Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: londra555    01/11/2011    4 recensioni
In una Lima avvolta da un incessante pioggia una serie di avvenimenti poco chiari stravolgono la routine quotidiana della piccola città di provincia.
Genere: Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Santana Lopez, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note: i capitoli dovevano essere 13 invece saranno 12! Tutta l’ultima parte di questo capitolo è per te Willow! Buon Halloween! Ti avevo detto che mancava un ultima persona no? Eccola li!!! E mi odierai!
Per tutti quelli che seguono e commentano…. grazie mille come sempre!
 
CAPITOLO 10
  
Blaine si trovava nella sua stanza sfogliando per l’ennesima i documenti delle ragazze scomparse. Poche ore prima lui e Puck erano riusciti a forzare la porta dove venivano tenute le schede personali degli studenti del McKinley, non era stato difficile anzi sembrava che Noah sapesse perfettamente cosa fare, come se per lui non fosse la prima volta. Blaine si rigirava una tazza di caffè tra le mani, finora non aveva trovato niente. Quello che cercava era una pista, un punto in comune tra le ragazze che potesse dargli un’idea, ma stava solo perdendo il tempo. L’unica cosa che aveva scoperto era che Kate in realtà era stata adottata quando aveva quasi dieci anni, ma la cosa non lo aiutava nella sua strana investigazione. Prese il computer per staccarsi da quei documenti che quasi conosceva a memoria. Digitò il nome del centro dove era cresciuta Kate e cercò notizie, non che sperasse di trovare niente di interessante. Guardava lo schermo distrattamente quando una notizia di un giornale on-line locale attirò la sua attenzione. Controllò le date con quelle della scheda di Kate a sua disposizione, tutto combaciava alla perfezione. L’articolo parlava di una bambina morta durante la notte per cause naturali, anche se si parlava di mancanza di controllo e di un investigazione interna per accertare eventuali responsabilità delle persone preposte al controllo. Il fatto aveva causato una certa impressione perché la bambina aveva una sorella poco più grande che era con lei al momento dell’accaduto. Naturalmente si era creata una gara di solidarietà ed erano state accelerate certe pratiche burocratiche, alla fine, la sorella maggiore era stata adottata in poco tempo da una famiglia di medici. Blaine spense il computer, quella bambina era sicuramente Kate, tutte le date combaciavano. Non riuscì a fare a meno di sentirsi triste, quella ragazza aveva avuto un infanzia difficile e adesso era sparita. Pensò ai genitori adottivi che ancora non erano potuti tornare e a come avrebbero reagito. Chiuse gli occhi stancamente, aveva perso tanto tempo senza ottenere niente. Eppure era sicuro che qualcosa gli sfuggisse. Non potevano essere sparite nel nulla e senza lasciare tracce, questo lo portava ad un'unica conclusione: conoscevano chi le aveva sequestrate e, in un certo modo, non lo sentivano come una minaccia. Ma allora dove si trovavano? Decise di lasciar perdere e riposare, del resto era troppo tardi e lui era troppo stanco.
 
Il pomeriggio successivo Kurt si trovava solo a casa guardando distrattamente una rivista. Il suono del campanello lo fece sobbalzare, si alzò contro voglia e aprì la porta. Quando vide la persona dall’altra parte sollevò un sopraciglio e stette fermo per qualche secondo, poi fece per chiudere la porta mentre diceva:
-Hai sbagliato casa.
-Fermo, Kurt, sto cercando proprio te.
Lui riaprì la porta e sospirò.
-Suppongo che devo invitarti a entrare! Ma cosa hai fatto ai capelli?
-Si, appunto. Che accoglienza! Li ho solo tagliati un po’!
-Santana, si può sapere che cosa fai qui con quelle due tazze di caffè?
-Non mi sembrava carino venire a mani vuote.
Kurt si fermò e la fissò come se volesse leggerle la mente, si diresse alla porta aprendola e guardando fuori come se stesse cercando qualcosa. Poi tornò dentro, prese la tazza, tolse il tappo di plastica e guardò il liquido che c’era dentro. Santana lo guardava allibita.
-Si può sapere che diavolo stai facendo?
-Ci sono due possibilità: questo è uno scherzo oppure tu non sei reale e io ho le allucinazioni!
Santana sollevò la mano per coprirsi il viso, esasperata.
-E io che sono venuta da te perché pensavo fossi una persona normale!
-Va bene, ricominciamo! Accomodati e spiegami perché sei a casa mia!
-Ok. È facile! Mi serve il tuo aiuto!
Kurt si accomodò sul divano accavallando le gambe e bevendo un sorso di caffè.
-Come potrei mai aiutarti?
-Non so bene come dirlo. Diciamo che è una cosa un po’ difficile per me.
L’altro la guardò solo un secondo.
-Non mi dire! Hai finalmente deciso di fare coming out?
Santana si alzò dalla poltrona e si diresse verso la porta.
-Cosa? Come ti viene in mente? Non sai con chi stai parlando!
Kurt sollevò gli occhi al cielo.
-San? Quello è il bagno, la porta d’ingresso è dall’altra parte! Adesso, per piacere, torna a sederti! E smettila con queste scenate, sembri Rachel!
L’altra ubbidì mantenendo lo sguardo rivolto sui propri piedi, senza parlare.
-Vuoi rimanere così ancora a lungo? Io avrei un appuntamento tra circa tre ore!
-Non mi stai aiutando molto, sai?
-Pensavo che sapessi che c’è in corso una scommessa clandestina se ti saresti fatta avanti entro la fine dell’anno!
-Cosa?
-Si, io ho scommesso che l’avresti fatto prima di natale! Quindi si, ti aiuto! Voglio vincere!
Santana lo guardava tra il disgustato e il sorpreso.
-Ma voi lo sapevate tutti?
-No, credo che il professor Schuester non lo sappia!
-Oddio, questa è la fine!
-No San, questo è l’inizio e lasciati dire che sono molto orgoglioso di te e lo saranno tutti gli altri!
-Mi sarà molto utile quando mi prenderanno in giro!
-Certo che ti sarà utile, perché quando sentirai qualche stupido che ti prende in giro saprai che non è importante perché c’è tanta gente che ti vuole bene per quello che sei!
-Ok questo è troppo sdolcinato per me!- rispose nascondendo un sorriso.
-Lasciamo perdere! Immagino che hai in mente una canzone ho quella giusta per te!
-Niente musical, Kurt!
-Sei noiosa! Senti non ha niente a che fare con questa situazione ma potresti dirmi cosa è successo con Blaine? Praticamente è disperato! Ma non me ne vuole parlare!
-Lo so parlerò con lui e con Kate ma solo dopo aver fatto quello che devo fare!
-Kate? Ma non sai niente?   
-Cos’è successo?
-Kate, è sparita!
Santana si incupì immediatamente.
-Devo andare, devo parlare con Blaine! Ci vediamo!
-Aspetta!
Ma era troppo tardi, lei era già uscita.           
 
 
Quando Blaine vide il nome di Santana nel display del cellulare tirò un lungo sospiro preoccupato. Rispose aspettando di venire ricoperto di insulti.
-Sono fuori da casa tua.
Il ragazzo si recò immediatamente alla porta per aprire e la trovò li con ancora il cellulare attaccato all’orecchio.
-Posso entrare?
-Passa.
Santana si sedette sul divano mantenendo lo sguardo sul ragazzo.
-Kate è sparita?
-Si, è l’ultima.
-Pensi davvero che sia stata io?
-Credo solo che tu stia nascondendo qualcosa.
-Non lo so, non so se sono stata io!
L’altro la guardò sorpreso.
-Questo non è possibile.
Santana si passò una mano tra i capelli, non sapeva come spiegare quello che stava succedendo. Poi vide dei fogli sul tavolo davanti a lei, decise di cambiare argomento.
-Cosa sono questi?
-Le schede personali delle ragazze scomparse, le abbiamo fotocopiate dopo essere entrati nell’ufficio dove le tengono al McKinley.
-Fammi indovinare: Puck?
-E chi altri avrebbe potuto farlo?
Lei annuì come se si trattasse della cosa più normale del mondo.
-Hai preso sul serio questa tua nuova identità di detective privato! Cosa hai scoperto?
-Niente. Sono persone con vite diverse che vanno alla stessa scuola. Hanno solo una cosa in comune. –le disse guardandola dritta negli occhi.
-Io!
-Esatto, l’unica cosa in comune è stato un litigio con te poco prima di sparire.
-Adesso vorrai sapere se ho un alibi?
Blaine si strinse nelle spalle.
-A questo punto non so cosa pensare! Però sai una cosa, sono sicuro che conoscessero chi le ha fatte sparire. Hai un alibi?
-No. In nessuno dei casi.
-Ricominciamo da capo. Mi stai dicendo che sei stata davvero tu?
-No Blaine, ti sto dicendo che non so se sono stata io!
-Potresti essere più precisa?
-Ho dei momenti di vuoto. Non ricordo cos’ho fatto! L’ultima cosa che ricordo è di mettermi a letto la notte. Ma la mattina dopo mi trovo segni addosso che dimostrano che sono uscita. Pensavo di soffrire di sonnambulismo, ma se fosse qualcos’altro?
L’altro le prese le mani accorgendosi che il suo tono di voce cresceva ad ogni parola facendosi sempre più disperato.
-San, calmati. Questo non dimostra certo che sei stata tu!
-Si ma non dimostra nemmeno il contrario! E poi pensaci, io avrei la possibilità di avvicinarmi senza problemi, nessuno potrebbe sospettare di me!
-Questo è vero ma dimentichi una cosa fondamentale. Non saresti in grado di difenderti se si ribellassero. Non sei fisicamente abbastanza forte.
-Ma ho qualcosa che potrebbe aiutarmi.- disse tirando fuori una boccetta con l’etichetta bianca e verde.
-Non capisco!
-Ok, immagina la scena. Io mi avvicino alle ragazze dicendo che vorrei chiarire il litigio della mattina. Magari porto qualcosa da bere per scusarmi del mio comportamento. Solo che aggiungo diverse gocce di questo oppiaceo, abbastanza perché abbia gli effetti collaterali. Le palpebre iniziano a farsi pesanti e non possono più opporre troppa resistenza. Mi offro di aiutarle, magari accompagnandole a casa.
Blaine la guardava un poco spaventato, appena lei si interruppe per fare una pausa le chiese.
-E poi?
-E poi non lo so! Diciamo che spariscono. Scrivo la lettera e la spedisco. Torno a casa e la mattina non ricordo niente.
-Manteniamo la calma va bene? Non è possibile! Cioè è possibile ma non lo credo. C’è qualcos’altro. Ci deve essere qualcosa che ci sfugge!
-Cosa Blaine? Sono tutte coincidenze?
Il ragazzo si alzò camminando avanti e indietro per la stanza senza rispondere. C’era qualcosa che non lo convinceva in tutta quella storia. Forse un particolare senza importanza che aveva visto. Ma non poteva essere lei. Ci doveva essere qualche altro punto in comune che non fosse Santana. Prese i documenti e riprese a spulciarli. Niente, non trovava niente! Guardò l’amica seduta al suo fianco che sembrava si fosse persa nei suoi pensieri.
-San, hai bisogno di riposare. Vuoi rimanere qui?
-Sono stata da Kurt poco fa. Mi ha detto che aveva un appuntamento, immagino con te. Quindi no, non voglio rimanere qui. Ci vediamo domani.
-Preferirei non rimanessi sola!
-Hai cambiato idea? Ti ho convinto del fatto che sono stata io?
-No! Ma non puoi stare da sola in questo stato. Chiama Quinn! O vai da Brittany se preferisci.
Santana abbassò lo sguardo mentre si dirigeva verso la porta.
-Ci penserò.- disse solo mentre usciva.
 
 
 
 
Brittany si trovava in cucina cercando di riscaldare la cena nel forno a microonde. Fuori era già buio e cadeva una fitta e fredda pioggia. Si trovava a casa da sola, i genitori erano usciti per celebrare il loro anniversario anche se le avevano assicurato che non sarebbero tornati troppo tardi. Quando, all’improvviso, suonò il campanello si voltò verso la porta con una espressione incuriosita. Non aspettava nessuno a quell’ora. Si strinse nelle spalle e andò ad aprire. Davanti a lei una figura che portava una grossa felpa con il cappuccio tirato sulla testa a coprirle il viso, in mano due tazze fumanti della vicina caffetteria. Quando sollevò lo sguardo per incrociare quello della padrona di casa quest’ultima si illuminò di felicità e le saltò al collo.
-Svelta, entra che fuori fa freddo! Sono così felice di vederti!
-Si Brit, ho tante cose da dirti.
-Siediti! Racconta.
-Con calma, abbiamo tempo. Ti ho portato una cioccolata calda.- le disse porgendole una delle due tazze mentre si portava l’altra alle labbra.
Brittany fece lo stesso provando il liquido caldo, ma l’allontanò immediatamente con un espressione di dolore.
-Brucia e ha un sapore strano!
-Bevi Brit, la cioccolata va bevuta calda!
L’altra tolse il tappo di plastica iniziando a soffiare forte e poi bevve un lungo sorso senza accorgersi dello sguardo spento dell’altra fisso su di lei.
-Allora raccontami. Cosa c’è?
-C’è tempo per parlare di me.
Brittany la guardò senza dire niente mentre finiva di bere la sua cioccolata. Sentiva il suono dell’orologio che scandiva i secondi, aveva qualcosa di ipnotizzante quella sera. Avrebbe voluto farle tante domande ma non voleva forzarla a rispondere. Decise di cambiare argomento.
-I miei sono usciti a cena.
-Lo so.
-Lo sai?
-Ho aspettato che non ci fosse nessuno. Volevo parlare da sola con te.
Brittany sollevò lo sguardo per fissarla negli occhi, sentiva la testa pesante e le sembrava di vedere tutto attraverso una fina cappa di nebbia, anche se sapeva che non poteva esserci nebbia dentro casa. Provò ad allungare una mano per toccare il viso della persona che aveva davanti, voleva assicurarsi che fosse reale.
-Hai ancora il cappuccio sul viso! – le disse trascinando le parole, l’altra stette ferma come se fosse in attesa. La mano di Brittany si afferrò a un lembo della stoffa oscura e tirò scoprendo il viso. La fissò per lunghi attimi per prendere le forze per parlare di nuovo.
-I tuoi capelli? Cosa hai fatto?
La persona davanti a lei fece un sorriso storto.
-Li ho tagliati. Loro mi hanno detto di tagliarli.
Brittany sollevò a fatica il volto, cercava con tutte le forze di tenere gli occhi aperti. Il sentire quella frase le aveva dato i brividi. Era sicura di aver già sentito qualcosa di simile, ma non riusciva a concentrarsi per ricordare dove. Improvvisamente sentì un braccio che si stringeva intorno alla sua vita e la sollevava. Poi una suadente voce all’orecchio.
-Andiamo, sei stanca. Ti porto a riposare.
L’altra si appoggiò a quel corpo, lo seguiva senza riuscire a opporre resistenza mentre vedeva la porta d’ingresso che si avvicinava lentamente. Dove la portava? La sua stanza era dall’altra parte. Ma si sentiva troppo stanca per parlare, anche quando si trovò seduta nel sedile di un’auto. Smise di lottare e lasciò che il sonno la vincesse.
Quando i suoi genitori arrivarono un paio d’ore dopo, capirono immediatamente che qualcosa non andava. L’allarme partì subito. A Lima come in tutte le piccole cittadine di provincia, le notizie volano. La mattina dopo tutti sapevano chi era l’ultima ragazza scomparsa.
  
 
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: londra555