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Autore: gaccia    31/10/2011    8 recensioni
Isabella, ricca e potente, proprietaria delle Industrie Explosion di Boston se la vedrà con Edward, testardo e indomabile responsabile dell'azienda vinicola di famiglia a Sonoma. Un detto latino recitava In Vino Veritas (nel vino la verità) leggete se è vero
Genere: Generale, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Cari lettori, consapevole delle mie manchevolezze nel postare i capitoli delle mie storie con una scadenza consona, mi cospargo il capo di cenere e mi scuso.

Non ho intenzione di interrompere questa storia, anche perché la piega che ha preso nella mia testa, mi manda letteralmente in delirio (cioè mi piace).

Purtroppo non sarò costante, diciamo che vi chiedo un mese, prima di mandare le pantegane a rintracciarmi nelle segrete dove filo le mie trame…

 

E adesso, Buona Lettura.

 

---ooOoo---

 

 “Semplice, ti ho partorita io!”

 

Jacob e Isabella sbiancarono all’istante e la ragazza, barcollando, si lasciò cadere sul divanetto accanto al ragazzo.

“Come partorita? Io neanche la conosco! Mia madre era Elisabeth e mio padre Charlie Swan! Chi è lei?” l’agitazione era palpabile e si sentiva ancora di più mentre aspettava una risposta, stringendo la mano che Jake le aveva teso.

 

“Isabella, prima dimmi come stanno i tuoi genitori. Sono anni che non ci sentiamo… mi sembra almeno sei” chiese cortese Renée sedendosi a sua volta.

“Sono morti, cinque anni fa per un disastro aereo. Dubito che lei non lo sappia, signora. Era su tutti i giornali” rispose piccata Isabella.

“Io non ne sapevo nulla, scusami” rispose mortificata la donna.

“Renée fa la fotografa, è sempre in giro per il mondo, a volte in posti dove non è possibile raggiungerla. Non è cinque o sei anni fa che sei andata in quel villaggio africano per sei mesi?” intervenne Nessie, chiedendo poi conferma delle sue supposizioni.

“Esattamente Nessie, ero in Chad e poi sono passata in altri stati africani per diversi mesi, probabilmente è per questo che non ho saputo nulla, mi dispiace molto.”

 

“Come conosceva i miei genitori?” chiese dura Isabella, era troppo abituata alle fregature e non si fidava mai di queste eclatanti rivelazioni, normalmente venivano sempre fuori accompagnate da richieste economiche più o meno scandalose.

“Eravamo compagni di corso all’università.  I tuoi genitori erano già sposati. Io ero molto amica di tua madre. Un giorno, Elisabeth, venne da me disperata: aveva perso il secondo bambino e il ginecologo le aveva comunicato che non avrebbe mai potuto portare a termine una gravidanza. L’unica soluzione era l’utero in affitto.

Io  mi ero stancata della vita accademica, anche perché volevo girare il mondo e fotografare era la cosa che amavo di più. Così unimmo l’utile al dilettevole: io mi feci impiantare un ovulo di tua madre, fecondato da tuo padre e Charlie mi sovvenzionò i primi due anni di lavoro.

I tuoi genitori non hanno mai voluto che ti incontrassi, per paura che potessi vantare dei diritti su di te. Abbiamo anche litigato per questo, ma mi hanno sempre dato tue notizie, sino appunto a qualche anno fa. Credimi, io non mi sono mai ritenuta tua madre, piuttosto ti voglio bene come una zia.” Renée raccontò la sua storia nel silenzio più assoluto.

“Credo che per oggi di zie ne abbia conosciute abbastanza” ironizzò Isabella, riferendosi anche a Carmen e spezzando la tensione che si era creata, con una risata liberatoria.

 

“Renée, Reneesme, vi presento il ragazzo che mi ha prestato la mano da stritolare: Jacob, un collega di lavoro. Jake, questa è Reneesme, una ragazza che ho conosciuto alla festa. E’ la figlia dei proprietari ed è molto amica dei Cullen.” Il ragazzo salutò con un sorriso e una stretta cordiale sia la donna, sia, in modo leggermente più interessato, la ragazza che arrossì.

“Credo che si sia fatto tardi” proruppe Nessie alzandosi “Ed io dovrei ancora andare a casa”

“Ti posso accompagnare se vuoi.” Si offrì Jake. Il cacciatore bostoniano era di nuovo in circolazione. Altro territorio, prede numerose e interessanti.

“Non è necessario Jacob. Abito qui vicino, proprio a due passi. Renée, hai bisogno di un letto? Sai che puoi disporre di me come meglio credi.” Disse Nessie rivolta alla donna che invece continuava a guardare Isabella.

“No. Grazie cara, ho già preso una camera in questo albergo. Poi, penso che Isabella vorrà farmi altre domande domani. Vero?” e aspettò la risposta.

“Certamente Renée. Adesso è molto tardi e non possiamo, ma domani sarai mia ospite per tutto il giorno.” Minacciò sorridente la principessa di Boston.

Tutti si salutarono e si allontanarono verso le proprie camere o abitazioni, lasciando il povero Jacob in compagnia del suo martini e del cellulare, a guardare la porta di ingresso dell’hotel che si era chiusa alle spalle della moretta che aveva appena conosciuto.

Ragazza interessante pensò il giovane.

 

Quella notte il sonno tardò ad arrivare per tutti.

Isabella continuava a rigirarsi nel letto, avrebbe voluto chiedere tante cose a Renèe, e nello stesso tempo non sapeva da dove iniziare. Sentire che i suoi genitori erano stati così disperati da chiedere un aiuto così importante a una amica... sentiva che era importante sapere e capire cosa aveva spinto i suoi genitori verso questa scelta.

La amavano, l'avevano sempre amata. L'avevano protetta, curata e viziata allo stremo.

Si ricordava quando era piccolina, i capricci perché voleva la bambola più bella, che puntualmente arrivava al primo bel voto di scuola. In fin dei conti suo padre voleva comunque una contropartita per un regalo, fosse stato un bel voto, un bel gesto, un bel comportamento. Sua madre era più malleabile o raggirabile, come si lamentava sempre il suo papà. Elisabeth era completamente in balia di sua figlia, e lei, lo sapeva.

Fondamentale era non approfittarsene, e lei voleva troppo bene alla sua famiglia per farlo.

 

Bella cercò di cambiare indirizzo ai suoi pensieri, avrebbe parlato con l'amica di sua madre, senza pensare prima alle domande, ma lasciandosi andare al momento dell'incontro.

Era stata una giornata davvero strana ed intensa quella. Da segnare sul calendario.

Era arrivata in quell'assolato angolo di California, con l'intento di rilevare l'azienda vinicola della famiglia Cullen.

In base ai documenti, sembrava un buon affare. L'azienda era famosa per la buona qualità del vino che avrebbe fatto buona mostra di sé sugli scaffali della sua catena di discount. Incredibilmente, avevano incontrato subito i Cullen.  Che scherzo del destino, loro in difficoltà per la strada e salvati da loro che li avevano invitati nella tenuta.

Si era innamorata a prima vista di quella villa, così solida... le sembrava una casa perfetta per i suoi week end di fuga dal caos bostoniano. Certo, poteva accontentarsi di una villetta nelle campagne vicino alla sua città, ma in quell'angolo di mondo, si sentiva davvero tranquilla.

E aveva conosciuto Edward Cullen. Un ragazzo davvero affascinante. Ripensò al suo approccio, quando si era trovata in difficoltà con il tailleur. Si era arrabbiata al momento, ma ripensandoci adesso, le veniva da sorridere alle mani intraprendenti del maniaco.

 

La serata era stata indubbiamente interessante, soprattutto riguardo la festa e... quel ballo. Dannazione quel tango era stato... incredibile. Si era sentita euforica, eccitata, ammaliata da lui. Era scappata, da quel ragazzo e da quelle sensazioni che non riusciva ad identificare. Voleva sedurre Edward per arrivare alla villa. Capricciosa ed egoista? Forse sì ma quella sera si era sentita vittima del suo stesso piano.

A giocare con il fuoco a volte ci si brucia, e decisamente quel tango era stato davvero infuocato e lei si era ustionata.

Quel bacio accennato, quello sfregamento di labbra... meglio dormire.

 

Continuò a rigirarsi nel letto, prendendo a pugni il cuscino, troppo spesso per essere solo una sistemazione delle piume.

Nello stesso albergo, un Emmett letteralmente in estasi al solo pensiero di rivedere la bionda, il giorno dopo, stentava a dormire, così come Jacob, che continuava a parlare con Boston a intervalli regolari e a pensare alla moretta nel resto del tempo.

Una notte decisamente impegnativa per i tre ragazzi.

Ma non solo per loro.

 

A chilometri dall'albergo... all'alba...

una singolare conversazione:

Cosmo: Piacere di incontrarti Gem.

Gem: Cosmo, è un onore.

Cosmo: Avrei preferito un'altra sfida con te.

Gem: niente di personale, lo sai.

Cosmo: E' personale. Era un mio obiettivo, non dovevi metterti in mezzo.

Gem: Chiedo scusa ma anche per me è personale.

Cosmo: Non crederai che un simbolo mi blocchi.

Gem: Mi meraviglierei del contrario.

Cosmo: Allora posso continuare l'attacco?

Gem: Preferirei di no. Perderemmo tempo entrambi, ti pare?

Cosmo: Credi di essere meglio di me?

Gem: Assolutamente no. Ma neanche io sono da sottovalutare, non ti sembra che te lo abbia dimostrato?

Cosmo: Senz'altro, ma ho ancora diversi assi nella manica.

Gem: E' una minaccia?

Cosmo: Io non minaccio mai, faccio semplici constatazioni.

Gem: Allora constatiamo che per ora siamo pari.

Cosmo: Alla prossima. Che vinca il migliore.

Gem: Alla prossima Cosmo. Non dormire sugli allori, io non lo faccio mai.

Cosmo: Me ne ricorderò, pivello.

Gem: Te l'ho già detto, non sottovalutarmi.

Cosmo: Mai. Tranquillo.

e lo schermo divenne nero…

 

 Il sole fece capolino sui filari di viti, facendo brillare le foglie e i grappoli d'uva che promettevano un prezioso e succulento raccolto.

Edward uscì dalla sua camera stiracchiandosi, aveva dormito poco quella notte. Continuava a pensare alla sera prima, cos'era successo perché Bella scappasse in quella maniera? Si era sentita attratta come era capitato a lui? Era stato davvero incredibile, ma forse tutto era dovuto all'atmosfera e al suo piano.

Già il piano per sapere quello che voleva fare la ragazza. Erano loro gli inviati delle Explosion Industries, quelli che volevano la sua azienda.

 

Non avrebbe ceduto senza lottare, ci aveva messo sudore, sangue e sogni in quella terra e non aveva intenzione di buttare nel cesso cinque anni della sua vita, anche se non pienamente soddisfacenti.

Doveva capire i piani di Bella. E per questo stava giocando con il fuoco, se ne rendeva conto anche lui. Dopo quel ballo non poteva negare l'attrazione che provava per quella ragazza. Chissà come gli sarebbe apparsa oggi.

Meglio razionalizzare e cercare di centrare l'obiettivo, non poteva fallire per una scopata, anche se super soddisfacente, come sarebbe senz'altro stata.

Sospirò sentendosi nuovamente teso, occorreva pensare ad altro e magari farsi una bella doccia ristoratrice per affrontare la giornata, l'indomani sarebbe iniziata la vendemmia e dovevano prepararsi.

 

All'albergo, Isabella cercava di emergere dallo stato catatonico nel quale era scivolata dopo la notte insonne appena passata. Doveva assolutamente alzarsi e parlare nuovamente con Renée, doveva chiarire quanto era successo alla sua nascita e conoscere meglio i suoi genitori. Perché mai non le avevano detto nulla su questa faccenda? Non era una cosa di cui vergognarsi, dimostrava solo tutto l'amore e la disperazione con la quale avevano voluto una figlia.

Una doccia lunghissima fu qualcosa di necessario per connettere quel minimo da poter affrontare una nuova intensa giornata al pari della precedente.

Quella  specie di vacanza in California si stava dimostrando più complessa e stancante del previsto.

 

Dopo un'ora, a metà mattinata, la ragazza si trovò al bar per la colazione, in compagnia del suo avvocato Emmett e del suo assistente Jacob. Visi stanchi ed occhiaie sembravano rendere i tre quasi fratelli di sangue, tanto erano simili i segni sui loro visi.

“Jake, come è andata a Boston?” chiese Emmett, ordinando un caffè molto forte.

“Questa mattina mi hanno chiamato dicendomi che l'emergenza era rientrata. Sono stati recuperati tutti i dati e i sistemi sono stati messi in sicurezza. Ci sono solo alcuni file criptati che non riescono ad eliminare, ma non sono problematici per la l'affidabilità del sistema. Hanno provveduto ad isolarli e adesso sono tutti molto ottimisti” rispose il ragazzo tra gli sbadigli.

“Perfetto! Almeno questa parte della mia vita è a posto!” disse ironica Bella.

“Stai ancora pensando alla signora di ieri sera?” chiese Jake.

“Pensi che potrei dimenticarmela così presto? In fin dei conti sono stata dentro di lei per nove mesi, conterà qualche cosa, suppongo” rispose acida Isabella.

“Di cosa state parlando?” intervenne Emmett, ancora all’oscuro della situazione.

 

A quel punto, a Isabella venne in mente che probabilmente la madre di Emmett sapeva di quella faccenda e forse anche lui. Assottigliando lo sguardo sull'amico partì all'attacco per  un accurato interrogatorio

“Lo sapevi che io sono nata da un utero in affitto?” sganciò immediatamente la bomba, ben sapendo che anche da una piccola smorfia, sarebbe stata in grado di capire se lui lo sapeva oppure no. Infatti la risposta iniziò con un sospiro rassegnato.

“Di cosa stai parlando, Bella?” chiese con noncuranza.

“Del fatto che tua madre mi ha sempre detto di aver assistito alla mia nascita, peccato che la donna che mi ha partorito non fosse Elisabeth Swan” rispose piccata la ragazza.

“Ma certo che sei figlia di Elisabeth, chi ti ha messo in testa queste cose?” chiese Emmett.

A questo punto era inutile continuare con garbo, bisognava raccontare tutto e vedere quali sarebbero state le giustificazioni.

“Renée, un'amica di mia madre, che ho incontrato ieri sera quando sono tornata in albergo. Mi ha raccontato di quando mia madre non poteva portare a termine una gravidanza e che si era offerta per farsi impiantare degli ovuli con inseminazione artificiale, e in questo modo sono nata io. Ora, come mio amico, voglio solo sapere se questa notizia è corretta. Dimmi solo questo e non mentirmi se mi vuoi bene” implorò.

Un nuovo sospiro riempì l'aria, mentre Jacob ascoltava attento lo scambio di battute tra i due ragazzi, sollevato intimamente per non essere al centro della diatriba.

“D'accordo. È la verità, quella donna ha portato avanti la gravidanza perché tua madre non riusciva ad avere figli. Ma tu sei comunque una Swan al 100 per 100, sei figlia di Elisabeth e Charlie Swan, non devi avere dubbi in questo senso” dichiarò Emmett.

 

“Non ho dubbi, sono solo sconvolta che tu non me lo abbia detto prima, e che i miei genitori non mi abbiano mai confessato questa cosa, come se fosse un delitto, mi fa soffrire. Dovevano fidarsi di me e del mio giudizio” rispose Bella. Non che fosse arrabbiata, piuttosto delusa dalla situazione.

In quel momento fece il suo apparire la donna in questione: Renèe.

“Buongiorno Isabella, buongiorno ragazzi” e si sedette accanto ai bostoniani.

“Emmett, ti presento la donna che mi ha partorito, Renèe” li presentò Bella.

“Ciao, Emmett. Quanto sei cresciuto tesoro. Eri uno scricciolo adorabile. Sai, Isabella, mi stava sempre attorno e continuava a carezzare la mia pancia. Diceva che dentro c'era la sua sorellina e non vedeva l'ora di giocare insieme a te” raccontò la donna con un sorriso nel ricordare quelle vecchie scene.

Anche il ragazzo sorrise: “Ciao, Renèe. È tantissimo che non ti vedo. A guardarti adesso, però, sembri più piccola di una volta” disse facendo ridere la donna che rispose “Impertinente”.

 

La conversazione proseguì su fronti più tranquilli, sino a quando la donna interruppe:”Devo andare alla tenuta dei Cullen, sono stata invitata dalla mia amica per pranzo. Vuoi venire anche tu, Isabella? Ovviamente con i tuoi amici, so che siete stati lì ieri, e vi conosce già tutti, dobbiamo solo aspettare qualche minuto Reneesme. Dovrebbe arrivare tra poco, poi potremmo andare” propose.

Tutti e tre accettarono entusiasti la proposta, Bella poteva continuare a parlare con quella donna dei suoi genitori, Emmett si illuminò alla prospettiva di rincontrare la dolce Rosalie e Jacob era notevolmente interessato dalla giovane moretta della sera prima.

 

“Ed io non sono invitato?” una voce maschile, fece voltare i quattro verso la sua fonte. Un uomo di cinquant'anni con jeans e camicia avaiana, leggermente stempiato, si atteggiava a divo con un sorriso strafottente, mentre aspettava una risposta da qualcuno.

“Siamo in un paese libero, Phil, ma di sicuro non sarò io ad invitarti da qualche parte” rispose Renée senza curarsi di nascondere l'acredine verso il nuovo arrivato.

 

---ooOoo---

 

Angolino mio:

mentre il capitolo scorso si è interrotto con una new entry alla Beautiful (oddio che orrore) qui sono entrata nello sviluppo che questa variazione aveva preso nella mia testa. La storia diventa un pochino più complessa.

Sicuramente i miei Sherlock, inizieranno a fare tutte le congetture possibili, e Corny mi batterà 4 a zero come al solito... ma spero che ammettiate che questa volta mi sono impegnata per sviluppare questa storia in modo imprevisto.

 

 

 

Anche qui, spaziamo con la pubblicità personale: cliccando sui titoli colorati, potrete viaggiare tra le mie storie postate in questa sezione, buona lettura.

[Sakura – Fiore di ciliegio]  conclusa,  racconto storico, romantico, avventura, la storia di Bella dalla natia Irlanda a partire dal 1884 portata dal destino, in giro per mezzo mondo.

[Ciao Edwardina]  conclusa, racconto comico, una scommessa costringe Edward a frequentare il liceo per due mesi vestito da donna. Aggiornamenti lunghi.

[AAA Affittasi moglie]  in corso,  racconto commedia romantica, cosa può costringere un uomo giovane, sano ed attraente ad affittare una moglie? Aggiornamenti lunghi.

[Boy e girl – scambio d’identità] conclusa,  racconto comico romantico, scambio di corpi, un Edward nel corpo di Bella alle prese con i problemi femminili e Bella viceversa, alle prese con i problemi maschili e un obbiettivo .

[Acqua che cade] conclusa,  mini fic. racconto misterioso, fantasy, Bella adora la particolare pioggia di Forks, che sembra mandata apposta per lei.

[Prima di essere un pensiero]  one shot  commedia fantasy, cosa potevano essere i nostri eroi, prima di essere concepiti? Questa potrebbe essere la risposta.

[Un colpo sul retro] one shot  commedia, una giornata particolare, dove quattro ragazze senza pensieri vogliono solo divertirsi.

[Smettere di fumare] one shot commedia, un incontro e una battuta comica.

Riguardo a questa storia (Si dice In Vino Veritas), Ciao Edwardina e AAA Affittasi moglie, ho inserito anche l’appunto aggiornamenti lunghi, cioè anche di 4/6 settimane tra un capitolo e l’altro. Ribadisco che quando avrò finito Sakura, provvederò a portare avanti una di queste storie, con l’impegno che meritano, fino a terminarle tutte.

 

Grazie per l’attenzione

Alla prossima

Baciotti e Buona Festa

Grazia

 

 

  
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