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Autore: _AmyBlack_    27/10/2011    1 recensioni
Metti caso di essere una Mezzosangue. Ora, immagina che il tuo migliore amico si chiami Draco Malfoy. Impossibile? Può darsi. Ma se il sole rovente dell'estate riuscisse a sciogliere la maschera che il giovane Malfoy porta ogni singolo giorno della sua vita da studente alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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BOOM!
Il fumo era scivolato nei polmoni ancora prima che gli occhi cominciassero a bruciare rendendosi conto di cosa fosse successo. Tutti i Grifondoro si precipitarono tossendo verso il quadro della Signora Grassa, il che non fece che peggiorare la situazione, perché oltre al fumo si erano aggiunte le pressioni di tutti i Grifoni di tutti e sette i corsi, ammassati, che piuttosto che organizzarsi preferivano spintonarsi come se stesse per scoppiare una bomba nel centro della Sala Comune. Effettivamente, la bomba era già scoppiata. La causa di tutto ciò aveva un nome, Seamus Finnigan, famoso in tutta la scuola per la sua abilità nelle arti pirotecniche, seppur inconsapevolmente. Aveva, evidentemente, sperimentato qualche nuovo incantesimo.
Nathalie – con i riflessi intorpiditi dalla lettura, interrotta a tratti da pensieri che tentava ogni volta di scacciare, agitando la mano come fossero mosche – si era trovata ad un certo punto nel mezzo del caos; sembrava avesse perso il controllo del suo corpo, che veniva spinto da una parte e dall’altra, finchè lei non si rese conto della situazione e si avviò verso l’uscita approfittando della sua piccola corporatura per sgattaiolare più in fretta. Nervosa, più che mai.
La verità era che l’esplosione aveva interrotto troppo bruscamente quei suoi pensieri, già stressanti di loro, e l’incidente di Seamus e tutte le sue conseguenze avevano peggiorato ulteriormente le cose. Pensieri che si facevano più violenti qualche volta più di altre, specialmente quando si ritrovava da sola con sé stessa, senza nessuno che le facesse dimenticare momentaneamente quello che era successo negli ultimi due mesi e mezzo.
Insomma, si conoscevano o no da undici anni? E in questi anni, non si c’era forse stato un rapporto di amicizia sincera e intima? O si era immaginata tutto?
Così erano andate le cose: nei primi giorni a Hogwarts lui le sorrideva mentre passava circondato dai suoi amici Serpeverde, ma sembrava un sorriso forzato, e anche un po’ nascosto. Poi si voltava e continuava a chiacchierare e a ridere con gli altri in un modo che Nathalie non aveva mai visto.
Con il passare dei giorni e delle settimane quei sorrisi forzati e di passaggio si trasformarono in sorrisi distratti, e infine, in sorrisi per sbaglio.
In ogni caso, Draco non si era degnato di rivolgerle una parola, se non quando Nath prendeva l’iniziativa e andava a cercarlo. «Hey» diceva sorridendo.
«Hey, senti, ora non posso parlare, ci vediamo a lezione, ok?»
Sì, certo, a lezione si vedevano . Si vedevano e basta. Così, verso gli inizi di novembre, era scoppiata. Lei aveva bisogno di mettere in chiaro le cose, perciò un pomeriggio, dopo pranzo corse in cortile dov’era sicura che avrebbe incontrato Draco.

«Ciao Serpe!» Il suo tono era più freddo e canzonatorio che scherzoso.
Lui stava ridendo malignamente di qualche scherzo fatto ai primini con i suoi compagni, ma non appena sentì la voce di Nath il ghigno sparì ancora prima che voltasse la testa verso di lei.
«Ciao.» Rispose freddo.
«Devo parlarti.»
«Non posso.»
«Perché?»
«Non sono affari tuoi.» Si voltò nuovamente verso gli altri come se avesse chiuso la questione.
A questo Nath non riuscì a trattenersi: si avvicinò a grandi passi e gli si pose davanti.
Seccato, Draco le rivolse l’attenzione, con l’aria di uno che la sa lunga e che non ha tempo né voglia di ascoltare le follie altrui.
«Mi dici chi accidenti sei?»
Lui sembrava estremamente sorpreso da quella domanda. «Scusa? Ah, per favore…»
«No, sul serio, dimmelo. Perché non capisco se sono io che mi confondo con qualcun altro, o se sei davvero tu, sempre tu, e io non me ne sono mai accorta.» replicò scontrosa.
Il suo sguardo freddo la fissò perplesso per qualche secondo poi le rispose sottovoce e lentamente.
«Non osare a parlarmi in questo modo.»
«Altrimenti che fai?»
I visi di entrambi si stavano contraendo in smorfie di rabbia. Dopo qualche lunghissimo secondo di silenzio, lei riprese a parlare, sottovoce, quasi un sibilo. L’alternativa sarebbe stata urlare a squarciagola. «Le possibilità sono due. Mi hai preso in giro. Tutto quello che dicevi, che mi raccontavi… quella storia dell’unica eccezione. L’hai fatto solo perché d’estate non avevi nessuno con cui stare. Oppure sei un codardo, e hai solo paura. Di te stesso.»
Draco rise. «E perché mai dovrei aver paura di me stesso
Tutti i Serpeverde risero con lui e Nath non potè che ghignare alla reazione dei compagni di Draco.
«Per questo.» rispose risoluta. «Tutto quello che vuoi è sentirti potente, adorato. E hai paura che se fossi te stesso questo non accadrebbe. E forse è vero, ma almeno avresti degli amici.» A questo punto il suo tono si abbassò ancora di più. «Guarda i tuoi amichetti, invece: ti seguono come delle ombre. Allora ricordati una cosa, Malfoy: le ombre spariscono non appena cala la notte. Gli amici veri no. E tu non ne hai più.»
Si fissarono con gli occhi colmi di odio ancora per tre secondi, poi Nathalie si voltò e se ne andò, sicura di sé e a testa alta.

Sì, era sicura di sé e di quel che aveva detto, aveva fatto bene.
In ogni caso, le lezioni erano cominciate, le piacevano, le trovava interessanti. E poi aveva trovato tra i Grifondoro persone che la facevano divertire, tanti studenti diversi, ognuno con la propria personalità. Nessuno portava nessuna maschera, e non si comportavano come fossero dei burattini, non c’era rivalità, nessuna barriera, nessun atteggiamento di superiorità verso gli altri.
Lei aveva sempre fatto attenzione nel legare con la gente, era fermamente convinta che ci fosse un abisso tra l’amare una persona e dipenderne completamente.
Certo, era inevitabile affezionarsi, specialmente se una persona la si conosce da quando si avevano soltanto cinque anni. Cercava in tutti i modi di non buttarsi giù e ricominciare, ma gli mancava, e c’erano momenti in cui non poteva fare a meno di pensare ai bei momenti passati e crearsi una seconda vita nella propria mente, nella quale a metà novembre, invece che rabbrividire guardando dalla finestra la pioggia fitta e gelida cadere a catinelle, se ne stava fuori, e riscaldarsi al pensiero che andava tutto bene, o leggendo una qualche lettera da parte dei suoi amici. O di quell’amico.

«Nathalie! Hey, Nath! Nath? Stander, ci sei?»
«Per me è partita per il mondo dei sogni, Ginny.»
«Ah, piantala, Ronald. Aiuta, piuttosto.»
«Che cos'ho detto adesso? Hermione, per me stai esagerando, ha solo la testa tra le nuvole»
«Piantala! Nath? Nathalie?»
Hermione diede un forte scossone a Nathalie che solo allora sembrò riprendere coscienza.
«Ah, sì, scusatemi. Dicevate?»
«Ci stanno aspettando, dobbiamo andare a Hogsmeade!»
«Oh, sì, è vero. E' sabato. Giusto. Andiamo.»

La giornata a Hogsmeade fu piacevole, la pioggia fu sostituita da leggeri fiocchi di neve e Nathalie si ritrovò a saltellare per le strade mentre gli altri la rincorrevano cercando di starle dietro, ridendo.
Si rifugiarono infine ai Tre Manici Di Scopa per scongelarsi. Con la sua solita goffaggine graziosa, Nath riuscì a rovesciarsi addosso parte della sua Burrobirra, il che tuttavia, la riscaldò.
«Miseriaccia, non ci credo che Malfoy fosse davvero tuo amico, e tu amica sua. Tu sei così… diversa?» Affermò Ron ridendo.
Il sorriso di Nathalie si incrinò leggermente ma rispose tranquilla e mettendo sullo scherzoso ciò che pensava sul serio da qualche tempo. «Me lo chiedo anch’io, sai?» Per poi aggiungere «Anche lui sembrava diverso, però.»
«Ah, mai fidarsi di un Malfoy! È l’essere più spregevole che abbia mai conosciuto in tutta la mia vita. Sinceramente, hai fatto bene ad allontanarti da quello lì, ti avrebbe rovinata.» Ron fece una pausa per addentare il suo panino, poi continuò con la bocca piena. «È un bambino viziato, presuntuoso ed arrogante che crede di poter controllare il mondo solo perché è ricco sfondato. Lui e il suo caro papà. E poi guarda Tiger e Goyle, quei due stupidi che ci vanno dietro. Lui li tratta come due schiavi, e loro sorridono come degli scemi e lo seguono comunque, credendo di avere una buona reputazione per essere ‘gli amici’ di Malfoy, che evidentemente considerano come il top dei Serpeverde. Tu sei diversa, per fortuna. Non sei una Serpe, tu sei una Grifondoro, e dovresti andarne fiera!»
Nathalie affogò all’istante la sua risata nella Burrobirra. Ronald Weasley aveva appena ripetuto le stesse parole che Draco Malfoy le aveva detto quell’estate, solo dal proprio punto di vista.
Gli altri parvero non accorgersi della risata divertita della ragazza, e la giornata si concluse tranquillamente.
Il lunedì seguente le giornate ripresero la loro solita routine, con le lezioni e tutto il resto. Ron sembrava sempre più agitato ed elettrizzato ogni giorno che passava, tuttavia non ne voleva rivelare il motivo, anzi, negava l’evidenza con un sorriso nervoso.
Quando invece gli occhi di Nathalie andavano a posarsi sul tavolo delle Serpi, non poteva fare a meno di notare, giorno dopo giorno, che Draco appariva sempre più rigido, distaccato dal mondo e pallido, più di quanto non lo fosse già. Pasticciava il pasto che si trovava davanti senza appetito, per poi abbandonarlo ancora pieno, andandosi a rifugiare chissà dove.
  
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