Capitolo 25
Pov Sebastian
«Era necessario?» le domando, scostando dal volto di Renesmee una ciocca ribelle.
Vedere il suo sorriso rilassato dopo tutto quello che è accaduto
è un sollievo, come se il mio cuore si fosse alleggerito di un
macigno.
Intorno a noi regna il silenzio, spezzato solo dal combattimento che sta avvenendo poco più in là.
I due sottoposti di Andrew stanno dando battaglia ad alcuni nostri
compagni, mentre quest’ultimo studia con circospezione il grande
licantropo dal pelo quasi argenteo.
Andrew non conosce il volto di Alexander, e questo è per noi un netto vantaggio sul loro clan.
Ogni volta che Alexander si è scontrato contro di loro, nessuno
della squadra avversaria è mai ritornato indietro per
raccontarlo, a parte Taylor, di cui ancora non abbiamo notizie.
Probabilmente si trova in qualche altro continente a causare morte e distruzione, com’è tipico suo.
«Certamente. Non permetterei mai che mia figlia corra dei
pericoli» risponde piccata, mentre scruta con attenzione il corpo
di Renesmee in cerca di escoriazioni. D’altronde si tratta pur
sempre di una mezzosangue: è normale rimanere feriti nel suo
caso, e queste non si rimarginano velocemente come le nostre.
La fulmino con un’occhiataccia e stringendo più forte a me quell’esile corpo.
«Arrivi un po’ tardi con i rimorsi di coscienza, non trovi,
Bella?» le domandai con tutto il sarcasmo di cui sono capace.
Che si risparmi i suoi sensi di colpa. So che quel che facciamo
è rischioso per lei, ma continuare a mentirle, ingannarla
così, non è corretto.
Io non lo vorrei al posto suo.
La vedo trasalire leggermente, il volto oscurato da quella lunga chioma
castano scuro. Si volta lentamente verso il bosco, rimanendo sempre
accovacciata vicino a noi.
«Ti ringrazio, Nigel. Credevo che aspettassi un qualche ordine
diretto per intervenire… non ti ho mai visto agire di tua
iniziativa».
Socchiudo gli occhi infastidito. Io sì, invece.
Non è uno spettacolo a cui partecipo volentieri. Riportare alla
memoria scene con Nigel protagonista mi fa rabbrividire fino alla punta
dei piedi.
Se all’apparenza risulta calmo e pacato, all’occorrenza
sfodera un lato di sé che preferirei non vedere mai, a costo di
tenerlo lontano dalla battaglia.
Proprio come William spesso gli impone.
Tranne in casi estremi, come se in gioco ci fosse la sua stessa vita.
Dall’oscurità, un’ombra si muove lenta, sinuosa,
come a volersi beffare dell’eleganza degli abitanti del bosco.
Lui ne sembra il sovrano assoluto.
Nel suo lungo cappotto nero, Nigel appare come il braccio destro della
morte, quella simpatica figura con il mantello del medesimo colore che
impugna con le mani trasparenti la falce, l’arma che rappresenta
sia la fine di una vita, che il raccolto di un mietitore con progetti
molto più grandi per coloro che si trovano sul suo cammino.
Sul suo viso spigoloso e un po’ smunto, compare il solito sorriso
di circostanza, quello che riserva a tutti coloro che gli rivolgono
anche solo una parola.
Le braccia sono incrociate dietro la schiena, proprio come un perfetto
soldato dell’esercito, pronto per ricevere l’ennesimo
comando.
Una vera macchina per uccidere, non c’è che dire.
Mentre lo osservo incamminarsi verso di noi, flashback del passato tornano prepotenti nella mia mente.
Sangue, urla, uomini con petti squarciati, gole da cui fuoriescono
fiotti di sangue, capanne di paglia che bruciano… il tanfo di
morte che aleggia nell’aria.
Cerco di scacciare queste immagini terribili che appartengono al
passato, concentrandomi sul presente. Ricordare non è mai un
piacevole viaggio.
Mai.
«Preferisco astenermi dal combattere. È un modo barbaro di
affrontare le questioni…» conclude con tono mellifluo, al
che io sbuffo scocciato.
Lui odia i modi barbari…
Che battuta scadente, detta da quel tipo.
Si appoggia al tronco di un albero, salutandomi con un cenno del capo e un sorriso compiaciuto.
Sa benissimo l’ostilità che nutro nei suoi confronti, e se
ne compiace ogni volta che il mio sguardo cupo si posa su di lui.
Non sono l’unico a fissarlo con sospetto.
«Capisco, rispetto la tua decisione» ribadisce lei, voltandosi finalmente a guardare me, con sguardo impassibile.
«Tsé!» borbotto, aprendo un lembo del mio soprabito e avvolgendo il caldo corpo di Renesmee.
«Sebastian!» mi richiama la vampira al mio fianco. Non la
degno di uno sguardo, continuando a nascondere i miei occhi alla sua
vista.
Non riesco a sopportare il suo modo freddo di agire. Si tratta di sua
figlia, accidenti, come fa a “spegnere” i suoi sentimenti
così rapidamente e con altrettanta facilità?
«Sebastian… cosa?»
«Smettila, litigare o cercare un pretesto per provocare guai non
rientra nei nostri piani» e mi lancia un’occhiata della
serie “stai zitto, altrimenti te la vedrai con me”.
«Chi ti dice che litigare con lui non sia una fonte di
divertimento per me?» le chiedo sorridendo apertamente e
mostrando due coltelli acuminati che spuntano dalle mie gengive.
Lei mi sorride di rimando, mostrando le sue altrettante affilate zanne.
«Non giocare con me, capito?»
Mi sollevo, con Renesmee stretta al petto. La sfido con gli occhi.
«Altrimenti? Sei più giovane di me, sei tu quella che dovrebbe temermi, non il contario…»
Si avvicina, quel tanto che basta che i nostri respiri ghiacciati si
mescolano. Nessuno dei due sembra voglia tirarsi indietro. Io non lo
farò di sicuro.
«Siamo stati alleati per alcuni anni, Sebastian, ti conosco
ormai. So quali sono i tuoi vantaggi e i tuoi svantaggi. Provocarmi,
nonostante tu sia più “vecchio”, non ti
porterà molto lontano».
Sogghigno, incurante dello sguardo di rimprovero di Nigel che,
avvertendo la rigidità dei miei lineamenti, tenta di evitare che
il vero vampiro che è in me ritorni alla ribalta.
Dubito che Isabella Cullen possa riuscire a tenermi testa.
Lo stesso Alexander, una volta visto all’opera, si è
guardato bene dal provocarmi. In quel periodo ero una mina vagante al
pari del Nigel di oggi. Dovrei non accusarlo, giudicarlo… ma mi
riesce difficile quando scorgo quella scintilla rossastra nei suoi
occhi.
È come se Nigel incarnasse il mio lato più oscuro, come una finestra sul mio triste e sanguinoso passato.
Una finestra che non deve mai essere aperta.
«Isabella…» comincia Nigel.
La vampira distoglie lo sguardo da me solo per un breve istante, quello
che serve per raggelare sul posto un qualsiasi essere, soprannaturale o
meno. Se non si fosse trattato di quel vampiro, avrei creduto bastasse
un misero incontro di pupille, ma parliamo del tenebroso Nigel…
Dubito si sia fermato per volere di Bella, tutt’altro… lo ha voluto lui, lo ha ritenuto necessario.
«Tranquillo, Nigel. Isabella non sa contro chi si sta confrontando, meglio che continui a non saperlo».
Rilasso le spalle, voltandomi per metà.
Quest’ultima inarca un sopracciglio, leggermente scettica. Sa che
sono molto potente, ma non conosce quel lato oscuro e malvagio che si
annida in ognuno di noi. Il mio, forse, è uno dei più
terrificanti della storia dei vampiri.
Nel frattempo, noto che Andrew squadra la figura di Nigel con
curiosità e anche come uno che cerca di ricordare un volto
già intravisto, ma a quanto sembra, non sembra riuscirci, tanto
che scuote la testa, sorridendo verso Bella.
«Dovresti prestare ascolto, mia giovane vampira, a
quell’individuo. Sebastian non è quel tenero e
addomesticato agnellino che ti mostra sempre. C’è stato un
tempo in cui…»
Lo interrompo prima che possa svelare chissà quale episodio del
passato. «Evita, Andrew. Ricordare non è una buona
idea».
Boccheggia, credendo che stia scherzando. «No, non puoi dire sul
serio», si colpisce con una mano la fronte, sollevando gli occhi
al cielo, «quello era il più bel periodo che io abbia mai
vissuto. Non rinnegare certi eventi».
Chino il capo, per via delle sue parole. Dovrei rispondergli?
No, affronterò dopo la fronte, sicuramente aggrottata, che ho alle mie spalle.
«Riporto Renesmee a casa. pensate voi a Cullen e agli altri. Mi raccomando, discrezione come sempre».
Dicendo questo, spicco il volo, allontanandomi da loro e dai problemi che ci saranno al mio ritorno a casa.
Per il momento, la sicurezza di questa donna tra le mie braccia conta più di tutto il resto.
***
Pov Andrew
«Che
peccato, Sebastian è andato via…» sussurro, mentre
osservo quella figura imponente e scura allontanarsi tramite balzi
enormi sul terreno.
«Già, un vero “peccato”» ripete quel tizio vicino a Isabella.
Non ho idea di chi sia, ma a quanto ho avuto modo di ascoltare, si
chiama Nigel. Eppure quel volto non è nuovo. Sento di averlo
già visto… qualcuno di potente, da temere.
Incrocio le braccia al petto, e con la coda dell’occhio seguo i movimenti del lupo bianco.
«Mmh… non ci siamo già visti da qualche parte, tu
ed io? Forse è la mia immaginazione…», faccio una
lunga pausa, «ma sono sicuro di non sbagliarmi». Con la mia
velocità, lo raggiungo in meno di un secondo, pochi centimetri
ci distanziano, ma lui non sembra essere turbato, mantiene la stessa
espressione pacata, impassibile di prima.
«Chi sei davvero?» domando infine.
Abbassa per un attimo gli occhi e, credendo che stia per sferrare un
attacco a sorpresa, i miei muscoli si tendono. Nel frattempo, sia il
lupo che Isabella si avvicinano: il primo ringhiando sommessamente, la
seconda si posiziona alla mia destra, pronta a scattare.
Il tizio di nome Nigel decide di prendere la parola, forse per evitare
uno spargimento di sangue, o forse perché crede di sminuire se
dovesse attaccarmi insieme a tutti loro.
«Non c’è bisogno che intervenite, Andrew sta giusto andando via… non è vero?»
Solleva lo sguardo fino ad incatenarlo al mio. Rimango senza fiato:
quegli occhi blu cobalto sono spariti, lasciando posto a due iridi
rosse, la sclera completamente nera.
Subito nella mia mente ritornano immagini di un guerriero, un vampiro
che si aggirava nelle lande desolate della Siberia lasciando dietro di
sé urla di terrore, di sofferenza. Colui che uccideva licantropi
con uno scopo preciso: sterminare l’intera razza di canidi
giganti.
Adesso il suo aspetto è cambiato, non porta più capelli
lunghi fin sotto il mento, ma un taglio elegante, il completo dona
un’aria sofisticata a quel nuovo vampiro.
Schiudo la bocca, ma sembra che ogni parola sia trattenuta da catene invisibili.
Un’idea comincia a farsi strada in me, e un sorriso accondiscendente e denso di sottintesi spunta sulle mie labbra.
Ma è questione di un attimo. Mi volto di nuovo verso il lupo bianco, lanciandogli un’occhiataccia.
Se non fosse per lui, a quest’ora avrei fatto prigioniera la
piccola mezzosangue, e forse sarei riuscito a distruggere qualche
membro dei seguaci di William.
Sbuffo scocciato. Dovrò fare più attenzione d’ora
in poi, quel licantropo non preannuncia nulla di buono, per non parlare
di quel moccioso vampiro lassù, il dominatore degli elementi.
Nonostante anche io riesca a manipolare la natura, quello che so fare
è nulla paragonato al dono innato di un vampiro. Il mio è
frutto di esperimenti ed esercizi, ma lui può riuscirci quando
vuole, se un giorno avrà una perfetta padronanza delle sue
capacità.
Anche Benjamin deve morire, se non vogliamo vedere dimezzate le nostre truppe prima ancora di iniziare a fare sul serio.
«Sì, devo proprio andare via», comincio con un finto
tono rammaricato, «mi duole lasciare questa piacevole rimpatriata
tra vecchie conoscenze, ma il lavoro chiama». Non mi volto nemmeno per guardarlo, sa bene che l’ho riconosciuto.
Mi porgo in un finto inchino, il tempo di afferrare dalla cintola dei
pantaloni il coltello che tengo nascosto. Piego le ginocchia, nel
silenzio che si protrae sempre più, finché non scatto
verso il lupo, che tenta all’ultimo millesimo di secondo di
schivarmi.
Davanti a me si pone una figura, Nigel con la mano sinistra blocca il
mio braccio destro, pronto a conficcare la lama nel petto di quel
licantropo. Tutti ci osservano con occhi sgranati. Un movimento alle
mie spalle mi avverte che Isabella si sta avvicinando per aiutare il
suo compagno, ma Nigel è più veloce: la sua mano destra
trapassa il mio corpo, proprio nella parte sinistra della cassa
toracica.
Mentre la sua mano tenta di afferrare il mio cuore e strapparmelo dal
petto, sussurro al suo orecchio «pensi davvero che ti lasci
entrare nel mio corpo e cercare il mio organo vitale per strapparmelo
via?»
Sorrido, notando lo sgomento momentaneo di Nigel. Finalmente
un’emozione diversa e soprattutto vera lo coglie, ma è
questione di secondi.
«Proiezione…» mormora scioccato, per poi voltarsi verso il lupo e chiamandolo per nome.
«…astrale» continuo io, tagliando via un pezzo di pelle dell’amico e stringerlo nella mano.
Spicco un balzo, un attimo prima che gli altri lupi, incoraggiati dai
poteri di Benjamin possano nuocermi in qualche maniera. Appena atterro
sul tetto, cerco con gli occhi i miei due sottoposti. A qualche metro
di distanza da dove mi trovavo io, due grosse palle di pelo giacciono
in una pozza di sangue scuro, quasi nero. Lentamente riprendono le
sembianze umane.
Pazienza. Anche se ne ho persi due, stanotte non tornerò a mani
vuote, e soprattutto non senza informazioni di un certo rilievo.
La vibrazione del telefono nella mia tasca mi avvisa della chiamata in arrivo.
Pronuncio una formula antica e sul campo di battaglia cala una fitta
nebbia, l’ideale per fuggire senza avere qualcuno alle calcagna.
Controllo il display illuminato. Taylor.
«Che notizie mi porti? Spero che siano buone per la tua salvezza» rispondo, ancor prima di sentire la sua voce.
Una profonda voce gutturale risponde ridacchiando.
«Tranquillo, tutto è andato secondo i piani… l’abbiamo presa».
«Ottimo. Dove siete?»
«Già in viaggio verso casa, signore».
Sorrido, incrociando sulla mia strada una BMW grigio metallizzata che
procede a velocità sostenuta. I finestrini sono abbassati,
l’odore dei due umani mi solletica le narici.
«Perfetto. Fai rapporto a lui, quando arrivi. Dì che anche io sono di ritorno».
Lo sento trattenere il respiro, forse anche rilassare la tensione.
«Con la mezzosangue?»
«No», abbasso il capo, fissando il lembo di pelle che
è ritornato ad avere sembianze umane, «ho qualcosa di
più importante da mostrare… il sangue di un certo
Alexander».
«Ah. Allora si è imbattuto in lui, signore?» domanda
con una certa preoccupazione. Aggrotto le sopracciglia, pensieroso.
«Sì. Lo conosci per caso?» gli chiedo.
«Sì… è il lupo bianco, quello che mi ha
quasi ucciso l’altra volta, quando sono tornato con tutte quelle
ferite».
Mi lascio sfuggire una smorfia. «Capisco. In quell’occasione lo hai visto abbattere barriere fisiche?»
«No. Cavolo, è in grado di farlo?» domanda sbigottito.
«Sì, lo è».
Lo sento bestemmiare dall’altra parte del telefono, ma lascio
correre. So per certo che non mi mancherebbe mai di rispetto, conosce
bene la sua punizione, nel caso dovesse anche solo pensarci.
«Signore?»
«Sì?»
«Appena torna le racconterò qualcosa che è meglio
non dire al telefono. Di presenza sarebbe più opportuno».
Una strana sensazione mi coglie di sorpresa. Cosa sarà mai di così importante da non poterlo dire adesso?
«D’accordo. Posso almeno sapere il fulcro
dell’argomento in questione?» gli chiedo ancor più
esasperato.
«Alexander… e Isabella».
La mia mano stringe con forza il cellulare. Prendo un respiro profondo,
congedo Taylor, rinviando quella strana discussione per quando
rientrerò al quartier generale.
Con un balzo atterro sul cofano della BMW, provocando le urla di
terrore dei due, un maschio e una femmina, e facendo andare fuori
strada l’auto. Osservo la scena dalla cima del pendio, mentre la
vettura rotola fino a fermarsi a pochi metri dal ruscello.
L’odore della benzina aleggia nell’aria, mentre mi
precipito verso i due umani.
Li estraggo dall’auto, facendo a pezzi i due sportelli.
Un’esplosione, e la macchina diventa una grande palla di fuoco.
Un gemito, alle mie spalle. La donna si è appena ripresa, dalla fronte alcune gocce di sangue cadono giù.
Con sguardo confuso osserva la scena,poi posa gli occhi sulla mia figura.
«Ci hai salvati. Grazie».
«Non ringraziarmi, tesoro» sorrido, chinandomi e con
l’indice raccolgo una di quelle gocce cremisi, portandomela alle
labbra. Succhio, assaporando il grande potere che sprigiona questo
liquido denso.
Li riapro di scatto, sotto gli occhi stralunati e spaventati della mia
preda. «Deliziosa. Non potevo trovare di meglio per
stanotte».
Con una mano le afferro la gola, con l’altra le scosto i lunghi capelli color oro e affondo i miei denti nella sua carne.
Ah. Finalmente la droga più dolce e squisita al mondo scorre dentro il mio corpo.
«Bon appétit, Andrew» mormoro nella notte, illuminata dal chiarore pallido della luna.
Angolo autrice:
Salve,
eccomi tornata così presto. Non vi abituate a questi
aggiornamenti lampo, perché non saranno sempre così.
Allora…
In questo capitolo succedono alcune cose e scopriamo qualcosa in più di alcuni personaggi.
Non sono proprio tutti buoni come avevamo pensato… almeno non
degli agnellini. Nel prossimo capitolo si scoprirà chi ha rapito
Taylor.
Intanto vi lascio rimuginare su questi nuovi aspetti. :P
Ps: alle recensioni risponderò domani.