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Autore: Dannata93    31/10/2011    11 recensioni
E' passato un anno da quando Merope ha tradito i suoi amici e si è schierata dalla parte di Voldemort, uccidendo Cedric ed obbedendo ad ogni suo ordine; ormai sembra aver perso la capacità di amare ed ogni giorno diventa più simile a suo padre.
Il Ministro della Magia si rifiuta di credere alle parole di Harry e accusa Merope di tutto quello che è capitato durante il quarto anno, mettendo il suo nome tra la lista dei Ricercati, ma c'è una cosa che molti non sanno...
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George Weasley, Nuovo personaggio, Severus Piton, Voldemort
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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- Questa storia fa parte della serie 'Prigioniera'
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ffff+
La Vera Merope

Severus guardò impotente sua figlia agitarsi irrequieta, ancora priva di coscenza.

 Non era sicuro di volere che Merope ricordasse ogni cosa del suo passato, perché avrebbe significato riscoprire l'affetto che la legava a suo nonno, l'uomo che lei stessa aveva ucciso.


Merope sentiva solo dolore, nient'altro. Un dolore lancinante alla testa che le impediva di muoversi, di chiedere aiuto, persino di respirare. Che diavolo mi succede?!
Tutto ad un tratto il dolore svanì, così come era arrivato e Merope si ritrovò in riva ad un lago, lo stesso lago del suo sogno, ma non era sola; un'altra figura era presente, seduta sulla spiaggia a pochi metri da lei, troppo occupata a sfogliare un vecchio libro per accorgersi di lei. << Chi sei? >> domandò avvicinandosi cauta.
Nel sentire la sua voce, la donna sussultò sorpresa e si voltò a guardarla, trafiggendola con i suoi occhi azzurri come il ghiaccio. << Ti stavo aspettando >> la disse con un caldo sorriso, poggiando delicatamente il libro sulla sabbia. << Vieni a sederti accanto a me >>
Diffidente, Merope le si sedette accanto, mantenendo comunque una certa distanza. << Non hai risposto alla mia domanda >>
La donna si scostò distrattamente una lunga ciocca riccioluta dal viso. << Davvero non ti ricordi di me? >>
<< No >> rispose spazientita. << Io non ti c0nosco >>
A quelle parole, gli occhi della donna si fecero improvvisamente tristi e carichi di dolore. << Non mi sorprende >> osservò mentre una lacrima solitaria le scivolava lungo la guancia. << Eri così piccola quando me ne sono andata >> prese il libro e lo aprì alla prima pagina, indicandole la foto che la occupava. << Adesso ti ricordi? >>
Nella foto erano immortalate tre persone: lei, Piton e... sua madre!
<< TU! >> urlò scattando in piedi ed estraendo la bacchetta dalla tasca. << VATTENE IMMEDIATAMENTE DALLA MIA TESTA >>
Sua madre non sembrò minimamente turbata dalla sua reazione. << Sei stata tu a volermi qui >>
<< SEI UNA SCHIFOSA BUGIARDA! >> sbraitò allontanandosi da lei. << PERCHÉ' DOVREI VOLERE UNA LURIDA TRADITRICE NELLA MIA MENTE?! >>
<< Solo tu puoi rispondere a questa domanda, Mery >> disse Penelope, alzandosi lentamente da terra. << Perché sono qui? >>
<< NON LO SO E NON LO VOGLIO SAPERE! >>
In quell'istante la spiaggia scomparve, lasciando il posto a una minuscola stanza, illuminata soltanto dalla luce di una candela. Era la cameretta di un bambino, lo si poteva capire dal lettino e da vari giochi sparsi per terra, ma non fu questo ad attirare l'attenzione della strega.
Nell'angolo, in fondo alla camera c'era una donna, seduta su una vecchia sedia a dondolo, mentre stringeva tra le braccia una piccola bambina, cantando con voce dolce una canzone. << Hogwarts Hogwarts hoggy warty Hogwarts Teach us something please Wheter we be old and bald Or young with scabby knees Our heads could do with filling With some interesting stuff For now they are bare and full of air Dead files bits of fluff So teach us things worth knowing Bring back what we´ve forgot And learn until our brains rot >>
Quando la donna smise di cantare, accarezzo teneramente la guancia della piccola, ormai profondamente addormentata. << Fai bei sogni, mia piccola Mery >>
Mery... ma allora quella era...
<< No! >> mormorò confusa. << Non può essere, tu mi hai abbandonato non appena sono nata e... e quando mio padre è scomparso Piton mi ha preso con sé >>
<< Perché continui a mentire a te stessa, Mery? >> le domandò tristemente sua madre, mentre metteva la piccola nel lettino, stando ben attenta a non svegliarla. << Stai permettendo all'incantesimo di vincere! >>
<< Quale incantesimo? >>
Ancora una volta, Merope si ritrovò in una nuova stanza, molto più buia e malandata della sua vecchia camera. Vide sé stessa stesa bloccata a terra da un piccolo uomo e un bambino scheletrico, seduto su una vecchia poltrona. Suo padre!
<< Padre! >> mormorò sollevata, ma L'oscuro Signore parve non udirla e continuò a tenere lo sguardo fisso sull'altra Merope. << Sono felice di poter finalmente fare la conoscenza di mia figlia >> disse respirando affannosamente.
La sua copia si divincolò selvaggiamente, cercando di sottrarsi dalla presa ferrea di Codaliscia, strappandogli una fredda risata. << Sei tale e quale a tua madre >> osservò puntandole la bacchetta alla testa. << Restituo memoria! >> un lampo di luce argentata scaturì dalla sua bacchetta e trapasso la fronte dell'altra Merope, facendola urlare di dolore.
Le urla continuarono per diversi minuti fino a quando non perse i sensi per il troppo dolore, poi quando tutto fu concluso, vide Codaliscia controllarle il polso. << E' ancora viva >>
<< Molto bene >> sussurrò affaticato l'Oscuro Signore. << Ma dobbiamo attendere il suo risveglio per vedere se l'incantesimo a funzionato >>
La stanza scomparve e Merope si ritrovò sulla spiaggia, ancora in compagnia di sua madre. << Stai bene, Mery? >> le domandò preoccupata Penelope, avvicinandosi alla figlia di pochi passi.
<< Perché lo ha fatto? >>
<< Perché gli servivi >> rispose cingendole le spalle con un braccio. << Ti ha usata per raggiungere i tuoi scopi e avrebbe continuato a farlo se tu non ti fossi dimostrata così ribelle al suo volere >>
<< Io... io l'ho fatto solo per lui! >> protestò sottraendosi da quel contatto. << Tutto, ogni cosa, l'ho sempre e solo fatta per mio padre! >>
<< Lui non è tuo padre >>
<< SI INVECE! >>
Penelope l'afferrò con forza per le spalle. << Cerca di tornare in te! >> esclamò. << Potrai anche avere il suo stesso sangue, ma il tuo unico vero padre è Severus! >>
<< Severus... >>
Molti ricordi recenti e passati iniziarono a balenarle davanti agli occhi, ma uno in particolare attirò il suo sguardo. Lei e Severus stretti in un abbraccio, mentre cercava di accettare l'enorme verità sulla sua famiglia. << Sei tu mio padre! >> aveva detto tra le lacrime, seppellendo il suo viso nella morbida veste del Mago. << Non quel mostro! >>
Merope sentì una piacevole calore nel petto, mentre le mura che la separavano dai suoi veri ricordi iniziavano a sgretolarsi. << Papà >> mormorò con le lacrime agli occhi.
Venne assalita dalla vergogna. In quei due anni l'aveva trattato peggio di una cane, ma lui era sempre rimasto al suo fianco, proteggendola come meglio poteva dalle pazzie dell'Oscuro Signore e da sé stessa. << Ti voglio bene >>
<< Anch'io >> disse il Severus dei suoi ricordi accarezzando dolcemente i capelli all'altra Merope. << Anch'io >>
Spostò i suoi occhi color cioccolato sulla madre. << Perdonami >> mormorò mordicchiandosi il labbro per trattenere le lacrime che minacciavano di sopraffarla.
<< Per cosa? >>
<< Io... io ti ho chiamata schifosa traditrice >>
Senza dire una parola, Penelope prese la figlia tra le braccia, stringendola a sé. << Era l'incantesimo a parlare, non tu >>
Merope ricambio l'abbraccio senza esitare; non le importava se era tutto frutto della sua mente, sua madre adesso era lì, con lei e voleva godersi ogni attimo, ma la gioia di quel momento finì troppo presto.
L'immagine del corpo di suo nonno che precipitava dalla torre di Astronomia l'aggredì con forza, facendole finalmente capire l'atto orribile che aveva commesso. << Ho ucciso il nonno >> singhiozzò disperata e subito le tornarono in mente tutte le vite che aveva spezzato, provando un piacere crudele nel farlo: Cedric,  tre maghi a guardia della prigione di Azkaban, Karkaroff...
Sei persone, sei persone erano morte per mano sua. Quante persone stavano piangendo la loro morte?
Si lasciò scivolare lentamente a terra, ma sua madre non l'ha lascio un secondo. Si sentiva sporca, anche la sua bacchetta le sembrava qualcosa di marcio. << Sono un assassina >>
<< Si, lo sei >> concordò sua madre, poggiandole una mano sulla guancia. << Ma la vera Merope non avrebbe mai compiuto un gesto del genere >>
<< Sono stata debole >> ringhiò sbattendo un pugno sulla sabbia. << Non sono riuscita a ribellarmi all'incantesimo e per questo il nonno... il nonno non c'è più >>ma non era solo quello a farle male. Aveva anche rischiato di fare del male ad altre persone a cui teneva: Harry, Ron, Hermione... George.
<< Ormai non sei più la Merope che conoscevo >> adesso George la odiava e non poteva biasimarlo per questo. Le sue mani si erano macchiate di atti orribili.
<< Devi andare >> la voce di sua madre la riscosse da suoi pensieri.
Per tutta risposta, Merope si strinse ancora di più a lei. << No >> protestò. << Io voglio rimanere qui con te >>
<< Non è ancora arrivata la tua ora, piccola Mery >>
<< Invece si, io voglio morire >> gridò, pensando alle persone che aveva ucciso. << IO MERITO DI MORIRE! >>
<< Ti sbagli >> la contraddisse la madre, costringendola a guardarla negli occhi. << Nessuno merita di morire >>
<< Ma... >>
<< Niente "ma" >> la interruppe decisa. << Ora torna da tuo padre e ricordati, era l'incantesimo a controllare le tue azioni, non il tuo cuore! >>


Severus vide la figlia aprire a fatica gli occhi, guardandosi intorno con aria smarrita. << Papà? >> chiamò con voce ridotta ad un sussurro tanto che pensò di non aver capito bene. << Papà? >> ripete ancora Merope posando finalmente il suo sguardo su di lui. << Ciao >> lo salutò semplicemente e Piton provò un'enorme gioia. Era tornata, la sua Merope era tornata!
<< Ciao >> rispose aiutandola a mettersi a sedere. << Come ti senti? >>
Gli occhi della ragazza si fecero lucidi. << Bene >> esclamò abbracciandolo con foga. << Mi sei mancato, papà >>
Papà... quanto gli era mancato sentirsi chiamare in quel modo?
   
 
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