarsi dalla sua agitazione e si affrettò ad ottemperare alla richiesta, ma prima si ricordò di Emma, si voltò verso di lei «Arrivederci e… grazie!»
Era tutto a posto. La voce di Elle aveva fatto il suo effetto comunque, aveva tranquillizzato la ragazza. Perché aveva un suono caldo, calmo e rassicurante…
Lui allora ruotò quasi impercettibilmente le pupille verso Emma ed incrociò il suo sguardo…
Si guardarono per qualche attimo…
Poi Emma abbassò gli occhi.
Ora me ne posso anche andare.
L’importante è che mi abbia messo a fuoco per almeno mezzo secondo.
Ora è sufficiente che lo rincontri almeno un’altra volta…
Devo farmi forza ed uscire di qui.
Ho ottenuto quello che volevo. Per ora basta così… E’ tutto pianificato. Va bene così… In pillole… Piccole briciole per innescare il dubbio…
Quant’è difficile però…

Ed uscì, facendo suonare di nuovo il campanello, col cuore in gola, la torta in mano e gli spicci nelle tasche.
L’importante era che mi notasse…
Sarebbe stato meglio che mi vedesse proprio sotto l’hotel, come avevo programmato, ma va bene anche così… Almeno spero…
Chissà se mi ha riconosciuta…
Devo smetterla! Non è importante se mi abbia riconosciuta o meno!!!
È assolutamente necessario invece che lo faccia la prossima volta che mi vedrà qui, davanti al suo albergo. È assolutamente necessario che allora si ricordi di avermi visto qui anche stasera!
Però… Chissà… Magari si è ricordato di me…
Sì, come no?!! Sono una demente!!!
Viola… dove sei…

E si allontanò dal bar e da lui…
 
Elle, con la busta del take-away appena agganciata e quasi scivolata tra le dita della mano, si rivolse pigramente alla commessa «Fate i butter cookies qui? Se ne fate ne vorrei un po’ in aggiunta alla torta. Mi è venuta voglia di mangiarli…»

 
 
 
 

Scusatemi se insisto molto con la storia delle notizie sentite alla tv e su quelle on line… Ma quelli sono gli unici canali che Emma ha con il mondo, come tutti noi comuni mortali del resto… E lei non può che rimanere informata in quel modo sugli eventi, esattamente come faremmo noi, o perlomeno immagino che faremmo noi… ;)
Shibuya, per chi non lo sapesse, è un quartiere di Tokyo popolato dai giovani, pieno di locali e vita notturna.
Non vi annoio con le mie ansie per questa volta, anche perchè sono talmente tante che non basterebbe un altro capitolo per raccontarvele quindi me le tengo per me ;)
È assolutamente fondamentale però dirvi una cosa: sarò impegnatissima nei prossimi giorni, tra lavoro e studio, perché giovedì della prossima settimana avrò una prova importante (i miei week-end li sto passando sui libri!!). Sono alquanto sfortunata perché il giorno dell’esame sarà pure il mio compleanno!!! :(
Vi dico perciò, con enormi scuse, che non potrò pubblicare prima di giovedì della prossima settimana…
Perdonatemi!!!
Da allora però riprenderò il consueto ritmo e, lavoro a parte, riuscirò a mantenere i tempi di un capitolo a settimana, come promesso!!!
 
Grazie infinite a coloro che hanno inserito la storia tra le preferite, a chi legge silenziosamente e naturalmente a coloro che recensiscono!! Siete tutti fantastici ed io vi adoro, lo dico veramente!!!
Mi dileguo a fare le ninne, domani sveglia presto!!!
 

Eru

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

   
 
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