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Autore: Light Lynx    25/10/2011    1 recensioni
I suoi amici hanno abbandonato lei, lei ha abbandonato i suoi amici.
Lei partirà con colui che ha tentato di ucciderla.
Deve trovarle, deve trovare le risposte che cerca.
Una nuova figura viaggia per le strade di Energon. Il suo nome è Gelìne, Gelìne Guidadiluce.
TRATTO DAL LIBRO
-Che farai ora?- le chiese il ragazzo poggiandole una mano sulla spalla.
Lei alzò lo sguardo increspato delle lacrime: -L'unica cosa che sono capace di fare: sopravvivere.-
Lui sorrise. -Tu non sopravvivi, tu vivi.-
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1 “PASSATO, PRESENTE, FUTURO”
Quella sera la piccola Gelìne doveva andare a letto presto, il giorno dopo avrebbe compiuto i due anni.
Una età molto importante in quelle terre desolate governate solo dalle popolazioni che ci abitano, o meglio, il padrone delle terre di Energon lasciava che le persone che ci abitavano governassero come meglio credevano il loro territorio, lasciandole sole, senza una guida.
“Dai due anni in su tutti i bambini, maschi e femmine, dovevano iniziare il loro addestramento per diventare dei buoni guerrieri”, così recitava la legge.
Gelìne era nata nella anno 1000 dopo la nascita del primo Energais, o meglio, dei primi Energais.
Gli Energais erano creature provenienti da un mondo legato a quello dove Gelìne viveva, che si incarnavano in corpi altrui, vivendo come un normale essere della terra in qui sono nati, con una particolarità, sono più potenti di normali Energaiz, cioè le persone comuni che dentro di sé non possono avere una quantità di potere superiore al 98%.
Gli Energaiz che hanno meno del 40% di potere vengono classificati come Energaiz-, quelli che variano dal 41% al 70% sono Eneragiz, quelli trà il 71& e il 98% sono Energaiz+, ma sono molto rari. Poi ci sono gli Enrgaiz che superano il 98% che sono classificati come Energaiz++, anche detti secondi perché non raggiungono mai il 100% ma la loro potenza è comunque seconda solo a quella di un Energais.
Il giorno dopo i genitori di Gelìne avrebbero scoperto il grado di loro figlia, Z- (Energaiz-), Z (Energaiz), Z+(Energaiz+), quindi anche scoperto che destino aveva come guerriera, non mettevano neanche in conto che la figlia potesse essere di classe Z++, solo chi aveva evocato il suo Istinto prima dei due anni poteva essere dichiarato come Energaiz++, e per Gelìne il tempo era passato ormai.
Gli Istinti in quella terra erano degli animali che rispecchiavano l'anima dell'essere che li aveva evocati, non tutti riuscivano a evocare un istinto prima della morte, quindi gli uomini, in antichità, avevano costruito dei rifugi per gli istinti evocati dalla natura, come alberi fiori e altri elementi naturali e per quelli abbandonati, così che chiunque volesse un istinto poteva averlo anche senza averne evocato uno dalla propria anima.
Solo molti anni dopo l'uomo scoprì che gli istinti erano necessari per la vita, se una persona aveva affianco a se un istinto, quella persona viveva molto più a lungo di chi non lo aveva, ad esempio, questo perché gli istinti assorbono l'energia di troppo che c'è nel loro padrone pianta o uomo che sia, lasciando sempre il livello di energia costante.
I genitori guardavano la bambina dormire nella culla, non riuscirono a trattenere dei sorrisini nel vedere la piccola creatura dormire beatamente senza sapere che cosa l'avrebbe aspettata il giorno dopo.
La notte non sembrava mai essere stata così lunga per i genitori della piccola, per loro quella era la notte più buia e triste della loro vita, il sonno neanche tentava di impossessarsi di loro, sapeva che era una battaglia persa.
Rumori quasi ovattati giungevano alle orecchie dei genitori dalla stanza della piccola, piccoli mugoli della bambina che dormiva beatamente....
Un lampo bianco si fece strada nel buio della camera matrimoniale attraverso il filo della porta.
-Gelìne!- esclamarono i due all'unisono.
Corsero fuori dalla stanza, entrambi erano armati.
Dalla stanza non sembrava più provenire alcun rumore.
La madre fece qualche gesto in aria, come per spiegare come agire; il padre comprese e si appostò fuori dalla porta, spalle contro il muro, sguardo rivolto verso la porta ancora chiusa della camera della piccola.
La maniglia dorata della porta si abbassò lentamente, la madre entrò con passo felpato nella stanza.
Non c'era nessuno, la madre fece un gesto al marito, ed egli entrò.
Lo shock della scoperta fu così potente che entrambi i genitori caddero a terra dallo stupore.
Nella culla insieme alla bambina una lince candido bianco riposava insieme a lei, la lince era  poco più grande della bambina, la piccola coda del felino si muoveva lentamente sopra il corpo della minuscola creatura.
I due si guardarono negli occhi, lo stupore invadeva i loro bulbi oculari, quella reazione, in quel momento, poteva significare una cosa sola...
guardarono l'orologio, -Mezzanotte meno un quarto.- disse la madre a voce quasi impercettibile
-Non sarà mica...- rispose il padre, con lo stesso tono
-P-può essere...-
Il padre avvicinò la mano verso la figlia, come per fare un test.
La lince sì svegliò e tentò di mordere la mano del padre di Gelìne.
I due parlarono qualche minuto, a bassa voce in modo da non svegliare la figlia, poi il padre calmò la lince, la prese con sé e uscì.
Il giorno dopo Gelìne si svegliò presto, sentiva come un vuoto dentro di se, poi si accorse dell'assenza del padre che di solito come prima cos ala mattina veniva a darle il buon giorno.
La madre prese in braccio la figlia, le fece fare colazione tranquillamente, come se l'evento della sera prima non fosse accaduto.
-Dov'è papa?-  chiese Gelìne.
-Torna tra poco- rispose la madre con un sorriso.
Difatti poco dopo il padre varcò la soglia, non sembrava che fosse stato fuori solo per qualche ora, aveva il mantello da viaggio che gli copriva mezza faccia ed era lacero e insanguinato ovunque.
Si tolse le scarpe ed entrò in casa, diede un bacio sulle labbra di suo moglie, poi si avvicinò alla figlia con le mani dietro la schiena, poi le disse con un sorriso quasi innaturale e una voce giocosa: -La vuoi una sorpresa per il tuo compleanno?-, la bambina aveva un espressione troppo seria per la sua età, ma annuì.
-Bene... ecco- disse il padre , sempre sorridente, porgendo una cesta alla figlia.
Sempre con un espressione seria la bambina prese la cesta e tolse il velo che copriva il contenuto.
Un piccolo essere salto in braccio a Gelìne.
I genitori spiegarono alla figlia che suo padre era rimasto fuori tutta la notte a cercare un istinto per lei, per il suo primo giorno di accademia.
Erano le 8 in punto di mattina, presto delle guardie della famiglia reale sarebbero venute a prelevare Gelìne.
Un rumore distrasse la piccola e i genitori: un “tok tok” deciso proveniva dalla porta d'entrata.
La madre della piccola andò ad aprire.
Stette circa 10 minuti a parlare , poi tornò col sorriso sulla faccia nella stanza dove la piccola Gelìne stava giocando con la sua lince e dove il padre la stava guardando.
-Tutto a posto.- sussurrò nelle orecchie del marito.
DIECI ANNI DOPO
Gelìne passava molto tempo da sola, oppure stava nel cortile posteriore della casa con i pochi amici che aveva, di bambini della sua età circa ce n'erano pochi, tutti gli altri erano partiti per diventare guerrieri dopotutto.
L'unico essere che la faceva stare bene era l'Istinto che le era stato donato dai genitori diversi anni prima, neanche la presenza dei genitori oramai le dava conforto.
“Sono fatta così” pensava per rassicurarsi.
Il sole splendeva alto nel cielo azzurro, sembrava che niente potesse dissolvere la bellezza della calda luce sul volto di Gelìne.
Un uomo si stava avvicinando a passo lento verso la casa della famiglia di Gelìne, con lui c'erano altre persone.
L'uomo era vestito di nero, nero era il lungo mantello sulle sue spalle, nera era l'arma che portava alla cintura.
L'uomo emetteva un energia negativa che si percepiva da decine di metri di distanza, un energia di morte, di paura.
Ma la cosa più terrificante di quell'essere non erano tanto i modi nel vestire o l'energia che emanava, bensì era l'istinto che si portava appresso.
Un lupo nero come la notte, solo che lui emanava un energia diversa dal padrone, la sua era quasi gradevole pur essendo portatrice di morte, come quella del padrone.
I genitori richiamarono la figlia in casa e le intimarono di stare buona dov'era.
Da fuori si udiva l'urlo dell'uomo: -Datemela, datemela, solo io potrò davvero usarla nel modo giusto, posseggo un altro essere come lei! Potete fidarvi... Mi manda il Re.- disse alzando il mantello e mostrando lo stemma reale.
La madre prese per mano la ragazza e la portò nel solaio della casa, dicendo nel modo più calmo possibile di stare ferma e zitta con la sua lince.
Mentre lo diceva il viso iniziava a essere bagnato da lacrime di colore quai giallognolo, -Il Re.- bisbigliava.
“che cosa diamine sta succedendo?” l'unico pensiero di Gelìne.
La madre aprì la porta del solaio con una spallata e disse alla figlia di stare buona in un angolo.
La donna si avvicino a un baule che da sempre era rimasto lì in quella casa.
I genitori di Gelìne le dicevano sempre di stare lontana da quel baule, dicevano che conteneva il sangue di troppe persone.
Lei rimase li a guardare la madre intenta nella misteriosa ricerca di qualcosa,  quando una casa assai più curiosa attirò al sua attenzione, un raggio giallo, come un piccolo fulmine, si stava arrotolando attorno al braccio della madre partendo dalla spalla fino alla punta delle dita.
Guardando meglio Gelìne capì che era un serpente che si attorcigliava al braccio della madre di colore giallo canarino un po' spento.
La ragazza cercò di avvertire la madre ma dalla bocca non usci parola.
Intanto il fulmine lentamente, dal braccio si posava a terra, finché un lampo non accecò la ragazza e dove prima c'era un mucchietto di energia gialla adesso un serpente lungo 2 metri occupava quello spazio, dai suoi occhi usciva dell'energia elettrica, e la sua lingua biforcuta saettava come un lampo in una notte di temporale.
Gelìne rimase impietrita davanti al serpente comparso dal nulla, con i suoi occhi furiosi, piccoli e veloci, ma la voce della madre, forse un po' troppo calma, la riportò alla realtà: -No Frido non attaccare, non è lei il nostro nemico.-
Il serpente si ritrasse e sì arrotolo vicino a quella che sembrava la sua padrona.
La ragazza era sbigottita davanti al serpente che prendeva ordini dalla madre, che, finalmente aveva trovato ciò che cercava con tanto interesse: un pugnale lungo 16 pollici di un rosso fuoco e un arco e una faretra di un giallo spento, si mise l'arco e la faretra in spalla, mentre il serpente saliva lentamente su di lei, e tenne in mano il pugnale , poi andò accanto alla figlia ancora incredula e stupita, le si sedette accanto e le sussurrò all'orecchio:
-Ti spiegheremo un giorno ormai, purtroppo, molto vicino.- e usci chiudendosi la porta alle spalle, lasciandola sola con la lince.
La lince le lecco una guancia e lei iniziò a coccolarla dietro le orecchie svogliatamente, fino a quando un rumore proveniente da fuori la fece sobbalzare, si affacciò alla piccola finestra circolare che donava luce al solaio, e vide sua madre e il serpente tenere testa facilmente alle 5 persone che l'uomo aveva portato con se.
Invece il padre teneva in mano il pugnale rosso fuoco con la quale bloccava i colpi di spada dell'uomo. Mentre il suo lupo combatteva con un cervo rosso scuro dalle corna infuocate.
L'uomo continuava a combattere contro il padre della ragazza continuando a urlare: -datemela, datemela, io posso utilizzarla bene e a profitto di tutti, come mio figlio-
-Bugiardo!- gli tuonavano contro i genitori di lei.
La ragazza vedeva tutto dall'alto del solaio e sentiva i tipici rumori di una, anche se piccola, battaglia: osa che si rompono, urla di feriti, freccia che trafiggono prima l'aria e poi la carne e infine il metallo rosso del pugnale contro il metallo nero della spada.
Lei per la prima volta dopo molti anni, era terrorizzata non riusciva a calmarsi e le parole che la madre le aveva detto prima le risuonavano ancora in testa.
Continuava a guardare fuori e a accarezzare dietro le orecchie la lince che per tutto il tempo era rimasta a suo fianco e tentava di darle conforto.
Ma qualcosa attirò la sua attenzione più della battaglia, si vedeva all'orizzonte, una forma, una forma umana, che si avvicinava correndo verso il campo di battaglia e un enorme toro celeste gli era accanto.
Arrivato sul luogo della battaglia l'uomo misterioso estrasse da sotto la veste una sciabola celeste delle stesse tonalità del toro e iniziò a mulinarla contro gli scagnozzi dell'uomo vestito in nero.
In quel momento la lince diede uno strattone alla ragazza e la fece cadere sdraiata per terra, la lince le saltò addosso, si mise sul suo petto, la guardò negli occhi quasi per dirle che aveva già visto abbastanza quando un lampo rosso squarciò l'aria, il cervo rosso era stato battuto dal lupo nero.
Il suo padrone in mezzo a quel trambusto gli diede un ordine: -Wolfer, prendila e portala da me, e se fa resistenza uccidila, un arma che non obbedisce al padrone è un arma inutile- e dopo quello Wolfer andò, abbatte la porta principale della casa dove la famiglia viveva e si mise a cercare silenziosamente annusando qua e là.
Da fuori continuavano a provenire urla di dolore.
La ragazza nel trambusto riusci a individuare la bassa voce del padre e la tetra voce dell'uomo:
-Perché la tenete nascosta? Tanto è inutile ho già vinto, ditemi direttamente dové- la voce dell'uomo si distingueva chiara anche sopra i rumori della lotta.
-Mai!-
-Lo sai vero che ho mandato il mio lupo a cercarla? Lo sai Larce?-
-Sì, lo so- disse il padre trai denti parando un colpo di spada.
-E sai anche che se oggi non la troverò tornerò un altra volta ma già che ci sono ucciderò anche voi?-
-Non alzare e mani contro mia moglie e mio fratello-
-E perché non dovrei alzare le mani contro di loro? Perché non dovrei alzare le mani contro Susan e     
George?-
-Non ti azzardare- e dopo aver urlato queste parole, scatto un avanti con il pugnale in mano dritto nel cuore dell'avversario.
Non lo colpì; ma la lunga spada nera sì infilzò al centro del suo petto.
-Noo!- fu l'urlo di sua Susan quando vide il marito a terra morto.
Abbassò la guardia per quel minuscolo istante che le serviva a constatare che il marito era morto, e in quel minuscolo momento un uomo la colpì al cuore con un coltellaccio, e anche lei si accascio a terra in un mare di sangue.
L'uomo in nero scappo via con la spada riposta al fianco, -Vigliacco- gli urlò dietro George cercando di stargli dietro ma senza possibilità di raggiungerlo.
George stanco per tutto quello che stava vedendo, per suo fratello morto, per la sua migliore amica morta nonché moglie di suo fratello, ma sopratutto per i loro assassini, per la loro vigliaccheria, per la loro malvagità, stava per mettere a rischio la sua vita.
Gli occhi di George si illuminarono di celeste, l'area intorno a lui sembrava non essere più soggetta alla forza di gravità, qualunque cosa George dicesse rimbombava per una decina di secondi per poi essere portato via del vento.
-Glesia dero ni farta!- (Furia di ghiaccio)
Energia azzurrognola si stava alzando dal terreno per poi posarsi sopra il corpo dell'uomo.
La potenza dell'attacco era tale che la terra vicino all'evocatore dell'incantesimo stava iniziando a tremare.
Tutta l'energia che si era depositata sopra George si disperse di botto, un infinità di sfere e di punte di ghiaccio si dispersero nell'area circostante.
Spezzarono gli alberi e spaccarono le ossa, infilzarono i corpi e tagliarono l'aria con leggeri sibili.
Geroge cadde a terra, una pozza di sangue gli faceva da materasso, la sua gamba e il suo braccio si erano staccati dal corpo.
Lei aveva visto tutto, la morte del padre seguita da quella della madre, la lotta che comunque aveva continuato, il rumore delle ossa spezzate, l'odore del sangue che impestava l'aria.
Sapeva anche cosa era successo a suo zio George: il “Glesia dero ni farta” la “Furia di ghiaccio”, era un attacco molto potente, gliene aveva parlato suo padre una volta quando era tornato dal lavoro con tre costole, un braccio, e una gamba rotte.
Le sue parole le rimbombavano nella testa come palline in un flipper: -La Furia è un attacco che sfrutta sia l'energia del tuo elemento che è attorno a te sia la tua, facendotela depositare addosso per poi essere rilasciata tutta in una volta.
A seconda dell'elemento utilizzato per la Furia la forma che prende l'energia dopo il rilascio muta, ad esempio per il fuoco prende la forma di piccoli cunei e di lame curve.
Se la furia è utilizzata al meglio non dovresti avere danni particolari dopo l'utilizzo, ma se bilanci male la quantità di energia dentro e fuori di te, tendi a implodere o esplodere, rompendoti delle ossa o addirittura perdendo irreversibilmente degli arti.
In questo caso a me non è venuto molto bene l'attacco; sono imploso e mi sono non poche ossa.-
aveva concluso quella frase con un sorriso ironico.
Il volto del padre era stampato nella mente della ragazza, non riusciva a pensare ad altro.
La porta si spalancò riportando Gelìne alla realtà, il lupo nero entro tranquillamente, sul muso aveva una strana espressione, come di disgusto, sembrava quasi stesse rifiutando il comando ordinatogli dal padrone che lo aveva tradito abbandonando il campo di battaglia.
Con uno scatto si butto contro la ragazza. Era vicino a lei, gli mancavano poche decine di centimetri, Gelìne sentiva l'odore del fiato del lupo, le sembrava la fine... quando la lince si mise in mezzo e cominciò a lottare contro il lupo, per salvare la padrona. Il bianco bella lince si mischiava al nero del lupo, era una lotta senza esclusione di colpi, il rumore dei morsi e dei graffi era l'unico udibile.
La ragazza non ce la fece, non sopportava di dover ancora vedere la morte attorno a se, si appoggio al muro, si lasciò scivolare a terra, chiuse gli occhi e svenne.
Si risveglio parecchie ore dopo, il lupo se ne era andato; la sua lince giaceva a terra priva di sensi. Le si accovacciò accanto, aveva una brutta ferita su un fianco, e un lungo taglio vicino al viso.
Non riusciva a guardarla, chiuse gli occhi, il viso tra le mani; era sopra di lei, iniziò a piangere, piccole goccioline iniziarono a bagnare il corpo della lince.
Un fiacco movimento della coda della lince fece uscire Gelìne da quell'incubo
La ragazza fermò il suo silenzioso pianto e corse a cercare delle bende del disinfettante, secondo lei, se c'era anche solo una piccola possibilità di salvare la sua più grande amica allora tanto valeva provare...
Era ormai passato quasi un anno dall'incidente e Gelìne finalmente aveva preso una decisione che da tempo le tormentava i pensieri -Vieni Linx...- quello il nome della lince -È da molto che ci penso...
Era il mio secondo compleanno quando tu mi fosti donata, i miei genitori mi dissero che tu non eri il mio Istinto, non so perché ma continuo, dopo tutto questo tempo ad aggrapparmi a quel ricordo, alla voce di mia madre che mi dice che tu non sei il mio Istinto...
Vieni andiamo fuori, c'è un bellissimo tramonto.-
la lince la segui fedelmente fin fuori dall'abitazione, fino al cortile sul retro.
I colori tipici del tramonto si mischiavano tra loro davanti agli occhi dei due esseri.
-Linx credo che tu finalmente debba avere la possibilità di vivere come uno spirito libero, libero di cercare il suo vero padrone, libero di vivere il futuro, libero i rinnegare il passato.-
Linx si voltò il muso verso la padrona; Gelìne era seduta sul prato, le gambe stese davanti a sé le braccia dietro per reggere il suo busto, il colori del tramonto si rilucevano nei suoi occhi mentre invisibili lacrime scendevano da essi per bagnare il suo volto.
-Linx fammi un grande favore...
Oggi è il mio 13 compleanno, ci conosciamo da 11 anni...
Ti prego Linx vai! Senza voltarti indietro! Senza dover ripensare al tuo triste passato! Avendo la certezza di poter vivere il futuro con sicurezza! Linx sei libera di partire, parti!- un falso sorrisino non si levava dal viso di Gelìne.
Linx non sapeva che fare, era smarrita, persa, la sua guida l'aveva abbandonata.
-Su, torniamo a casa, inizia a fare freddo.-
Linx annui debolmente e seguì la padrona.
Il giorno dopo Linx non era più in casa, ne al paese, ne a caccia, era andata, partita.
   
 
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