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Autore: Sophie Hatter    30/10/2011    6 recensioni
“Senti, Potter, non so che cosa tu voglia ma non avevo alcuna intenzione di disturbare le vostre confidenze stamattina, mi trovavo già in aula per puro caso e non so cosa aggiungere a mia discolpa, perché non c’è altro che io possa dire, ma ti assicuro che ho cose ben più importanti di cui occuparmi che non siano i vostri affari personali… se invece vuoi chiedermi del prossimo finesettimana a Hogsmeade, con mio rammarico devo annunciarti che ho già preso appuntamento con uno Schiopodo Sparacoda”.
Mentre Lily cerca di recuperare il fiato dopo quel discorso a raffica, James Potter sorride enigmaticamente dietro alle spesse lenti degli occhiali rotondi, facendo salire una mano a spettinarsi i capelli già in disordine.
“A dire la verità, l’argomento era più che altro il primo”, risponde, “ma mi rallegra sapere che ti interessava ricevere un invito da me”, aggiunge, e Lily si sente avvampare di colpo.
Maledetto idiota.
*
La raccolta si è classificata seconda al "Lily e James, Missing Moments contest" di Tittivalechan91 indetto sul forum di Efp, vincendo inoltre il premio caratterizzazione e il premio originalità.
L'ottava shot si è classificata seconda a parimerito al contest "E tu cosa scegli?" di _Aras_ indetto sul forum di Efp.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Horace Lumacorno, I Malandrini, Lily Evans, Minerva McGranitt | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Love is... (the only weapon which I got to fight)'
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Nei momenti così




Prompt: inverno
Ambientazione: sesto anno
Parole: 2330




21 Novembre 1976


La biblioteca è fredda e umida, d’inverno.

I vetri si ghiacciano. Soffiandoci sopra, si riesce a spannarli un pochino.
L’odore stantio dei libri vecchi si sente di più, non soffocato dall’umidità e dall’afa che d’estate s’intrufola attraverso le finestre spalancate. Ci sono meno bisbigli soffocati e sussurri concitati, perché la maggior parte degli studenti tende a preferire il confortante calore proveniente dal camino della propria sala comune.
Quando fa così freddo, nessuno osa aprire un solo spiraglio.
L’aria di chiuso ristagna fra gli scaffali di legno, ti si appiccica addosso e resta sulla divisa fino al mattino dopo.
L’inverno, in teoria, inizia oggi. Ma quell’anno il gelo si è presentato alle porte di Hogwarts fin dai giorni precedenti. Perciò, Lily non sente minimamente la differenza. I giorni scorrono rapidamente l’uno sull’altro e le date diventano solo simboliche.
Se alcune le rimangono particolarmente impresse, è soltanto perché ha sempre amato i numeri e il significato che può celarsi dietro di essi. È anche per questo che associa un avvenimento ad una data, per ricordare immediatamente un fatto importante, qualcosa da fare, un impegno da rispettare.
Il suo compleanno, ad esempio, è il nove gennaio. Sarà un’altra fredda giornata d’inverno, come ogni anno. Senza più il calore delle feste appena passate, mentre tutti staranno smontando l’albero di natale e rimettendo nei cassetti le calze della befana.
Il giorno in cui tutto è finito tra loro era il sette giugno.
Sono esattamente centosessantotto giorni che non si rivolgono più la parola.
Forse, certi dettagli sarebbe meglio non ricordarli. Ma hanno sempre festeggiato insieme, fin da quando si sono conosciuti. Qualche volta c’era anche la neve, come oggi.
Lily è seduta nel tavolo vicino alla finestra. Anche se ogni tanto le giunge qualche spiffero gelido, quello è il posto che le piace di più. Può distrarsi a guardare fuori quando vuole, basta alitare un po’ sul vetro.
Le pagine del libro oggi non la invogliano per niente. La ricerca sui Troll di montagna è terribilmente noiosa; ciò che Lily vorrebbe fare veramente in un momento del genere è uscire fuori, nell’aria fredda di quella domenica mattina di novembre, con la sciarpa di Grifondoro ben stretta intorno al collo; vorrebbe correre in mezzo alla neve fino a non avere più fiato e decidere finalmente che questo è il giorno in cui si volta pagina.
Perché in realtà Lily non l’ha fatto, ha soltanto chiuso un’amicizia e sepolto tutto dentro di sé, in attesa del momento adatto per sancirne la fine con se stessa.
Probabilmente l’inverno non è il momento migliore per decidere di chiudere col passato e cambiare orizzonti. D’inverno tutto rimane statico, immobile, cristallizzato. Gli alberi hanno perso tutte le loro foglie, non ce ne sono più che possano cadere e rendere i rami ancora più spogli. Le piante non crescono. L’erba non cambia colore. Gli animali vanno in letargo e non si sveglieranno da un momento all’altro. Tutto rimarrà fermo, intorno a lei, in attesa della primavera.
Ma Lily non può aspettare la primavera; ormai è tardi, avrebbe dovuto smettere di rimpiangere quell’amicizia molto tempo fa. Non esiste modo di far tornare tutto com’era quando festeggiavano i compleanni vicino ad un camino. La persona nella quale lei riponeva il suo affetto e la sua fiducia è cambiata irrimediabilmente e queste sono cose per cui non esiste un rimedio, neppure il perdono.
Perciò, deve essere oggi o mai più. Da oggi, Lily vuole guardare avanti.
Si dà un’occhiata intorno, con fare circospetto. Non sembra che ci sia molta gente, comunque nessuno che sia nel suo campo visivo. La sua amica Mary non si è ancora svegliata, la raggiungerà più tardi dopo colazione, con la solita aria assonnata e i capelli scompigliati. Il tavolo a cui si è seduta si trova in un punto piuttosto isolato. Se apre la finestra, silenziosamente, non darà fastidio a nessuno.
La maniglia arrugginita cigola lievemente e subito dopo aver aperto il primo spiraglio un’ondata di vento freddo le congela le guance. Ma mentre guarda fuori, Lily sorride: d’inverno c’è qualcosa che cambia il paesaggio, ed è la neve. Adesso sta scendendo a piccoli fiocchi, depositandosi lentamente a terra. Se andrà avanti fino a sera, tutto diventerà ancora più bianco.
Lily resta lì appoggiata a guardare il cielo per chissà quanto, fino a quando qualcosa di non ben identificato le si spiaccica rumorosamente sulla manica del maglione grigio. Fa un balzo per lo spavento, poi si rende conto che si tratta di neve; chi diavolo può essere stato a tirargliela?
Guarda subito in basso e nel cortile incrocia gli sguardi dei temerari che hanno osato compiere un tale gesto.
Quattro facce, una più pallida dell’altra. Una tonda, con un cappello in testa. Una seconda con una testa nera e ricciuta. Un’altra fine, quasi smagrita. L’ultima è dotata di un paio d’occhiali e di una zazzera di capelli scurissimi e spettinatissimi, che Lily conosce fin troppo bene.
“Oh, cacchio”, dice qualcuno di loro.
“Ve l’avevo detto che era meglio colpire e scappare!”
“Scusa, Evans, non volevamo…”
Poco plausibile, dato che l’unico bersaglio affacciato alle finestre del primo piano è proprio lei. A meno che non mirassero all’ufficio della McGranitt – cosa che sarebbe decisamente poco furba, tranne nel caso in cui tutti e quattro aspirino ad una punizione a vita.
“Se scendi giù, James è disposto a spazzarti via la neve dai vestiti”.
“Piantala, Sirius!”
Lily inarca un sopracciglio, perplessa. Una battuta del genere se la sarebbe aspettata dal diretto interessato, piuttosto che dal suo migliore amico.
Poco le importa, però.
“Potter, ti assicuro che me la paghi!” gli grida, in tutta risposta. Come se fosse una novità, pensa tra sé: non ha mai mancato di restituirgli neppure uno dei suoi scherzetti e questa è una cosa di cui va piuttosto fiera.
“Ti stai sbagliando, non sono stato io!” pigola lui. “Era Hagrid che spalava la neve, lo sai che non riesce a controllare la sua forza!”
“Che dici, James?” gli domanda il guardiacaccia, sbucando improvvisamente da un angolo. Potter trasale.
“Oh, ciao, Hagrid. Non stai… spalando la neve?”
“Adesso è ancora presto, aspetterò che ne sia scesa dell’altra… nel frattempo volete un bel the caldo, voi quattro? Vi state pigliando un gran gelo qui fuori”.
Lily trattiene a stento un maligno sorriso di soddisfazione. Adora quando Potter s’incastra con le sue stesse mani.
“Ti conviene scappare!” gli intima, dall’alto. Lui, disperato, fa cenno ai suoi amici di filarsela.
“Ma sì, perché no, Hagrid? Anzi, andiamo di corsa, credo di essere sul punto di morire assiderato …”
Lily li osserva correre tutti e quattro verso il parco, diretti alla capanna di Hagrid. Il guardiacaccia alza le spalle, poi si accinge a seguirli con passo serafico.
Lily richiude la finestra e si risiede al suo tavolo, soddisfatta. Il segnale di cambiamento che aspettava le è stato servito su un piatto d’argento: ora può finalmente iniziare a pensare ad altro, a cominciare dalla pianificazione di una perfida vendetta nei confronti di James Potter.
È da un po’ che rimane troppo tranquillo per i suoi standard abituali, ogni tanto sembra perfino più serio. Lily potrebbe anche pensare che stia finalmente mettendo la testa a posto, se solo non avesse visto con i suoi occhi quello che per cinque anni ininterrotti ha combinato entro le mura di Hogwarts insieme alla sua piccola banda.
E se non si tradisse con mosse non proprio astute, tipo lanciarle una palla di neve a tradimento facendosi beccare in pieno.
Non ha mai pensato ad una spiegazione plausibile per questo suo strano comportamento.
Probabile che i suoi interessi si siano semplicemente diretti altrove.


*

Lily ha atteso tutta la mattinata per non destare sospetti. Preferisce che Potter si ritenga al sicuro e abbassi la guardia, prima di mettere a segno il colpo. E indurlo a pensare che gli abbia giurato vendetta soltanto per dare aria alla bocca è indubbiamente un’ottima strategia.

La verità è che i ragazzi non si aspettano mai una vera reazione da una persona del sesso opposto. Ma Lily andava a scuola nella periferia di Londra prima di ricevere la lettera da Hogwarts e lì era costretta a fare a botte con i maschi praticamente ogni giorno se voleva che non le rubassero la merenda. Ha imparato suo malgrado a non abbassare mai la testa e ha iniziato a farsi valere fin da piccola; in più si è resa conto che, a causa del suo faccino dolce e gentile, nessuno di coloro che l’accusavano di aver restituito pugni e schiaffi veniva mai preso sul serio. Riusciva sempre a farla franca e a sfuggire alle punizioni degli insegnanti, che erano molto più propensi a dare la colpa al branco di maschi scalmanati della classe piuttosto che a lei. Non era una bambina litigiosa, ma detestava che tentassero di metterle i piedi in testa soltanto perché era piccola e magra e odiava chi se la prendeva con quelli che non sapevano difendersi; per questo aveva imparato a tirar fuori le unghie.
Riusciva a cavarsela anche quando, presa dalla rabbia, faceva inavvertitamente magie che facevano finire un suo compagno appeso al ramo di un albero o con la testa nel cestino delle cartacce. All’inizio era stato problematico perché non riusciva a controllare i suoi poteri; poi però, quando aveva conosciuto Severus, lui le aveva insegnato come fare.
Tuttavia, ormai ha imparato a cavarsela da sola. Non le serve più l’aiuto di nessuno.
La sua arma segreta è pronta: una montagna di palle di neve ammucchiata sotto la quercia del parco, ognuna con un sasso dentro.
Ne prende un paio, poi si arrampica sull’albero, come faceva da bambina.
Quando Potter uscirà dalla capanna di Hagrid, dovrà per forza fare quella strada. È praticamente ora di pranzo, perciò sa che non ci vorrà molto. Quei quattro hanno un appetito tale che sarebbero capaci di divorarsi tutte le provviste della cucina di Hogwarts, se solo ne avessero la possibilità.
E infatti eccoli che escono, tutti allegri e sorridenti. Si coprono bene con i mantelli e si annodano le sciarpe intorno al collo, le guance arrossate dal freddo. Lily si strofina le mani rese gelide dalla neve ghiacciata che ha maneggiato fino a pochi minuti fa. Osserva dalla sua posizione nascosta quel gruppetto che, a tratti, le ricorda proprio i suoi vecchi compagni della scuola babbana. Anche se, ultimamente, Potter si sforza di mantenere un basso profilo. Se lo ritrova tra i piedi con decisamente minor frequenza, non si sente più fissata con insistenza quando attraversa la sala comune o quando si alza dal banco alla fine di una lezione. Se ne sta con i suoi amici e non rompe troppo le scatole, né a lei né all’intera scuola. Non la convince, non sa cosa ci sia sotto, ma se ne rende conto solo oggi. Prima che arrivasse l’inverno, la sua mente si era persa altrove.
Aspetta silenziosamente che la sua preda sia a portata di tiro. Poi lancia il suo primo colpo, che va immediatamente a segno.
“AHO!”
“Che ti prende, Prongs?”
“Ma non l’hai visto?! Gli è arrivato addosso un Bolide di neve…”
“Oh, ma quante scene, mica fa così male!”
“Ti giuro di sì, invece, è stato un dolore atroce… AHO!”
Lily lancia una seconda, una terza e una quarta palla. Trova davvero difficile non scoppiare a ridere, mentre Potter e i suoi amici si agitano convulsamente, sgomentati da quell’attacco inaspettato.
“Ecco, Sirius, GUARDA! Ecco perché fanno così male!”
Potter solleva da terra i resti di una delle palle che l’hanno colpito, poi spazza via la neve con la mano e sventola sotto il naso del suo amico un lucido sassolino grigio grande quanto un pollice. Lily si preme le mani sullo stomaco in preda ad uno scoppio di ilarità, facendo attenzione a non perdere l’equilibrio e cadere dall’albero.
“Evans, lo so che sei tu, ti prego basta! Non ti sembra di esserti vendicata a sufficienza?”
Ormai conclusasi la sua missione punitiva, Lily salta giù dall’albero con un balzo, ridendo a crepapelle. Da molto tempo non si divertiva così.
Potter la guarda negli occhi intensamente, forse per la prima volta dopo mesi. È una strana sensazione quella che prova lei in questo momento, perché te ne rendi conto di quando una persona inizia ad evitarti strategicamente, seppure con discrezione: quando poi smette inaspettatamente di farlo, l’effetto che produce è sicuramente di rilievo.
“Tu… sei davvero un maschiaccio”, le dice infine lui, scuotendo la testa con aria sconsolata. Nessuna traccia di adulazione nella sua voce. È vero, sembra diverso. Non le ha più chiesto di uscire e Lily si rende conto di apprezzarlo. Forse ha finalmente capito che lei non è quel tipo di ragazza – una di quelle che corrono dietro a quello che tutti idolatrano e ammirano, che fanno le difficili soltanto per rendersi più desiderabili.
Sente il viso distendersi in un sorriso sereno, per la prima volta dopo mesi.
“Ti ringrazio, Potter”, gli dice, in tutta risposta, senza tracce d’ironia nella voce. Lui corruga la fronte, con aria stranita. Non può sapere cosa c’è dietro quell’espressione di gratitudine così insolita da parte di una con cui, di solito, si limita a scontrarsi e battibeccare. Ma Lily si volta e prende a camminare verso il castello con soddisfazione, perché gli imprevisti di quella mattinata d’inizio inverno le hanno fornito un ottimo pretesto per fare ciò che doveva fare da tempo. Ora sa che non vuole più starsene seduta a rimpiangere qualcosa che non c’è più, bensì andare avanti e cercare un nuovo motivo per lottare.
I fiocchi di neve continuano a cadere pigramente, trasformandosi in tanti piccoli cristalli che s’impigliano nei suoi capelli e le conferiscono un alone bianco e soffice.
“Comunque era un’idea geniale, devi ammetterlo”, commenta Sirius Black, alle sue spalle.
“Lo so, lo so. Bisognerebbe aver paura di lei”, gli risponde Potter, con il tono di chi si vuol fare intenzionalmente sentire.
Lily lo ringrazia di nuovo, tra sé, perché questo significa qualcosa di ben preciso: non ha più bisogno di fare a botte.





Nota conclusiva: l’idea delle palle di neve con dentro i sassi l’ho ripresa da un musical spassosissimo che guardavo da piccola, Seven Brides For Seven Brothers, nel quale in una scena ambientata d’inverno le ragazze protagoniste, per far dispetto ai sette fratelli che per corteggiarle le hanno rapite in stile “ratto delle sabine”, tirano loro alcune palle di neve con i sassi dentro.
Caspita, siamo già a metà raccolta :O che ne pensate finora? Qual è la vostra shot preferita, per il momento? Fatemelo sapere, lo leggerò con gioia :) intanto vi lascio con uno spezzone del prossimo capitolo:

“Quindi vuoi la guerra”, commenta, scostando la frangia bagnata dalla fronte per riserbargli un’inequivocabile occhiata di fuoco. Lui nasconde la bacchetta dietro la schiena, come un bimbo colto in flagrante nel compiere una marachella. Gli è bastato un semplice incantesimo per ridurla in quello stato molto poco dignitoso, mentre lei, negli anni passati, doveva sforzarsi parecchio per elaborare qualche nuova costruzione verbale atta ad insultarlo nella migliore maniera.
Una situazione piuttosto impari, in sostanza.

Alla prossima settimana!
S.

   
 
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