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Autore: anonimaG    02/11/2011    3 recensioni
-Perché ti ho scelto come coinquilino? Ma cosa mi saltava per la testa?
-A te niente! Io perché ti ho accettata come coinquilina? Ah si! Si da il caso che la signorina qui presente una sera abbia suonato a “casa mia” come un disperata a chiedermelo!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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10° CAPITOLO

 
 
 

 
   Ero nel paesino dove ero cresciuto, a Fano, per il funerale di mio padre ed ero con Marta.
Che tristezza, non volevo che mio padre morisse così e tento meno che morisse a quarant’anni.
Eh si i miei genitori mi avevano dato alla luce a ventuno anni.
   Volevo dire a mio padre che gli volevo bene, cosa che non avevo mai fatto in tutta la mia vita, e volevo fargli vedere e conoscere i suoi nipoti e mia moglie, e avrei voluto che lui mi vedesse alla mia laurea e… E… Mi scesero le lacrime in viso, non potevo più fermare il mio pianto e la mia tristezza.
   Mi misi una mano in volto per cercare di coprire il mio pianto ma Marta l’aveva capito, lei capiva maledettamente tutto di me.
Mi abbracciò.
-Il pianto serve pur a qualcosa no? Sfogati su…-. Mi disse dandomi una pacca sulla spalla.
   Arrivammo davanti casa di mia madre e io mi asciugai le lacrime per non farle vedere il dolore e per non farla soffrire più di così.
   Corse ad abbracciarmi e poi ad abbracciare Marta, lei la considerava come una sua figlia da sedici anni ormai.
Anche a Marta scese una lacrima a vedere mio padre nella tomba, ero tutto maledettamente triste! Perché la vita doveva andare così?
   Posai le mie valigie in stanza, dovevamo rimanere là per tre giorni e già mi sentivo male all’idea di dover stare davanti al corpo morto di mio padre per tre giorni.
-Tu e Marta dovete dormire insieme-. No! No! No!
-Perché insieme?
-Si fermano ospiti per stare qua con tuo padre, parenti americani, non abbiamo spazio quindi…
-No!!-. Urlammo in coro io e Marta.
-Giovanni non discutiamo di questo durante la morte di tuo padre.
   Cazzo no!
Andammo a posare le valigie e poi tornammo davanti alla salma di mio padre.
   Che tristezza…
La notte io e Marta eravamo distesi dalle parti opposte del letto come se uno dei due fosse infettato e non volesse essere toccato.
    Marta si girò e mi chiamò sottovoce.
-Ehy Giò! Dormi?
-Secondo te è normale vegliarmi e poi chiedermi se dormo?
-Ehm no…
-Dai non ho chiuso occhio tutta la notte, non te la prendere.
-Andiamo a fare una passeggiata?
-In pigiama?
-Si, tanto non ci vede nessuno.
-Ok.
   Ci alzammo dal letto, prendemmo la giacca e uscimmo.
-Sei ancora triste?-. Mi chiese.
-Un po’…
-Lo so che è dura, almeno tu hai conosciuto tuo padre-. Cercò di sollevarmi un po’ malinconica.
-Si.
-Scusa se l’altra volta non ti ho risposto.
-Di che parli?-. Mi girai verso di lei.
   Marta mi abbracciò:- Anche io ti voglio bene.

   
 
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