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Autore: Kimynaky    31/10/2011    1 recensioni
In una città futuristica in decadenza post guerra civile, una ragazza 17enne capo di una gang di strada ha dichiarato guerra alla mafia locale per via di vecchi rancori. Così organizza una "spedizione punitiva" mirata a derubare un locale in mano ai mafiosi, ma qualcosa va storto....
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3°

 

Il vecchio cortile era in realtà un grande spiazzo quadrato, formato da alti palazzi della periferia fantasma, abbandonata fin dai tempi della guerra civile. I flyscooter erano tutti parcheggiati in un angolo del grande vecchio cortile, come d’abitudine. Nel messaggio in codice di quella mattina Kim aveva chiaramente alluso alla necessità di esercitarsi con i nuovi fucili laser; così Brian aveva subito organizzato i Dragon-flies per allenarsi a sparare, proprio come avrebbe fatto Kim. D'altra parte, lui la conosceva bene come le sue tasche: erano cresciuti insieme, e infatti Brian aveva capito il messaggio in codice di Kim al volo: doveva essere successo qualcosa di grave che non le aveva lasciato altra scelta che recarsi in una zona desertica, ma nonostante la fretta lei aveva comunque voluto dargli l'opportunità di rintracciarla. E lui l'avrebbe fatto. Voleva capire cosa stava succedendo, a dire il vero non riusciva a non stare in pensiero per l'amica per cui una volta tornato a casa si sarebbe messo a vagliare tutte le sue possibili destinazioni.

Pensare che si conoscevano da talmente tanto tempo, che lui addirittura si ricordava della famiglia di Kimberly prima che questa venisse lacerata dalla guerra. Allora l'amica aveva un temperamento completamente differente, non aveva così tanto odio e rabbia in corpo... Brian ogni tanto rievocava alla mente i pomeriggi passati a giocare con lei, lei che rideva sempre e ne pensava una più del diavolo, inventando divertimenti sempre più fantasiosi e spassosi. Aveva sempre avuto la stoffa del capo, infatti anche allora il capo tra i due era lei. Ma ora tante cose erano cambiate, ora che erano cresciuti, quei ricordi lontani sembravano addirittura appartenenti a un altro mondo: Kim non era più una bambina, ma soprattutto non sarebbe più stata così spensierata, e non rideva più come prima da troppo tempo. Lei aveva un sorriso così solare, così accattivante, che conquistava tutti, e una risata che rallegrava tutta la girnata. Purtroppo, di tutti gli amici che aveva Kimberly, solo Brian poteva dire di averla vista ridere di cuore. Brian ricordava perfettamente come si era spento quel sorriso: le lunghe notti insonni di lei, passate a piangere la madre e la sorella, mentre il padre passava le notti fuori casa a fare chissà cosa. Allora lei, per non restare sola ad affrontare un dolore che era troppo grande per lei, chiamava Brian che correva a consolarla come meglio poteva, e lui piano piano vide tutta quella profonda tristezza trasformarsi in altri sentimenti che trasformarono a loro volta Kimberly, facendola diventare un'altra persona, cancellando la sua infanzia. Era come se un demone si fosse impossessato di quella ragazza che ora viveva spinta solo dalla vendetta, dal rancore, dalla rabbia. E nonostante ora fosse molto popolare, nonostante i Dragon-flies la rispettavano più di chiunque altro sulla terra, lei non si era aperta più con nessuno, qualcosa come un grosso callo le aveva indurito il cuore, dove solo poche persone ormai riuscivano a penetrare vedendo uno sprazzo della vera Kim, l'ombra della Kim di un tempo. Per questo Brian era il suo braccio destro. Forse non c'era nessun altro in cui Kim riponesse tanta fiducia, insieme ad Ada. Secondo Brian, Kim non si fidava completamente nemmeno di Patrick, l'altro suo braccio destro.

 

Patrick, alto magro e taciturno, era un tipo molto strano davvero. Si era presentato a Kim quando i Dragon-flies stavano crescendo e diventando famosi. Ma lui non era come gli altri ragazzi: introverso, serio, a volte sembrava proprio fuori luogo in una banda di teppisti, era anche più grande di loro di qualche anno ma si era conquistato il posto di secondo braccio destro per le sue abilità. Infatti mentre Patrick nei giochi, nelle serate goliardiche restava in disparte senza partecipare né troppo né troppo poco, nei momenti d'azione tirava fuori una grinta e una prontezza di spirito che spesso faceva la differenza.

 

Le esercitazioni andavano avanti già da due ore quando Brian si rese conto che Ada li stava osservando.

"Bene, basta così. Il tiratore ufficiale dei Dragon-flies è Paul, il suo vice è Kevin e terzo Jack. Potete tornare ai vostri affari per un po’" sentenziò, e i dragoni acclamarono il vincitore:

"Evviva! Ho vinto la scommessa!Ha vinto Paul!" ,esclamò Ricky alzando i pugni trionfante.

"Ricky paga da bere!" Affermò Jack senza esitazioni.

E tutti gli altri, in coro: " Paga Ricky!", mentre il malcapitato tentava di obiettare.

 

Brian sospirò, pur non nascondendo un sorriso, mentre guardava i mitici Dragon-flies: la banda ben organizzata, efficiente, capace di tener testa agli odiati serge-eagers... alla fin fine era composta da semplici ragazzi.

Ada intanto, avendo capito di essere stata notata, si era avvicinata. Gli altri Dragoni invece avevano deciso di giocare una partita a Flyball, e ora si accingevano a fare le squadre.

"Allora, com’è andata ieri sera? Sembra bene, sbaglio?" chiese Ada a Brian, appena furono soli.

"No, non sbagli. Tu, come te la passi? – rispose Brian, cordialmente.

"Eh, sai com’è la storia, per me le vita è sempre un rincorrere.."

"Vuoi i soldi, lo so. – tagliò corto Brian – Ma questo è un affare che pagherà Kim. Ci penserà lei.

"E lei dov’è? Non posso aspettare, purtroppo in teoria si mangia tutti i giorni.", chiese Ada guardandosi in giro.

Intanto era arrivato Patrick, stranamente in ritardo quel giorno. Notando la chiaccherata di Brian e Ada si affrettò a raggiungerli:

" C’è qualcosa che non va, Brian?

"Questa ragazza aveva fatto un favore a Kim... ora vuole essere pagata.

"Cos'ha fatto di particolare?"

Ada, prima di rispondere, squadrò Patrick: " Tu devi essere Patrick, l’altro capogruppo dei Dragon-flies."

"Esatto" replicò quello "e ora rispondi alla mia domanda"

"In quanto capogruppo, dovresti saperlo già, e se Kim non te lo ha riferito, perché dovrei farlo io? ", replicò decisa.

Patrick scoppiò a ridere – sei in gamba, ragazza. Per quanto vi eravate accordate?"

" Trenta crediti"

"Per ora te ne anticipo dieci, il resto te li darà Kim quando torna"

Intantro la partita di flyball era iniziata, e i Dragoni davano sfoggio di agilità con piroette e giri della morte ai limiti dell'impossibile, e Ada cominciò a guardarli distrattamente affascinata mentre continuava la conversazione:

"Torna? Allora è andata da qualche parte... Dov’è andata?"

"Si è presa una piccola vacanza lasciando a noi il fardello del comando…" rispose Patrick

Brian folgorò Patrick con lo sguardo e intervenne nel discorso.

"…se vacanza si può chiamare. Si è presa quel virus che sta girando in questo periodo. Si tratta solo di aspettare qualche giorno", mentì.

Ada distolse lo sguardo dalla partita per guardare Patrick dritto negli occhi:

"finché si tratta solo di qualche giorno, posso aspettare", disse, conciliante " spero però che non abbiate nulla in contrario se verrò tutti i giorni per controllare se si è rimessa"

"No, fai pure" , rispose Patrick, dopo una breve pausa.

Intanto, Ricky con una vorticosa picchiata segnò un punto sotto il trionfo dei compagni, richiamando nuovamente l'attenzione di Ada.

"Vado a vedere chi vince", disse allontanandosi.

Brian e Patrick si fissarono gelidamente, e appena pensarono di non essere uditi, diedero libero sfogo ai propri pensieri:

"Ma come ti viene in mente di dire certe cose?" disse Brian grandemente adirato.

"Non è la scusa più plausibile una vacanza? Grazie a te ora invece ci ritroviamo quella pezzente tra i piedi!

"Bada a come parli, perché senza di lei ora non avremmo i fucili laser!

"Ecco! Cos’è questa storia che io vengo tenuto all’oscuro di tutto questo? Io ho diritto quanto te di sapere ogni cosa che avviene all’interno della banda!

"Se tu sapessi tenere a freno quella tua maledetta lingua Kim potrebbe fidarsi anche di te!

"Oh, lo so che tu sei il suo cagnolino fedele. Non devi neanche sforzarti di nascondere quel che c’è tra voi perché tanto lo sanno tutti!

Quel che c’è tra voi…Brian fece un notevole sforzo per dominarsi, ferito veramente da quelle parole, e sibilò freddamente:

"Non c’è nulla da nascondere: tra me e Kim non c’è niente "

"Forse da parte di Kim non c’è niente davvero, ma tu sei indubbiamente innamorato al punto che ti bevi tutto quello che ti dice"

"Come osi parlare così?" ringhiò Brian afferrando Patrick per il colletto. Patrick lo guardò dritto negli occhi e sorrise:

Sai perchè Kim era pallida e sconvolta stamattina? " Dopo una breve pausa proseguì “Te lo dico io il perchè... d'altra parte, cosa faresti tu se ti svegliassi una mattina con una bomba sotto le chiappe? Lo so io cosa faresti... scapperesti, proprio come ha fatto lei!!!"

Brian lo scaraventò violentemente a terra

"Kim non scappa mai.

Patrick sorrise sprezzante, mentre con un movimento controllato si alzava da terra

"Ne sei sicuro? Io fossi in voi mi guarderei per bene le spalle." e detto questo se ne andò.

"II"

Verso le sei di sera, come d'abitudine, i dragoni si mossero in direzione dell’Historia. Kim aveva messo a punto un tragitto particolare: ognuno usciva dal cortile facendo una strada diversa dagli altri, poi, a gruppi di cinque, confluivano in una certa strada. Successivamente due di questi gruppi si riunivano lungo una strada principale dei bassifondi, formando così un clan dei Dragon-flies. I tre clan, capitanati rispettivamente da Kim, Brian e Patrick, si ritrovavano infine direttamente nel parcheggio dell’Historia. Quel giorno però lPatrick se ne era andato, e Kim non c’era… in compenso si aggregò Ada, salendo sul flyscooter di Brian.

Il parcheggio era molto grande e sempre pieno di macchine. Gruppetti di ragazzi in cerchio si scambiavano qualche battuta scherzosa prima di entrare a bere qualcosa, o prima di andarsene via. Ma quella sera era stranamente tranquillo, quasi deserto. Mentre i dragoni, allegri come al solito, smontavano dai loro flyscooter scherzando tra loro, Ada sembrò fiutare l’aria.

"Brian, qualcosa non va", disse preoccupata.

"Ma cosa dici? E’ tutto a posto", cercò di tranquillizzarla lui.

"Brian, non sto scherzando. Ho avuto la sensazione di essere seguita, per strada"

"Sì, da altri dragoni", scherzò Brian.

"E questo parcheggio.... siamo solo noi. E’ sempre così isolato?", insisté lei

"A volte capita. Dai, rilassati! – Disse il ragazzo, anche se un po' a disagio.

Intanto gli altri erano già entrati. Riluttante, Ada seguì Brian. All’interno del locale c’era un’insolita calma, e Ada sentiva puzza di guai. Un’occhiata allo specchio sovrastante il bancone la convinse. Afferrò Brian per un braccio.

"Vieni in bagno. Adesso!”

"Ma…”

"MUOVITI!" ordinò la ragazza con un sussurro.

 

All'improvviso i Serge-eagers saltarono fuori come funghi da ogni angolo del locale, da dietro il bancone, da ogni parte. Armati fino ai denti, rabbiosi come non mai, colsero di sorpresa i Dragon-flies mentre se ne stavano tranquillamente seduti ai tavoli; in un attimo i dragoni si ritrovarono circondati da un’infinità di fucili senza nemmeno avere il tempo di reagire.

"Li avete presi tutti? Controllate ogni minimo centimetro – ordinò Frank prima di uscire dalla stanza ancora in sobbuglio.

Nel parcheggio, ora pieno di motovedette della polizia, Frank guardava il locale con un sorriso soddisfatto. I Dragon-flies vennero portati fuori uno alla volta, tutti ammanettati, tutti con gli occhi foschi, impauriti. Vennero messi in fila di fronte a Frank.

Un segugio, un sottotenente, gli si avvicinò.

"Stiamo prendendo i loro dati. Si tratta di ventisette ragazzi dai diciassette ai vent'anni. Che ne dobbiamo fare?"

"Hanno tentato di sabotare un organo di polizia riconosciuto dal governo. Il posto che si meritano è insieme ai traditori"

Il segugio strabuzzò gli occhi. I traditori venivano gettati nel braccio della morte della fortezza dell’Alto Comando "la terribile polizia segreta del dittatore" fino a che non morivano di stenti dopo sofferenze indicibili. Ma il codice d’onore dei serge-eagers imponeva di non obiettare mai un comando di un superiore, e il segugio non obiettò.

"Sarà fatto, signore"

"Ma prima" intervenne Frank, " Voglio che mi portiate il loro capo"

i serge-eagers picchiarono il calcio dei loro fucili contro le gambe dei Dragon-flies costringendoli a cadere sulle ginocchia. “Chi è il capo? Si faccia vivo, quel codardo!”, urlò Frank.

I dragoni restarono in silenzio, con lo sguardo fisso a terra.

"Allora? Capo dei Dragon-flies, dov’è il tuo orgoglio adesso? Fatti avanti se ne hai il coraggio!"

Seguì un’altra pausa carica di silenzio e tensione.

"Bene, adesso è risaputo. Siete solo dei pietosi bambocci. A noi interessa il vostro capo. Se non salta fuori, vi uccideremo uno per uno", disse sprezzantemente il segugio.

Jack alzò fieramente la testa.

" Allora comincia da me!

" Ai tuoi ordini", sogghignò il sottotenente puntando il fucile contro le tempie del dragone.

Il silenzio era assoluto. Gocce di sudore imperlarono la fronte di Jack, ma non batté ciglio.

 

"Fermo! ", urlò Frank, alzandosi dal suo flyscooter e avvicinandosi a Jack. Si accovacciò di fronte a lui, così che i suoi occhi gelidi poterono fissare quelli spavaldi del dragone, e disse con voce quasi carezzevole:

"Sei tu il capo dei Dragon-flies? …no, non lo sei. Povero ragazzo, io non voglio te. Voglio il vostro capo. Dov’è ora che ne avete più bisogno? Dimmi." Frank scosse la testa " Non c’è. A che vi è servita la vostra lotta?"

Poi, rivolto ai suoi sottoposti:

"Portateli via"

 

Qualche metro più in là, ben nascosti, Ada e Brian osservarono impotenti tutta la scena.

"Questa è la fine per i Dragon-flies!" mormorò Brian con un flebile sussurro.

"Forse no" rispose Ada con tono deciso, premendo un tasto dello strano orologio che aveva al polso.

"Che fai?" Chiese Brian.

"Avverto Kim" rispose senza preamboli Ada

"Chissà dove si trova ora, disse lui malinconico. "Ha parlato di suo zio Sunny,,, dev’essere un codice…"

"Brian" lo interruppe Ada “So che Kim di te si fida, E anch’io, a essere sincera. Kim non è andata così lontano come pensi"

Brian strabuzzò gli occhi “Come lo sai?"

"Ora vedrai”

-III-

 

Una bellissima bionda sedeva al tavolino del bar. Gli occhiali da sole a specchio nascondevano i suoi occhi chiari, e un’ombra di tristezza la rendeva ancora più affascinante.

Il ragazzo, che la teneva d’occhio da un pezzo, decise che era proprio giunto il momento di conoscerla. Per questo sedette al suo tavolino con un sorriso ammaliante.

"Scusi, signorina, disturbo?"

La ragazza lo squadrò con un’occhiataccia. Alto, slanciato, capelli neri, viso dai tratti decisi. Tutto sommato aveva un aspetto piacevole, ma Kim non era dell’umore giusto.

"Lei è un ipocrita. Sa benissimo di disturbare."

Il ragazzo sorrise.

"Ha ragione, ma vede, non ne potevo più di vederla così triste. Mi permetta di offrirle un drink"

"Mi lasci in pace, la prego", disse lei. In quel momento il quadrante del suo orologio si illuminò. Rapida Kim lo spense.

"Cos’è stato?",chiese il ragazzo incuriosito.

"Scusi, ma si è fatto tardi e devo andare" disse lei alzandosi rapidamente dal tavolino, e il ragazzo con lei.

"Potrò rivederla?"

Kim, abbassati gli occhiali, lo fissò gelidamente negli occhi.

"E’ da stamattina che mi sta alle costole. Mi ha già visto abbastanza"

Detto questo si volse verso la folla.

"Kim, aspetta!" disse il ragazzo cercando di afferrarla per un braccio, ma Kim si divincolò e corse via, mescolandosi alla gente che affollava il marciapiede. Il ragazzo cercò di raggiungerla, ma di Kim non c’era già più traccia. Ma era certo che l’avrebbe ritrovata presto.

-IV-

 

Kim raggiunse il luogo d'incontro quando il locale era già chiuso. Ada e Brian la stavano aspettando seduti sul marciapiede. Non appena vide i loro sguardi sconsolati sentì una fitta al cuore, intuendo l'arrivo di cattive notizie.

"Brian, Ada! Che cosa c'é?”

Brian la guardò per un attimo con occhi profondamente tristi, cercando le parole adatte.

"Brian, parlami, cos'é successo?" ripeté Kim angosciata.

"I serge-eagers.... ci hanno teso un'imboscata" disse Brian con un filo di voce.

Kim impallidì, le gambe si fecero molli ed ebbe un giramento di testa così forte da farla cadere in ginocchio sul marciapiede.

"I.. i dragoni....?",balbettò.

"Mi dispiace Kim” disse Ada con voce sommessa “Sono stati arrestati"

"Sapete dove li hanno portati?”

"Li hanno rinchiusi nella fortezza dell'Alto Comando, nel settore dei traditori.

Chi è stato? Chi era la spia?”, mormorò Kim con rabbia.

Credo sia stato Patrick. Lui sapeva della bomba che hai trovato stamattina, lui ha lasciato il gruppo prima dell'arresto...”, disse Brian.

MALEDETTO BASTARDO!” urlò Kim.

Intervenne Ada:

"Kim non credo che sia stato Patrick, anche se lui nasconde certamente qualcosa. Il capo dei segugi non sapeva che non c'eri. Lui credeva di averti catturato insieme agli altri. Credo che semplicemente i Serge-eagers abbiano pedinato il gruppo dei dragon-flies, ci siamo mossi in massa non adottando la solita cautela, era impossibile non notarci.”

A quelle parole, Brian si incupì, divorato dai rimorsi.

"Dobbiamo farli evadere", disse Kim risoluta.

"Ma come?" chiese Brian.

"Forse io un'idea ce l'avrei" disse Ada mentre una luce di speranza le illuminava gli occhi. "Ma ora dobbiamo trovare un posto tranquillo dove mettere a punto il piano: andiamo nel mio rifugio!"

   
 
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