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Autore: Andry_    02/11/2011    3 recensioni
Dramione. Hermione e Draco sono gli unici ad aver fatto ritorno ad Hogwarts dopo la sconfitta di Voldemort e la fine della seconda guerra magica. I due ragazzi, da sempre nemici, trovandosi soli e spaesati in quella che per entrambi era la loro casa, trovano nell'altro l'unica persona che li può capire. Accomunati da questa situazione, capiscono di poter fare affidamento l'uno sull'altra, trovando così la forza per andare avanti, insieme.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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2. 


L'autunno, quanto odiava quella stagione. Il tempo era pessimo e il freddo iniziava già a farsi prepotentemente sentire. Tanto per cambiare, quel pomeriggio pioveva e Draco l'avrebbe presa tutta. Era sabato e le lezioni non c'erano, ma il giovane Serpeverde aveva la sua prima partita di Quidditch  dopo la guerra. Avrebbero giocato contro Tassorosso, una partita semplice sulla carta, ma Draco avrebbe preferito non giocarla, viste le condizioni atmosferiche. Quel clima, infatti, non faceva altro che peggiorare il suo umore, già piuttosto malinconico, ma sperava che il suo sport preferito potesse farlo stare meglio. Prese la divisa e la scopa e lasciò la sua stanza per dirigersi al campo. Inutile dire che, quando arrivò, era già completamente fradicio. Entrò così negli spogliatoi, dove gli altri compagni erano già tutti presenti e, come lo videro entrare, restarono ammutoliti. Nessuno di loro si aspettava che Malfoy si sarebbe presentato, credevano che avrebbe rinunciato al Quidditch, ma, evidentemente si erano sbagliati. Draco prese posto in un angolo dello spogliatoio ed iniziò a cambiarsi senza proferire alcuna parola con i compagni. Lui non parlava con loro, o meglio, loro non volevano avere niente a che fare con un ex mangiamorte, e a lui stava bene così. Quando fu il momento uscì con il resto della squadra dirigendosi al campo. La scopa nella mano sinistra, il capo chino, consapevole che, una volta entrato in campo, sarebbe stato ricoperto di fischi. 

 

 

La felicità, l'unica cosa che desiderava in quel momento. Apparentemente così facile da raggiungere ma, in verità, così difficile da ottenere. I pensieri che le riempivano la testa erano così tanti, così confusi, che avrebbe voluto poterli far scomparire con un semplice incantesimo. Doveva distrarsi, pensare ad altro, ma in quel momento lo studio non era certamente la scelta migliore. Improvvisamente si ricordò che quel giorno c'era il Quidditch; non sapeva di preciso che case giocassero, non che le interessasse molto in verità, ma sarebbe andata comunque a vedere la partita, giusto per riprendere le tradizioni passate. Si alzò quindi dal letto, prese un ombrello, e si diresse al campo. Arrivata a destinazione Hermione si rese conto che avrebbe assistito alla sfida tra Serpeverde e Tassorosso, ma decise comunque di restare. Prese posto tra gli spalti semi deserti a causa della pioggia ed attese l'inizio della partita. I giocatori fecero il loro ingresso in campo e l'interesse della ragazza era piuttosto carente, finché non vide comparire qualcuno in fondo alla fila dei Serpeverde. Quei capelli biondo-platino, resi leggermente più scuri a causa della pioggia, li avrebbe riconosciuti ovunque. Non sapeva che Malfoy avesse ricominciato a giocare, ma la cosa le fece stranamente piacere. In fondo lui era l'unica "cosa" che la facesse sentire come se niente fosse cambiato, come se fosse esattamente come prima della guerra, e questo, in certo senso, la faceva sentire bene. Qualcosa tuttavia era cambiato in Draco, lo poteva percepire. La testa bassa, come se avesse paura; l'atteggiamento di uno che non conta niente, esattamente l'opposto di quello che era sempre stato. Quel cambiamento così radicale la lasciò per un attimo interdetta, non avrebbe mai immaginato di vedere Malfoy così diverso. Ma, in fondo, lo capiva bene. La battaglia aveva cambiato lei molto più di quanto la gente pensasse, quindi era normale che anche lui, dopo tutto quello che aveva passato, fosse stato segnato nel profondo dell'anima. Si stupì scoprendosi a provare compassione per Malfoy, ma realizzò che non avrebbe potuto fare altrimenti.

 

 

La partita stava per iniziare. Madama Bumb era pronta ad invitare i giocatori ad alzarsi in volo. Così montò sulla scopa e alzò gli occhi verso il pubblico, sentendosi osservato. Si aspettava d'incappare in qualche sguardo di disprezzo da parte di chi, nella battaglia contro Voldemort, aveva perso qualcuno che amava, ma si sbagliava. Gli occhi che sentiva su di se li conosceva benissimo, erano quegli occhi color cioccolato così profondi che a lungo aveva odiato, erano quelli della Granger. Era certo che lo stesse guardando con disgusto, come era solito fare lui verso di lei, ma, quando i loro sguardi s'incontrarono, si accorse che quello che gli occhi della mezzosangue cercavano di dirgli era totalmente diverso. Era come se stesse cercando di fargli sapere che lo capiva, che era con lui. Scosse la testa per togliersi quell'assurdo pensiero dalla mente, nessuno avrebbe mai potuto pensare una cosa del genere di lui, figuriamoci una come la Grenger che era sempre stata sua nemica, era impossibile. Sicuro di aver mal interpretato lo sguardo della strega tornò a concentrarsi sulla partita. Madama Bumb liberò i bolidi, il boccino e la pluffa; poi portò il fischietto alla bocca e segnò l'inizio della partita. Il match era più impegnativo di quanto potesse sembrare sulla carta, ma, nonostante tutto, Serpeverde riuscì ad imporsi, grazie all'ottima prestazione del suo Cercatore.

La partita era finita e, allo stesso tempo, la pioggia era diminuita d'intensità. Le squadre fecero ritorno agli spogliatoi per concedersi una doccia calda e rigenerante. Draco però preferì fare una piccola deviazione. Si recò all'uscita degli spalti e si fermò poco lontano dal settore dove era seduta la Granger. Non sapeva di preciso cosa l'avesse spinto a fare una cosa del genere, ma aveva sentito il bisogno di andare da lei, di guardarla negli occhi e cercare di capire cosa veramente avesse voluto dirgli. Aspettò per qualche minuto prima di vedere il suo viso fare capolino sotto un piccolo ombrellino rosso. Draco la guardava da lontano cercando il coraggio di andare da lei, ma, non trovandolo, si girò per recarsi agli spogliatoi. -Malfoy-. Si sentì chiaramente chiamare dalla Grifondoro, ma fece finta di niente e continuò a camminare. -Malfoy fermati, aspetta un attimo- disse la ragazza. Draco allora si fermò e si voltò verso di lei, nascondendo però tutta quella strana felicità che provava in quel momento. -Granger, che vuoi?- disse cercando di sembrare il ragazzo di sempre. -Io.. io volevo solo farti i complimenti per la partita, sei stato davvero bravo- disse la ragazza con leggero imbarazzo. -Lo so, c'è altro?- chiese scorbutico, anche se in realtà quel complimento gli faceva molto piacere. -Beh ecco io... volevo chiederti se.. si beh ecco, se potremmo parlare un po'- -Da quando noi due parliamo?- -Lo so, ma è.. è importante- -Ok, Granger, stasera, alla ronda, ma non ci fare l'abitudine, io e te non siamo amici, chiaro?- volle precisare il biondo. La ragazza fece un cenno d'assenso e poi si diresse verso il castello, mentre il ragazzo verso gli spogliatoi, nella direzione opposta. Malfoy fece qualche passo e poi si voltò a guardarla allontanarsi. Sorrise leggermente. Che qualcosa ad Hogwarts stesse cambiando?

  
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