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Autore: _Lightning_    01/11/2011    2 recensioni
Cosa succederebbe se Altaïr dovesse fare i conti con un allievo imprevisto? Sarebbe il suo orgoglio o la sua rovina?
Dal Capitolo 4: [...] rimase ad osservare le sue strane e goffe acrobazie sul filo del rasoio per raggiungere la sporgenza superiore, troppo in alto per la sua bassa statura; più volte sporse il piede e cercò di tastare con la punta di esso una qualunque crepa nel muro sotto di sé, ma la fessura più vicina era due metri più sotto, del tutto irraggiungibile e la gamba priva di appigli si ritrovava a ciondolare comicamente in aria.
[...] -... sono bloccata.- annunciò infine, nel sentire un improvviso cedimento sotto le punte dei piedi in preda ai crampi e le sue mani scivolose di sudore e sangue che stavano per perdere la presa.
-E cosa ti aspetti che faccia?- le arrivò sarcasticamente in risposta.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad, Altro personaggio, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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La Freccia e l'Aquila
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Capitolo 2: Hunted by the Tiger

 

Il sole faceva appena capolino dietro la sagoma scura delle alture intorno Masyaf, avvolte dalla sottile nebbiolina del mattino che si insinuava negli stretti vicoli del villaggio.
La Fortezza degli Assassini svettava su di esso, imponente dall'alto delle sue mura; era avvolta nel silenzio più assoluto, rotto dai passi felpati degli Assassini che entravano e uscivano da essa in un continuo andirivieni.
Due di questi, vestiti di una casacca grigio scuro coperta da una tunica bianca e con il volto coperto da una benda nera, sorvegliavano la porta della città, protetta solo da un'alta e rozza palizzata di tronchi.
Gli occhi delle sentinelle scrutavano attentamente la strada tortuosa racchiusa tra due pareti a strapiombo che impedivano a lsole nascente di illuminarla.
La quiete fu interrotta bruscamente dal galoppo di un cavallo in avvicinamento; l'animale apparve pochi secondi dopo e si fermò con uno scarto di fronte alle due guardie, mentre il cavaliere balzava a terra con agilità in mezzo al polverone.
Una delle guardie si fece avanti, riconoscendolo.

-Salute e pace, Zahira.- salutò,

-Altrettanto, Fares.- rispose lei, mentre si scuoteva dalla veste la polvere e prendeva per le briglie il cavallo scalpitante.

L'altra guardia si limitò a un cenno di saluto e si tenne in disparte, continuando a tener d'occhio la strada.

-Dev'essere stato un lungo viaggio.- commentò Fares, accennando al bordo della veste lacero e infangato e alla fascia rossa sfilacciata e allentata in vita.
A giudicare dagli strappi anneriti sulle ginocchia e sui gomiti, sembrava che fosse caduta da cavallo almeno un paio di volte, 

-Sono reduce e da una settimana d'inferno ad Acri con i Crociati sulle mie traccie e che mi stavano col fiato sul collo. 
Inoltre, mi si è azzoppato il cavallo nel bel mezzo del Regno e sono dovuta arrivare a piedi fino al territorio degli Assassini, quindi ho impiegato quasi tre giorni ad arrivare qui.- proruppe lei tutto d'un fiato, liberando il cavallo sfiancato nel piccolo recinto lì accanto e passandosi una mano sulla fronte sotto il cappuccio.

-Torni giusto in tempo. Il Maestro ti ha...-

-Lo so già: mi ha mandato un messaggio ad Acri giusto prima che partissi.- lo interruppe, con un breve sbuffo di stanchezza.

-Quindi sai anche di Altaïr?- 

Fares mostrò una punta d'esitazione nel pronunciare queste parole.

-Sì.- rispose seccamente lei, stringendo i pugni. -E anche di Kadar... e Malik.- aggiunse, a voce più bassa.

Fares fece per dire qualcosa, ma Zahira lo anticipò, brusca:

-Se devi esprimere il tuo dispiacere, faresti meglio stare zitto.-

L'altro non replicò, notando lo scatto repentino del mignolo di lei e udendo un lieve stridio metallico.

-Andrò a riferire della mia missione ad Al Mualim... e spero solo di non dover incontrare Altaïr prima del necessario.- sibilò tra i denti, prima di salutare freddamente Fares ed entrare nel villaggio.
La guardia che era rimasta in disparte intercettò lo sguardo di Fares, che annuì, preoccupato.

"Guai in vista."

E non sarebbero stati i primi. 

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Zahira osservava con blando interesse gli Apprendisti che si allenavano nel cortile interno della Fortezza sotto la guida di Rauf, che in quel momento era intento a lanciare ordini e correzioni a destra e a manca borbottando a mezza voce imprecazioni sull'incapacità dei suoi allievi.
L'Assassina sorrise appena quando il Maestro D'Armi disarmò in due mosse un esuberante allievo che si era scagliato a testa bassa contro di lui e lei non potè fare a meno di correggere mentalmente ogni sua mossa, constatando con rammarico il basso livello di preparazione degli ultimi allievi.
Rauf si girò sentendosi osservato e Zahira abbozzò un saluto, facendogli capire con un gesto deciso che non voleva partecipare all'addestramento, così lui alzò le spalle e riprese il suo compito.

Di Altaïr ancora nessuna traccia e Zahira iniziava ad infastidirsi, nonostante sapesse benissimo di essere in anticipo di un quarto d'ora; normalmente tollerava piuttosto bene la presenza dell'Assassino, sebbene la sua estrema freddezza mettesse a dura prova i suoi nervi, ma dopo quello che era successo ai fratelli Al-Sayf lo sopportava meno che mai.

Un fruscio alla sua sinistra attirò la sua attenzione e voltandosi vide proprio lui, materializzatosi al suo fianco come per magia. Si era sempre chiesta come potesse essere così silenzioso: non l'aveva neanche visto avvicinarsi e questo la irritava non poco, senza contare che anche lui era arrivato in anticipo di dieci minuti rispetto all'orario stabilito.

-Salute e pace, Altaïr.- disse e in cuor suo gli augurò tutto meno che quello.

L'altro sembrò cogliere all'istante la sua ironia sottintesa, infatti non ricambiò il saluto e pronunciò, aspro:

-Risparmiati i convenevoli: so che non me li auguri veramente e comunque non li merito più.-

Solo allora la donna notò con lieve stupore che il compagno era armato solo della lama celata, segno che era tornato al grado di Novizio.
A quanto pareva era stato almeno punito, anche se personalmente l'avrebbe fatto radiare dalla Confraternita dopo averlo torturato per bene, ma era anche ovvio che Al Mualim non avesse voluto recare più danno del necessario al suo protetto.
Zahira provò un moto d'odio nei suoi confronti, che si affrettò a reprimere all'istante.

-Te la sei cavata con poco.- commentò pungente, sfogando in parte il suo risentimento, e si incamminò verso la porta della Fortezza senza aspettare una sua risposta.

Altaïr la affiancò, con un'espressione più dura e torva del solito che faceva capolino sotto al cappuccio, calcato come sempre più avanti del necessario, tanto che si scorgeva solo la piega decisa della bocca serrata in una smorfia.

-Sei stata tu la Maestra del mio allievo.-

Non era una domanda.

-Lo sono stata solo formalmente; sono tornata da Acri solo stamattina e non ho neanche avuto modo di vederlo.- lo informò, sbrigativa e Altaïr emise un verso indecifrabile, facendo scattare nervosamente la lama celata.
Zahira lo osservò, constatando contrariata che non aveva ancora perso quel vizio odioso che emergeva nei momenti di tensione.

-Ti infastidisce il fatto che fosse allievo di Kadar?- chiese a bruciapelo, senza preoccuparsi di essere discreta.

-Vedo che la voce si è sparsa.- commentò freddamente l'altro, facendo scattare nuovamente la lama.

Era assurdo che ad appena due giorni dall'accaduto tutta la Confraternita, persino chi era rientrato quel giorno, sapesse della sua "prodezza" e ne conoscesse ogni dettaglio; si chiese quanti sapessero del suo nuovo incarico, che aveva ribattezzato personalmente come "l'enorme seccatura".
Zahira si limitò ad alzare le spalle, guardandolo di sottecchi con il volto semi-celato dal cappuccio grigio.
Erano arrivati quasi alla fine del sentiero che conduceva al villaggio e lì Zahira si bloccò all'improvviso, vicino al ciglio dello strapiombo sul quale si affacciava la Fortezza.

-Come potrai immaginare, Al Mualim mi ha comunicato che Kadar è morto e che Malik è rimasto gravemente ferito.- esordì, voltandogli le spalle e preferendo fissare le acque del lago increspate dalla lieve brezza piuttosto che quel volto marmoreo.

-Ferito... quanto gravemente?- chiese, dopo un istante di silenzio durante il quale il suo cuore si mise a battere furiosamente.

-Ha perso il braccio sinistro.- rispose lui, asciutto e senza che alcuna emozione trasparisse dalle sue parole.

Zahira si girò di scatto, con un'espressione incredula stampata in volto; ci mise ancora qualche secondo prima di comprendere appieno le sue parole e allora ridusse gli occhi a due fessure cariche d'odio, fissandolo come se potesse incenerirlo con il solo sguardo.
Altaïr non mostrò nessun segno di rammarico o disagio, cosa che non fece che aumentare la sua furia.

-Ricordati, Altaïr...- cominciò, le parole che uscivano dalla sua bocca come veleno, lo stesso che in quel momento sentiva traboccare dentro di sé.

-La tigre ferita è ancora più pericolosa... e anche i suoi cuccioli.- concluse tagliente, posando la mano sull'elsa della spada corta e facendo appello a tutte le sue forze per non sguainarla, se non altro perché era consapevole di non essere in grado di affrontarlo.

Altaïr infatti, non sembrò prendere troppo sul serio la minaccia, perché le voltò con noncuranza le spalle, ricominciando a scendere verso il villaggio.
Zahira provò il fulmineo istinto di piantargli un pugnale nella schiena, ma subito dopo si sarebbe presa a schiaffi per quel pensiero così meschino: attaccare un proprio fratello era considerato un atto di bassezza tale da essere banditi dalla confraternita e condannati a morte.
Così soffocò la sua rabbia dirompente e si costrinse a seguirlo di malavoglia.
Si fermarono nella piazza dell'oratore, impegnato nei suoi discorsi che si perdevano nell'aria tersa del mattino.
Oltre a lui e a un piccolo gruppetto di Assassini e abitanti di Masyaf intenti ad ascoltarlo, la piazza era deserta.

-Dov'è?- chiese Altaïr, guardandosi intorno senza nascondere una vena di fastidio.

-La tua leggendaria pazienza è già finita? Arriverà.- ribattè brusca Zahira, decisa a pungolarlo per quanto le era possibile, anche se in cuor suo sapeva che niente avrebbe potuto provocarlo a tal punto da farlo reagire in modo violento.

Eppure... doveva avere un punto debole, per quanto piccolo e insignificante: una ferita non ancora rimarginata che stentava a guarire e che bastava sfiorare per far riprendere a sanguinare o una crepa invisibile che avrebbe potuto spaccarlo a metà con una piccola pressione.
Si riteneva perfetto... ma spesso la perfezione era solo un guscio che celava un abisso oscuro e impenetrabile. 
Doveva solo aspettare il momento giusto per romperlo e mettere a nudo le sue ferite.

Doveva solo rimanere in agguato.

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Note Dell'Autrice:

Ehilà!

Eh, sì, alla fine sono tornata a rompere le scatole con questa long, trascurando bellamente le mie altre settordici FF in attesa di essere aggiornate... ma capita, no?
Questo è stato un capitolo piuttosto... sofferto, ecco. Diciamo che gestire nuovi personaggi richiede sempre uno sforzo mentale che mi riduce in pappetta il cervello.
Quindi spero di aver dato alla cara Zahira un carattere decente; per ora avrà un ruolo secondario, ma più avanti... eh.

Ringrazio la mia Beta, _ Shadow _, che sopporta i miei scleri e si prende la briga di leggere i miei poemi <3 Grazie!
E ovviamente ringraizo chiunque leggerà o recensirà o aggiungerà questa storia tra le seguite :)
Adiòs.

-Light-

 
 
 
 
 
 
 
   
 
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