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Autore: AlexDavis    29/10/2011    9 recensioni
Se la nuova compagna di tuo padre fosse la donna più bella che hai mai visto? Se la nuova compagna di tuo padre fosse la donna più dolce, gentile ed intelligente che hai mai conosciuto? Cosa faresti se ti innamorassi della nuova compagna di tuo padre?
Bhe Edward si è trovato in questa situazione e non è andata come avrebbe sperato...
Se volete sapere cosa è successe, leggete la storia.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Carlisle Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Ragazze, mi sento uno schifo, ma è un'altra settimana in cui non riesco a rispondere alle vostre recensioni anche se lo vorrei tanto. Le leggo tutte e le adoro tutte, come adoro voi.
E' un periodo un pò incasinato e poi questa linea continua a non tornare.
Spero mi perdonerete.
vi amo tanto.
xoxo Alex



Capitolo 9

Guardavo Isabella in silenzio senza perdermi neanche una smorfia della sua faccia che sembrava come pietrificata dallo sgomento. L’avevo detta davvero grossa, cazzo, e adesso avevo paura. Cosa mi avrebbe detto? Se ne sarebbe andata senza dire nulla? Mi avrebbe preso a cazzotti?
Isabella era immobile letteralmente, dal suo viso traspariva solo la sorpresa della notizia, ma niente che mi facesse più o meno capire cosa stesse pensando. Ma potevo chiaramente immaginare la sua mente viaggiare in varie parti per trovare un senso ad una cosa del genere.
Finalmente dopo quelle che mi parvero ore sembrò muoversi, non mi guardò negli occhi, ma girò il corpo verso il mio.
Fece un grosso respiro. << Ehm…si, c-credo che…si, sicuramente… è meglio se, cioè, resti qui per un bel po’ di tempo, okey? >>  disse balbettando.
Poi si avvicinò alla porta continuando ad evitare il mio sguardo e potevo anche capirla, ma la cosa mi fece male lo stesso.
<< Te ne vai? >> le chiesi.
Ma che domande fai, Edward? Mi chiesi da solo… certo che se ne andava, come poteva rimanere ancora lì dopo quello che le avevo detto. Anche io, se mi fossi trovato nella sua stessa posizione, sarei scappato.
Annuì. << Ehm… si, io… >> poi scosse la testa e come un razzo uscì da casa mia correndo letteralmente verso la macchina e poi sgommando via dal vialetto.
Rimasi ad osservare la luce dei fari anteriori della macchina fino a che non svoltarono il vialetto per poi scomparire. Sospirai afflitto e me tornai in casa.
Si era comportata come una signora, senza insulti o schiaffi, mi aveva semplicemente consigliato di restarmene lì ancora per un po’ forse sperando che mi sarebbe passata prima o poi. Ma dopo un mese in cui non avevo tentato di fare altro e non aver risolto nulla, la speranza la stavo perdendo. Forse ero proprio destinato a soffrire per lei, o forse come aveva detto Giorgina, ero destinato a lei e quindi era inevitabile.
 
Le settimane passavano e il giorno della mia laurea si stava avvicinando così come anche la paura di rivederla. Ricontrarla quando lei non sapeva assolutamente della mia cotta era una conto, ma rincontrarla dopo aver confessato i miei sentimenti erano un altro paio di maniche.
Oltre a quello mia sorella Alice mi aveva detto che aveva prenotato un tavolo in un ristorante per festeggiare e quindi avrei dovuto sopportare la sua presenza anche la sera. Già me la immaginavo bella, bellissima in uno di quei vestiti che ti toglie il fiato e ti annulla la capacità di intendere e di volere.
Un mese esatto dopo la mia confessione Rosalie aveva la prima radiografia ed io ero ritornato in città esclusivamente per lei. Il piccolo era ancora un puntino, ma mi ero commosso come anche Emmett che si era aggrappato al mio braccio quasi singhiozzando.
Mi ero vergognato io al posto suo, ma poi avevo sorriso intenerito pensando a quanto aveva voluto quel bambino e quanto tempo c’era voluto e alla fine lo aveva capito consolandolo con delle pacche sulla spalla. Rosalie era quella più forte dei tre, ma chi la conosceva bene come me riusciva a capire quanto fosse emozionata e felice.
In quel momento mi sembrava di essere ritornato alla prima ecografia di mia madre quando aspettava Alice, mi ricordavo degli occhi lucidi di mio padre e del sorriso raggiante di mia madre.
Mi ricordo che mia madre mi guardò ed indicò quel puntino sullo schermo. << Lo vedi, tesoro? Quella è la tua sorellina. >> mi disse accarezzandomi poi la guancia.
Non si sapeva ancora il sesso, perché era presto, ma chissà come mia madre lo aveva capito e ci aveva azzeccato. Era nata una bambina bellissima e quando me la fecero vedere pensai che mia madre fosse una maga e che quel piccolo batuffolino fosse la cosa più bella esistente.
Rosalie mi riscosse da quei pensieri. << Lo vedi quel puntino, vero? Quello è Edward. >> mi disse lasciandomi completamente sconvolto.
Commosso e felice l’abbracciai e le accarezzai il ventre. << Grazie. >> le sussurrai dandole un bacio sulla fronte.
Mi accarezzò una guancia. << Grazie a te. >>
La ginecologa quando eravamo entrati tutti e tre era rimasta un po’ sorpresa e anche un po’ confusa.  Sapeva chi era il padre del bambino, ma non riusciva a capire la mia presenza lì così le avevamo detto che ero il fratello di Rose.
Ma quando aveva visto quella scena la confusione era ritornata. << Rosalie, sicura che sia Emmett il padre? >> le chiese in modo informale visto che erano amiche.
Rosalie ridacchiò. << Si, tranquilla. >> 
Emmett sbuffò e noi ridacchiammo insieme. Era divertente farlo innervosire e anche lui un po’ si divertiva, lui sapeva quanto Rosalie lo amasse e sapeva anche che quello che ci legava era una rapporto prettamente di amicizia, forte e fuori dal comune, ma pur sempre di amicizia. Non aveva mai avuto motivo di dubitarne.
Quando dopo Emmett tornò in ufficio io e Rosalie andammo a pranzo insieme e le dissi cosa era successo tra me ed Isabella. Avevo rischiato di farla strozzare, ma poi si era calmata e mi aveva lanciato un’occhiataccia.
<< Che cosa hai fatto? >> mi chiese ancora incredula.
Sbuffai. << Mi è scappato, Rose, non posso farci niente. >>
Lei alzò gli occhi al cielo. << Potevi evitare di prenderti una cotta per lei, innanzitutto. >>
Le lanciai un’occhiataccia. << Come se una cosa del genere si potesse prevedere. >> le dissi acido.
Lei sospirò. << Scusami, in questo periodo sono un po’ irascibile. >> disse stanca.
Le accarezzai una mano e le sorrisi. << Non preoccuparti, è normale. Se vuoi possiamo cambiare argomento e magari andare in giro per i negozi e farmi vedere quale culla preferisci. >>
Lei mi guardò contenta. << Mi stai dicendo che mi comprerai la culla? >>
Annuii. << E anche tutto quello che ti piacerà? >> le dissi chiamando la cameriera per il conto.
Lei battè le mani come una bambina e mi abbracciò facendomi sorridere contento. La cameriera ci vide e sorrise intenerita. << Che bella coppia. >> sospirò.
Scossi la testa. << O no, lei è solo la mia migliore amica. >> precisai.
Lei annuì e mi parve di vedere uno sguardo malizioso, così pagai in fretta e trascinai letteralmente Rosalie fuori dal ristorante. Le spiegai il motivo di tanta fretta e lei rise divertita, ormai era euforica e niente l’avrebbe smontata.
Passammo quasi tutto il pomeriggio in giro per i negozi e per fortuna non incontrai nessuno che avrebbe potuto intaccare la mia allegria. In quel pomeriggio ne avevo approfittato per comprarmi un completo per la giornata della mia laurea. Rosalie mi aiutò a scegliere qualcosa e alla fine optai per un completo blu scuro con la cravatta grigia per la mattina, e un completo giacca e pantalone nero con un camicia bianca per la sera.
Accompagnai Rosalie a casa verso le sei e dopo averla salutata ritornai a casa mia. Mentre ero in autostrada il telefono squillò e dopo aver visto chi era sorrisi rispondendo.
<< Ciao micetta. >> la salutai.
<< Ehi… >> mi rispose con voce roca e spezzata. 
Subito accostai sul ciglio della strada con le quattro frecce. << Cosa è successo? >> le chiesi preoccupato.
<< Ci siamo lasciati. >> mi disse prima di scoppiare in lacrime.
Tra le lacrime mi disse che si trovava quasi alla stazione e che mi avrebbe aspettato lì. Misi in modo e portai la macchina all’estremo, molto probabilmente mi sarebbe arrivata qualche multa, ma non potevo lasciarla lì da sola in lacrime.
Quando arrivai il treno se ne stava andando, mi guardai intorno cercandola e la trovai seduta su una panchina mentre guardava nel vuoto. Mi avvicinai a lei correndo e quando le fui accanto le toccai una spalla. << Kate… >>
Lei alzò lo sguardo. << Sei qui. >> mi disse prima di alzarsi e buttarmi le braccia al collo stringendosi a me.
La strinsi a me sollevandola da terra. << E’ tutto okey, piccola, tutto okey. >> le sussurrai all’orecchio accarezzandole la testa.
La portai in macchina così, stringendo lei con un braccio e prendendo la borsa che aveva con l’altra mano. La feci sedere sul sedile e corsi dall’altra parte per non lasciarla troppo da sola. Per il resto del tragitto restò appoggiata con la testa sulla mia spalla stringendo il mio braccio tra le sue mani. Non pianse, ma la sentivo respirare pesantemente segno che faticava a respirare tanto era il dolore.
Non la portai da Giorgina perché qualcosa mi diceva che non glielo aveva detto e che era venuta qui solo pe me. Stavolta camminò da sola fino in casa e appena chiusi la porta mi abbracciò appoggiando le sue labbra alle mie.
Subito la scostai da me. << No, Kate, sei sconvolta. >> le dissi cercando di essere delicato.
Mi guardò con gli occhi lucidi. << Ti prego, Ed. >> mi implorò per poi baciarmi di nuovo.
Provai a scostarla di nuovo da me, ma era troppo decisa così mi lasciai andare anche perché fino a quel momento non mi ero reso conto di quanto avessi bisogno del calore di qualcuno e già una volta Kate mi aveva alleviato il dolore. Forse lo avremmo fatto di nuovo e tutto sarebbe tornato come prima.
Facemmo sesso sul mio letto con bisogno e disperazione quasi e quando l’orgasmo venne Kate mi baciò con forza e potei sentire il sapore salato delle lacrime.
Di solito dopo aver fatto sesso restavamo abbracciati, ma quella volta no perché Kate aveva bisogno di assimilare la cosa ed io avevo bisogno di sopportare il fatto di essere stato in certo senso usato da lei. Avevo sempre usato io le persone e fino ad allora non avevo capito quanto fosse brutto.
<< Ci dovevamo sposare tra tre settimane e lui questa settimana sarebbe dovuto tornare, ma… ha firmato per un altro anno. Questa non era la prima volta che decidevamo la data delle nozze e non se ne faceva nulla, era la seconda. Ma stavolta non ce l’ho fatta e l’ho lasciato. >> si girò verso di me. << Ma sai una cosa? Mi sento sollevata. Non ero più innamorata di lui come una volta e me ne sono resa conto quando abbiamo fato sesso pe la prima volta, ma credevo che fosse una cosa dovuta alla lontananza. Ma poi oggi quando mi ha chiamato dopo quasi una settimana che non ci sentivamo non ho provato la stessa gioia che provavo prima, era come se fosse un estraneo che aveva sbagliato numero. >> mi spiegò.
<< Lui cosa ha fatto? >> chiesi girandomi nella stessa sua posizione.
<< Ha detto che mi amava e che se aveva firmato un’altra volta era per noi, per un futuro migliore, ma io avevo già preso la mia decisione. >> disse senza espressione nella voce.
<< Allora perché piangevi? >> chiesi un po’ confuso.
Fece spallucce. << Non lo so. A prescindere da tutto è stata una persone importante nella mia vita ed è stato brutto lasciarsi. >>
Annuii. << Adesso è tutto chiaro. >> dissi e le sorrisi accarezzandole una guancia.
Restammo in silenzio ancora un po’, finchè lei non mi chiese una cosa che mi sconvolse davvero. << Ti va di provarci? Cioè, se ci frequentassimo? >>
La guardai sconvolto. Eh?  

 

   
 
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