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Autore: gm19961    31/10/2011    6 recensioni
"In realtà, non m'immaginavo di perdere tutto quello che le ragazze sognano. Ho perso i miei gioielli, i miei vestiti, non vivo più in una reggia ma in un appartamento londinese modesto. Dovrei essere davvero triste, ma non lo sono. Il mio cuore piange solo perché tu sei lì, io qui. Siamo così distanti eppure così vicini. Mi hai abbandonata, più di una volta. Ma ora so cosa devo fare e l'avrei dovuto capire fin dall'inizio. Questa volta non fuggirò ancora da te, John."
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Lennon , Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Well she was just seventeen
You know what I mean
And the way she looked
Was way beyond compare
So how could I dance with another,
Oh, when I saw her standing there”

 

10 Giugno 1966, stanza da letto Royal Lodge.

Chiuse la porta, anche questa giornata a finita. Serrò gli occhi e si concentrò sulle sue emozioni, su ciò che stava provando dentro. Ma vuoto, black out. Riusciva solo a sentire il rumore della pioggia, le sue estenuanti gocce battere sui vetri dell’enorme vetrata della camera, sentire l’ondata di freddo che pian piano prevaleva intorno a lei. L’Inghilterra era famosa per il suo continuo e assiduo freddo, per il Big Bang e per la gente estremamente rigida e sobria e il rock. E quanto avrebbe voluto vederle tute queste cose; sebbene fosse lì non poteva andarci, perché era chiusa in una immensa reggia da cui non poteva uscire. Era diversa, fuori luogo, appartenente ad un altro posto, ad un’altra nazione; non lì, non in quella casa, non in quelle strada, non i quei giardini. Una totale estranea, fuori dal mondo, stralunata, svogliata di continuare a vivere così. Era sempre stata la più piccola, la più scontrosa, la più buffa; e per questo sua sorella la invidiava. Era sempre stata dannatamente la più bella e la migliore in tutto, ma perché? Perché lei? Cosa aveva fatto di male? Dopotutto stava solo vivendo un sogno, quasi ogni ragazza sul pianeta sognava almeno una volta di essere come lei, ma la ragazza non voleva essere quello che era. Intrappolata in una gabbia d’oro, e non poter volare via libera. No, lei doveva rimanere lì, compiacere tutti e soprattutto, la regola era una: non vivere. Se non riuscivi ad accettare questo principio, dovevi fare solo una cosa: accettarlo volente o nolente. Si sentiva inerme, ecco. Quella sensazione in cui tu vorresti far tutto ma la semplice realtà è che tu non puoi fare assolutamente nulla. Aprì finalmente gli occhi e a passo lento, moderato, cercando di mantenere la calma, si avvicinò al giradischi e prese un disco e-non a caso-posizionò il suo album preferito, uscito un anno prima dal celeberrimo gruppo Liverpooliano, i Beatles. Solo loro la potevano farla rilassare, solo loro la potevano farla sfogare, la musica era il suo vero campo; e se non fosse stato per i suoi doveri sarebbe uscita da quel palazzo e non sarebbe mai più tornata indietro. Si sarebbe messa a girare il mondo con la sua chitarra e vedere, capire, come fossero davvero le persone normali. Lei, infatti, era speciale. Non era una ragazza qualsiasi, era una principessa. La più piccolina, la seconda figlia di Giorgio VI, deceduto un mese orsono. In teoria, la prima erede destinata al trono era sua sorella Elisabetta II, che aveva sempre nutrito un certo astio per le qualità che la sorella minore aveva; e sicuramente il fatto che pur essendo la prima l’erede diretta, sua sorella sarebbe dovuta diventare regina d’Inghilterra, aveva sicuramente peggiorato il già precario equilibrio con il suo rapporto.  Ma chi era questa donna che non è mia stata nominata? Questa donna che tutti devono forzatamente dimenticare? Questa donna che ha creato la storia che noi tutti conosciamo? Era la principessa Valerie Elizabeth Rachel VI, ma se preferite, chiamatela Valerie. Si tolse i tacchi bianchi delle ennesime scarpe firmate e si sdraiò sul letto a baldacchino, ricoperto dalle più fini e costose lenzuola e iniziò a muovere i piedi a ritmo di musica; e ovviamente, iniziò a cantarla sotto voce, non poteva farsi sentire. Le note di “Help!”erano così travolgenti, spassose, perfette e così, senza perché, inspiegabilmente, iniziò a sorridere.

Per ricercare la tranquillità assoluta, si tolse le forcine dai capelli e li lasciò cadere sulla schiena; erano lunghi, biondi, ricci e quanto adorava tenerli così. E nemmeno questo poteva; non poteva portare i capelli come più le garbava, o semplicemente ascoltare la musica che voleva… non era da protocollo, non era adatto ad una principessa del suo rango, non poteva farlo, ecco. Non era permesso dalla futura Regina inglese. Finchè, improvvisamente, sentì qualcuno bussare alla porta. Con uno scatto si alzò dal letto e corse verso il giradischi, fermandolo e rimettendo al suo posto il suo prezioso album, nascondendolo nella libreria, piena di libri di legge, costituzione inglese, e tante altre cose terribilmente noiose. Prese la vestaglia, si tirò due ciocche dietro le orecchie, e con un tono calmo, aprì bocca.-Sì, avanti.-

Entrò sua madre, vestita con una camicia da notte e con i capelli corti perfetti, senza nemmeno una ciocca fuori posto.-Disturbo, Valerie?-la principessa scosse la testa e inchinandosi baciò la mano alla madre; e con un cenno con la mano indicò di sedersi sulla poltrona, accanto a lei.-Cosa la porta qui?-chiese lei sorridendo forzatamente, facendo risplendere i suoi denti bianchi, quasi perfetti.-Ti vedo taciturna, è sempre quel fatto? Pensavo che l’avessi superato, come ha fatto tua sorella.-chiese lei accarezzandole la testa. Lei scosse la testa.-No, cioè sì. Io lo adoravo, anche se non abbiamo passato tanto tempo insieme… ma no, non è questo-

-Allora cos’è? Mi duole vederti così, e lo sai. Sei sempre così solare, così birbante e fai ridere tutto il regno. Mentre ti sei spenta nell’ultimo mese. Non è comportamento da…-la figlia la interruppe.-..da futura Regina d’Inghilterra. Sì lo so. Ma madre, io non voglio, perché non lo può diventare Elisabetta? Sarebbe una sovrana perfetta.-disse lei sospirando pesantemente.-Valerie, io ho istruito te ed Elisabetta in due modi differenti, è vero. Lei è stata istruita con uno statuto ancor più rigido del tuo, e ora non sei abituata a prendere il suo posto. Ma era nelle volontà del tuo defunto padre a volere questo. E tutto ciò che il Re dice, per me, per tutti è legge. E così deve essere anche per te. Anche questo tuo modo di interrompermi, non è regale, non potrai mai farlo, e nonostante questo, sarai una Regina splendida, e lo so per certo.-la ragazza si morse il labbro e con la testa bassa annuì,.-Grazie delle parole, adesso preferirei rimanere sola.-

-Sono venuta qui anche per conferirti una notizia. Ascoltami, mia diletta.-non accennava a diminuire il suo perfetto sorriso e questo Valerie non lo sopportava. Era così irritante, le dava soggezione.-Io, anzi tuo padre sapeva quanto fossi attaccata alla musica. E anche se sono riluttante a dirtelo, aveva organizzato un incontro, di domani pomeriggio precisamente, con un gruppo molto famoso che suonerà alla festa di domani. E tu forse sai chi.-Valerie alzò la testa, nascondendo le lacrime, e iniziò a respirare ancora più pesantemente.-Chi?-la madre si alzò, e con le braccia conserte si avvicinò allo scaffale pieno di libri; guardò sua figlia e annuì.-Come sa che lì dentro ci sono..?-

-Figlia mia, sarò vecchia ma non sorda. E so anche io che queste persone ti conferiscono emozioni o quello che è. E tuo padre, visto che ti adorava, voleva farti tornare il sorriso con questa notizia. Ora scusami, sono molto stanca, domani ti voglio perfetta e raggiante. Buonanotte.-la principessa si alzò in piedi e si inchinò alla madre-Buonanotte, madre.- e non si alzò finchè non si dileguò dalla stanza. Rimase accovacciata a terra, iniziando a piangere di gioia e dolore. Dolore per la perdita del suo amato padre perché la fonte della sua gioia sarebbe arrivata lì, loro, i Beatles. Forse la sua Beatlefobia era l’unica cosa che la legava alle ragazze della sua età. E non avrebbe perso l’occasione di incontrarli.

11 Giugno, 1966. Royal Lodge.

La principessa si alzò dal letto energica come non mai, i suoi dispiaceri per quella giornata dovevano dissolversi, sì, perché quel giorno avrebbe incontrato non persone qualsiasi ma bensì i Beatles, il gruppo più famoso, più sparlato e più popolare. Come era di sua consuetudine per una buona giornata, c’era solo una cosa da fare: scappare. Dopo aver pettinato i suoi lunghi capelli ricci, e dopo essersi messa addosso un vezzoso abitino estivo, bianco con dei piccolini fiorellini marroni, e degli stivaletti marroni con le stringhe, era pronta. Senza farsi sentire, aprì la porta di camera sua e la chiuse senza far rumore. Iniziò a camminare in punta di piedi, cercando da non farsi vedere dalle domestiche e maggiordomi vari. Beh tutti eccetto uno. Si avvicinò all’ufficio isolato del palazzo e bussò lentamente.-Ronald.. Rooon aprì, sono io! Dammi i documenti falsi, sbrigati!-la porta si aprì improvvisamente e un uomo, sui trent’anni, tutore della principessina. Si inchinò a lei.-Ah piantala di farmi gli inchini e dammi le cose!-l’uomo ridacchiò e si avvicinò al cassetto della scrivania.-Ma come siamo tenere, principessa!-lei sorrise e lo incitò a sbrigarsi.-Impegni  oggi?-lui scosse la testa.-Nessuno, eccetto che devi essere qui tra due ora esatte, visto che sono le sei del mattino precise. Alle otto la colazione con la sua famiglia, alle dieci lezioni mattutine. In seguito pranzo e alle ore due e mezza passeggiata con sua sorella. E poi alle quattro il suo momento di gloria, principessa. I Fab Four, con il Paul McCarntney che tanto ama.-disse ironico.-Io non amo Paul McCartney, io li amo tutti e quattro!-disse sorridendo e facendogli l’occhiolino.-Bene, questo è un documento falso, e la sua macchina fotografica, non vorrebbe mai che qualcuno la riconoscesse. Alle otto nelle scuderie, mi raccomando.-la ragazza lo abbracciò forte e poi gli sfilo il documento dalle mani-Ti adoro Ronald, ci vediamo dopo!-la ragazza sfrecciò giù per le interminabili scale e passò per l’immenso giardino, colmo di fontane, panchine, fiori e aiuole. Le scuderie avevano un passaggio segreto di cui ne era conoscenza solo alla famiglia Reale, in caso di pericolo. Uscì finalmente da quella reggia di cui veramente non ne poteva più, e tagliò per i campi  lì vicino. Li collegava alla strada principale, piena di negozi, alberghi, strade e tutto ciò che il mondo aveva da offrire. Si fermò ad osservare una bancarella di frutta, fuori da un negozietto di alimentari. Iniziò a scattare qualche foto, e nel frattempo qualcuno si stava avvicinando. Quattro ragazzi mattinieri, a quanto pare.

-Io ODIO svegliarmi presto!-disse Paul piagnucolando e strofinandosi gli occhi con le mani.-Piantala di fare la prima donna, McCartney! Qui tutti abbiamo sonno e nessuno si sta lamentando!!-disse con un tono scocciato Lennon, camminando a fianco degli altri due compari, armato di occhiali da sole e capello.-Hai ragione John, Paul.-disse Ringo sorridendo sguaiatamente.-Io ho sempre ragione, batterista da strapazzo!-ridacchiò il cantante insieme a George.-Beh, che posto desolato.-disse George guardandosi intorno con uno sguardo perso.-Ci credo, sono le sei del mattino! Mi verranno le occhiaie oggi pomeriggio! E nessuno mi ammirerà come prima!!-disse Paul in modo eccentrico.-Ma ieri sera prima di andare a letto ti sei fatto un’iniezione di ormoni femminili?! Non ti sopporto più!-John era sempre stato famoso per il suo pungente sarcasmo e sfacciataggine.-Io non sono una donna, sono solo bello, che male c’è a vantarsene?-disse Paul facendo la vittima.-Il punto è che va bene vantarsi, ma non devi sempre fare la prima donna, Paul.-disse saggiamente Ringo stampando un altro dei suoi sguaiati sorrisi Liverpooliani.-Ringo ha ragione. E poi voi due state sempre a litigare per qualsiasi cavolata, ammette…-George mentre stava incamminando andò a sbattere contro John, che si era improvvisamente fermato davanti a lui.-John! Ma che stai guardando??-lo rimproverò il chitarrista, massaggiandosi il naso che aveva appena sbattuto.-Lennon, stai bloccando la carovana!-disse Ringo con un accento del Texas, fingendosi un cowboy. John sorrise malizioso e abbassò gli occhiali per mettere bene a fuoco la vista. C’era una ragazza a pochi metri da loro. Stava fotografando una bancarella della frutta. Era alta, magra, con degli splendidi capelli lunghi biondi, un vestito leggero e delle gambe da far paura.-La vedete quella laggiù?-disse Lennon agli altri Beatles.-Vuoi dire “Quello schianto laggiù”?-rettificò Paul sistemandosi la cravatta e sorridendo.-Sì, quella pollastra. Scommetto quello che volete che riesco a baciarla, qua, davanti a tutti.-disse con un tono ancor più di sfida e malizioso.-Impossibile, John. Non la conosci neanche!-disse saggiamente Ringo scuotendo la testa.-Non fare il piantagrane, Ringo. Fallo provare, ci possiamo divertire!-disse George sorridendo soddisfatto.-Bene Johnny, scommetto tutta la grana che hai nel portafoglio. Se ce la fai, avrai la meglio su di noi per tutto il pomeriggio, in caso contrario..-disse Paul lasciando la parola a Ringo.-.. SOLDI!-disse sorridendo un’altra volta con George.-Bene, guardate e imparate pivelli.-disse controllandosi l’alito e togliendosi gli occhiali da sole. Valerie iniziò ad incamminarsi, aveva finito di fotografare quel grazioso panorama e si sentì richiamata da una soave voce, tanto familiare e dolce.-Ehy, tu, dolcezza!-disse John sorridendole e piazzandosi davanti a lei. Valerie indietreggiò spaventata, in un primo momento non lo riconobbe.-Non avere paura, io sono John Lennon.-disse porgendole la mano. Valerie si sentì una fitta al cuore. Quegli occhi, quella bocca e quel tutto. Era davvero lui. Bastava guardarlo per capirlo.-Oh mio Dio, sei davvero tu?-disse lei sorridendo, facendo emergere il suo lato da fan sfegatata e mettendo da parte il suo charme e raffinatezza principesca.-Certo bellezza. E tu come ti chiami?-le fece l’occhiolino e le baciò la mano. In lontananza i ragazzi osservavano, facendo finta di nulla.-Io sono…Va..Valerie.-disse lei arrossendo.-Valerie, posso fare una cosa? Non odiarmi, te ne prego!-disse lui chiudendo lo spazio tra di loro con un bacio dolce sulle labbra. La principessa sbarrò gli occhi, si stava davvero baciando con John Lennon? In meno di tre minuti, lui era lì, appiccicato alle sue labbra. Era strano, e bello. Sarà stato il suo istinto principesco, ma non era ciò che sognava di fare con un Beatle, non così, per lo meno. Un impulso la portò a farlo staccare da lui. Gli tirò perfino uno schiaffo.-Anche se lei John Lennon, nessuno le da il diritto di fare così con le prime signore che le passano in parte. Il suo è un atteggiamento deplorevole e del tutto fuori luogo, e lei non sa nemmeno chi sono io!!-disse arrabbiata con uno sguardo accigliato. Gli altri tre Beatles per poco non rotolavano a terra dalle risate a vedere la scena. Aveva vinto ma contemporaneamente perso-Stronzi..-disse sottovoce, riguardando Valerie negli occhi. Non ci rimase molto bene ma sorrise comunque; era una gattina da addomesticare.-Oh andiamo, zuccherino era solo un bacio!-

-Un bacio è un qualcosa di tenero, un gesto d’amore da dare a una persona a cui si vuoi bene, non alla prima ragazza che le passa in parte. E’ una persona meschina, non pensavo che fosse capace di una cosa così socialmente scorretta.-

-Ma che ti sei mangiata? Il dizionario? Calmati, bambina.-disse ridendole in faccia. Valerie si sentì ferita. E’ proprio vero che le persone famose sono tutta un’altra persona quando le conosci personalmente. Gli pestò un piede e con una grazia invidiabile respirò profondamente e con la testa alta gli disse “Buona giornata”. Alzò i tacchi, e iniziò a camminare arrabbiata verso il campo, le aveva fatto passare la voglia di andare in giro, e per la prima volta voleva per far ritorno a casa. Quell’idiota eppure la faceva sentire dannatamente in colpa per avergli detto quelle cose; e se pensava che quel pomeriggio l’avrebbe rivisto… si sentiva ancor di più in colpa. –Valerie non sentirti in colpa, se.. se lo merita quel maiale schifoso.. così così.. adorabile, bello e con una voce sublime.-disse tre sé e sé sparendo tra le spighe alte del campo e John la guardò volatilizzarsi, sentendo una mano sulla spalla.-Ah, beh, c’est la vie!-disse Paul ridendo ancora insieme a George e Ringo. John  gli strinse così forte la mano tanto da farlo urlare.-Sei stupido? Come potrò suonare il basso così?! Mi si è slogato il polso, e ora.. ora sono rovinato!-disse drammatizzando l’accaduto il bel bassista, sotto lo sguardo pietoso dei due compagni.-Bah, che dici George? Andiamo a farci una birra di primo mattino?-il chitarrista annuì, seguendo John, ancora con le mani in tasca. Di solito le ragazze lo amavano e lo veneravano come un Dio, mentre lei no. Perché lei no? Cosa aveva sbagliato? L’approccio? Con le altre mille ragazze aveva funzionato… e cosa aveva lei di speciale? Di così infinitamente regale, maestoso, l’essere femminile più fine che avesse mai visto. Lo scoprì solo nel tardo pomeriggio.

 

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Oooooookay, è un misto tra finzione e realtà. Valerie ovviamente non esiste e ho stravolto i fatti della monarchia inglese, maaaaa… questa è la mia storia e decido io come vanno le cose u.u Spero che come inizio vi entusiasmi, lo spero proprio e se potete anche lasciare qualche commento, mi fareste davvero felice ;D

Un bacione,

gm19961

   
 
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