Cari
lettori, consapevole delle mie
manchevolezze nel postare i capitoli delle mie storie con una scadenza
consona,
mi cospargo il capo di cenere e mi scuso.
Non
ho intenzione di interrompere
questa storia, anche perché la piega che ha preso nella mia
testa, mi manda
letteralmente in delirio (cioè mi piace).
Purtroppo
non sarò costante, diciamo
che vi chiedo un mese, prima di mandare le pantegane a rintracciarmi
nelle
segrete dove filo le mie trame…
E
adesso, Buona Lettura.
---ooOoo---
“Semplice, ti ho
partorita io!”
Jacob
e Isabella sbiancarono all’istante e la ragazza, barcollando,
si lasciò cadere
sul divanetto accanto al ragazzo.
“Come
partorita? Io neanche la conosco! Mia madre era Elisabeth e mio padre
Charlie
Swan! Chi è lei?” l’agitazione era
palpabile e si sentiva ancora di più mentre
aspettava una risposta, stringendo la mano che Jake le aveva teso.
“Isabella,
prima dimmi come stanno i tuoi genitori. Sono anni che non ci
sentiamo… mi
sembra almeno sei” chiese cortese Renée sedendosi
a sua volta.
“Sono
morti, cinque anni fa per un disastro aereo. Dubito che lei non lo
sappia,
signora. Era su tutti i giornali” rispose piccata Isabella.
“Io
non ne sapevo nulla, scusami” rispose mortificata la donna.
“Renée
fa la fotografa, è sempre in giro per il mondo, a volte in
posti dove non è
possibile raggiungerla. Non è cinque o sei anni fa che sei
andata in quel
villaggio africano per sei mesi?” intervenne Nessie,
chiedendo poi conferma
delle sue supposizioni.
“Esattamente
Nessie, ero in Chad e poi sono passata in altri stati africani per
diversi
mesi, probabilmente è per questo che non ho saputo nulla, mi
dispiace molto.”
“Come
conosceva i miei genitori?” chiese dura Isabella, era troppo
abituata alle
fregature e non si fidava mai di queste eclatanti rivelazioni,
normalmente
venivano sempre fuori accompagnate da richieste economiche
più o meno
scandalose.
“Eravamo
compagni di corso all’università.
I tuoi
genitori erano già sposati. Io ero molto amica di tua madre.
Un giorno,
Elisabeth, venne da me disperata: aveva perso il secondo bambino e il
ginecologo le aveva comunicato che non avrebbe mai potuto portare a
termine una
gravidanza. L’unica soluzione era l’utero in
affitto.
Io mi ero stancata della vita
accademica, anche
perché volevo girare il mondo e fotografare era la cosa che
amavo di più. Così
unimmo l’utile al dilettevole: io mi feci impiantare un ovulo
di tua madre,
fecondato da tuo padre e Charlie mi sovvenzionò i primi due
anni di lavoro.
I
tuoi genitori non hanno mai voluto che ti incontrassi, per paura che
potessi
vantare dei diritti su di te. Abbiamo anche litigato per questo, ma mi
hanno
sempre dato tue notizie, sino appunto a qualche anno fa. Credimi, io
non mi
sono mai ritenuta tua madre, piuttosto ti voglio bene come una
zia.” Renée
raccontò la sua storia nel silenzio più assoluto.
“Credo
che per oggi di zie ne abbia conosciute abbastanza”
ironizzò Isabella,
riferendosi anche a Carmen e spezzando la tensione che si era creata,
con una
risata liberatoria.
“Renée,
Reneesme, vi presento il ragazzo che mi ha prestato la mano da
stritolare:
Jacob, un collega di lavoro. Jake, questa è Reneesme, una
ragazza che ho
conosciuto alla festa. E’ la figlia dei proprietari ed
è molto amica dei
Cullen.” Il ragazzo salutò con un sorriso e una
stretta cordiale sia la donna,
sia, in modo leggermente più interessato, la ragazza che
arrossì.
“Credo
che si sia fatto tardi” proruppe Nessie alzandosi
“Ed io dovrei ancora andare a
casa”
“Ti
posso accompagnare se vuoi.” Si offrì Jake. Il
cacciatore bostoniano era di
nuovo in circolazione. Altro territorio, prede numerose e interessanti.
“Non
è necessario Jacob. Abito qui vicino, proprio a due passi.
Renée, hai bisogno
di un letto? Sai che puoi disporre di me come meglio credi.”
Disse Nessie
rivolta alla donna che invece continuava a guardare Isabella.
“No.
Grazie cara, ho già preso una camera in questo albergo. Poi,
penso che Isabella
vorrà farmi altre domande domani. Vero?” e
aspettò la risposta.
“Certamente
Renée. Adesso è molto tardi e non possiamo, ma
domani sarai mia ospite per
tutto il giorno.” Minacciò sorridente la
principessa di Boston.
Tutti
si salutarono e si allontanarono verso le proprie camere o abitazioni,
lasciando il povero Jacob in compagnia del suo martini e del cellulare,
a
guardare la porta di ingresso dell’hotel che si era chiusa
alle spalle della
moretta che aveva appena conosciuto.
Ragazza
interessante
pensò il giovane.
Quella
notte il sonno tardò ad arrivare per tutti.
Isabella
continuava a rigirarsi nel letto, avrebbe voluto chiedere tante cose a
Renèe, e
nello stesso tempo non sapeva da dove iniziare. Sentire che i suoi
genitori
erano stati così disperati da chiedere un aiuto
così importante a una amica...
sentiva che era importante sapere e capire cosa aveva spinto i suoi
genitori
verso questa scelta.
La
amavano, l'avevano sempre amata. L'avevano protetta, curata e viziata
allo
stremo.
Si
ricordava quando era piccolina, i capricci perché voleva la
bambola più bella, che
puntualmente arrivava al primo bel voto di scuola. In fin dei conti suo
padre
voleva comunque una contropartita per un regalo, fosse stato un bel
voto, un
bel gesto, un bel comportamento. Sua madre era più
malleabile o raggirabile,
come si lamentava sempre il suo papà. Elisabeth era
completamente in balia di
sua figlia, e lei, lo sapeva.
Fondamentale
era non approfittarsene, e lei voleva troppo bene alla sua famiglia per
farlo.
Bella
cercò di cambiare indirizzo ai suoi pensieri, avrebbe
parlato con l'amica di
sua madre, senza pensare prima alle domande, ma lasciandosi andare al
momento
dell'incontro.
Era
stata una giornata davvero strana ed intensa quella. Da segnare sul
calendario.
Era
arrivata in quell'assolato angolo di California, con l'intento di
rilevare
l'azienda vinicola della famiglia Cullen.
In
base ai documenti, sembrava un buon affare. L'azienda era famosa per la
buona
qualità del vino che avrebbe fatto buona mostra di
sé sugli scaffali della sua
catena di discount. Incredibilmente, avevano incontrato subito i Cullen. Che scherzo del destino,
loro in difficoltà
per la strada e salvati da loro che li avevano invitati nella tenuta.
Si
era innamorata a prima vista di quella villa, così solida...
le sembrava una
casa perfetta per i suoi week end di fuga dal caos bostoniano. Certo,
poteva
accontentarsi di una villetta nelle campagne vicino alla sua
città, ma in
quell'angolo di mondo, si sentiva davvero tranquilla.
E
aveva conosciuto Edward Cullen. Un ragazzo davvero affascinante.
Ripensò al suo
approccio, quando si era trovata in difficoltà con il
tailleur. Si era
arrabbiata al momento, ma ripensandoci adesso, le veniva da sorridere
alle mani
intraprendenti del maniaco.
La
serata era stata indubbiamente interessante, soprattutto riguardo la
festa e...
quel ballo. Dannazione quel tango era stato... incredibile. Si era
sentita
euforica, eccitata, ammaliata da lui. Era scappata, da quel ragazzo e
da quelle
sensazioni che non riusciva ad identificare. Voleva sedurre Edward per
arrivare
alla villa. Capricciosa ed egoista? Forse sì ma quella sera
si era sentita
vittima del suo stesso piano.
A
giocare con il fuoco a volte ci si brucia, e decisamente quel tango era
stato
davvero infuocato e lei si era ustionata.
Quel
bacio accennato, quello sfregamento di labbra... meglio dormire.
Continuò
a rigirarsi nel letto, prendendo a pugni il cuscino, troppo spesso per
essere
solo una sistemazione delle piume.
Nello
stesso albergo, un Emmett letteralmente in estasi al solo pensiero di
rivedere
la bionda, il giorno dopo, stentava a dormire, così come
Jacob, che continuava
a parlare con Boston a intervalli regolari e a pensare alla moretta nel
resto
del tempo.
Una
notte decisamente impegnativa per i tre ragazzi.
Ma
non solo per loro.
A
chilometri dall'albergo... all'alba...
una
singolare conversazione:
Cosmo:
Piacere di incontrarti Gem.
Gem:
Cosmo, è un onore.
Cosmo:
Avrei preferito un'altra sfida con te.
Gem:
niente di personale, lo sai.
Cosmo:
E' personale. Era un mio obiettivo, non dovevi metterti in
mezzo.
Gem:
Chiedo scusa ma anche per me è personale.
Cosmo:
Non crederai che un simbolo mi blocchi.
Gem:
Mi meraviglierei del contrario.
Cosmo:
Allora posso continuare l'attacco?
Gem:
Preferirei di no. Perderemmo tempo entrambi, ti pare?
Cosmo:
Credi di essere meglio di me?
Gem:
Assolutamente no. Ma neanche io sono da sottovalutare, non ti
sembra che te lo abbia dimostrato?
Cosmo:
Senz'altro, ma ho ancora diversi assi nella manica.
Gem:
E' una minaccia?
Cosmo:
Io non minaccio mai, faccio semplici constatazioni.
Gem:
Allora constatiamo che per ora siamo pari.
Cosmo:
Alla prossima. Che vinca il migliore.
Gem:
Alla prossima Cosmo. Non dormire sugli allori, io non lo
faccio mai.
Cosmo:
Me ne ricorderò, pivello.
Gem:
Te l'ho già detto, non sottovalutarmi.
Cosmo:
Mai. Tranquillo.
e
lo schermo divenne nero…
Il sole fece capolino sui
filari di viti,
facendo brillare le foglie e i grappoli d'uva che promettevano un
prezioso e
succulento raccolto.
Edward
uscì dalla sua camera stiracchiandosi, aveva dormito poco
quella notte.
Continuava a pensare alla sera prima, cos'era successo
perché Bella scappasse
in quella maniera? Si era sentita attratta come era capitato a lui? Era
stato
davvero incredibile, ma forse tutto era dovuto all'atmosfera e al suo
piano.
Già
il piano per sapere quello che voleva fare la ragazza. Erano loro gli
inviati
delle Explosion Industries, quelli che volevano la sua azienda.
Non
avrebbe ceduto senza lottare, ci aveva messo sudore, sangue e sogni in
quella
terra e non aveva intenzione di buttare nel cesso cinque anni della sua
vita,
anche se non pienamente soddisfacenti.
Doveva
capire i piani di Bella. E per questo stava giocando con il fuoco, se
ne
rendeva conto anche lui. Dopo quel ballo non poteva negare l'attrazione
che
provava per quella ragazza. Chissà come gli sarebbe apparsa
oggi.
Meglio
razionalizzare e cercare di centrare l'obiettivo, non poteva fallire
per una
scopata, anche se super soddisfacente, come sarebbe senz'altro stata.
Sospirò
sentendosi nuovamente teso, occorreva pensare ad altro e magari farsi
una bella
doccia ristoratrice per affrontare la giornata, l'indomani sarebbe
iniziata la
vendemmia e dovevano prepararsi.
All'albergo,
Isabella cercava di emergere dallo stato catatonico nel quale era
scivolata
dopo la notte insonne appena passata. Doveva assolutamente alzarsi e
parlare
nuovamente con Renée, doveva chiarire quanto era successo
alla sua nascita e
conoscere meglio i suoi genitori. Perché mai non le avevano
detto nulla su
questa faccenda? Non era una cosa di cui vergognarsi, dimostrava solo
tutto
l'amore e la disperazione con la quale avevano voluto una figlia.
Una
doccia lunghissima fu qualcosa di necessario per connettere quel minimo
da poter
affrontare una nuova intensa giornata al pari della precedente.
Quella specie di vacanza in
California si stava
dimostrando più complessa e stancante del previsto.
Dopo
un'ora, a metà mattinata, la ragazza si trovò al
bar per la colazione, in
compagnia del suo avvocato Emmett e del suo assistente Jacob. Visi
stanchi ed
occhiaie sembravano rendere i tre quasi fratelli di sangue, tanto erano
simili
i segni sui loro visi.
“Jake,
come è andata a Boston?” chiese Emmett, ordinando
un caffè molto forte.
“Questa
mattina mi hanno chiamato dicendomi che l'emergenza era rientrata. Sono
stati
recuperati tutti i dati e i sistemi sono stati messi in sicurezza. Ci
sono solo
alcuni file criptati che non riescono ad eliminare, ma non sono
problematici
per la l'affidabilità del sistema. Hanno provveduto ad
isolarli e adesso sono
tutti molto ottimisti” rispose il ragazzo tra gli sbadigli.
“Perfetto!
Almeno questa parte della mia vita è a posto!”
disse ironica Bella.
“Stai
ancora pensando alla signora di ieri sera?” chiese Jake.
“Pensi
che potrei dimenticarmela così presto? In fin dei conti sono
stata dentro di
lei per nove mesi, conterà qualche cosa, suppongo”
rispose acida Isabella.
“Di
cosa state parlando?” intervenne Emmett, ancora
all’oscuro della situazione.
A
quel punto, a Isabella venne in mente che probabilmente la madre di
Emmett
sapeva di quella faccenda e forse anche lui. Assottigliando lo sguardo
sull'amico partì all'attacco per
un
accurato interrogatorio
“Lo
sapevi che io sono nata da un utero in affitto?”
sganciò immediatamente la
bomba, ben sapendo che anche da una piccola smorfia, sarebbe stata in
grado di
capire se lui lo sapeva oppure no. Infatti la risposta
iniziò con un sospiro
rassegnato.
“Di
cosa stai parlando, Bella?” chiese con noncuranza.
“Del
fatto che tua madre mi ha sempre detto di aver assistito alla mia
nascita,
peccato che la donna che mi ha partorito non fosse Elisabeth
Swan” rispose
piccata la ragazza.
“Ma
certo che sei figlia di Elisabeth, chi ti ha messo in testa queste
cose?”
chiese Emmett.
A
questo punto era inutile continuare con garbo, bisognava raccontare
tutto e
vedere quali sarebbero state le giustificazioni.
“Renée,
un'amica di mia madre, che ho incontrato ieri sera quando sono tornata
in
albergo. Mi ha raccontato di quando mia madre non poteva portare a
termine una
gravidanza e che si era offerta per farsi impiantare degli ovuli con
inseminazione artificiale, e in questo modo sono nata io.
Un
nuovo sospiro riempì l'aria, mentre Jacob ascoltava attento
lo scambio di
battute tra i due ragazzi, sollevato intimamente per non essere al
centro della
diatriba.
“D'accordo.
È la verità, quella donna ha portato avanti la
gravidanza perché tua madre non
riusciva ad avere figli. Ma tu sei comunque una Swan al 100 per 100,
sei figlia
di Elisabeth e Charlie Swan, non devi avere dubbi in questo
senso” dichiarò
Emmett.
“Non
ho dubbi, sono solo sconvolta che tu non me lo abbia detto prima, e che
i miei
genitori non mi abbiano mai confessato questa cosa, come se fosse un
delitto,
mi fa soffrire. Dovevano fidarsi di me e del mio giudizio”
rispose Bella. Non
che fosse arrabbiata, piuttosto delusa dalla situazione.
In
quel momento fece il suo apparire la donna in questione:
Renèe.
“Buongiorno
Isabella, buongiorno ragazzi” e si sedette accanto ai
bostoniani.
“Emmett,
ti presento la donna che mi ha partorito, Renèe”
li presentò Bella.
“Ciao,
Emmett. Quanto sei cresciuto tesoro. Eri uno scricciolo adorabile. Sai,
Isabella, mi stava sempre attorno e continuava a carezzare la mia
pancia.
Diceva che dentro c'era la sua sorellina e non vedeva l'ora di giocare
insieme
a te” raccontò la donna con un sorriso nel
ricordare quelle vecchie scene.
Anche
il ragazzo sorrise: “Ciao, Renèe. È
tantissimo che non ti vedo. A guardarti
adesso, però, sembri più piccola di una
volta” disse facendo ridere la donna
che rispose “Impertinente”.
La
conversazione proseguì su fronti più tranquilli,
sino a quando la donna
interruppe:”Devo andare alla tenuta dei Cullen, sono stata
invitata dalla mia
amica per pranzo. Vuoi venire anche tu, Isabella? Ovviamente con i tuoi
amici,
so che siete stati lì ieri, e vi conosce già
tutti, dobbiamo solo aspettare qualche
minuto Reneesme. Dovrebbe arrivare tra poco, poi potremmo
andare” propose.
Tutti
e tre accettarono entusiasti la proposta, Bella poteva continuare a
parlare con
quella donna dei suoi genitori, Emmett si illuminò alla
prospettiva di
rincontrare la dolce Rosalie e Jacob era notevolmente interessato dalla
giovane
moretta della sera prima.
“Ed
io non sono invitato?” una voce maschile, fece voltare i
quattro verso la sua
fonte. Un uomo di cinquant'anni con jeans e camicia avaiana,
leggermente
stempiato, si atteggiava a divo con un sorriso strafottente, mentre
aspettava
una risposta da qualcuno.
“Siamo
in un paese libero, Phil, ma di sicuro non sarò io ad
invitarti da qualche
parte” rispose Renée senza curarsi di nascondere
l'acredine verso il nuovo
arrivato.
---ooOoo---
Angolino
mio:
mentre
il capitolo scorso si è
interrotto con una new entry alla Beautiful (oddio che orrore) qui sono
entrata
nello sviluppo che questa variazione aveva preso nella mia testa. La
storia
diventa un pochino più complessa.
Sicuramente
i miei Sherlock,
inizieranno a fare tutte le congetture possibili, e Corny mi
batterà
Anche qui, spaziamo con la pubblicità personale: cliccando sui titoli colorati, potrete viaggiare tra le mie storie postate in questa sezione, buona lettura.
[Sakura – Fiore di ciliegio] conclusa, racconto storico, romantico, avventura, la storia di Bella dalla natia Irlanda a partire dal 1884 portata dal destino, in giro per mezzo mondo.
[Ciao Edwardina] conclusa, racconto comico, una scommessa costringe Edward a frequentare il liceo per due mesi vestito da donna. Aggiornamenti lunghi.
[AAA Affittasi moglie] in corso, racconto commedia romantica, cosa può costringere un uomo giovane, sano ed attraente ad affittare una moglie? Aggiornamenti lunghi.
[Boy e girl – scambio d’identità] conclusa, racconto comico romantico, scambio di corpi, un Edward nel corpo di Bella alle prese con i problemi femminili e Bella viceversa, alle prese con i problemi maschili e un obbiettivo .
[Acqua che cade] conclusa, mini fic. racconto misterioso, fantasy, Bella adora la particolare pioggia di Forks, che sembra mandata apposta per lei.
[Prima di essere un pensiero] one shot commedia fantasy, cosa potevano essere i nostri eroi, prima di essere concepiti? Questa potrebbe essere la risposta.
[Un colpo sul retro] one shot commedia, una giornata particolare, dove quattro ragazze senza pensieri vogliono solo divertirsi.
[Smettere di fumare] one shot commedia, un incontro e una battuta comica.
Riguardo a questa storia (Si dice In Vino Veritas), Ciao Edwardina e AAA Affittasi moglie, ho inserito anche l’appunto aggiornamenti lunghi, cioè anche di 4/6 settimane tra un capitolo e l’altro. Ribadisco che quando avrò finito Sakura, provvederò a portare avanti una di queste storie, con l’impegno che meritano, fino a terminarle tutte.
Grazie per l’attenzione
Alla prossima
Baciotti e Buona Festa
Grazia