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Autore: SusieMudBlood    31/10/2011    0 recensioni
Ma come si era trovato in quell’enorme casino?!
Se l’avesse saputo prima avrebbe evitato accuratamente di pestare Hummel il giorno precedente..
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dave Karofsky
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Nota della ''scrittrice'': Se qualcuno non l'avesse capito 'Glaw' è il mix di 'Glee\Saw'.
Per chi non conoscesse Saw basta cliccare qui .




2.


***
‘’Ciao Dave’’
 
Il ragazzo saltò  dallo spavento. Da dove veniva quella voce?
Nella stanza non c’era nessuno.
Quella voce non sembrava nemmeno umana.
Non sapeva bene se doveva rispondergli ‘’Chi cazzo sei’’ o ‘’Vaffanculo’’
Ma la voce metallica lo anticipò
 
‘’ Voglio fare un gioco con te.’’
 
***
Cosa? Un gioco?
 
Cos’era ? Una  specie di candid camera?
Purtroppo le strane macchie scure sulle pareti facevano sembrare quel posto scuro tutto tranne che il luogo per uno scherzo.
Ancora una volta si ritrovo a non rispondere e si limitò ad ascoltare ancora quella strana voce. Atteggiamento davvero poco Karofsky.
 
 
‘’I cerchi metallici che hai avvolti al braccio..’’
 
Dave spostò il su ciò che la voce gli stava indicato. Come aveva fatto a non notare quegli anelli avviluppati sulle braccia?
Mosse lo sguardo più in basso : ne aveva uno su torace e due su entrambi i polpacci.
Il metallo freddo era davvero stretto alla sua pelle, sembrava quasi che entrasse nella sua carne .
Dave era sconcertato.
 
Cosa stava succedendo?
 
‘’ …sono dei dispositivi creati per stringersi man mano fino ad arrivare alle tue ossa e bloccarti completamente la circolazione..’’
 
Un momento.
 
Cosa?!
Perché aveva quegli aggeggi addosso?!
 
‘’…dovrai  arrivare alla fine del tragitto per salvarti. Il percorso sarà buio e alcune parti del pavimento faranno scattare gli anelli ad un livello di stretta sempre maggiore finchè metallo sarà a contatto con le ossa’’
 
Non capiva.
Che ci faceva lui li?
Dave era quasi del tutto convinto che fosse in qualche modo uno scherzo della sua mente. Forse era un incubo .Un incubo molto, molto realistico.
 
 ‘’Hai dieci minuti a partire da ora . Vivere o morire. A te la scelta…’’
 
Ma stava lo pigliava per il culo o cosa?
 
‘’Senti bastardo fammi uscire da questo fottuto posto o appena ti piglio te la passi brutta’’ Disse Dave intimidatorio.
 
Non l’avesse mai fatto.
Una scarica elettrica lo attraversò da capo a piedi.
Fu talmente improvviso che non ebbe nemmeno il tempo di urlare.
Continuò a contorcersi sotto la scarica per un paio di secondi .
 
‘’Sbraitare contro di me non ti servirà,stai solo perdendo tempo, questo non è che il primo livello del tuo gioco…se non riuscirai ad andare avanti altre persone moriranno con te’’
 
Perfetto.
Aveva ricevuto tre notizie grandiose in meno di un minuto.
Il bastardo poteva mandagli la scossa quando voleva.
Aveva coinvolto altre persone in quel gioco malato.
Avrebbe dovuto fare davvero ciò che gli diceva quel pazzo.
 
Guardo l’orologio al polso
Quel bastardo l’aveva regolato sui minuti che gli mancavano.
 
9.00
 
E un minuto era già passato.
 
Dave si alzò più in fretta possibile e iniziò a camminare verso il corridoio davanti a lui.   Gli anelli gli impedivano  i movimenti.
 
Bella merda   ‘sti cosi mi rallentano pensò il ragazzo.
 
L’illuminazione era davvero scarsa , vedeva a malapena i le sue scarpe .
Al primo bivio andò completamente a fortuna.
 
Ma ovviamente la fortuna non tifava per lui.
Sentì l’anello sul torace penetrare dentro la pelle,
 
Cadde all’indietro per il dolore :era quasi sicuro di aver percepito una costola incrinarsi .
Il male al torace per poco non lo fece svenire
Si guardò la felpa dei Titans che aveva addosso: una grossa macchia rossa si stava espandendo sotto la stretta del metallo.
 Iniziò davvero a spaventarsi.
 
Potè sentire il suo cuore che pompava sempre più forte e che sbatteva forte conto l’anello ferreo.
 
Avrebbe dovuto tranquillizzarsi poichè in quelle condizioni non sarebbe potuto andare da nessuna parte.
E non poteva concedersi  il lusso di fermarsi.
Chiuse gli occhi.
 
Ok …. Dave non  fare cazzate… pensa a qualcosa che ti faccia stare bene
 
Pensò al Football .
Ai suoi amici.
Alle battute di Azimio negli spogliatoi.
 
Niente.
Non riusciva a calmarsi.
 
Improvvisamente due grandi occhi azzurri fecero capitombolo nel suoi pensieri.
 
Due enormi occhi azzurri.
Che per la prima volta non lo guardavano né con terrore né con disprezzo.
Stranamente fu un buon calmante.
 
Cosa..?
Gli occhi della  fatina erano una sorta di calmante?
 
Dave si riscosse dai quei pensieri .
Se ci fosse stato troppo a riflettere probabilmente si sarebbe incazzato con se stesso.
 
Con uno sforzo sovrumano riusci a rialzarsi.
 
7.26
 
Aveva perso due minuti  per quella fottuta stretta.
 
Camminò verso l’altro corridoio del bivio abbastanza lentamente. Ad ogni passo sentiva i dolori del torace ampliarsi su tutto il corpo.
 
Il corridoio si faceva sempre più buio.
 
Dave iniziava a preoccuparsi perché non riusciva a vedere ciò che aveva davanti a se
Tastò a tentoni la parete per vedere dove finisse.
Una parte della parete affondò al tocco del ragazzo .
 
Mossa sbagliata.
 
Sentì gli anelli stritolare le braccia.
Gli usci un rantolio dalla bocca.
 Scivolò lungo la parete .
Non voleva dare la soddisfazione a quel maniaco che lo stava osservando.
Non si voleva mettersi a gridare per la sofferenza che provava.
Gli girava la testa , era esausto e sentiva che le braccia gli sarebbero cadute a momenti.
 
Respira Dave.
 
Il ragazzo prese un bel respiro , però senti i polmoni stritolati da quello stramaledetto anello .
Ok , respira piano.
Ti ricordi quando il quarterback della squadra avversaria ti aveva steso ai quarti di finale?
Ti aveva davvero ridotto male.
Anche peggio di ora.
Ma ti sei rialzato.
Fai respiri lenti e non muovere le braccia…
 
Tornando in sé Dave guardò  l’orologio
 
5.34
 
Decise che doveva per forza darsi una mossa e tentare di correre anche se il pensava che il torace gli stesse scoppiando e le braccia stessero diventando viola.
 
Dopo un paio di bivi giusti Dave si trovò  davanti due passaggi.
Uno era alto e stretto.
Uno basso e largo.
 
Il primo sembrava davvero troppo stretto per il ragazzo e il secondo per quanto potesse essere basso almeno era praticabile per la sua stazza.
Dave si abbassò velocemente per entrare nel passaggio scelto.
 
Ovviamente l’enigmista aveva immaginato quella scelta.
Crack
Si sentì morire.
Si appoggiò alla parete per sostenersi.
La pressa sul torace era diventata oramai insostenibile.
Avrebbe voluto accasciarsi al pavimento e perdere i sensi
Ma non poteva, se si fermava qualcun altro sarebbe morto per colpa sua.
 
3.45
 
Tre minuti, solo tre minuti.
Cercò di imprimerselo bene in testa per concentrarsi e muoversi.
Si alzò dalla sua posizione e mentre camminava cercò di non perdere conoscenza.
Ad ogni passo avrebbe voluto piangere,strepitare e urlare  : quella lenta tortura lo stava uccidendo.
 
Si trascinò verso l’altro passaggio.
Se si fosse spaventato per il poco spazio in cui doveva passare avrebbe iniziato ad affannarsi  con il risultato di sentire i polmoni contro il metallo di nuovo.
Si, era claustrofobico
 
Chiuse gli occhi.
 Cercò di non toccare nulla così non si sarebbe accorto nemmeno di esserci passato.
 
Appena fuori, controllò l’orologio.
 
1.20
 
Aveva meno di  due minuti per salvarsi la pelle.
Alzò lo sguardo verso ciò che aveva sperato di trovarsi davanti molto prima.
Una porta.
Blindata.
Ma pur sempre una porta.
 

***
 Bip    Bip     Bip
 
Uhm…cos..?
Un raggio che filtrava dalla persiana della stanza si era fermato giusto sulla pallida faccia di Kurt e lo aveva svegliato.
 
Che ore erano?
 
Senza aprire gli occhi spostò la mano verso il comodino con l’intenzione di prendere la sveglia.
Ma il comodino non c’era.
 
Chi aveva spostato il comodino?
 
Kurt ritrasse la mano e aprì gli occhi.
Li lascio vagare un po’ per la stanza che lo circondava.
Era innaturalmente bianca sulle pareti dove invece si era aspettato di vedere il suo amato grigio Dior.
Nemmeno il letto era il suo, era meno morbido del solito e i bordi sembravano metallici.
 
Stava ancora sognando?
 
Kurt alzò la mano per stropicciarsi gli occhi , ma qualcosa lo tirava all’altezza del gomito.
Il ragazzo si fermò a controllare cosa fosse.
Un tubicino trasparente e sottile correva dal suo braccio verso una flebo tenuta in alto da un sostegno.
 
Oh.
Ecco perché non sembrava casa sua.
Era in ospedale.
Improvvisamente le immagini del pomeriggio scorso gli esplosero davanti agli occhi.
Gli insulti.
Le risate.
I dolori.
 
Il ragazzo non si accorse che nel ricordare stava piangendo.
Il cuscino soffocava a malapena i singhiozzi che lo stavano scuotendo.
Ma era ancora troppo debole per sopportare  il ricordo  della violenza.
 
Perse i sensi per un po’.
  
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