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Autore: Iolyna92    02/11/2011    2 recensioni
I capelli biondi profumavano ai fiori di lavanda e stavano ancora bagnati e scompigliati sulla testa.
Il viso dai lineamenti eleganti era leggermente più roseo per l’ambiente caldo che aveva abbandonato e gli occhi leggermente lucidi e arrossati.
Le larghe spalle, nude e umide, insieme alle braccia possenti e il petto, dove scolpiti c’erano muscoli sviluppati dai frequenti allenamenti, brillavano invitanti sotto le luci del pomeriggio.
Sulla pelle calda e profumata, una brillante goccia d’acqua attirò il suo sguardo.
Questa era partita dalla giuntura dei capelli sopra la tempia e pian piano scivolava sul bel fisico di lui, seguendo i contorni perfetti fino all’addome, dove fu assorbita dalla tovaglia che copriva il resto del corpo fin sopra le ginocchia.
Dorothy non si fermava spesso ad osservare la fisicità dei ragazzi e mai ad osservare quella di Seifer, almeno non fino ad adesso.
°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*
Spero di avervi incuriosito con questo pezzo tratto dalla mia storia^^
Vi sarei davvero grata se deste un occhiata e, anche se poi decideste di non leggerla, lasciare comunque una recensione. Accetto ben volentieri sia critiche che apprezzamenti xP grazie in anticipo^^
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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*°*°*@Note della scrittrice@*°*°*
Ri-eccomiiiiii!!!!! Sono sopravvissuta miracolosamente alle prime lezioni dell’uni, e tra un libro di algebra e uno di geometria, sono riuscita finalmente a completare questo capitolo!!!! Spero che la lunga attesa non vi abbia snervato a tal punto da non leggere più la mia storia… Cmq sia, chiedo umilmente scusa! Dopo di ciò vi informo che non posso più darmi un periodo ben preciso di quando pubblicare, causa studio, ma vi prometto che quando ho tempo farò il più possibile!!!! Dopo di ciò ringrazio tutti coloro che mi continuano a recensire, a quelli che sono stati capaci di aspettare e recensiranno, e anche a quelli che hanno recensito ma non mi seguiranno più. :) al prossimo cap!!!!

Capitolo 5°
Wow!

 
 

- Seifer!!! Seifer insomma svegliati!!!!-
Dorothy bussava con forza dietro l’elegante porta della sua camera, in fine legno di noce. Batteva con le nocche della mano destra, mentre con la sinistra teneva stretta la vita.
- Insomma dobbiamo arrivare tardi???- continuava a gridare da dietro la spessa porta, battendo il piede a terra- Ti ricordo che, prima che inizino i corsi, mi devi far vedere l’istituto!!!!-
Nessuna risposta.
Se ne stava lì, nel soggiorno luminoso, ad aspettare da almeno mezz’ora.
Aveva urlato, bussato, battuto i piedi e stava prendendo seriamente in considerazione l’ipotesi di un tentativo per sfondare la porta.
Era furiosa al tal punto che le guance stavano raggiungendo lo stesso colorito rosso delle morbide onde dei capelli.
 
Conosceva da appena tre settimane quel ragazzo ma non l’aveva mai fatta innervosire tanto, anzi.
Quotidianamente era venuto a trovarla nella clinica, si preoccupava della sua salute, se aveva bisogno di qualcosa, di qualsiasi cosa; certo poteva stare poco a farle compagnia a causa dei continui allenamenti, ma si era reso disponibile di farle la notte. Cosa che non gli permise.
E anche dopo la sua settimana di ricovero si era dimostrato tenero e pieno di attenzioni nei suoi riguardi, fin da subito: le aveva mostrato la casa, le fece visitare la città, l’aveva aiutata a fare shopping e a sistemarsi la camera, l’aveva sempre accompagnata puntualmente alle visite del fisioterapista e si sentiva in colpa se la mattina, quando lui era impegnato per allenarsi, doveva stare a casa da sola. 
Insomma fin’ora era andato tutto liscio come l’olio.
 “Dobbiamo iniziare proprio adesso ad avere problemi?” si chiese, sbuffando.
 
- Ok! Lo hai voluto tu!- disse, tornando all’attacco nell’ennesimo tentativo di svegliarlo.
-Conto fino a tre! Se non ti sarai alzato e avrai aperto la porta, ti arriverà una bella secchiata d’acqua gelata sulla testa!-.
Era davvero determinata a ottenere ciò che voleva: se per svegliare un pigrone di prima generazione, come Seifer, sarebbe servito un secchio d’acqua, un secchio d’acqua avrebbe utilizzato.
Inspirò e:- Uno… - iniziò a contare ad alta voce.
Intanto le sue dita compivano piccoli movimenti rotatori.
Era concentrata e attenta ad ogni minimo movimento che doveva effettuare per quanto silenzioso doveva essere.
- Due…- proseguì a dire ad alta voce, un po’ disattenta.
L’acqua uscì dal rubinetto del cucinino senza far rumore, proprio come desiderava.
La stava passando, gradualmente, dalla fessura al di sopra della porta per tuffarsi con un sonoro scroscio  sul capo del biondino.
Ma – Tre.- disse con uno sbadiglio un Seifer assonnato, aprendo la porta e strofinandosi gli occhi.
Era almeno dieci centimetri più alto di lei e, anche se decisamente più largo e grande di muscolatura, non le incuteva timore e riusciva perfettamente a fulminarlo con gli occhi, in segno di rimprovero, mentre le mani frettolosamente compirono un lieve gesto col polso per far sparire l’acqua fluttuante sulla sua testa.
- Mi spieghi perché devi fare tutto questo manicomio?- continuò il ragazzo un po’ messo a disagio dallo sguardo dei suoi occhi blu. 
Li affascinavano e attraevano come sempre, ma bastava che inclinasse appena le sopracciglia, proprio come in quel momento, per trasmettere saette fatali.
 
Il pigiama che indossava era una specie di polo abbottonata sul davanti e un paio di pantaloni elasticizzati larghi, tutti coordinati di un grazioso celeste pastello d’effetto sul raso lucido.
Con gli occhi a palla, i capelli biondi scombinati e le maniche del pigiama che nascondevano le mani, le dava l’impressione di un bambino di cinque anni formato gigante.
-Te l’ho detto circa quattro volte perché ti dovevi alzare.- rispose furiosa la rossa, tenendo ancora le mani strette alla vita a tal punto da farsi male.
 
Era carina vestita di tutto punto.
I capelli mossi sembravano più sistemati grazie al cerchietto che li tratteneva in parte.
Le arrivavano fin sopra il fondo schiena e rendevano elegante la sua minuta figura.
Indossava una graziosa canottiera tutta bianca, abbastanza semplice, insieme a una comoda tutina, forse un po’ larga, blu con felpa e pantalone in unica tinta.
Ma, per quando le potesse sembrare carina, in quel preciso istante era più irritante dell’ortica.
 
Più Seifer stava davanti alla porta a fissarla come un allocco, più l’ira funesta di Dorothy aumentava.
Dopo tutto lei si era svegliata apposta presto: voleva riuscire a fare tutto senza fretta.
Si era svegliata alle sei in punto, si era lavata, asciugata, cambiata, truccata e pettinata; ma solo appena finì si accorse che il suo “tutor” ancora non era tra i piedi.
Così aveva rimediato in fretta.
 
- Dov’è la colazione?- chiese il biondino, con gli occhi semi chiusi, grattandosi con una mano la testa e con l’altra il sedere ed entrando nel soggiorno luminoso. 
Questo era inondato dai raggi del primo sole che entravano grazie alle finestre che si affacciavano sul parco situato accanto alla casa.
La cucina era arredata tutta in fine legno di noce, come le porte delle camere, dando un clima particolarmente casareccio e antiquato alla stanza.
Le mura di questa erano color panna e al centro vi stava un tavolino rotondo, decorato con una graziosa tovaglia gialla che lo copriva da eventuale sporcizia, e un grazioso centro tavola, formato da un piccolo vaso in ceramica colorata contenente frutta finta di plastica morbida.
In quella settimana Dorothy aveva avuto il piacere di mangiare e cucinare, tra giochi e risate, insieme ai suoi coinquilini; come in una vera famiglia, che non aveva quasi mai avuto.
E stava bene, meglio di come si era mai sentita in tutta la sua tormentata vita.
 
- Oggi toccava a te prepararla- buttò lì. –Ma, dato che il signorino fa tutto con i suoi comodi, ha costretto Lele e Mia a farsela al bar!- lo punzecchiò la rossa, iniziando a gesticolare.
 
Lele e Mia erano loro coinquilini.
Insieme, tutti e quattro, condividevano quel grazioso appartamento di sei stanze.
Ognuno aveva una propria camera, accuratamente arredata, e tutte davano sul soggiorno luminoso.
Seifer e Dorothy avevano le stanze vicine alla sinistra dell’ingresso, mentre Lele e Mia quelle sulla destra.
Era grande e spazioso l’appartamento e di questo non si potevano lamentare.
Ma, se avessero potuto cambiare qualcosa, sicuramente avrebbero aggiunto un bagno.
Ne avevano uno solo e non molto spazioso che, grazie al disordine causato dai maschietti, era sempre caotico.
 
Il più disordinato di tutti era Lele: un ragazzo dai capelli castani e gli occhi scuri che, con le sue graziose guanciotte di ciccia, dava l’impressione di simpatico orsacchiotto formato gigante.
Era leggermente più basso di Seifer e sicuramente il doppio, non di muscoli però, bensì di grasso.  Peccava spesso di gola oltre ad essere un po’ pieno di sé, ma insieme a Mia faceva una bella coppia.
Mia era una ragazza formosa ed eccentrica, dai capelli corti tinti di un fucsia particolarmente acceso, ma che mettevano in risalto gli occhi neri come la notte. Aveva un bel fisico, anche se era difficile da notare sotto l’accozzaglia di colori sotto cui si vestiva, ma che rispecchiavano perfettamente il suo carattere.
In effetti, era solare, simpatica e ironica. Insomma, una pazza scatenata cui non si poteva tenere il muso lungo. 
Anche loro studiavano per essere capaci di difendere la città; solo che Mia era arrivata appena due mesi prima di Dorothy e con il suo elemento, l’elettricità, si era già contraddistinta più del suo ragazzo, che possedeva il suono. 
Erano una coppia formidabile: non facevano altro che battibeccare scherzosamente; una specie di amore-odio che risuonava in tutto l’appartamento ogni cinque minuti.
Dorothy semplicemente li adorava e non riusciva a non ridere di fronte alle loro discussioni.
 
- E tu? Non hai mangiato?- chiese Seifer fermandosi davanti alla porta del bagno.
Voltandosi i suoi occhi azzurro-verdi cercarono quelli di Dorothy.
Non si era ancora spostata dal punto in cui si trovava e teneva ancora le mani strette alla vita, ma era voltata verso di lui.
- Ancora no. – rispose acutamente. – E se credi che debba cucinare io la colazione, ti sbagli di grosso! Oggi è il tuo turno!- nell’ultima frase accentuò e scandì le parole.
Dopo di ciò si avvicinò al tavolo, prese una delle pesanti sedie in legno massiccio che vi stavano ben sistemate e si ci accomodò sopra.
Poi incrociò prima le lunghe gambe, dopo le braccia davanti al petto assumendo una posizione da “sciopero”.
Continuava a guardarlo con il suo sguardo “castigatore” e arricciò appena il naso.
Seifer notò che lo faceva sempre quando era infastidita.
- Uffa, quando sei scorbutica!- disse, mentre si avvicinava alla cucina per prendere i primi utensili per preparare la colazione.
-Sarà, e vedi di sbrigarti che rischiamo di fare tardi.- aggiunse, mantenendo la sua posizione ma guardandosi le unghie.
- Sicura che non vuoi andartene a lavorare per Hojo? Vedi che sei ancora in tempo e, con il caratterino che ti ritrovi, farete scintille!- disse voltandosi appena per guardarla, mentre metteva una padella con un po’ di olio sul fuoco, accennando un sorriso.
Aveva spostato lo sguardo sulla padella quando una mela di plastica lo colpì in testa.
Non riuscì a non sogghignare per quella reazione.
 
- E’ quella!- esclamò entusiasta Seifer indicando un enorme palazzone beige che stava immobile in mezzo ad un elegante e curato prato inglese di fronte a loro.
Un flusso di persone già si avviava all’entrata, ma molte stavano o sedute sui gradini dinanzi o sparsi nel giardino in piedi a chiacchierare con amici e parenti.
Seifer l’acchiappò per un braccio e la trascinò dentro.
 
L’istituto dove si svolgevano i corsi di addestramento era gigantesco: aveva tre piani ciascuno dei quali aveva due ali; quella nord e quella sud.
Ognuna di questa poteva avere circa dieci enormi classi ciascuno e anche di più dove si praticavano i vari tipi di corsi.
Ogni aula era vasta, spaziosa, illuminata ma anche attrezzatissima.
Ovviamente quest’ultima variava secondo l’utilizzo della stanza.
 
Al centro dell’Accademia c’era un piccolo cortile interno chiamato anche “area relax”.
Questa brulicava di allievi ed era graziosamente sistemata.
In un angolo c’era un piccolo chiosco-bar con relativi posti a sedere all’aperto.
Anche qui vi era presente il curato prato inglese, ma al centro del cortile c’era un unico albero, secolare per giunta: quell’ulivo, maestoso e robusto in ogni sua parte, era il segno della speranza e della pace che volevano portare i ribelli nel mondo oscuro creato da Hojo.
Molti ragazzi vi stavano sotto a godere la fresca ombra che i possenti rami e le fragili foglie facevano, magari chiacchierando, studiando, o semplicemente in totale relax.
 
Alle spalle dell’Accademia vi erano presenti vasti cortili esterni, dove si trovavano i vari campi di allenamento per le lezioni di “Elemento”.
 
L’aula magna si trovava a piano terra ed era enorme.
La sua composizione era semplice ma molto elegante: vi era un semplice e piccolo palco tutto in legno massiccio e molte poltrone poste ordinatamente davanti ad esso, tutte di un bel rosso acceso.
-E qui che si svolgono tutte le riunioni importanti tra i superiori e l’esercito- le aveva riferito Seifer.
 
La biblioteca invece si trovava al terzo piano ed anche questa era veramente grandissima. La cupola vetrata che la sovrastava permetteva che in ogni corridoio ci fosse abbastanza luce da poter frugare tra le lunghissime e altissime librerie.
Fu l’unico luogo ad affascinare Dorothy completamente.
Adorava leggere e informarsi su ogni sorta di curiosità e si rammaricava tanto pensare che, le vicende che aveva in serbo per lei la vita, non le avessero permesso di istruirsi per bene.
Sapeva leggere e scrivere perché glielo avevano insegnato all’orfanotrofio, ma si era sempre chiesta, ad esempio, come si creavano le onde nel mare.
A dir la verità non aveva mai visto neanche il mare…
O meglio, si aveva idea di cos’era, aveva visto un’immagine nel suo libro di storia, ma chissà com’era… davvero.
E mille altre curiosità le giravano sempre per la testa ma mai aveva avuto l’opportunità di scoprirle.
   
Al primo piano stava la segreteria, che non ebbe l’opportunità di visitare, dato che era troppo trafficata da insegnanti e segretarie.
 
E infine, allo stesso piano, vi era anche la mensa.
Era la stanza più grande di tutte.
Tavoli lunghi e in legno massiccio erano disposti qua e la; e di fronte all’entrata, proprio all’altra estremità della stanza, stava il self service, chiuso al momento.
 
Girando per l’istituto, Seifer si era dimostrato il perfetto gentiluomo di sempre, ma Dorothy non riuscì a fare a meno di notare che era molto popolare, forse eccessivamente: quasi tutti i ragazzi e le ragazze dell’istituto lo salutavano, entusiaste.
 Chi con un accenno della testa, chi sventolando la mano, chi con un sonoro “Ciao” e chi addirittura si soffermava a baciarlo sulla guancia e voleva iniziare una piccola conversazione, cosa che impedì per il poco tempo che rimaneva per visitare l’enorme istituto.
 
- Wow!- esclamò Dorothy a conclusione del giro.
Aveva la netta sensazione che, se fosse stata senza Seifer, si sarebbe già persa da un pezzo. Poi chiese:
- Ma io come dovrei trovare la classe dove devo seguire il corso?-
Seifer aveva la soluzione pratica già pronta:
- Beh, tutte le classi sono numerate. Vedi in alto a sinistra,- continuò a spiegarle, indicando, nella porta accanto a cui stavano passando, la piccola targhetta numerata- quello è il numero che ha ciascuna classe e qui,- proseguì porgendole un piccolo foglietto bianco con disegnata sopra una tabella- ci sono scritti i numeri delle classi in cui devi andare, con i relativi allenatori e le materie che insegnano. Insomma, è praticamente il tuo orario.-
Era più confusa che persuasa.
Lei, da sola, se ne doveva andare in giro per l’istituto, enorme tra l’altro, con il rischio di perdesi, a cercare numerini sulle porte, rischiando di fare ritardo e contemporaneamente complessarsi su chi era l’allenatore e che materia ci sarebbe stata?
Le chiedeva davvero troppo.
- Capito. – disse giunta a una conclusione.
-Diciamo che per la prima settimana mi accompagnerai tu nelle classi, d’accordo?- facendo occhi da cucciolo e un tenero sorriso.
-Paura di perderti eh?- disse Seifer intuendo il pensiero della ragazza.
Era così tenera…
- Sì. - disse distrattamente lei, abbassando lo sguardo un po’ imbarazzata e osservando la tabella ricevuta poco prima attentamente.
Sorrise appena: adorava quando tentava di nascondere il suo imbarazzo.
- Perché Difesa, Resistenza ed Elemento sono evidenziati?- chiese di botto, per riempire il silenzio creatosi.
La tabella, che si ritrovava tra le sottili dita delle mani, mostrava sei diverse materie; ma soltanto quelle tre erano evidenziate da un giallo fosforescente che risaltava agli occhi.
- Sono gli unici tre corsi che seguiremo insieme. In Armi da fuoco, Armi da taglio e Corpo a corpo dovrai fare a meno di me, anche se relativamente: il pomeriggio avremo sempre le nostre belle quattro ore da passare insieme ad allenarci.- concluse con un sorriso a trentacinque denti.
 Poi continuò:- Queste sono le chiavi del tuo armadietto, che ti mostrerò dopo, – disse porgendo delle piccole chiavi acciaiate con un portachiavi di plastica blu – e quest’ultima tabella sono tutte le armi e i libri che ti servono.-.
Le porse un altro fogliettino scritto fittamente. Concluse:
- Non ti preoccupare per le armi, te le fornisce l’Accademia, ma sarà compito tuo tenerle consacrate.-
- Ok- esclamò Dorothy guardando con perplessità tutti gli oggetti che si ritrovavano per le mani. –E ora cosa si fa?- chiese con espressione interrogativa.
- Ti accompagno in classe dolcezza, tra pochi minuti suona la campana ed hai- sbirciò il fogliettino stropicciato tra le mani sue mani- due ore di Corpo a corpo! Con la Copperfield… Brutto! Meglio che ti fai trovare in sala subito!!!- disse piuttosto allarmato.
- Oh, iniziamo bene.- sbuffò Dorothy, seguendo l’accompagnatore.

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