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Autore: Kurokami    26/10/2011    2 recensioni
Ecco a voi l'attesissimo (??) seguito della mia fanfiction "And now let's talk about me". Per chi abbia già letto la precedente, protagonisti, ambientazione e genere sono invariati. Per chi invece non ha letto la prima, in breve, la storia parla di Sasuke....al femminile.
Genere: Avventura, Azione, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sasuke Uchiha, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
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- Questa storia fa parte della serie 'Sasuke....in rosa. '
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alla velocità della luce! ZAN ZAN! Nuovo capitolo! owo  *palpitazioni, tremori, ansia!!*  Buona lettura!






The strong, brave, little girl.

 

Dopo aver lasciato Choza-san e Kakashi-sensei alla squadra medica, tornai sul campo di battaglia, nonostante avessi riportato qualche ferita durante lo scontro precedente.

Lasciai andare Takaji, e mi inoltrai di nuovo per i vicoli disastrati di Konoha. Decisi di dirigermi prima di tutto verso il palazzo dell’Hokage, per accertarmi che Choji fosse arrivato sano e salvo.
Lo vidi scendere dal parapetto del palazzo, e mi avvicinai a lui, per avvertirlo che suo padre ora era in buone mani.

-Uuff….meno male, grazie mille Sasuko, non so come ringraziarti!- disse, quando ebbi terminato, con un espressione sollevata sul volto.

-Di nulla Choji. Cerca di raggiungerlo il prima possibile- dissi io, laconica.

Lui, senza smettere di sorridermi, prese la strada per l’ospedale, cercando di fare il più veloce possibile.

Io sospirai profondamente. Volsi lo sguardo verso la città: grosse colonne di fumo si alzavano sui palazzi, molti dei quali erano poco più che macerie. Di tanto in tanto, partiva qualche esplosione, o si sentivano grida, e l’odore acre del fumo e della polvere ti bruciava dentro le narici, e riempiva i polmoni come un gas venefico.
Era davvero l’inferno. Neanche durante l’invasione di Orochimaru si erano avuti così tanti danni: anzi, che dico, Orochimaru non era nulla a confronto di Pain.
A stento il Sannin dei serpenti era riuscito da solo a uccidere il Sandaime, mentre Pain stava sicuramente facendo strage di molti ninja, se non altrettanto forti, almeno molto validi.
No, la battaglia contro Orochimaru non si poteva assolutamente paragonare a questa che ora stavamo vivendo.


Girai lo sguardo di nuovo, e feci per scendere dall’albero, quando qualcosa, dentro l’ufficio dell’Hokage, attirò la mia attenzione.
All’inizio sembrava solo una grossa chiazza scura sulla scrivania di Tsunade-sama. Ma quando mi avvicinai, la realtà era ben diversa: era il rospo messaggero di cui mi aveva parlato Sakura, quello che avrebbe dovuto avvertire Naruto in caso di problemi, morto, con un grosso squarcio nel ventre, causato sicuramente da un arma da taglio.

-Oh mio Dio….-mormorai, agghiacciata.

Chi poteva essere stato? Non di certo Pain, che prima di tutto non poteva certo sapere dell’esistenza del rospo, e in secondo luogo avrebbe sicuramente approfittato di quel mezzo di comunicazione con Naruto per capire dove quest’ultimo fosse. Insomma, non l’avrebbe certo ucciso con tanta leggerezza.
Inoltre, quel taglio sembrava provocato da una katana, e non da quei paletti neri che dovevano possedere tutti i sei corpi di Pain.

Sgomberai la mente da tutte quelle supposizioni e quei ragionamenti che si affollavano dentro di me. Prima di tutto dovevo avvertire l’Hokage. Non potevo certo fare le cose di testa mia.

-Tsunade-sama! C’è un problema!- esclamai, non appena fui arrivata, con un balzo,  sul tetto del palazzo.

La Godaime era seduta a terra, a gambe incrociate, al centro di un cerchio composto esclusivamente da sigilli magici, mentre con uno particolare jutsu, trasmetteva chakra curativo a tutti i ninja che erano rimasti feriti. Intorno a lei c’erano altri quattro ninja, della squadra Anbu.

-Cosa c’è Sasuko?! Sono già abbastanza impegnata, la situazione è critica!- ribatté Tsunade, il viso contratto dallo sforzo che quel jutsu richiedeva.

-Lo so, ma è importante. Il rospo che doveva avvertire Naruto…beh, non è mai arrivato a destinazione- spiegai.

L’Hokage sussultò.

-Che vorresti dire?-

-È nel vostro ufficio, morto. Qualcuno l’ ha ucciso prima che potesse partire-

Lei, per tutta risposta, ebbe la mia stessa reazione, restando pietrificata. Poi digrignò i denti.

-Maledizione, questa non ci voleva!- esclamò –tutte le nostre comunicazioni con Naruto sono troncate! Non c’è nessun’altro capace di evocare i rospi!-

Rimasi in silenzio per un po’, con lo sguardo basso. Aveva ragione, ormai non c’era quasi più speranza che Naruto arrivasse in tempo. Però….

Alzai lo sguardo, più determinata che mai. Mi girai verso il villaggio.

-Pain dovrà passare sul mio cadavere, prima di distruggere Konoha, Hokage-sama- dissi.

Poi, saltando oltre il parapetto, mi lanciai di nuovo nella mischia.
Chiunque fosse stato a uccidere il rospo messaggero non l’avrebbe certo passata liscia.
Ma ora, questo era un dato di fatto, bisognava proteggere il villaggio.
E, Naruto o non Naruto, finché avessi ancora posseduto la facoltà di muovermi e respirare, avrei compiuto il mio dovere fino in fondo.

 


In città ormai regnava il caos più totale. I feriti erano ovunque, e i ninja ancora illesi erano impegnati a soccorrerli, o a cercare i restanti invasori.
Ma più la battaglia andava avanti, più sembrava lontana la possibilità di distruggere i sei  Pain e la loro compagna.

Non so per quanto tempo girai a vuoto, finché non trovai Juugo e altri ninja impegnati in una lotta contro un corpo di Pain, stavolta una donna, che sembrava sapesse solo utilizzare il Jutsu del Richiamo.
Infatti, al di sopra delle macerie, si ergevano due giganteschi animali mostruosi, un cane a più teste e un rinoceronte. Juugo si era parzialmente trasformando con il Segno Maledetto, e si stava scagliando contro il rinoceronte con ferocia.
Con la sua forza mostruosa, riuscì a sferrare al mostro un potentissimo colpo, atterrandolo e mandandolo a schiantarsi contro i resti di un palazzo.

Con lo Sharingan, vidi che il chakra di Juugo si stava man mano scompigliando, segno che di lì a poco avrebbe perso il controllo.

-Juugo!- lo chiamai, sovrastando il rumore degli schianti delle esplosioni e dei detriti che crollavano al suolo.

Lui si girò, e vedendomi sembrò tranquillizzarsi. Lo raggiunsi; avvicinandomi, vidi che era pieno di graffi e ferite, e che ansimava dalla fatica.

-Juugo, come procede qui?- gli chiesi, per farlo ritornare in se, più che per reale interesse di come stavano andando le cose.

-Uh…quelli della squadra Anbu hanno fatto spostare la squadra incaricata di svelare il mistero di Pain…ma è difficile abbattere i nemici….- rispose, senza smettere di respirare affannosamente. Il flusso del suo chakra si stava stabilizzando.

-Va bene. Tu adesso risposati un po’, qui ci penso io- dissi, rivolgendo lo sguardo al corpo di Pain.

Quest’ultima mi guardò truce. Sapevo che i sei Pain condividevano emozioni e visuale, il che significava che anche quella donna mi aveva vista.

-Sei ancora viva, Uchiha?- disse, con malcelato disappunto.

-Pff… dovresti sapere che noi siamo duri a morire. Un graffietto come quello di prima non è nulla per me- ribattei, comportandomi volontariamente da sbruffona.

-Fai poco la spiritosa Uchiha. Non conosci la nostra reale potenza- era sempre più minacciosa.

-Neanche tu conosci la mia, allora- risposi, a tono.

Decisi di usare il Mangeykou Sharingan: lo attivai, e partii all’attacco.
Veloce come un fulmine, evitai il cane a più teste, e mi diressi direttamente verso Pain.
Usai lo Tsukuyomi, e la intrappolai nel mondo illusorio creato dalla mia arte oculare. La vidi guardarsi intorno con attenzione, e decisi di andarci pesante. Apparii davanti a lei come se fossi uno spettro (un po’ di gusto scenografico ci voleva sempre).

-Adesso sei nella dimensione dello Tsukuyomi, Pain. Qui ogni cosa è sotto il mio controllo- sibilai, con il tono più cupo e minaccioso possibile.

Il suo viso non fece una piega.
Senza che le dessi altro tempo, feci partire l’illusione: mille e più shuriken si abbatterono su di lei, deturpandole man mano il corpo.
Nel mondo reale, invece, io mi accingevo a trafiggerla con il Chidori Eisou.

-Questa è la forza dello Tsukuyomi, ed è solo una piccola parte del Mangeykou Sharingan. Ficcatelo bene in testa…e muori!-

Prima che la lama del Chidori la raggiungesse, però, lei riuscì a liberarsi dall’illusione.
Ma invece di attaccarmi, saltò sul rinoceronte, il quale intanto si era rialzato, e scappò.

-Ma che….?- dissi, sbalordita.

-Perché se ne è andata?- disse uno degli Anbu, saltando sul tetto del palazzo.

Mi guardai intorno.
Era sceso il silenzio, a Konoha. Che gli invasori avessero capito dove fosse Naruto?

-Ehi, è lassù!- esclamò un altro Anbu.

Alzai lo sguardo e vidi, a circa cento o duecento metri dal suolo, il Pain con i sei piercing sul naso, quello che avevo affrontato in precedenza.
E….stava accumulando una quantità mostruosa di chakra!

-Oh no….-mormorai.


Scattai in avanti, non curandomi di Juugo, che mi chiamava per nome.
Se Pain stava davvero facendo quello che mi era venuto in mente, per il villaggio era la fine.
Evocai Takaji, e gli ordinai di salire il più velocemente possibile. Attivai di nuovo il Mangeykou Sharingan.

Pain sembrava arrivato all’apice dell’accumulo: ancora pochi istanti, e poi avrebbe liberato tutta la sua potenza distruttiva.
Arrivai a pochi metri da lui: feci sparire Takaji, e puntai le braccia al cielo.

-TU NON LO FARAI!- urlai con tutto il fiato che avevo in gola.

 

Poi…… una scarica di dolore atroce mi attraversò tutto il corpo, e gridai. Sentivo calde lacrime di sangue che sgorgavano dai miei occhi.
Intorno al mio corpo si venne a creare dapprima un’immensa struttura scheletrica: poi, su di questa di formarono dei muscoli, e sopra ancora una pelle e un’armatura. Dal capo ricadde un qualcosa che si potevano definire capelli, mentre il viso della gigantesca creatura venne coperto parzialmente da un elmo: sotto di esso, splendevano due enormi globi luminescenti, occhi.
Sul braccio sinistro apparve un grosso scudo, mentre nell’altra mano un arco.
Abbassando di poco lo sguardo, riuscii perfino a vedere i piedi della creatura, che si poggiavano sulle macerie di Konoha.

Avevo creato il più grosso Susanoo di tutta la storia degli Uchiha.

 

Proprio in quel momento, Pain liberò la forza distruttiva del suo jutsu. Alzai il braccio sinistro, e automaticamente Susanoo fece lo stesso.
L’impatto fu violentissimo, ma resistetti, nonostante gli spasmi di dolore mi stessero letteralmente uccidendo; era come se milioni di aghi si fossero infilati nel mio corpo, colpendo ogni singola cellula. Urlai ancora più forte, finché non sentii la gola raschiarmi.

Presto, la forte pressione finì.
E allora mi lasciai completamente andare.
Lentamente, la creatura se ne andò così come era apparsa, e non appena si fu dissolta del tutto, cominciai a precipitare.
Avevo esaurito quasi tutto il chakra, non avevo nemmeno la forza per evocare uno dei miei falchi, e mi lasciai cadere a peso morto.

No….non può finire così, pensai, non posso morire adesso!

Chiusi gli occhi, e mi preparai all’impatto con il suolo, nonostante non riuscissi a rassegnarmi al fatto che sarei morta in quel modo.

Ciò che sentii, però, fu totalmente diverso.
Qualcuno mi aveva afferrata da sotto, prendendomi in braccio: questo qualcuno, dopo un po’, atterrò definitivamente al suolo, e si fermò.
Decisi di riaprire gli occhi.
Era Juugo, che mi guardava con un espressione angosciata: sembrava sul punto di scoppiare a piangere.

-Sasuko…-mormorò con voce flebile.

Io non potei fare altro che sorridergli debolmente: non avevo più un briciolo di forza, e la gola mi bruciava.
Sentii un tonfo, come qualcuno che atterrava. Alzai lo sguardo, e vidi Pain, poco distante da noi.
Lo sguardo che si delineò sul suo volto era di puro odio.

-Uchiha….- sibilò, con tono tremante dalla rabbia.

-Pff…- sbuffai, senza smettere di sorridere –ti…brucia la sconfitta…Pain?- riuscii a dire, con voce affannosa e roca –non…posso permetterti…di distruggere questo villaggio….che mio fratello ha protetto….a costo della vita….-

-Adesso basta così, Sasuko. Hai quasi esaurito il chakra, non ti affaticare oltre- mi interruppe Juugo –ti porterò in ospedale- aggiunse, abbassando leggermente il tono di voce.

-Voi non ve ne andrete da nessuna parte- ringhiò Pain, facendo per assalirci.


Prima che qualcuno potesse muoversi, però, sentimmo un rombo cupo dietro di noi. Juugo si girò, e anche io vidi l’origine di quel rumore.
Tre enormi rospi, ognuno vestito e armato in maniera differente, schierati in riga. E sulla testa di quello al centro, c’era…. Naruto!

Nonostante vedessi tutto sfocato, capii che Naruto si stava guardando intorno, ma non riuscii a vedere la sua espressione. Poi, balzò giù dal rospo, e si avvicinò a noi.
Oltre alla sua solita tuta arancione, vidi che indossava un mantello a maniche corte rosso fuoco, e dietro la schiena portava un grosso rotolo, di quelli per le evocazioni: intorno agli occhi aveva una strana colorazione, anch’essa rossa.

-Ti sembra questo….il momento per arrivare, dobe?- dissi, per sdrammatizzare.

Lui sorrise.

-Tsk, e ringrazia che sono arrivato. Sei ridotta uno straccio!- rispose lui, a tono.

Poi, rivolse lo sguardo verso Pain.
Mentre parlavamo, erano ritornati gli altri cinque corpi, perfino quello dall’aspetto orribile, esclusa Konan.

-Stai attento Naruto….- dissi, a bassa voce –quelli non scherzano….sono fortissimi-

-Lo so. Sta tranquilla, tu pensa a riposarti, adesso. Me la sbrigo io- il tono con cui lo diceva era fermo e sicuro di se.

Nonostante non potessi attivare lo Sharingan per vedere il suo chakra, capii immediatamente che Naruto si era rinforzato tantissimo durante la sua permanenza al monte Myoboku.

Senza rispondere, appoggiai la testa sul petto di Juugo, e mentre lui mi portava in ospedale, chiusi gli occhi, sfinita….

 

 

-Allora, cosa ne dici? Vanno bene gli occhi che ti ho trapiantato?-

Ad aver parlato era stato un anziano signore, sulla sessantina, con i capelli bianchi un po’ radi sulla fronte, e un paio di occhialetti tondi sul naso. Di fronte a lui, seduto su una barella, c’era un giovane di circa vent’anni, dai capelli neri, e gli occhi dello stesso colore. Aveva il braccio destro fasciato, a causa di un ustione, ed era molto pallido, con delle profonde occhiaie.

-Benissimo, Hakase-san. Vedo di nuovo tutto chiaramente-

-Eheh, non sarò ai livelli della Principessa Tsunade, ma almeno so fare il mio lavoro…- disse l’uomo anziano, senza falsa modestia.

In fondo era davvero uno dei medici più rinomati di tutto il paese del Fuoco….dopo la Godaime di Konoha, naturalmente.

Il giovane si osservò distrattamente la mano, felice di aver riacquistato la vista. Anche se era un ninja, sarebbe stato davvero difficile agire senza poter vedere niente: e lui aveva assolutamente bisogno di essere in possesso di tutte le sue facoltà.

Hakase finì di ripulire i suoi strumenti da lavoro, e li ripose accuratamente nei loro contenitori. Dopodiché, si girò verso il suo interlocutore.

-Allora, adesso che cosa hai deciso di fare?-

il giovane sembrò pensarci, anche se aveva già pianificato praticamente tutto.

-Andrò a Konoha- disse alla fine, con tono fermo.

-Sicuro?- il medico sapeva bene chi era quel ragazzo, e in che modo fosse implicato con il villaggio di Konoha, e non considerava una buona idea che lui tornasse lì.

-Certo. Non si preoccupi, Hakase-san, so benissimo quello che faccio- tagliò corto il giovane, alzandosi dalla barella –grazie di tutto-

-E di cosa? Figurati, è il mio lavoro. Mi basta semplicemente non finire nei guai…- disse, con tono scherzoso.

Il ragazzo ridacchiò.

-Non si preoccupi. È completamente al sicuro-

-Eheh, lo so, mi fido di te….-

Già, in fondo, secondo il grande pubblico, quel ragazzo era a tutti gli effetti morto (anche se il medico non lo sapeva), per cui era come se l’anziano chirurgo non avesse mai compiuto quell’operazione di trapianto.

Dopo aver dato ad Hakase la somma che gli spettava (nonostante le insistenze del medico perché non lo facesse), il giovane si rimise in cammino.


Prima di tutto, doveva cambiare un po’ aspetto.
Giunto nei pressi di un fiume, prese la decisione di tagliarsi i lunghi capelli, dato che incominciavano anche a dargli fastidio.
Dopo essersi immerso nell’acqua fredda, prese un kunai, e con un colpo netto, tranciò i capelli, e lasciò che la corrente del fiume li trasportasse.
Adesso gli servivano dei vestiti puliti e un mantello.

Dopodiché, la tappa successiva sarebbe stata Konoha.
 

   
 
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