-Perché ti ho scelto come coinquilino? Ma cosa mi saltava per la testa?
-A te niente! Io perché ti ho accettata come coinquilina? Ah si! Si da il caso che la signorina qui presente una sera abbia suonato a “casa mia” come un disperata a chiedermelo!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Ero nel paesino dove ero cresciuto, a Fano, per il funerale di mio padre ed ero con Marta. Che tristezza, non volevo che mio padre morisse così e tento meno che morisse a quarant’anni. Eh si i miei genitori mi avevano dato alla luce a ventuno anni. Volevo dire a mio padre che gli volevo bene, cosa che non avevo mai fatto in tutta la mia vita, e volevo fargli vedere e conoscere i suoi nipoti e mia moglie, e avrei voluto che lui mi vedesse alla mia laurea e… E… Mi scesero le lacrime in viso, non potevo più fermare il mio pianto e la mia tristezza. Mi misi una mano in volto per cercare di coprire il mio pianto ma Marta l’aveva capito, lei capiva maledettamente tutto di me. Mi abbracciò. -Il pianto serve pur a qualcosa no? Sfogati su…-. Mi disse dandomi una pacca sulla spalla. Arrivammo davanti casa di mia madre e io mi asciugai le lacrime per non farle vedere il dolore e per non farla soffrire più di così. Corse ad abbracciarmi e poi ad abbracciare Marta, lei la considerava come una sua figlia da sedici anni ormai. Anche a Marta scese una lacrima a vedere mio padre nella tomba, ero tutto maledettamente triste! Perché la vita doveva andare così? Posai le mie valigie in stanza, dovevamo rimanere là per tre giorni e già mi sentivo male all’idea di dover stare davanti al corpo morto di mio padre per tre giorni. -Tu e Marta dovete dormire insieme-. No! No! No! -Perché insieme? -Si fermano ospiti per stare qua con tuo padre, parenti americani, non abbiamo spazio quindi… -No!!-. Urlammo in coro io e Marta. -Giovanni non discutiamo di questo durante la morte di tuo padre. Cazzo no! Andammo a posare le valigie e poi tornammo davanti alla salma di mio padre. Che tristezza… La notte io e Marta eravamo distesi dalle parti opposte del letto come se uno dei due fosse infettato e non volesse essere toccato. Marta si girò e mi chiamò sottovoce. -Ehy Giò! Dormi? -Secondo te è normale vegliarmi e poi chiedermi se dormo? -Ehm no… -Dai non ho chiuso occhio tutta la notte, non te la prendere. -Andiamo a fare una passeggiata? -In pigiama? -Si, tanto non ci vede nessuno. -Ok. Ci alzammo dal letto, prendemmo la giacca e uscimmo. -Sei ancora triste?-. Mi chiese. -Un po’… -Lo so che è dura, almeno tu hai conosciuto tuo padre-. Cercò di sollevarmi un po’ malinconica. -Si. -Scusa se l’altra volta non ti ho risposto. -Di che parli?-. Mi girai verso di lei. Marta mi abbracciò:- Anche io ti voglio bene.