Capitolo:
3 di
5
Prompt:
Tatto
Ringraziamenti:
Cioè,
posso amarvi? Amarvi fino all’inverosimile, fino a scoppiare in lacrime per la
gioia e la felicità che mi avete dato? Io, davvero, non so, non so come
ringraziarvi. Mi avete fatto commuovere. Grazie.
-MerokoIRONIC_,
Cosmopolita, YuukiOnna, PureMorning, Chaska e Rota per aver recensito.
-Cosmopolita,
GinkoKite, Jaqueline, jiinx e Pupa
2009 per aver messo la storia tra le preferite.
-Dark
Amy, hiromi_chan, jiinx, Julia_Urahara (Conga Productions? *W*), LoLe, Lollyware99, Mareike Tiacya, namida1982, PureMorning, seia e Tifawow per aver messo la storia tra le
seguite.
Io vi amo. Vi amo tutti.
Ah. Ho scritto questo capitolo con
questa canzone di sottofondo. L'immagine viene da QUI.
I riferimenti storici sono alla battaglia di Trafalgar, Rogo di Giovanna d’Arco,
Capitolazione di Parigi e conseguente instaurazione del Regime di Vichy. Gli
altri fanno riferimento ai grandi pittori, scrittori e chimici francesi.
A vederla, la gente sarebbe indotta a
pensare che la pelle di Francis sia di quanto più liscio e levigato abbia
creato Madre Natura e, a dire il vero, anche Arthur ha avuto quell’impressione
la prima volta che l’ha visto.
Immersi nel buio della camera, ora
Inghilterra osserva la schiena di Francia o, almeno, ne immagina la linea
gentile delle spalle che si incunea nelle lenzuola, il braccio mollemente
poggiato contro il fianco e una ciocca di capelli biondi lasciata cadere con
indolenza alla base del collo. E’ in grado di disegnare il corpo dell’altro con
poche pennellate di pensiero, eppure sente, sa,
che l’immagine che gli scivola nella mente è solamente un'illusione, qualcosa
di creato a priori, senza un riscontro reale.
Così, ad occhi chiusi, sfiora a punta
di dita la spalla nuda di Francis, ne percorre lentamente il profilo,
soffermandosi su ogni segno che i secoli hanno lasciato impietosi su di lui:
sotto i polpastrelli si disegnano i contorni frastagliati di qualche cicatrice,
questa ferita gliela inflissi a
Trafalgar, quando lo colpii e cadde dalla paratia, poi scende, a contare
una vertebra per ogni respiro, una bruciatura per ogni fiato, questo, sì, questo è il segno del fuoco di
Rouen, e risale, sfiorandogli il fianco in una carezza appena accennata, avvertendo
i brividi pieghettarne la pelle, increspandola come i pigmenti di colore e
inchiostro che Arthur indovina sulle dita flessuose, piagate dalla spada e dallo
stilo, costellate di puntolini scarlatti di spine di rosa, ammorbidite da olio
e impasti, là, dove prima erano secche per agenti chimici ed esperimenti di
laboratorio.
Inghilterra solleva appena la mano a
coppa, lasciando che si colmi del torace di Francia, del suo respiro profondo,
scivola appena sotto l’ascella e risale sulle scapole, scosta una ciocca di
capelli e percorre leggero la clavicola e la piega del collo, eccoli, eccoli i segni di una catena, piaghe
umide di acque termali.
Sta per alzare la mano e tornare a
dormire, disgustato da quella romanticheria, quando, ecco! Le dita sfiorano e
delineano i segni di un piccolo morso, un contorno di labbra, il fantasma di un
bacio.
Come ustionato, Arthur ritira la mano
e non si accorge che nel frattempo Francis, svegliato da quelle carezze così
amorevoli e languide, si è voltato. Se ne avvede solo quando sente le dita del
parigino stringere la mano colpevole nella sua, accompagnarla fino al viso e posarla
sulla guancia.
Dove rimane, senza che Francia lasci
la presa o Inghilterra cerchi di fuggire, fino al mattino.